"E' una finanziaria che scatena una guerra tra poveri, perche' e' una manovra che toglie ai poveri per renderli ancora piu' poveri, mentre le aliquote ai ricchi non sono state toccate". Cosi' Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia, interviene nuovamente sulla manovra varata dal governo nel corso di 'Non stop news', programma di RTL102,5.
Questa Finanziaria, dice Tremonti, "non e' fatta per l'Europa, bastava un terzo... E' fatta invece per Prodi, ed e' ispirata ad un disegno sociale che in nome di un malinteso statalismo da' ad altri il controllo della vita e dell'economia dei cittadini, anziche' ai cittadini stessi. L'economia e' in ripresa - sostiene l'ex ministro - e bastava accompagnarla. Io non ho mai messo le mani nelle tasche degli italiani, invece qui c'e' una manovra che toglie agli autonomi, per dare ai dipendenti, che a loro volta sono colpiti sul Tfr, insomma una catena senza fine".
Dopo l'incontro di ieri ad Arcore tra Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi avete deciso di scendere in piazza? Viene domandato a Tremonti.
"Certo - risponde il vicepresidente della Camera - scenderemo in piazza, ma non l'abbiamo deciso ad Arcore. E faremo opposizione in Parlamento.
Quanto alla discesa in piazza che Prodi ha anche definito pericolosa, gli ricordo che in citta' come Madrid, Parigi o Berlino e' assolutamente normale scendere in piazza civilmente per manifestazioni politiche, senza per questo scomodare il termine eversione...".
Come avrebbe gestito questa Finanziaria? viene ancora chiesto a Tremonti.
"Con maggiore lotta all'evasione - risponde - riscuotendo meglio i tributi dovuti: ricordo che il governo Berlusconi fece qualcosa di serio in tal senso, poi avrei coinvolto di piu' i Comuni. E sono convinto che solo abbassando le aliquote si può sperare nella ripresa fiscale e accompagnare l'economia che si sta risvegliando.
"Ogni decisione sulla manifestazione della CdL contro la finanziaria del governo Prodi sara' presa in sede nazionale e in pieno accordo tra Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Umberto Bossi e gli altri alleati della Casa delle Liberta"'. Lo afferma Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, rispondendo alle critiche di An e Udc all'incontro di questa sera ad Arcore tra l'ex presidente del Consiglio ed esponenti della Lega e di Forza Italia.
"La finanziaria, cosi' com'e', non va e non puo' andare". Lo afferma Daniele Capezzone (Rnp), segretario dei Radicali italiani e presidente della Commissione Attivita' produttive della Camera. "Non c'e' solo l'assenza di riforme strutturali (e quindi la distanza dal Dpef), ma c'e' anche - sostiene Capezzone - una contrarieta' forte con quanto promessoo dall'Unione in campagna elettorale: nei mesi della campagna, si era assicurato che non si sarebbe toccata l'ex Irpef al rialzo. Per questo, occorre lavorare trasversalmente al cambiamento della manovra, all'insegna del 'meno tasse, piu' riforme"'. "A maggior ragione, quindi - conclude Capezzone - non e' proprio il caso (nell'interesse stesso del Governo) di pensare ad improvvide blindature. E da questo punto di vista mi pare positivo l'atteggiamento aperto del ministro Chiti".
"Subito un tavolo con Comuni e Province". Il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, lancia l'allarme sugli enti territoriali. "Condivido la protesta di Comuni e Province. Bisogna dare risposte e magari destinare loro una parte dei fondi del cuneo fiscale visto che gli imprenditori non sembrano aver gradito". Secondo il ministro "in finanziaria Comuni e Province sono stati erroneamente trascurati e questa disattenzione e' un errore. Forse e' stata data - ha detto ancora Pecoraro - troppa attenzioone alle regioni che hanno tenuto il ticket sanitario senza rischiare l'impopolarita' politica". "Pensare di togliere i fondi a Comuni e Province - ha concluso il ministro - significa metterli in difficolta' e penalizzare i servizi ai cittadini e al territorio".
"Ci sarà da lavorare moltissimo, ci sono luci e ombre, anche se ci sono punti inequivocabili di svolta rispetto al precedente governo Berlusconi". Lo afferma in una nota l'europarlamentare del Pdci Marco Rizzo. "L'elettorato che ha votato per Romano Prodi - prosegue - si aspetta molto da noi, si aspetta che a pagare non siano sempre i soliti noti. Certo che bisogna reperire risorse: ci permettiamo di suggerire si cominci col ritiro delle truppe dall'Afghanistan e col reimpiego di questi fondi nel welfare".
"Quelli del Tfr sono soldi dei lavoratori, la cui destinazione non puo' essere risolta con un accordo di governo ma attraverso una discussione con le parti sociali". E' il parere di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, convinto che l'obiettivo del trasferimento del Tfr sia quello di "fare i fondi integrativi, non dare i soldi all'Inps". Alla domanda se dal suo punto di vista c'e' il rischio che salti la previdenza integrativa, Angeletti ha replicato: "Si', e' elevato". Infine, a chi gli ha chiesto se c'e' ottimismo sulla possibilita' di un accordo unitario in finanziaria sottoscritto dai tre sindacati confederali, Angeletti ha risposto con un telegrafico "non so".
"Il giudizio del Sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, esponente di spicco della Margherita sulla manovra non e' certo positivo. Si continua soprattutto con questo sistema che denota ormai una tendenza culturale e politica a colpire l'ente locale, a non riconoscere il ruolo e l'importanza delle autonomie. Da un punto di vista politico generale e' un provvedimento che ribadisce la linea non dei governi di destra o di sinistra, ma di tutti i governi da vent'anni a questa parte. Questo e' l'elemento piu' negativo".
Per quanto riguarda le aliquote Irpef?
"Dal punto di vista dell'imposizione e della pressione fiscale bisogna fare dei conti piu' precisi.
Se vengono colpiti i redditi superiori ai 30-35mila euro e' difficile pensare che con questa cifra una persona sia ricca. Se invece fosse davvero penalizzati, come si dice, i redditi sopra i 45mila euro il giudizio cambierebbe.
Comunque certamente un inasprimento fiscale ci sara', anche tenendo conto della necessita' che avranno i comuni di ricorrere ad addizionali Irpef o ad altro".
Quindi i comuni saranno costretti ad aumentare le tasse locali?
"Qualcosa dovranno fare di sicuro, altrimenti chiudono".
"Non ho mai pensato che le tasse siano lo strumento del diavolo e non sono pertanto contrario all'uso accorto della leva fiscale. Ma ho l'impressione che, stavolta, si sia preferito ricorrere alle tasse pur di non avviarsi lungo la via delle riforme strutturali, che sembrano ormai rinviate a data da destinarsi". Lo ha affermato Enrico Boselli, segretario dello Sdi ed esponente della Rosa nel Pugno, in un'intervista al 'Quotidiano Nazionale'.
"Avrei voluto leggere in Finanziaria di maggiori investimenti nel campo dell'istruzione e della ricerca - ha concluso il segretario dello Sdi - Stiamo parlando di misure che garantiscono un futuro al Paese. Spero che non verra' posta la fiducia al Senato: una maggioranza, ancorche' risicata, deve dimostrare di essere tale senza bisogno di ricatti".
"Non ci convince la scelta unilaterale del governo sulla previdenza integrativa". Per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, e' questo uno dei punti piu' critici della manovra finanziaria da 33,4 miliardi varata dal governo. All'esecutivo, ha aggiunto Bonanni che oggi ha guidato il corteo dei dipendenti Telecom scesi in piazza contro ogni ipotesi di scorporo del gruppo, "chiederemo chiarimenti anche sulle tasse locali". Sulla finanziaria, ha pero' sottolineato il leader della Cisl, il sindacato deve trovare "una posizione unitaria, tenendo conto delle diverse sensibilita' e posizioni". Anche perche', ha concluso Bonanni, quella sulla finanziaria e' "una discussione che non puo' essere gestita in modo cosi' disordinato'.
"La Fnp-Cisl esprime insoddisfazione per il disegno di legge Finanziaria perche' prevede risorse troppo scarse per il fondo per la non autosufficienza e esclude da qualsiasi beneficio economico e fiscale gli 'incapienti'. "Si continua a parlare di valori, famiglia e solidarieta' - affermano i pensionati della Cisl in una nota - eppure il disegno di legge finanziario 2007 mette solo 50 milioni di euro per il fondo per la non autosufficienza. Circa tre milioni di persone e le loro famiglie dovranno contare ancora su se stessi e su episodici interventi assistenzialistici". Un giudizio negativo viene dato dalla Fnp-Cisl anche sulla introduzione dei ticket. "Il Presidente Prodi - dicono - continua a parlare di manovra equa e giusta. Ci spieghi perchè esiste ancora una discriminazione tra lavoratori in attivita' e pensionati. I pensionati da tempo rivendicano la rivalutazione del potere d'acquisto delle loro pensioni, decurtato sempre piu' dagli aumenti dei prezzi delle tariffe dei beni di prima necessita' nonchè dalle varie addizionali Irpef ai livelli locali. La nuova rimodulazione del fisco - avvertono - non produce per i pensionati quei vantaggi sostanziosi tanto decantati dal Governo Prodi. La Fnp-Cisl, invita Spi-Cgil e Uilp-Uil a continuare le lotte per le rivendicazioni unitarie dei pensionati affinchè il Parlamento le accolga. In caso contrario l'intensita' e il grado delle mobilitazioni dovranno assumere modalita' nuove ma comunque di forte impatto e incisività".
Il Messaggero pubblica una "lettera aperta" del presidente del Consiglio. Sono molte le bugie, le inesattezze le ipocrisie del Professore. Eccone alcune.
Per quanto tempo i ministri di questo governo continueranno a proteggere e a coprire Prodi? E' di queste ore la decisione del premier di non partecipare ad alcun tipo di talk show per non finire nel tritacarne delle accuse.
Il Professore, infatti, dice di essere un moderato, un democratico, uno che non rifugge il confronto. Dice. Poi, nei fatti, scappa a gambe levate, evita – per quanto possibile – domande scomode e situazioni nelle quali dovrebbe difendersi. Ufficialmente motiva questa sua decisione con il fatto che se andasse in tv sarebbe costretto a difendersi dagli attacchi e non potrebbe spiegare come vorrebbe perché questa Finanziaria punta allo sviluppo. In sostanza scappa dalle trasmissioni perché i giornalisti e gli altri ospiti non gli farebbero le domande che vorrebbe (è lui che vuole la stampa asservita!), mentre viceversa lo accuserebbero di aver introdotto una raffica di tasse. Che poi è la verità.
Ecco allora che il premier manda allo sbaraglio i vari Bersani, Bindi, Rutelli. E lui? Se ne sta comodo comodo a palazzo Chigi, in compagnia di Visco, i veri artefici di questa Finanziaria delle tasse.
Insomma, Prodi e Visco sono la mente ma non ci mettono la faccia. Non ci pensano neppure. Già perde consensi così, figuriamoci se va pure in tv a parlare delle 56 nuove tasse introdotte dal suo governo…
Parlando della Finanziaria a Milano, in occasione del centenario della Cgil, e accennando all'intenzione della CdL di organizzare una manifestazione di massa contro la Finanziaria, Prodi ha detto, secondo l'Ansa: "Andare in piazza contro questa Finanziaria può anche essere rischioso".
Che cosa vuol dire "rischioso"?
Due considerazioni:
A parte queste considerazioni, la questione è: conviene alla CdL organizzare una manifestazione di protesta contro la Finanziaria?
Rovati, ex consigliere politico-economico di palazzo Chigi, cerca, invano, di dare una mano a Prodi. Dopo un po' di silenzio, dice lui, per riflettere e far placare le acque del caso Telecom, ritrova la parola sul Corriere della Sera e, come quando mandò a Tronchetti Provera un dossier su carta intestata di Palazzo Chigi, torna a combinare guai.
Tra le altre cose, dichiara che il famoso comunicato di Palazzo Chigi, quello diramato l'8 settembre nel quale si smentiscono «intromissioni» del governo sulle «scelte e le politiche industriali di società italiane e internazionali», aveva lo scopo di evitare condizionamenti e strumentalizzazioni in vista dell'incontro di Tronchetti Provera con Murdoch. Il guaio è, come ha spiegato ieri lo stesso Tronchetti Provera smentendo l'ex consigliere di Prodi e accusandolo di aver detto «parole non vere e fuorvianti», che l'incontro tra il patron della Telecom e Murdoch era già avvenuto il 6 o il 7 settembre, cioè prima del comunicato di palazzo Chigi che avrebbe dovuto evitare condizionamenti e strumentalizzazioni. Sarà forse perché le date incastrano Prodi senza alcuna possibilità di difesa che il comunicato ufficiale è scomparso dal sito di palazzo Chigi e non ha neanche lasciato tracce presso l'ufficio stampa della presidenza del Consiglio? Un dato è certo: ogni volta che interviene Rovati la toppa è peggiore del buco e Prodi avrà di che spiegare in Parlamento.
Sulla tassa di successione, così come sulla restituzione del maggior prelievo fiscale, Rutelli sta dicendo cose non vere.
La prima: non è vero che questo governo ha cancellato per sempre la tassa di successione, l'ha ripristinata trasformandola in una "tassa sul morto", che si tradurrà in un'addizionale dell'imposta di registro e catastale. La pagheranno gli eredi al momento di ricevere in testamento i beni immobili del genitore deceduto. E le aliquote cambiano se il bene ricevuto è l'abitazione principale o la seconda casa. Una vera e propria tassa di successione occulta, dalla quale vengono esclusi gli immobili dal valore reale (e non catastale) di 250 mila euro.
L'altra bugia di Rutelli è quella sulla restituzione delle maggiori imposte pagate dai contribuenti, principio ripetuto anche da Vincenzo Visco. Il "numero uno" della Margherita sostiene che nel 2008 le maggiori tasse verranno rimborsate ai contribuenti-elettori. Il motivo è abbastanza evidente: nel 2009 inizia il ciclo elettorale.
Ma anche questa sembra essere una promessa "da marinaio". I contribuenti sono come i risparmiatori; anzi, sono risparmiatori pure loro. E come diceva Einaudi, i risparmiatori hanno mente d'elefante e gambe da gazzella. Si ricordano degli impegni non mantenuti.
Così come si ricordano dell'altra promessa fatta da Prodi sulla restituzione dell'Eurotassa, introdotta per entrare nella Moneta unica. Prodi s'impegnò a restituirla, lo fece, però, solo al 60%. E quella restituzione venne integralmente assorbita dall'addizionale Irpef regionale dello 0,5%, che si mangiò gli effetti prodotti dalla restituzione dell'Eurotassa.
Ed è esattamente quel che sta avvenendo.
Fastidio, incertezza, confusione. Una sensazione di impotenza e rabbia per una Finanziaria di tasse, si sta diffondendo in milioni di italiani. Compresi molti che, ad aprile, hanno votato a sinistra. Ma oggi si vergognano persino di ammetterlo!
Partendo da questa verità, l'intero centrodestra deve, prima di ogni altra mossa, dare voce e motivazioni chiare al disagio e alla rabbia che accompagnano la scelta di un governo che si arroga di decidere quale sia il nostro Bene. E' dunque fuori luogo anteporre il ricorso alla piazza alle ragioni di una dura e circostanziata opposizione parlamentare. Se poi l'intera opposizione, senza scavalcamenti dell'Udc, ritenesse davvero che questa legge coercitiva che scatena una guerra tra poveri, fosse inemendabile in Parlamento, la scelta della piazza dovrà essere anticipata. Ma può rivelarsi utile tenere alta la guardia e l'allarme per una mobilitazione del vastissimo ceto medio, e insieme lavorare per colpire il cancro politico di questa maggioranza: tutta di sinistra e con un centro che non conta nulla!
Prodi infatti si rafforza quando la componente estremista del governo detta legge, quando la sinistra radicale si impone e riesce a ricattare la componente riformista, quella naturalmente più attenta alle ragioni di una opposizione che rappresenta metà del Paese.
A noi tocca spiegare tutto il male di questa logica perversa di cui proprio la Finanziaria è il frutto più velenoso per gli italiani. E' un'operazione che garantisce (anche) il successo della Piazza, se saremo capaci di raccordarci, in Parlamento e sui mass media, con le voci critiche della maggioranza: sfruttando la delusione di molti intellettuali ed economisti filo-Ulivo, che questa legge ha messo nell'angolo e che sono i primi a chiedere una forte mobilitazione popolare che rimetta la barra politica al centro.
La Piazza non serve per dare la spallata a Prodi, ma per costruire il progetto di una alternativa al governo che comincia ad interessare molte forze e tanti protagonisti costretti, finora, a reggere la coda a Prodi.
Il Governo, approvando la Finanziaria, ha messo in crisi l'Unione, cioè la maggioranza che lo sostiene, e soprattutto ha incrinato pesantemente i rapporti con la Confindustria.
Se al centrosinistra viene meno l'appoggio degli imprenditori e degli autonomi, potrà sopravvivere con l'appoggio dei sindacati e delle banche?
La situazione si è riequilibrata, o si sta riequilibrando, a livello del rapporto tra forze sociali e forze politiche perché adesso il centrodestra, già sostenuto dagli autonomi, vede anche gli imprenditori passare dalla sua parte.
Montezemolo è stato costretto, dalla rivolta della base confindustriale e dalle dichiarazioni di Bombassei e Pininfarina, a difendere il suo successo sul cuneo (anche se dimezzato) ma a dichiarare che "c'è troppa demagogia".
La Stampa mette in evidenza il fatto che, sulla manovra, "metà unione vuole cambiare"; il Corriere della Sera sbatte Montezemolo in apertura: "Montezemolo: troppa demagogia"; La Repubblica tenta con Visco una poco credibile fuga in avanti ("Dal 2008 meno tasse per tutti") e con Luigi Spaventa ammette "Ma lo sviluppo è rimandato", che è una ammissione di fallimento del legame che si era tentato tra sinistra e ripresa; Il Sole 24 Ore prende tempo, aprendo su un tema marginale ("Stretta sulle auto aziendali") ma, sulla manovra, sostiene che le scelte "guardano troppo al passato".
Di fronte a questa situazione, il centrodestra ha tre opzioni:
L'opzione più favorevole al centrodestra forse è la terza perché la pone in condizione di ricevere consensi senza spaccare il Paese tra Nord e Sud e la mantiene compatta.
Più che una manifestazione di piazza, dagli esiti imprevedibili, e che comunque compatterebbe la sinistra, potrebbero valere manifestazioni al coperto ma tematiche.
Il centrodestra deve dare l'impressione della forza tranquilla che sa quello che vuole e che sa aspettare: la vittoria viene anche dagli errori dell'avversario.
Confinato a pag. 19 e con scarsa evidenza dal Corriere della Sera, l'Osservatorio di Renato Mannheimer registra un calo di consensi per il Governo e soprattutto uno spostamento verso destra degli indecisi che negli scorsi anni, trasformatisi in astenuti, hanno ridotto i consensi per i partiti della Casa delle Libertà.
I giudizi positivi su Prodi, che a luglio erano al 49%, sono caduti al 40% mentre quelli negativi sono saliti dal 49% al 54%.
Ancora più grave la situazione per quanto riguarda il Governo: i giudizi positivi sono diminuiti dal 44% al 41%, quelli negativi sono balzati dal 31% di luglio all'attuale 53%.
E' soprattutto quest'ultimo dato a dimostrare la riduzione degli indecisi, crollati dal 25% al 6%.
Nell'area di centrosinistra, dove le riduzioni dell'area degli indecisi sono limitati, i giudizi positivi su Prodi sono diminuiti dall'89 al 78% e quelli sul Governo sono parimenti calati dall'89 all'80%: segno evidente che, nel centrosinistra, la perdita di credibilità del capo del Governo è più consistente della perdita di credibilità del governo stesso.
Mannheimer conclude che "se e quando gli elettori percepiranno i benefici dell'azione dell'esecutivo, questo potrà riprendere quota anche nel giudizio dell'opinione pubblica": si tratta di un'affermazione generica, che lo stesso Mannheimer puntella sulla tesi di un calo di popolarità "fisiologico".
E' da notare che la rilevazione ultima è stata fatta il 26 settembre, cioè prima della presentazione della Finanziaria, quindi prevalentemente sull'onda della vicenda Telecom.
Il dato importante, come detto, è la forte diminuzione degli indecisi e il loro spostamento in una posizione negativa verso Prodi e il Governo, quindi a vantaggio del centrodestra, che deve però consolidare questa tendenza evitando le cause che avevano allontanato parte del suo elettorato: polemiche interne e lentezza nell'attuazione di alcune riforme promesse.