k NEW GLOBAL
SOVVERSIVI SOVVERSIVI
”Qualcuno
annunciò che opporsi alla globalizzazione era come opporsi alla legge di
gravità.
E quindi io
dico: abbasso la legge di gravità!”
Subcomandante Insorto Marcos
BARCELLONA 2002
VENDESI SCUOLA
PUBBLICA
FIRENZE 2002: SOCIAL
FORUM EUROPEO Azioni
Disobbedienti
OPERAZIONE BLOCCO
TRENI DELLA MORTE new
Vista da qui la globalizzazione sembrerebbe una cosa
sacrosanta e nessuno si spiega come mai tutto questo rumore e queste proteste
verso una cosa che, vista da qui, non farebbe altro che aiutare i paesi poveri
a diventare meno poveri. In pochi riescono ad essere d’accordo con questi
ragazzi che dai paesi dell’Occidente partono per andare a fare casino a Praga,
con i loro comodi treni e le loro strampalate idee che raccolgono il consenso
di gente che fai fatica a mettere insieme, apparentemente: estrema sinistra,preti,
fricchettoni,ecologisti, anarchici,boy-scouts, fans di Bob Marley e di John
Lennon, frequentatori di rave, centri sociali,i fans di San Francesco e quelli
di Che Guevara, studenti di economia e di sistemi informatici, hackers
telematici e coltivatori di cibi biologici.
Eppure quei manifestanti così diversi tra loro hanno
ragione, la loro ragione spesso è difesa talmente male che ti verrebbe voglia
di dargli torto, ma hanno ragione. La globalizzazione è la faccia moderna della
colonizzazione, la colonizzazione è quel capitolo della storia che si pensava
chiuso con tutte le sue terribili conseguenze davanti agli occhi di tutti. La
globalizzazione è la forma moderna di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, seppure
la parola abbia un aspetto così perbene,detta da qui.La parola globalizzazione
ha questo suono neutro che la rende più simile alle parole come “soluzione”,
“inondazione”, “eruzione”, “stagione”, “disinfestazione”, “apparizione” ma
invece nella sostanza noi siamo i globalizzatori e i paesi del sud del mondo
sono i globalizzati, così come c’erano i colonizzatori ed i colonizzati.
La questione è che la globalizzazione è uno sporco
affare che rischia di renderci tutti complici di delitti che si potevano
evitare. La globalizzazione è quella cosa per cui io domani comprerò una
automobile costruita con pezzi assemblati in una fabbrica e provenienti da
altre cento fabbriche sparse per il globo. La pelle dei sedili sarà conciata in
una fabbrica indiana che non dovrà rispettare le regole ecologiche che ci sono
in Europa e che quindi in cambio di un prezzo più basso avvelenerà il suo
territorio e di conseguenza i suoi abitanti che avranno come unico vantaggio la
possibilità di andarsi a comprare un hamburger da McDonald’s dopo la loro
quattordici ore di lavoro, dai dodici anni in su. Alcune parti meccaniche
saranno costruite in una fabbrica dell’Est che costruisce anche mine anti-uomo,
le gomme saranno modellate con derivati del petrolio estratto nel golfo di
Guinea inquinando intere regioni nelle quali da secoli vivono popolazioni che
non conoscono il traffico delle nostre tangenziali e ciò avverrà nel silenzio
sottobanco retribuito degli amministratori e dei governatori locali.
Questo dell’automobile è solo un esempio. Il
problema è che noi in un mondo dove la “deregulation globale” e i liberismi
planetari vincono, mangeremo merendine dolcificate con zucchero coltivato da
gente che non riesce a nutrirsi come si deve, aromatizzate con cacao raccolto
da bimbi che non andranno mai a scuola, impastate con farina di grano
geneticamente modificato, anche se nella nostra bella Europa quel tipo di
coltivazione sarà bandito da qualche referendum, dormiremo con la guance su
cuscini di lattice raccolto da campesinos brasiliani che la sera appoggeranno
la loro testa sulle pietre.
Proviamo a guardarci intorno, ad aprire la dispensa,
a girare per i nostri negozi, la globalizzazione da noi si presenta nel suo
aspetto più presentabile, ma dietro ogni etichetta, ogni marchio di
multinazionale ormai familiare come i nomi dei nostri parenti più stretti ci
possono essere storie di diritti negati, di commistioni malavitose. La
globalizzazione a noi non ci tocca perché siamo quelli che globalizzano, non i
globalizzati. Resta solo una cosa da decidere, ovvero se la sofferenza dei
lavoratori e la morte dei bambini a cinquemila chilometri di distanza è più
accettabile di quando avviene intorno a noi. Io credo di no, assolutamente no.
Lorenzo Jovanotti
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