Sommario

  • La passione civile de “l'altra Italia”

  • Bernardino Carboncini. Ricordi...

  • Rodolfo Valentino l'inatteso

  • Le feste a Follonica (parte I)
    Dai palii a fantino del 1832 alle cuccagne del 1900

  • Le feste a Follonica (parte II)
    Dalla celebrazione del 1904 alle fiere 1947

  • Le poesie di Giancarlo Cheli

  • Un valdese nella rivoluzione

  • La schiaccia di strutto

  • Amnesty International
    Caso Olivera
    Sierra Leone
    Filippine

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  • LA RISVEGLIA

    quadrimestrale di varia umanità
    n.5 Settembre - Dicembre 2000

    Amnesty International


    Caso Olivera: i ritardi dell'Italia, i doveri dell'Argentina

    Amnesty International ha accolto con profonda preoccupazione la decisione della Corte d'Appello di Roma di rimettere in libertà Jorge Olivera. L'ex ufficiale argentino era stato arrestato a Fiumicino il 6 agosto sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso dalla Francia il 26 luglio per il sequestro e la tortura della cittadina francese Maria Anne Erize Tisseau, “scomparsa” nella provincia argentina di San Juan nel 1976. La Corte d'Appello ha deciso per la scarcerazione optando per la prescrizione dei reati contestati.

    Questa vicende mette in evidenza ancora una volta l'inadeguatezza del nostro codice penale che non contempla ancora il reato di tortura. In Senato giace dal dicembre 1998 un disegno di legge per introdurre questo reato nel codice, ma ad oggi non è stato nemmeno messo all'ordine del giorno e si teme non venga discusso prima del termine di questa legislatura. La scarcerazione va comunque contro il diritto internazionale che proibisce la prescrizione nei casi di crimini contro l'umanità.

    Sia l'Italia che l'Argentina hanno ratificato la Convenzione Internazionale contro la Tortura. L'articolo 7 della Convenzione stabilisce che quando sul territorio nazionale si scopre un presunto autore di torture, questo sia estradato o siano intraprese azioni giudiziali nei suoi confronti.

    Olivera è tornato nel suo paese e Amnesty International si appella alle istituzioni argentine perché pongano fine al clima di d'impunità instaurato con le leggi de Punto Final (1986) e dell'Obediencia (1987) che hanno finora impedito le indagini sulle violazioni dei diritti umani commesse negli anni della dittatura militare (1976-1983).

    Filippine: a Jolo civili senza scampo

    Sarebbero almeno 800 i civili uccisi o feriti nell'attacco sferrato sabato scorso dalle forze armate filippine ad Abu Sayaf nell'isola di Jolo. Il presidente Estrada ha ordinato l'attacco per liberare i 22 ostaggi (16 filippini, 3 malesi, 2 giornalisti francesi e un americano) da cinque mesi nelle mani dei separatisti islamici. Il bombardamento incessante e indiscriminato ha costretto migliaia di civili ad abbandonare i propri villaggi.

    Il governo ha ammesso la morte di 4 persone, ma è certo che le vittime sono molte di più e includono bambini e cittadini inermi. Manila ha imposto il silenzio sulla vicenda, impedendo ai giornalisti e medici di raggiungere l'area delle operazioni militari. Non è la prima volta che l'esercito filippino si rende colpevole di violazioni dei diritti umani nell'ambito di operazioni anti - insurrezionali: esecuzioni extragiudiziali, torture, “sparizioni”, uccisioni indiscriminate di civili.

    Amnesty International chiede al governo di Manila di fermare immediatamente i bombardamenti indiscriminati. Ad Abu Sayad chiede invece il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi. Entrambe le parti in conflitto devono impegnarsi a rispettare la Convenzione di Ginevra del 1949.

    Sierra Leone: stop all'impiego dei bambini soldato

    Amnesty International lancia oggi un rapporto dal titolo Sierra Leone. Infanzia: una vittima della guerra. Oltre 5000 minori hanno combattuto nel conflitto interno scoppiato nel 1991, sia tra le fila dell'opposizione armata, sia con le milizie filo governative. Moltissimi bambini sono stati rapiti dalle forze ribelli e costretti ad uccidere e mutilare cittadini inermi.

    Dalla pace di Lomé (7 luglio 1999) tra ribelli del Fronte Rivoluzionario Unito (RUF) e governo, le Nazioni Unite ed alcune ONG hanno messo in atto un programma di recupero dei bambini soldato. La ripresa delle ostilità nel maggio 2000 ha provocato la sospensione di questo programma. Attualmente si ha notizia di bambini soldati impiegarti nel RUF nel distretto di Kambia e in tutta l'area settentrionale del Paese. Sembra che anche il Consiglio rivoluzionario delle Forze Armate (AFRC) e le Forze di difesa civili (CDF), milizie alleate del governo, abbiano ripreso l'arruolamnto di minori.

    L'arruolamento di minori di 15 anni viola la Convenzione ONU sui dritti del Fanciullo del 1989, ratificata dalla Sierra leone nel 1990. Il Presidente Ahmad Tejan Kabbah deve garantire che i rifornimenti militari provenienti dal Regno Unito non vengano utilizzati da bambini soldato. Tutte le parti coinvolte nel conflitto devono impegnarsi a liberare al più presto tutti i minori presenti nei loro ranghi. Compito della comunità internazionale è fornire il sostegno finanziario e le competenze professionali necessaria a restituire i bambini soldato alla vita civile.

    Chiunque ha utilizzato i bambini soldato dovrà essere giudicato dal Tribunale Speciale per la Sierra Leone, la cui istituzione è stata decisa dalla risoluzione 1315 del Consiglio di Sicurezza ONU lo scorso 14 agosto.

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    LA RISVEGLIA nuova serie on-line del giornale fondato nel 1872