Sommario

  • La passione civile de “l'altra Italia”

  • Bernardino Carboncini. Ricordi...

  • Rodolfo Valentino l'inatteso

  • Le feste a Follonica (parte I)
    Dai palii a fantino del 1832 alle cuccagne del 1900

  • Le feste a Follonica (parte II)
    Dalla celebrazione del 1904 alle fiere 1947

  • Le poesie di Giancarlo Cheli

  • Un valdese nella rivoluzione

  • La schiaccia di strutto

  • Amnesty International
    Caso Olivera
    Sierra Leone
    Filippine

  • La redazione

  • ARCHIVIO
  • LA RISVEGLIA

    quadrimestrale di varia umanità
    n.5 Settembre - Dicembre 2000

    Le poesie di Giancarlo Cheli di Giancarlo Cheli

    Giancarlo Cheli è un follonichese di quelli che, bambini, hanno potuto correre e giocare a pallone nella polvere di piazza “Istria”, fra le “verghe” di ferro e la spiaggia, quando, su via Giacomelli e sul mare, non incombeva ancora la Torre Azzurra. Bisogna esser nati qui intorno agli anni Cinquanta (se non prima) per aver goduto del paese “liberty” e dei renaioni di Prato Ranieri, per aver scorrazzato nei grandi spazi, non ancora invasi dal cemento e assediati dal traffico, per aver atteso impazienti il raro passare della locomotiva delle fonderie, per aver visto transitare i maestosi cavalli belgi da una tonnellata, mentre trainavano lunghi pianali.
    Una solida formazione umanistica, profonde radici familiari nella vallata del Pecora, il sogno libertario mai dismesso e la passione degli scacchi, questi i tratti salienti del profilo di Giancarlo. E poi la ricerca inquieta del senso della vita e il tempo della poesia: la lettura soprattutto, ma anche la composizione, la stesura dei versi, di innumerevoli versi, compresi quelli, che, con piacere, ospitiamo in questo numero della Rivista.
    La redazione

    Ritorno

    Il cancelletto cigolante si apre
    ed entro. Son tornato di nuovo
    nel vecchio, caro giardino.
    Nulla è mutato.111
    Il solito vecchio panchetto scassato
    sul quale mi siedo un po' incerto,
    il solito grande pomo
    (quanto grato al mio ricordo!)
    fiero di recente rigoglio
    e la fida bicicletta del nonno,
    appoggiata al muretto.
    Ricordi cari....
    Sì, perché il mio ritorno
    è stato un po' strano,
    un ritorno a un tempo ormai
    svanito per sempre,
    e queste care immagini
    della mia fanciullezza
    io rivedo qui,
    seduto su questo
    scalino di pietra.

    13 settembre 1968

    Stanotte

    Stanotte, tra i giunchi sottili,
    tra le fitte canne palustri,
    là, nell'acquitrino
    ti ho vista ancora,
    creatura misteriosa,
    pallido fantasma lunare.
    Stanotte ti ho visto, là,
    in quel fantasmagorico sfondo,
    e tremule, rutile luci
    ti saltellavano dinanzi,
    come impazzite.
    Stanotte, per un attimo,
    il mondo si è fermato
    ancora una volta
    e là, nel fosco acquitrino
    c'eri tu....

    2 novembre 1968

    Anche tu, vecchio

    Anche tu, vecchio,
    sei di questo
    antiquo paese?
    Una stridula voce
    sulla scogliera
    flagellata dai venti,
    battuta, rosa dalle onde.
    Il vecchio,
    una voce,
    la scogliera
    e l'irrefrenabile
    vento del nord.

    1 dicembre 1968

    “Nulla è più squallido
    di questa monotonia”

    Ungaretti: “Monotonia”

    Il mio giorno

    Il mio giorno.
    Materia informa
    trita
    neutro zampillo
    più o meno
    infecondo.
    Falsa allegria.
    Ansia d'istanti.

    Gennaio 1970

    La vita

    E' un bluff
    la vita
    fatta di tutto
    e di niente,
    fuggevole trama.
    Ti illude
    in eterno,
    ti regala
    festose speranze
    e vive illusioni
    in un contesto maligno.

    Febbraio 1970

    Piazza Istria

    Piazza Istria
    di notte
    addormentata
    nel vento
    di settembre.
    Qui, soli,
    ci si ubriaca
    di cielo
    e di stelle,
    d'universo,
    soltanto
    respirando.
    Qualcuno
    chissà dove
    coglie
    i rari fiori
    della notte

    Settembre 1970

    ...Amaro e noia
    la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

    Leopardi: “A se stesso”

    Altalena

    La mia vita
    incolore
    la polverizzo
    giorno per giorno
    in un torneo
    di speranze.

    E questa
    grigia altalena
    non si ferma
    mai.

    Ottobre 1970

    Il vago

    Inanella
    sereni pensieri
    e vergini note
    con la sua
    cronocolla.

    Ottobre 1970

    La bionda

    Sotto
    i veli remoti
    del sole
    d'autunno
    la bionda
    filava
    rime di fiori
    e incanti
    di luce
    per la sua
    giovinezza.

    31 gennaio 1971

    “...Or di riposo
    paghi viviamo, e scorti
    di mediocrità”

    Leopardi: “Ad Angelo Mai”

    Noi siamo di ieri

    Nell'agonia della sintesi
    che ci vuole
    immediati e concreti,
    schiavi delle nostre
    immobili fughe
    noi siamo di ieri.
    E' nostro
    l'arcano tesoro
    di oscure parvenze.
    E cercando poesia
    nella voce del vento,
    pretenziosa finezza,
    ci chiniamo a guardare,
    attraverso il tempo,
    come da
    una specola iniqua.
    Il silenzio
    assorbe lo spazio.
    Anche al presente
    noi siamo di ieri.

    12 luglio 1971

    “... nos exaequat victoria caelo”
    Lucrezio: “De Rerum Natura”
    libro Iº v.79

    Dialettica

    La nostra era solo dialettica,
    preziosa e trita dialettica
    di luminose menzogne,
    di pause e di sottintesi,
    di domande senza risposta.
    E non chiederci perché
    quelle beate larve
    giacciano laggiù, in fila
    sotto un cielo grigio
    come cenere al vento.
    C'è chi non ha ancora
    cominciato a vivere
    e chi, indifferente,
    dorme in bare di vetro,
    in abissi di luce di condanna.
    A noi, oggi, resta soltanto
    l'orgoglio della verità,
    oscena reliquia,
    e la limpida indifferenza.
    E ancora oggi,
    come una volta,
    tutte le nostre domande
    sono senza risposta.

    23 gennaio 1972

    Ultime cose (idillio)

    Una stradina, un lago,
    un piccolo cipresso,
    voli di rondini nel cielo,
    luci e colori
    della campagna in fiore.
    Musica bella.
    Gioia oscura. Disperazione.
    Poesia? No.
    Un idillio leggero,
    niente più che un facile,
    pretenzioso quadretto.
    Ultime risibili cose
    forse
    di chi è ormai troppo stanco
    di soffrire in silenzio,
    di chi ha un bisogno estremo
    di confidarsi
    e non ne è più capace.

    11 maggio 1972

    Poesia in prosa

    Scrivere sempre le stesse parole
    senza sapere,
    con la certezza dell'inutilità.
    Usate parole
    sospese in eterni rapporti
    di idee fisse ed innate.
    Scrivere nel sepolcro dell'astrazione
    di un mondo
    di paurose tristezze,
    di tempi fermi, delle nostre miserie,
    con la felice stanchezza
    dei rari slanci.
    Attendere il fatale istante
    del momento creativo
    con la certezza dell'inutilità
    e scrivere strane storie,
    memorie senza musica,
    libere e vane avventure
    di simboli umani.
    Tentativo estremo di scavare
    affinché la maligna sintesi
    del gelido esteta
    diventi poesia induttiva.
    Ingrata poesia
    che purtroppo non è un artificio
    uno sterile canto del cuore,
    ma il doloroso riflesso
    di una concretezza vitale.

    6 giugno 1972

    15 - Dov'è mai dunque la mia speranza?
    E la mia felicità chi potrà mai vederla?

    Yob (Giobbe) Capitolo XVII

    Evasione

    Un giorno
    accanto ad un albero morto
    udimmo strane
    e pur semplici parole.
    Noi vivevamo
    la nostra povera vita informale.
    Ora un pallido sole morale
    illumina le nostre virtù,
    le nostre oneste tautologie.
    La verità è laggiù,
    oltre la nebbia.
    Accanto a quell'albero morto
    lasciamo la nostra
    ambiziosa saggezza
    per l'unica realtà,
    evasione perpetua.
    Ma in questi silenzi
    ritornano gli spettri del passato,
    ombre chiare, senza età,
    ritorna l'arcana armonia di musiche antiche.
    Ed anche la nostra
    fiorita evasione
    diventa allora
    un tragico fantasma.

    (1985?)

    Partita

    la mossa
    è fatta,
    non si può
    più
    ritirare.
    In zeitnot
    senza pezzi
    gioco la mia dubbia variante
    in questa partita
    da non abbandonare,

    Vacillo
    come un
    pedone isolato
    in un lungo finale
    senza speranza.

    31 marzo 1987

    Viaggio

    Il treno
    avanza lento
    sulle sghembe rotaie.
    Le stazioni
    si avvicendano
    nell'aria vuota
    come un
    rosario consueto.
    Lungo la strada grigia
    risorgono
    improvvise evidenze,
    vieti simulacri.
    Sono un
    partente
    superstite
    in viaggio
    verso
    la vita.

    31 marzo 1987

    Ilva

    Ilva.
    Decomposto teatro
    di giorni senza età,
    velario
    di un tempo lontano
    che ritorna.
    Altra costellazione
    quel magico ciclo
    è fissato
    per sempre
    nel cerchio inconcluso
    di arie remote,
    nei silenzi
    di orti e sentieri abbandonati,
    nello specchio segreto del cuore
    dove rivedo
    quel bimbo inconsapevole
    giocare felice
    nel regno
    di invisibili dei.

    24 aprile 1987
    Sommario

    LA RISVEGLIA nuova serie on-line del giornale fondato nel 1872