Sommario

  • La passione civile de “l'altra Italia”

  • Bernardino Carboncini. Ricordi...

  • Rodolfo Valentino l'inatteso

  • Le feste a Follonica (parte I)
    Dai palii a fantino del 1832 alle cuccagne del 1900

  • Le feste a Follonica (parte II)
    Dalla celebrazione del 1904 alle fiere 1947

  • Le poesie di Giancarlo Cheli

  • Un valdese nella rivoluzione

  • La schiaccia di strutto

  • Amnesty International
    Caso Olivera
    Sierra Leone
    Filippine

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  • LA RISVEGLIA

    quadrimestrale di varia umanità
    n.5 Settembre - Dicembre 2000

    La passione civile de “l'altra Italia”

    In questo numero pubblichiamo le note autobiografiche di Bernardino Carboncini, il repubblicano maremmano, collaboratore attivissimo dell'“Etruria Nuova” e di altre testate democratiche di fine Ottocento e del primo Novecento.
    Diamo il testo nella versione integrale, così come lui lo ha scritto ormai molto tempo fa, ottuagenario, ma lucido testimone di una lunghissima esperienza democratica.
    In appendice pubblichiamo alcuni suoi articoli, tratti dall'“Etruria Nuova”.
    La scelta è omaggio al militante repubblicano, alle sue virtù civili, alla sua passione politica; più in generale è occasione per sottolineare l'importanza di un recupero della pubblicistica democratica, che è assai vasta, eppure quasi sempre ignorata.

    Bernardino Carboncini dunque, infaticabile articolista, rappresentante della tenace base repubblicana, interprete coerente della sua memoria storica e della sua identità culturale, “penna” appassionata de “l'altra Italia” - come la chiamò La Malfa - quella di minoranza, che nel Paese prefascista - per dirla con Marina Tesoro (1) - all'interno della così detta opposizione sistemica occupa lo spazio minore rispetto alle larghe zone presidiate da socialisti e cattolici, ma alza la democrazia per suo vessillo, identificandola con il governo repubblicano e con un sistema integrale di libertà, da assicurarsi attraverso l'organizzazione decentrata dello Stato e grazie a strumenti di controllo e di iniziativa popolare.
    Un'altra Italia appunto, solo più tardi meglio compresa e condivisa, l'Italia dei “vinti”, che pure - illuminata da Ghisleri e integrata dal criticismo cattaneano (2) - a lungo insegue anche l'ultimo sogno dell'esule genovese nel tramonto pisano: la saldatura fra classe operaia e democrazia mazziniana.

    Bernardino Carboncini rappresenta, nella vicenda del repubblicanesimo maremmano, questo ed altro, così come emerge da un esame della sua vulcanica attività pubblicistica per l'“Etruria Nuova”.
    Bernardino cresce e si forma - culturalmente e politicamente - in un ambiente, dove i valori risorgimentali sono vivissimi e i repubblicani hanno un vasto seguito popolare. Lui giovanissimo, ogni anno la popolazione di Massa commemora solennemente il Sarcoli, il Fusi, l'Amidei e gli altri caduti di Curtatone e Montanara; i nomi del Morandini, dei fratelli Lapini, di Biagio Serri, di Domenico Verzera e di Francesco Giobbi evocano le scelte difficili, compiute da molti massetani contro i Lorena e contro gli Asburgo per condurre a salvezza Garibaldi e per edificare un'Italia unita, indipendente e repubblicana.

    Il padre di Bernardino, Diomede (3), è andato, poco più che ragazzo, a combattere contro gli austriaci al tempo del Guerrazzi, insieme agli altri volontari massetani; i reduci delle guerre di indipendenza e della spedizione dei Mille sono ancora numerosi nella cittadina mineraria durante l'adolescenza di Bernardino (classe 1867) ed esercitano sui giovani una notevole influenza.

    Con quelle tradizioni alle spalle l'adesione di Bernardino Carboncini al movimento repubblicano matura - possiamo dire - in forme quasi naturali, e viene favorita, per giunta, dal peso crescente, che le forze popolari, che si richiamano all'apostolo genovese, vanno conquistando a Massa Marittima (4) e nel resto della provincia, anche in virtù dell'azione espletata dall'antico garibaldino Ettore Socci con grande impegno e disinteresse personale (5).

    E, se Bernardino Carboncini non è, con Socci, Imbriani, Cavallotti e Giuseppe Carlo Benci, tra i fondatori (6) dell'“Etruria nuova”, il giornale, destinato ad apparire settimanalmente a Grosseto per più di trentatré anni (7), grazie alla dedizione, alla passione democratica e all'ingegno di un combattivo gruppo di repubblicani, egli ne è certamente uno dei “pilastri” più solidi, insieme a Socci e a Pio Viazzi e più ancora del Benci o di Raffaele del Rosso.

    Su quel foglio - firmandoli a volte con le sue iniziali o con nomi diversi (B.C., Bino, ecc.) o non firmandoli affatto - Bernardino Carboncini spende il meglio della sua acuta intelligenza, e per quel foglio scrive (investendoci - immaginiamo - ogni minuto del suo scarso tempo libero) migliaia di articoli, una produzione prodigiosa di vario interesse e respiro, spaziando dalle questioni teoriche a quelle organizzative, dalla cronaca locale alla religione, dalla didattica ai rapporti con i socialisti e i cattolici, dai delicati problemi della moralità politica alle funzioni delle Camere del lavoro, dalla democrazia alla gestione della cosa pubblica, dalla festa del lavoro all'interventismo.

    Ma c'è anche un'altra significativa attività di corrispondenza sviluppata da Carboncini giovane dopo il 1890, quella con “l'Italia del Popolo”, negli anni dell'esperienza di quel laboratorio politico milanese, che fu legato al giornale di Dario Papa e Gustavo Chiesi; ricordiamo che il contributo di quel foglio porterà a maturazione la nascita dell'Unione Democratico - Sociale, con il tentativo di conciliare in un progetto politico unico repubblicani, anarchici e socialisti attorno a un programma caratterizzato da temi federalisti e da istanze di nazionalizzazione del suolo, con spunti rivendicativi della proprietà collettiva degli strumenti di lavoro.

    Protagonista, per oltre un trentennio, del dibattito civile e politico a Massa e nella provincia grossetana, Carboncini interviene - sempre in termini personali e originali - ai più importanti convegni e congressi nazionali del P.R.I. e rimane al suo posto di lotta, fino a quando il prepotente affermarsi del fascismo lo obbliga a tirarsi da parte.

    Ha allora sessant'anni e soltanto a settantasette, nel luglio del '43 - alla caduta del regime di Mussolini -, può tornare ad esprimersi liberamente, fra amici vecchi e nuovi. Dopo l'otto settembre gli verranno affidati incarichi di rilievo nel Comitato di liberazione di Massa Marittima e, a guerra conclusa, quando riapparve l'“Etruria nuova”, scriverà qualche articolo per la nuova serie del suo antico giornale, spengendosi poi a Massa, dopo aver compiuto i cento anni.

    Sommario
    Bernardino Carboncini. Ricordi...

    Note

    1)Tesoro, Marina. Democrazia in azione, Milano: F. Angeli, 1996; Spadolini, Giovanni. I repubblicani dopo l'unità, Firenze: Le Monnier, 1984.

    2)Tesoro, Marina. I repubblicani nell'età giolittiana, Firenze, 1978.

    3)Badii, Gaetano. Massa Marittima (la Brescia maremmana) nella storia del Risorgimento italiano..., Milano: L. Trevisini, 1912, p.155.

    4)Massa Marittima fu la principale roccaforte repubblicana della Maremma grossetana fino alla violenta ascesa del fascismo.

    5)Il celebre scrittore Mario Mariani rese così omaggio alla dirittura di Ettore Socci: “Allora non si pagavano nemmeno i deputati e un altro vecchio amico della mia infanzia, Ettore Socci, deputato repubblicano per Grosseto, non potendo spendere nemmeno 25 lire per uno stambugio a un quarto piano e avendo i viaggi gratuiti, per dormire al coperto, partiva tutte le sere da Roma diretto a Grosseto o a Napoli, dormiva in treno e tornava a prima mattina” (Mariani, Mario. Vent'anni dopo, Milano: Sonzogno, 1949, p.149).

    6)Sulla nascita del giornale, si veda: Pacciardi, Randolfo. Dall'antifascismo alla Repubblica, Roma: Edizioni Archivio trimestrale, 1986, p.V-VI.

    7)Pubblicata dal dieci marzo 1893 al ventiquattro ottobre 1926, l'“Etruria nuova” fu soppressa dal fascismo. Il direttore del periodico, di cui videro la luce 1678 numeri, fu, sino alla morte, che lo colse poco prima delle “leggi eccezionali”, il repubblicano Giuseppe Carlo Benci. Fra i responsabili legali del giornale ci furono Pietro Fontanelli e l'ing. Vittorio Zamberletti, mentre tra i collaboratori più assidui, oltre a Bernardino Carboncini, a Socci e a Viazzi, la testata annoverò anche il massetano Gaetano Badii, autore, fra l'altro, di molti pregevoli “Medaglioni” risorgimentali, dedicati a Stefano Manghessi, ai fratelli Lapini, a Giovanni Morandini, a Apollonio Apolloni, ecc.



    LA RISVEGLIA nuova serie on-line del giornale fondato nel 1872