La famiglia degli strumenti elettronici si può classificare solo in base al fatto che, per produrre il suono, vengono impiegate tecnologie elettroniche ed elettro-meccaniche. Il nome corretto di questi strumenti è elettrofoni. Questi strumenti, prima di uso estremamente limitato, si sono fatti strada principalmente nella musica leggera, grazie alle sonorità che li contraddistinguono.
![]() | La chitarra elettrica è senza dubbio la regina tra gli elettrofoni detti semi-elettronici. Il nome deriva dal fatto che il suono è prodotto come nelle normali chitarre, ma anziché essere amplificato dalla cassa armonica, viene trasformato in segnali elettrici tramite testine elettromagnetiche, dette pickup. Il segnale può poi essere mandato direttamente ad un amplificatore, oppure a dispositivi che lo possono filtrare, distorcere, aggiungere un'enorme quantità di effetti (eco, riverbero, wah-wah...). |
![]() | Senza dubbio, dopo la chitarra viene il basso elettrico, da quattro a sei corde, con caratteristiche simili e molte variazioni sia strutturali (con o senza tasti), sia di esecuzione (pizzicato, con plettro, picchiettato o slap,...). |
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L'ultima classe, che ha avuto enorme sviluppo grazie all'elettronica a stato solido, è quella degli elettrofoni ad oscillatori, dei quali il capostipite è il sintetizzatore moog che vedete in questa immagine. I sintetizzatori producono direttamente segnali elettrici, tramite opportuni generatori di forme d'onda o oscillatori: questi, in numero generalmente superiore ad 8, producono un segnale elettrico i cui parametri possono essere regolati in maniera più o meno libera dall'esecutore, permettendo così di programmare lo strumento. |
I Processori di segnale (SP - Signal Processors) vengono usati per ottenere parecchi effetti ottenibili in natura (e molti non ottenibili): questi dispositivi trattano il segnale elettronicamente direttamente o previo campionamento (e in questo caso parliamo di DSP - Digital Signal Processors), permettendo di ottenere effetti di eco e riverbero tipici di ambienti diversi (stanze, spazi aperti, chiese...), ritardi di propagazione del suono, ma anche effetti spettrali: variando le frequenze delle componenti del segnale o delle loro ampiezze è possibile ottenere i più disparati effetti sonori.
I Sequencers sono invece dispositivi atti a memorizzare e riprodurre interi brani musicali. Di tecnologia esclusivamente digitale, questi non immagazzinano i suoni come i campionatori, ma le caratteristiche di un brano musicale: un sequencer comanda uno o più sintetizzatori, che provvedono ad eseguire il brano. Con i sequencer è possibile modificare la struttura del pezzo nota per nota, variarne il tempo, la tonalità e volendo anche il modo; con i dispositivi più evoluti è possibile anche uscire dal temperamento equabile. I sequencer usano di norma il protocollo MIDI (Musical Instrument Data Interchange) per comunicare con sintetizzatori, processori di effetti, campionatori, mixer ed altri dispositivi (batterie elettroniche...).