10 - Da San Germano a Varano per la valle del Boranico



L'alta valle del Boranico tra Camerano e Varano

Dislivello in salita: m 137

Tempo di percorrenza: h 3 molto variabile a seconda delle soste

Accesso: da Camerano centro scendere per via San Germano fino alla frazione omonima parcheggiando nel piazzale antistante la chiesa e il circolo Acli.

Relazione: dirigersi sulla strada in direzione del Poggio ed immettersi in via Varano (segnavia). Scendere fino a delle piane coltivate, prendere a sinistra un piccolo ma netto sentiero che attraverso un ponticello ci fa superare il rio Boranico.

Prima a destra e poi a sinistra ci si immette in una sterrata in graduale salita ben definita da fitte siepi.

La stessa ci offre delle stupende vedute sulla campagna, sui fossi sottostanti Poggio, Camerano, e sul caratteristico fianco Nord-occidentale del Conero; in breve ci conduce nella solitaria ed interessante Varano.

Note: passeggiata campestre molto panoramica. Alcune edicole agli incroci e caratteristiche case coloniche rappresentano una interessante testimonianza storico-rurale della zona.

Il Boranico scende dal versante Nord-Ovest del Conero con diversi rami (fosso Fontanaccia o Fulcinese, fosso della Tomba, fosso del Buco del Diavolo ed altri minori), nel fondo della vallata omonima si ingrossa e, puntando decisamente a Sud-Ovest va a confluire nel fiume Aspio all’altezza dell’attuale autostrada nel territorio del Comune di Camerano.

All’inizio del suo percorso, in una zona molto fredda d’inverno e battuta dai forti venti di tramontana e quindi molto selvaggia, ha conservato in gran parte il suo aspetto originario; la vegetazione è molto intricata e tra vari relitti di bosco autoctono il suo decorso è spesso accompagnato da pioppi, betulle, querce, castagni, olmi e noci.

Anche qui, la presenza faunistica è simile a quella citata per la zona Gradina. E’ stato più volte avvistato il raro falco pellegrino e per i rapaci notturni anche il magnifico gufo reale.

A Varano si consiglia vivamente una visita al forno a legna del mitico Serafino (pane e dolci) ed al laboratorio artistico "Conero Ceramiche" ispirato nelle sue decorazioni dal birroccio.

In questo infatti, la famosa "Pupa", con la colomba che stringe al petto, rappresentava l’emblema della purezza mentre la collana, l’elemento decorativo classico della contadina marchigiana.

Il birroccio non era soltanto il mezzo basilare dell’agricoltura ma anche l’elemento essenziale nelle feste popolari e contadine del Conero e delle Marche.



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