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Vittorio Amedeo II“Renard” 1684–1730 |
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Nacque a Torino il 14 maggio 1666. Il padre morì nel 1675, quando Vittorio Amedeo aveva solo nove anni, la reggenza fu affidata a sua madre, che governò anche oltre la maggior età di Vittorio Amedeo. Una personalità decisamente complessaPersonalità affascinante e demiurgica ma anche carattere cupo e ombroso. Amato e odiato. Su di lui circolarono molti aneddoti. Era parco fino a rasentare la trasandatezza e il fasto della sua corte non gli andava a genio; ridusse drasticamente le spese di rappresentanza e coi soldi risparmiati finanziò la riforma dell’esercito e degli uffici pubblici. Si dice che si travestisse e girasse di notte per Torino, per sentire le lagnanze del suo popolo. Fu soprannominato “renard”, volpe. Su di lui fiorirono studi storici e psicologici. Fu comunque un grande monarca assoluto e un grande riformatore. A lui si debbono la riforma dell’apparato burocratico, il catasto, assunzioni in base alle capacità, il ricupero di feudi posseduti illegalmente da altri, un concordato con il papa. Il difficile rapporto con la madrePer governare più a lungo Giovanna abbandonò il figlio in compagnia di giovani dissoluti con cui si dedicava alle feste, alla caccia ed ai facili amori. Il giovane duca, tuttavia, pur fra le dissolutezze, si rese presto conto delle condizioni in cui erano caduti i suoi domini e presto decise di togliere il governo alla madre. Nel 1679 Giovanna Battista, per prolungare il proprio potere, progettò le nozze del figlio con la cugina, Isabella di Braganza, infanta del Portogallo. Il contratto di matrimonio prevedeva il trasferimento immediato del duca in Portogallo, di cui in seguito sarebbe divenuto re; in questo modo l'amministrazione del Piemonte e della Savoia sarebbero rimasti alla madre nonostante la maggior etè del figlio. Vittorio Amedeo finse di accondiscendere al volere materno ma quando giunse a Torino l'emissario portoghese che doveva accompagnare il regale sposo in Portogallo, Vittorio Amedeo si finse malato e di salute estremamente cagionevole. L’inviato portoghese si affrettpò ad informare il proprio sovrano che decise immediatamente lo scioglimento del contratto di matrimonio. Dopo qualche tempo Vittorio Amedeo II chiese a Luigi XIV il permesso di prendere le redini dello stato sabaudo, dando come garanzia dell'intenzione di mantenere buoni rapporti con la Francia, l'assicurazione che avrebbe sposato una dama scelta dalui. Ottenuta risposta affermativa, notificò ai ministri che cessava la reggenza della madre e che le redini dello stato passavano a lui. Le resistenze di Maria Giovanna furono inutili. Nel 1684, quindi, per poter finalmente assumere il potere dovette sposare la cugina francese Anna d’Orleans. Ovviamente non si trattava di matrimonio d'amore, ebbe molte amanti, che non si curava di nascondere e che gli diedero almeno cinque figli. L'ultima delle sue amanti, la Marchesa di Spigno, che sposò morganaticamente, fu, a detta di alcuni, causa della sua rovina.
In un primo tempo fu restio a perseguitare i protestanti, come fece suo zio, Luigi XIV. Nel 1686, dopo molte insistenze e minacce del re di Francia organizzò una spedizione contro i Valdesi. Ne sopravvissero 11000, di cui 3000 si convertirono e gli altri 8000 furono carcerati. Alla liberazione erano solo più 3841 e furono esiliati. Gli orfani ricevettero un’educazione cattolica nell’ospedale di carità.
Credo si trovasse nell’edificio che attualmente ospita il liceo classico “Porporato”. Quando insegnavo in quel liceo mi hanno riportato strane storie sussurrate dai vecchi e tramandate da secoli. Storie di donne valdesi incinte che furono portate nell'edificio e che non ne uscirono mai. Solo i figli, debitamente convertiti al cattolicesimo poterono uscire da lì…
Quando il duca cambiò alleati e si schierò con l’Austria contro la Francia alcuni valdesi, guidati dall’abate Arnaud, rientrarono in val Pellice, (la “glorieuse rentrée”). Sconfitte.- Il 4 giugno 1690 aderì alla Quadruplice Alleanza con l’Olanda, la Spagna e l’Austria (dove suo cugino Eugenio di Savoia combatteva per l'Imperatore), e quindi ruppe con la Francia che, nell’agosto seguente, assediò Montmelian e occupò Chambery. Immediatamente la persecuzione dei Valdesi cessò e ci fu glorieuse rentrée.
La guerra comportò ingenti spese e terribili
sconfitte piemontesi: Carmagnola fu rasa al suolo, i castelli di Venaria e
Rivoli furono saccheggiati e alla Torino, tuttavia, non fu attaccata perché gli approvvigionamenti francesi erano precari e i piemontesi, invece, si riorganizzarono abbastanza in fretta. Dopo questa fase rimasero solo più paesi saccheggiati e bruciati, vigne atterrate, campi devastati e la certezza che i prossimi raccolti sono perduti: la carestia. Il municipio di Torino venne in aiuto al suo re con finanziamenti e volontari. Alla fine del 1693 Vittorio Amedeo si staccò dall’Austria, concluse con Luigi XIV i trattati di Pinerolo e di Ryswyk; nel 1697. Continuando la tradizione sabauda di fare politica attraverso promettenti matrimoni diede in sposa le figlie Maria Adelaide al Delfino Luigi, Duca di Borgogna e Maria Luisa Gabriella a Filippo V re di Spagna e duca d’Angiò. Cambiamenti di fronte- Nel 1701 Vittorio Amedeo, era quindi alleato con la Francia nella Guerra di Successione Spagnola. Il 5 gennaio 1703 cambiamento di fronte: ritornò con l’Imperatore Leopoldo I e provocò una guerra contro la Francia le cui truppe gli inflissero parecchie sconfitte e assediarono Torino nel marzo 1706. Vittorie Una nuova borgata periferica della città prese il nome di borgo Vittoria. Nel 1707 riconquistò Nizza e Susa. Con un accordo segreto il re di Francia, con cui evidentemente si stava raccordando, gli promise la Lombardia.
Nel 1713, con il trattato di Utrecht dell’11
aprile riprese la Savoia e ebbe le regioni di Alessandria, Lomellina, Sesia, il
Monferrato (promesso dall’Imperatore Leopoldo I nel 1703) Ulzio, Vittorio Amedeo diventa reMa il risultato più brillante di questi continui cambiamenti d'alleanza (definiti capolavoro della diplomazia del '700) fu l'acquisizione della Sicilia: il 2 dicembre seguente il Duca e la Duchessa furono consacrati Re a Palermo. In quella città furono accolti con un discorso che presentava la Sicilia come “terra dei baroni”. In effetti il numero di nobili in proporzione alla popolazione era il più alto del mondo: ciò comportava uno spaventoso sfruttamento del popolo da parte di un’incontrollabile nobiltà locale. L’ex genero, di Vittorio Amedeo, il re di Spagna, in accordo con le grandi potenze, rivendicava la Sicilia per se e lo costrinse ad accettare in cambio la Sardegna. Al Savoia interessava essere re ma della Sicilia non poteva né voleva occuparsi. Vittorio Amedeo accettò la Sardegna, più piccola e povera ma molto più vicina e controllabile, che gli permetteva di mantenere la cosa più ambita: il titolo di re. La Sicilia non passò alla Spagna ma all'imperatore Asburgo. Filippo V ebbe Parma, Piacenza e la Toscana, che poi passò ai Lorena. RiformeCreò dei nuovi ministeri: esteri, guerra, interno e delle agenzie: finanze, tesoro, real casa... Ruppe con Roma, nel tentativo d’imporre al papa e al clero la propria volontà. Nel 1723 con l’intenzione rendere più chiare e comprensibili le leggi, pubblicò le Reali Costituzioni. Fu il primo in Europa ad organizzare un catasto, sia per meglio conoscere le reali possibilità economiche del regno e aumentare il controllo sui beni dei nobili e del clero sia, specialmente, per poter meglio prevedere le entrate fiscali. Pur non essendo molto portato per le scienze e le arti, ne comprese le potenzialità ed il valore politico e così mise sotto controllo anche l'università, di cui assunse direttamente la gestione e costrinse gli studenti di tutto il regno a risiedere nel Collegio delle Province a Torino, creò la biblioteca universitaria e affidò a valenti architetti meravigliose opere architettoniche. Torino.Torino fu ampliata, riorganizzata ed arricchita di splendidi palazzi e strutture.
Dalla Sicilia Vittorio Amedeo portò a Torino
Filippo Juvarra cui fece progettare edifici splendidi, tra cui la palazzina di
caccia di
Nel 1730, sentendo che la sua mente cominciava a vacillare, abdicò e si ritirò con la sposa morganatica Anna Carlotta Teresa Canalis di Cumiana, Marchesa di Spigno a Chambery. La Canalis non era abbastanza nobile per sposare un re e il Consiglio era contrario perfino al loro rapporto ma una volta vedovi i due, che si amavano, si erano sposati con un matrimonio che ha valore solo in chiesa e non nella società civile e, quindi non ha effetti politici o dinastici. Anche a causa di questa unione il motto di casa Savoia, FERT: è tradotto con la frase “Foemina erit ruina tua”.
L’anno dopo, Vittorio Amedeo fu colpito da un
colpo apoplettico. Il figlio Dopo un mese si ristabilì e, recatosi a Moncalieri pretese, con fare risoluto ed arrogante di ritornare sul trono, perché l’erede, del cui operato non si era mai degnato di interessarsi, era, a parer suo, manifestamente incapace.
Consultati i suoi collaboratori, Qualche tempo dopo la Marchesa di Spigno poté ricongiungersi al marito, che trascorse gli ultimi mesi della sua vita tra accessi d’ira e di apatia. Morì a Moncalieri il 31 ottobre 1732 e fu sepolto nella basilica reale di Superga che lui stesso aveva fatto costruire e che sarebbe diventata il luogo di sepoltura dei re di Sardegna. Dopo la morte del re la Marchesa, lasciata libera, si rinchiuse in convento. |
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