Aspetti preventivi ed integrativi
dell'attività sportiva La psicologia clinica e la disciplina schermistica "liberano
tutti" da vecchi pregiudizi.
Premessa
Per la Professoressa A.Guareschi-Cazzullo*il
movimento più significativo della medicina é rappresentato da una scienza medica
centrata sulla persona nella sua interezza quindi legato anche agli aspetti psicologici di
essa. Marcello Cesa-Bianchi* ci esorta a preoccuparci di realizzare un recupero di certe
funzioni, per il raggiungimento di un equilibrio maturativo dando valore a quelle
potenzialità che sono sicuramente presenti nel soggetto; e da qui si può dimostrare come
l'intervento specifico nei riguardi di un "handicap" debba essere inserito nel
contesto in un intervento globale nei confronti di una personalità. E' su queste premesse
ed in linea con pensiero sopradetto che si intende articolare il nostro apporto
sportivo-integrativo.
Linee guida per la scelta della
disciplina sportiva
La maggiore difficoltà poteva consistere nel
proporre una attività in grado di risvegliare e sostenere l'attenzione del portatore di
handicap mentale. Dando per scontato che motricità e postura vengono considerate come
risorse riabilitative offerte al soggetto adulto con ritardo mentale e sulla base delle
nostre ricerche di psicologia clinica applicata al gioco ed allo sport si è consci che in
questi delicati ambiti é il movimento "motivato" che obbedisce all'intenzione
del soggetto.* Questi è in continua ricerca di situazioni che lo stimolino non in maniera
stereotipatica o robotica ma "cosciente". Un buon esempio di come si possa
formulare dei progetti integrati coinvolgendo sport e recupero funzionale e mentale ci
viene dalla struttura legale statunitense che già dal 1975 con la legge 94-142
Educational for all Handicapped Children Act definisce in chiave istituzionalizzata una
piena integrazione della persona portatrice di handicap mentale con programmi altamente
qualificati fra cui lo sport come luogo previlegiato anche in chiave di psicologia clinica
di prevenzione. Anche i lavori di Rudolf Stainer*già nel 1922 con la formulazione della
ginnastica Bathner aveva inserito l'attività motoria come spazio di recupero
"istituzionalizzato" nelle Comunità Champhill per deboli mentali. Da ciò le
motivazioni per proporre la scherma come attività guida , disciplina ricca di dinamiche
stimolanti non stereotipate e di componenti di "problem-solving". La disciplina
schermistica é attività assolutamente nuova nel contesto terapeutico per handicap
mentale . Sport estremamente ritualizzato con regole ed imposizioni assai rigide esse
vanno apprese con modalità proprie simili a chiunque desideri misurarsi senza troppe
distinzioni anche se ovviamente l'insegnamento è personalizzato. In questo é
fondamentale l'approccio alla scuola del Maestro Marcello Lodetti* a cui io faccio
riferimento.
Gruppo di lavoro
Il gruppo con cui i due soggetti interagiscono è
composto da circa 12-14 soggetti normodotati di età compresa tra i sette e gli undici
anni ( età di latenza) che corrisponde in linee generali all'età psichica dei nostri due
amici. Questo fattore é fondamentale per il buon inserimento sociale e ludico; inoltre il
gruppo essendo strutturato in periodo di crescita come quello di latenza é estraneo dalle
problematiche psicodinamiche Edipiche e ancora lontano da una adolescenza complessa e
molto strutturata nelle dinamiche relazionali
Luogo
All'interno di una palestra milanese di grandi
tradizioni nel contesto di un corso rivolto alle fascie di età sopra descritte.
L'intervento si svolge durante una seduta settimanale pomeridiana settimanale ed ha durata
di circa 7O minuti
Caratteristiche generali del Gruppo
Il Setting di lavoro é composto da schermitori
con 1-2-3 anni di esperienza schermistica con conoscenza oramai acquisita di gran parte
delle dinamiche ritualistiche della disciplina,buona conoscenza della tecnica e della
tattica di gestione del combattimento e discreta capacità di gestione arbitrale. Essendo
questo gruppo nella sua crescita sviluppatosi nel suo nucleo con l'iniziale inserimento
dei due nostri amici non vi sono mai stati problemi di nessuna sorta nella gestione
relazionale. Possiamo considerare il gruppo nella sua frastagliata varietà veramente
"omogeneo".
La ludoterepia "schermistica"
In un quadro di apprendimento assolutamente
ludico anche se necessariamente di confronto già esposto in precedenti lavori abbiamo
riscontrato attraverso le varie dinamiche di relazione con il gioco della scherma le
seguenti caratteristiche omogenee per il gruppo:
- Crescita della presa di coscienza delle regole
comportamentali ( giochi di regole)
-Crescita della socializzazione a livello
interpersonale e di gruppo
-Crescita della formazione del proprioIo (
sviluppo della personalità)
-Diminuzione dello stato di aggressività nei
casi eccessivi
In questo ambito di lavoro di circa un anno di
esperienza é stato possibile riscontrare per i due amici schermitori i primi due punti in
maniera sensibile. Per il terzo punto non ho attivato test di raffronto e per il quarto i
ragazzi con aspetti down inseriti nel gruppo sembra siano estranei agli aspetti agonistici
eccesivi previlegiando assolutamente l'aspetto del gioco anche se sono piacevolmente
soddisfatti quando vincono.
Metodologie di supporto
Con l'ausilio di metodologie legate alla
Psicologia Analitica Transazionale ed alle metodologie di studio della Psicologia Clinica
dello Sport con spazi di comunicazione legati a:
-Giochi di ruolo (role playng) scambi di ruolo
allievo/Maestro , assunzione del ruolo del Direttore del Torneo o del Giudice arbitro, di
allievo difensore o attaccante ecc...
-Drammatizzazione , giochi di pantomima, sul
comportamento del giudice dell'allievo che vince, che perde, sul comportamento
dell'allenatore ,del genitore, ecc... Teatrino quotidiano legato all'assunzione di un
comportamento fuori delle regole, prove di un "processo" assunzione dei ruoli di
imputato,accusa, difesa, giuria, con espressione di un verdetto.
-Rinforzi positivi (carezze psicologiche) legate
al bisogno di riconoscimenti Infatti in Analisi Transazionale è definita unità di
riconoscimento ed ha una funzione primaria per l'essere umano che ha imprebilmente bisogno
di stimolazioni fisiche e mentali
-Ridistribuzione dei meccanismi di difesa
attraverso il gioco schermistico
Come collante clinico dinanzi a problemi estremi
da risolvere e se funzionano bene vengono condivisi ed integrati come parte
dell'interazione ritualizzata di individui o gruppi. Si é giunti a sviluppare un elevato
livello empatico e di considerazione reciproca da parte di tutti i componenti del gruppo.
Osservazioni Questo ha fatto si che i componenti
del gruppo si siano misurati fra loro con piglio ludico-di confronto e si siano alternate
per tutti vittorie o sconfitte in base alle singole capacità tecnico-tattiche, con
evidente soddisfazione dei ragazzi down pari nel gioco nel risultato e nelle emozioni ai
loro compagni di avventura sportiva. L'attività non ha inoltre rivelato nessuna
difficoltà nella gestione del luogo e dei tempi questo poiche vi é stata la massima
collaborazione dei genitori di tutti gli allievi e grazie all'aiuto prezioso di una
collaboratrice esterna con il ruolo di accompagnatrice dei ragazzi "non abili"
diplomata Isef, sempre presente ed interagente con le dinamiche del gruppo.
Conclusioni
Se é vero come sostiene Popper *che un sistema
empirico di ricerca è considerato tale se tale sistema può essere controllato e
confutato dall'esperienza, questa esperienza di lavoro ha due anni di vita. Kuhn* afferma
che in condizioni normali lo sperimentatore, scienziato, ricercatore non è un innovatore,
ma un risolutore di rompicapi ed i rompicapi su cui concentra le sue attenzioni sono solo
quelli che egli pensa possano essere già formulati e risolti all'interno della tradizione
scientifica esistente. Ma poi ci sono le rivoluzioni; spesso una "rivoluzione"
ha un carattere interdisciplinare, le sue scoperte centrali provengono non di rado da
persone che si spingono oltre i naturali confini delle loro specialità. Anche nel campo
educativo, ludico sportivo, clinico se si é in grado di conoscere e gestire gli strumenti
é possibile se non doveroso per gli operatori impegnarsi in progetti "importanti di
rottura" sempre mantenendo una deontologia professionale adamantina. Da ciò mi
auspico come Segretario Generale dell'Associazione Internazionale di Psicologia e
Psicoanalisi la nascita dello Psicoterapeuta dello sport come una figura altamente
specializzata, formata ed attiva per questa importante rivoluzione copernicana nel mondo
dello sport, non più legato a clichet stereotipati o ad un qualsiasi clichet. E per
riprendere le parole del mio Maestro il Prof Carlo Ravasini "(l'operatore
n.d.r)...lavori, ad una sola condizione: che sappia fare il suo mestiere " ed io
aggiungo che é tempo che il mondo dello sport gli offra la possibilità di ben operare.
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