Indice

I Filosofi e il Ludus deportivo

NOTE INTRODUTTIVE STORICHE ED ANTROPOLOGICHE, DAI "LUDI SACRI ALLO SPORT" PERCORSO STORICO-FILOSOFICO E PEDAGOGICO NELL'AREA MEDITERRANEA ED OCCIDENTALE ( Dall'Impero Egizio alla rivoluzione Industriale)

L'iter storico filosofico ed i suoi aspetti mondani

ASPETTI DI PSICOLOGIA CLINICA, I MECCANISMI DI DIFESA

Concetti introduttivi 
L'originedella psicoanalisi
L'io ; Definizione del concetto di Io Suo sviluppo e funzioni Studi ad esso relativi;concetti introduttivi sui meccanismi di difesa.
I Meccanismidi difesa
Qualche considerazione finale sui meccanismi di difesa.
La scherma

L'AGGRESSIVITA' ED IL SUO "CURSUS" NEL GIOCO E NELLO SPORT  Approfondimenti nell'ottica dell'interpretazione clinica ed etologica - La scherma "ponte" fra pulsioni ,gioco e sport

BREVE STORIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA E DELL'OSSERVAZIONE CLINICA DIRETTA (NELLA ETA'EVOLUTIVA). UN NUOVO CAMPO DI APPLICAZIONE E DI VERIFICA: LA PRATICA SPORTIVA

- La nascita della psicologia clinica
Il bambino nel periodo di latenza( 7-11 anni); Sviluppo psichico in rapporto ai compagni di gioco I giochi come specchi dell'anima e la loro osservazione diretta -

STUDI, RICERCHE, ELABORAZIONE DEI DATI IN PSICOLOGIA CLINICA DELLO SPORT

Introduzione generale alle ricerche -
Aspetti
psicoanalitici dell'attività sportiva: nuova metodologia di osservazione clinica applicata alla scherma nell'età evolutiva
Raffronto tra un indagine scolastica ed una societaria con il metodo di osservazione clinica diretta applicata alla disciplina schermistica
Il metodo di osservazione clinico diretto applicato al tennis ed al tennis tavolo, estensione della nuova metodica e nascita della nuova griglia di osservazione

SVILUPPO DELLE RICERCHE , NUOVE APPLICAZIONI

Introduzione generale alle ricerche
I meccanismi di difesa rilevati con il test di scrittura.Confronto con i risultati dell'osservazione clinica diretta nello sport
Aspetti terapeutici complementari all'attività sportiva schermistica e prospettive terapeutiche per altre discipline
Il rilancio dell'attività sportiva nella sua dimensione di "prevenzione ed integrazione"
Aspetti preventivi ed integrativi dell'attivita sportiva (sport ed handicap mentale): la psicologia clinica e la disciplina schermistica "liberano tutti" da vecchi pregiudizi
Nota conclusiva all'estensione delle ricerche

PERCORSO DI AVVICINAMENTO ALLA PROGETTAZIONE DI UN "MODELLO CLINICO DELL' ATTIVITA' LUDICO SPORTIVA COME PREVENZIONE AL DISAGIO GIOVANILE"

- Basi per una pedagogia a carattere clinico-analitico
Note
Un modello clinico dell'attività ludico-sportiva come spazio di prevenzione al disagio giovanile.Il progetto "Campus".
Le caratteristiche generali del progetto "Campus" 1988-1998
Quadro generale
Considerazioni finali
note
bibliografia

CRITICA EPISTEMOLOGICA ALLA METODOLOGIA DI RICERCA

introduzione
Considerazioni sulla validità del metodo induttivo nelle scienze
Spunti di riflessione
Verso un modello di " ricerca scientifica" nell'impianto clinico di lavoro

CONCLUSIONI

 

 



L'Io

L'Io è quella parte dell'Es che è stata modificata dalla vicinanza e dall'influenza del mondo esterno(...), il rapporto con il mondo esterno è divenuto decisivo per l'Io il quale si è assunto il compito di rappresentarlo presso l'Es, fortunatamente per l'Es, il quale, incurante di questa preponderante forza esterna , nel suo cieco tendere al soddisfacimento pulsionale non sfuggirebbe all'annientamento. Nell'adempiere a tale funzione, l'Io deve osservare il mondo esterno, depositare una fedele riproduzione delle traccie mnestiche delle sue percezioni, tenere lontano,mediante l'esercizio dell'"esame della realtà" ciò che in questa immagine del mondo esterno è un aggiunta proveniente da fonti interne di eccitamento. Per incarico dell'Es,l'Io domina gli eccessi di motilità, ma ha inserito tra bisogno ed azione la dilatazione di attività di pensiero, durante la quale utilizza residui mnestici dell'esperienza; in tal modo ha detronizzato il principio di piacere che domina illimitatamente il decorso dei processi dell'Es,e lo ha sostituito con il principio di realtà, che promette più sicurezza e maggior successo.* L'Io è quella parte dell'apparato psichico che interascisce con la realtà; rappresenta ilprocesso secondario laddove l'Es è il principio primario.* Il rapporto dell'Io con l'Es potrebbe essere paragonato  quello del cavalier con il suo cavallo. Il cavallo dà l'energia per la locomozione, il cavaliere ha il privilegio di determinare la meta, di dirigere il movimento del poderoso animale. Ma tra l'Io e l'Es si verifica troppo spesso il caso, per nulla ideale che il cavaliere si limiti a guidare il destriero laddove questo ha scelto di andare.* Alla nascita l'Io e l'Es sono indifferenziati; finchè l'Io sorge gradualmente con lo, sviluppo dell'individuo. Il primo momento in cui si può dire che esista un Io è quando sono percepite le sensazioni del corpo; per questo Freud afferma che all'inizio l'Io é principalmente un Io corporeo.* Spitz* nel suo lavoro " Teorie di un campo genetico della formazione dell'Io" scritto nel 1959 e dedicato a S.Freud , sull' ipotesi iniziale secondo la quale non esiste una divisione fra gli, aspetti somatici e psichici della personalità umana, colloca verso il terzo mese di vita con la reazione al sorriso, lo stabilizzarsi della realtà dell'Ego, e riprendendo Freud in "Inibizione ,sintomo ed angoscia" del 1925 argomenta che : " Qualcosa che é presente nell'Ego, come immagine , può anche essere riscoperto attraverso la percezione; si è costituito un Ego rudimentale; si tratta di un Ego corporeo ,la cui primissima applicazione é la più elementare realizzazione del rapporto con la realtà"* S.Freud ha parlato più particolareggiatamente delle caratteristiche innate dell'Io ,affermando che la scelta individuale fra i possibili meccanismi di difesa viene determinata da un fattore costituzionale* Hartmann specifica che: "non significa voler sopravalutare misticamente l'ereditarità, il credere che perfino prima che l'Io esista siano già determinate le sue successive direttive di sviluppo, le sue tendenze, le sue reazioni."* Spitz si domanda inoltre: "I turbamenti nelle relazioni oggettuali infantili determineranno deficienze nella formazione dell'Ego in conformità con i periodi critici nei quali si verificheranno?" * Per Spitz se tale turbamento si verifica, la tendenza integrativa dell' Ego compenserà il conseguente ritardo di specifici nuclei dell'Ego attraverso un integrazione deviante. Questo risultato sarà raggiunto grazie all'esuberanza di quei nuclei dell'Ego che restano utilizzabili. Questi nuclei dell'Ego esuberanti, di conseguenza anormali, possono allora divenire gli elementi costituenti "un Ego frammentato" oppure punti di attrazione verso i quali possono gravitare le introiezioni. Essi verranno così acostituire una delle origini dei punti di fissazione . Con questo Spitz non vuole dire che, qiando più tardi si verifica una regressione si dovrà andare necessariamente all' origine di questi nuclei. Nel corso di un ulteriore sviluppo questi nuclei esuberanti dell' Ego, vengono inevitabilmente in conflitto con le normali richieste dell'ambiente in uno stadio molto più avanzato. E' al momento di questo conflitto che la fissazione sarà attaccata e si verificherà la regressione. Attraverso la teoria degli organizzatori della psiche ( rapporto tra sviluppo corporeo ed embriologico) Spitz conclude che,il primo degli organizzatori della psiche organizza la percezionbe e fissa i primordi dell'Ego;il secondo integra le reazioni oggettuali con le pulsioni e fissa l'Ego come struttura psichicaorganizzata con una varietà di sistemi, apparati e funzioni. Il terzo organizzatore apre la via allo sviluppo della relazioni oggettuali secondo il modello umano, cioé secondo il modello delle comunicazioni semantiche. L'assenza di equilibrio durante ognuno di questi stadi ha comunque un signi ficato decisivo. Infatti una regressione a tale punto di fissazione distruggerà necessariamente il successivo e più vulnerabile sviluppo dei modelli umani, di adattamento; e del dominio della difesa.* L'Io è la porzione dell'Es che é stata modificata dall'influenza diretta del mondo esterno che ha agito attraverso il sistema percezione-coscienza.* Hartmann si pone invece di fronte all'Io, cercando di chiarire le funzioni non solo sotto l'aspetto difensivo ( meccanismi di difesa), ma anche in un ambito più largo, libero da conflitti. Per l'autore l'Io é un istanza autonoma allo stesso dell'Es. Lo sviluppo dell'Io pertanto sarebbe il risultato di una differenziazione dell'istinto, ma non di una differenziazione dell'Es, perchè , per Hartmann, si può parlare dell'Es come istanza psichica che si contrapporrebbe ala prima, in una implicazione reciproca. Sullo sviluppo di un Io così concepito esercitano la loro influenza, oltre all'istinto,la realtà esterna e gli apparati biologici ereditari, i quali ultimi costituiscono il fondamento dell'autonomia primaria primaria dell'Io. In altri termini, l'intelligenza, i talenti in genere (intesi come fattori dell'Io) di cui un bambino è ereditariamente dotato, possono influenzare i modi, il tempo di insolvenza, e l'intensità dei conflitti istintuali. Non solo ma attraverso il "cambiamento di funzione" situazioni primitivamente conflittuali possono essere deconflittualizzate e l'energia ad esse collegate può essere messa a disposizione dell'Io( autonomia secondaria).* Il termine o si riferisce alle costellazioni di funzioni che includono l'istanza psicologica di controllo guida e coordinamento dell'uomo. Si è notato che inizia a svilupparsi nelle prime settimane di vita e raggiunge il suo massimo di organizzazione nella maturità adulta. Esso evolve con il principio epigenetico. Governato da questo principio, lo, sviluppo nasce dal gioco reciproco di due fattori: a) la maturazione delle tendenze biologicamente innate b) l'apprendimento mediante esperienza* Per White alcune funzioni dell'Io quali la percezione, la coscienza ,la vocalizzazione , e la motilità, sono presenti in forma primitiva gia dal momento della nascita. La loro comparsa non dipende dall'esperienza o dall'apprendimento. Se manca il nutrimento emotivo queste funzioni non possono sviluppaersi in modo adeguato.* Importanti funzioni dell'Io evolvono tra i sei ed i ventiquattro mesi es,: linguaggio, capacità motorie, ecc. Gli studi di Piaget * sullo sviluppo cognitivo cosi mirabilmente riassunti da Elkind* confermano le osservazioni psicoanalitiche, secondo cui, prima dei diciotto mesi, i bambini sono privi della cosidetta permanenza oggettuale, cioè sia le persone che le cose continuano ad esistere anche quando sono fuori dal campo visivo o auditivo. Sicché quando la madre é lontana , il bambino non ha nessuna certezza che essa in effetti contionui ad esistere . Soltanto lo sviluppo di un'immagine mentale internalizzata della madre lo conforta quando essa è assente e lo rassicura circa l'esistenza di lei. Se il bambino non riesce gradatamente a sviluppare questa fidata madre interiore, praticamente tutte le funzioni dell' Io ne soffrono. Se non può disporre di sufficenti esperienze per costruire questa fonte interna di sicurezza e fiducia, ne derivano distorsioni e lesioni in funzioni basilari dell'Io, quali la capacità di camminare, di parlare, apprendere , pensare, ricordare, e nella fiducia in se stesso e nelle altre persone.* Per White e collaboratori* le funzioni principali, di cui é formata l'istanza coordinatrice e di guida che disignano l'Io, sono: 1) Percezione 2) Coscienza  3) Memoria 4) Attenzione 5) Pensiero 6) Intelligenza 7) Espressività e Linguaggio 8) Motilità e Abilità Motorie 9) Giudizio e Previsione 1O) Capacità di Posticipare Bisogni ed Impulsi 11) Meccanismi di Difesa 12) Affetti di Segnale: Angoscia,Depressione e Colpa

Per White l'Io è: " l'istanza psicologica che percepisce ed attribuisce significato agli stimoli interni ed esterni ed organizza, dirige e coordina il comportamento sollecitato da tali stimoli; talchè esso divenga il più vantaggioso possibile per la persona. L'Io denota quelle funzioni riguardanti la capacità del bambino di valutare la realtà esterna ed interna ed affrontarla. Il che comporta la valutazione di situazioni, oltre che delle proprie forze e debolezze individuali. L'Io consente all'individuo di apprendere delle proprie esperienze e di raggiungere i propri scopi. Coordina le richieste delle sue pulsioni interiori con le pressioni e richieste del mondo esterno. Decide se, in base alla realtà esterna, è ragionevole che l'individuo agisca in conformità alle sue fantasie. "* L'Io è in buona posizione per difendersi dai pericoli in agguato dal mondo esterno, se necessario, può darsi alla fuga. Ma ciò non vale per i pericoli interni (moti pulsionali).* Freud condiderò questa maggiore suscettibilità ai pericoli interni come una fonte di nevrosi.* Il tratto fondamentale della situazione di pericolo é di provocare uno stato di tensione etrema che non può essere scaricata,dunque di contrastare al principio di piacere. "Ciò che è temuto, l'oggetto dell'angoscia e ogni volta la comparsa di un momento traumatico che non può venire eliminato come richiederebbe il principio di piacere."* Originariamente l'angoscia nasce quando l'Io, ancora debole viene soprafatto per la prima volta da una pretesa libidica eccessiva. Quale funzione ha l'angoscia per mettere in azione il principio piacere dispiacere?.* Freud:"L'Io si accorge che il soddisfacimento di una richiesta pulsionale che sta destandosi maschererebbe una delle situazioni di pericolo che ben ricorda. Questo carico pulsionale deve quindi venire in qualche modo represso, revocato, neutralizzato. Sappiamo che l'Io ci riesce se é forte ed ha incluso la spinta pulsionale nella sua organizzazione. Nel caso contrario (che sfocerà nella rimozione) lo spunto pulsionale appartiene ancora all'Es e l'Io si sente debole . L'Io ricorre allora ad una tecnica che in fondo è identica a quella del pensiero normale. Pensare é un agire a mo' di esperimento con piccole quantità di energia.(...) L'Io anticipa dunque il soddisfacimento della spinta pulsionale sospetta e le dà modo di riprodurre le sensazioni spiacevoli che accompagnano l'inizio della temuta situazione di pericolo, e cioè di giungere esattamente fino al punto in cui las situazione spiacevole può provocare angoscia. Con ciò scatta l'automatismo del principio piacere-dispiacere, il quale ora effettua la rimozione della spinta pulsionale pericolosa""* Sono quindi situazioni di conflitto fra le pulsioni dell'Es che tentano di appagarsi e le intenzioni del Super-Io che lo vietano; in questi casi l'Io si trova fra "l'incudine ed il martello" e cerca di porre rimedio attraverso i meccanismi psicologici alle sensazioni di ansia, di irrequietezza, di apatia, generate dal perdurare del conflitto.* Freud puntualizza: "La difesa contro un processo indesiderato dell'interno, può compiersi secondo il modello della difesa contro uno stimolo esterno, cioé che l'Io adotti contro il pericolo interno, la stessa linea di difesa adottata contro quello esterno. Nel corso di un pericolo esterno, l'organismo intraprende un tentativo di fuga : a tutto primo ritrae l'investimento dalla percezione della cosa pericolosa ; poi riconosce un mezzo più efficace: quella di intraprendere azioni muscolari tali che la percezione del pericolo(...) diventa impossibile, l'organismo si sottrae così alla sfera d'azione del pericolo." * L'Io controlla pur sempre la motilità e può sbarrare questa via agli impulsi dell'Es, che vorrebbero trovare, attraverso il comportamento motorio, gli appagamenti nella realtà* Da cui l'equivalente della difesa da stimoli esterni é la rimozione di rapprasentanze pulsionali interne, che viene determinata da segnali d'angoscia.* Fra le possibili reazioni , che sono parecchie , al segnale di angoscia,una di essa è la "difesa". Per Drews la difesa aveva un'importanza centrale per la spiegazione dei conflitti psichici, fin dai primi scritti psicoanalitici, e l'ha conservata tutt'oggi. La difesa è il nucleo dell'aspetto dinamico della teoria psicoanalitiaa; Le resistenze che partono dall'Io sono di natura inconscia e la parziale inconsapevolezza dell'Io rendeva quest'ultimo molto più interessante per la ricerca di quanto lo fosse stato prima ; la teoria dell'Io e la teoria della difesa venivano a coincidere in larga misura. La difesa diventava una delle principali funzioni dell'istanza Io. Così lo studio delle operazioni difensive diventava una nuova via per la conprensione dell'Io e della sua posizione nel conflitto. L'Io diventava ora oggetto di osservazione specialmente nel campo clinico.* Grazie al lavoro di Nicasi* é facile ricostruire la storia del concetto di difesa in Sigmund Freud. Il concetto di difesa si fa strada assai presto nel pensiero freudiano; é stato col mettere in primo piano la nozione di difesa nell'isteria...che Freud ha definito la propria concezione della vita psichica in opposizione alle idee dei suoi contemporanei.* In "Le Neuropsicosi di difesa" scritte nel 1894 interamente di suo pugno ( senza l'ausilio di Breuer) Freud distingue tre forme di isteria: 1) da stato ipnoide 2) da ritenzione; casi in cui si ha che il perdurare della reazione di fronte allo stimolo traumatico,reazione che però non può essere liquidata e guarita per abreazione 3) da difesa* In questa occasione compare per la prima volta il termine "difesa". I pazienti in cui, sostiene Freud : " ho riscontrato la terza forma in persone che avevano goduto di :* ... sanità psichica fino al momento in cui nella lora vita ideativa, si era presentato un caso di incompatibilità, ossia fino a quando al loro Io non si era presentata un'esperienza, una rappresentazione , una sensazione che aveva suscitato un effetto talmente penoso che il soggetto aveva deciso di dimenticarla convinto di non avere la forza necessaria a risolvere, per lavoro mentale , il contrasto asistente tra questa rappresentazione incopatibile ed il, proprio Io."* Gia nel saggio del 1894 la nozione di difesa gli consente di raggruppare sotto l'unico termine di "neuropsicosi da difesa" le ossessioni, le fobie, le isterie da difesa e le psicosi allucinatorie. Nella minuta "Teorica H" anche la paranoia è considerata un modo patologico di difesa, come l'isteria, la nevrosi ossessiva e la confusione allucinatoria.* Tale punto di vista è mantenuto in " Nuove Osservazioni sulle Neuropsicosi da Difesa": "gia da qualche tempo nutro la convinzione che anche la paranoia (...) sia una psicosi da difesa ".* Tutte queste forme si legge: "hanno un punto in comune: i loro sintomi provengono dal meccanismo didella difesa (inconscio) cioé dal tentativo di rimuovere una rappresentazione incompatibile entrata in penoso conflitto con l'Io del malato."* Di questi ani è una spinosa questione fra i rapporti tra difesa, rimozione e meccanismi di difesa. In un certo senso ad aprire la questione dei rapporti tra difesa, rimozione e meccanismi di difesa è stato proprio Freud quando in "Inibizione ,sintomo ed angoscia"scrisse: "Adesso sono del parere che ritornare al vecchio concetto di difesa presenti vantaggi, se si stabilisce bene, a questo riguardo che esso deve essere la designazione generale per tutte le tecniche di cui l'Io si serve nei suoi conflitti, che possono eventualmente condurre alla nevrosi,mentre conserviamo il termine di rimozione per uno speciale di questi metodi di difesa, che l'orientamento delle nostre ricerche ci ha permesso agli inizi di conoscere meglio degli altri."* Presentando tutto in questa forma di proposito per l'avvenire, Freud sembra tacimente di non aver distinto nel passato tra: 1) Difesa e Meccanismi di Difesa 2) Difesa e Rimozione. Varie le interpretazioni dei biografi di Freud sull'argomento.* Si può vedere a riguardo l'interessante trattazione del problema in Nicasi* Sempre Nicasi ci relaziona che tra il 1894 ed il 1896 Freud individua una serie di "processi o meccanismi difensivi". L'autrice ci conforta nelle sue note che i termini possono conso=iderarsi equivalenti. I meccanismi sono: -Conversione* -Trasposizione dell'affetto* -Proiezione* -Reiezione* -Isolamento* Formazione reattiva* Il ruolo di tali meccanismi è indubbiamente difensivo: la loro attivazione comporta un calo di sofferenza, ed il loro vantaggio è valutato in base all'entità di questo calo ed alla stabilità della parete protettiva che essi erigono prima ancora di essere valutato in base alle gratificazioni -pulsionali e narcisistiche- da essi ricavabili. Così mentre nell'isteria la difesa é labile con guadagno soddisfacente, nelle nevrosi ossessive e nella paranoia si ha difesa stabile senza guadagno e nella confusione allucinatoria, difesa stabile e brillanta guadagno.* Da cui Freud scopre così che esistono dei diversi procedimenti che questo"Io" impiega per liberarsi da tale incompatibilità di una rappresentazione.* Lo stesso Freud ha descritto in seguito le seguenti forme di difesa:

1) Introiezione ed Identificazione ------ --- Nei Meccanismi nevrotici 2) Proiezione ( spec.nella paranoia) -----

3) Formazione reattiva-------------------- 4) Formazione sostitutiva 5) Regressione --- Specialmente nella nevrosi ossessiva 6) Isolamento 7) Rendere non avvenuto ----------------- 8) Spostamento 9) Razionalizzazione

10) Volgere contro la propria persona --------

-- Che Freud chiama "Destini della pulsione" 11) Capovolgimento nel contrario -------------

12) Rimozione

13) Conversione

14) Isolamento

I singoli meccanismi di difesa hanno relazioni specifiche con momenti conflittuali specifici e sono tipici di disturbi psichici specifici.* Le diverse nevrosi sono caratterizzate dalle diverse difese:per esempio l'isteria usava principalmente la rimozion, mentre le nevrosi ossessive impiegavano la regressione e le formazioni reattive. Ma su questo terreno si tornerà più avanti. Nel 1936 in " L'Io ed i meccanismi di difesa " Anna Freud descrisse più dettagliatamente i vari meccanismi di difesa e chiarì il ruolo nel funzionamento della personalità.* E' utile ricordare chre il libro è stato pubblicato quando S.Freud era ancora vivo, e probabilmenta é anche sorto sotto la sua egida. Lo stesso Freud in lavori successivi rimanda a questo libro di sua figlia a proposito dell'argomento " difesa".* E' interessante qui riprendere le parole di Kris a riguardo la recensione del libro da lui fatta nel 1938: " In effetti la prestoria di questo libro sembra risalire al suo libro ( riferito ad A.Freud) sull'analisi infantile, in esso si dimostra come nell'analisi dei bambini , dove siamo costretti in ampia misura a rinunciare ai benefici del metodo della libera associazione , l'analisi del comportamento, del bambino è spinta in primo piano, con loscopo di aiutare il bambino nevrotico ad acquistare comprensione della sua malattia e di osservare le condizioni fondamentali del trattamento analitico."* Nel discutere la tecnica del gioco di M.Klein nel 1927 A.Freud pose il problema di quanto possiamo estendere l'interpretazione del gioco dei bambini; la domanda che essa pone ora in termini generali é come dovremmo preparare il terreno per l'interpretazione del contenuto dell'Es che la nostra conoscenza del simbolo onirico può averci aiutato a comprendere, e come dovremmo orientare il cammino che deve condurci attraverso le posizioni diverse del paziente, alle porte inconscie del suo Io, alla vita pulsionale e alle fantasie primitive dell'infanzia. Per il lettore della tesi può essere utile prima di contonuare il discorso, su A.Freud aprire una parentisi su alcune posizioni diverse di tecnica ed osservazione dei meccanismi di difesa di altri psicoanalisti eminenti quali M.Klein e Ferbain*. Avvalendomi delle note di H. Segal* verranno esposte in grandi lineee le idee a riguardo M.Klein. Melania Klein divide le fasi dello sviluppo in due posizioni: a) la posizione schizo-paranoide b) la posizione depressiva. Esse potrebbero viste come suddivisioni delo stadio orale; la prima occupando i primi tre o quattro mesi di vita e l'altra seguendola nella seconda metà del primo anno. La posizione schizo paranoide è caratterizzata dal fatto che il bambino non è consapevole delle persone - i suoi rapporti si svolgono con oggetti parziali- e dalla prevalenza di processi di scissione e di angoscia paranoide. L'inizio della posizione depressiva é segnato dal riconoscimento della madre come oggetto intero ed é caratterizzato da un rapporto con oggetti interi e da un prevalere dell'integrazione, della ambivalenza , della colpa e dell'angoscia depressiva.* La posizione depressiva non prende mai il posto completamente della posizione schizo-paranoide; l'integrazione raggiunta non è mai completa e le difese contro il conflitto depressivo portano ad una regressione ai fenomeni schizo-paranoidi,così che l'individuo può continuamente oscillare fra le due posizioni. Qualunque problema incontratonegli studi successivi, come ad esempio il "complesso di Edipo"* può essere affrontato entro un modello schizo-paranoide o depressivo di rapporti, di angoscie di difese, e le difese nevrotiche possono essere sviluppate da una personalità schizo-paranoide o maniaco-depressiva. Alcune delle angoscie paranoidi e depressive rimangono sempre attive nella personalità, ma quando l'Io è sufficientemente integrato ed ha stabilito un rapporto con la realtà relativamente sicuo durante lo smaltimento della posizione depressiva, i meccanismi nevrotici gradualmente succedono a quelli psicotici. Così, secondo M.Klein la nevrosi infantile é una difesa contro le angoscie depressive e paranoidi sottostanti, nonchè un modo di fissarle e di smaltirle. Poichè i processi integrativi che hanno avuto inizio nella posizione depressiva continuano,l'angoscia diminuisce e la riparazione, la sublimazione e la creatività sostitiscono estesamente i meccanismi di difesa sia psicotici che nevrotici.* Melania Klein notò che il gioco infantile poteva rappresentare simbolicamente le angoscie e le fantasie del bambino.* I primi rapporti oggettuali del bambino erano caratterizzati dalla preminenza delle fantasie. E' naturaleche tanto più é piccolo il bambino, tanto più esso é dominato da fantasie onnipotenti. Il conflitto fra aggressività e libido, ben noto dall'analisi degli adulti, risulterà particolarmente intenso nei primi, stadi evolutivi, ed essa( ciò seguendo le ultime disposizioni di S.Freud ) avvertì che l'angoscia era dovuta all'opera dell'aggressività che non a quella della libido e che era sopratutto contro l'aggressività e l'angoscia che si costruivano le difese. Anche in base a questi concetti si articolerà nel prossimo capitolo un 'approfondita analisi del problema. Ma ritornando alle difese , fra queste la negazione, la scissione , la proiezone, l'introspezione sembrano instaurarsi prima che fosse organizzata la rimozione. M.Klein notò come i bambini piccoli , sollecitati dall'angoscia cercassero costantemente di scindere i loro oggetti ed i loro sentimenti, sforzandosi di trattenere i sentimenti piacevoli ed introiettare gli oggetti buoni, e di espellere invece gli oggetti cattivi e proiettare i sentimenti spiacevoli.* M.Kein richiamò dapprima l'attenzione sull'importanza della scissione, e dell' interazione fra introiezione e proiezione , meccanismi questi, che notò attivissimi nei bambini molto pisccoli. Davanti all'angoscia suscitata dalle terrificanti figure interne, il bambini cerca di scindere la sua immagine dei genitori buoni ed i suoi sentimenti buoni dall' immagine dei genitori cattivi e della sua tendenza distruttiva.* Infine le funzioni della fantasia, che , fra i suoi aspetti molteplici e complicati, ha anche un aspetto difensivo,che deve esere tenuto nel debito conto. Poiche la fantasia mira ad esaudire gli impulsi istintuali senza alcun rispetto della realtà esterna, la gratificazione derivata dalla fantasia può essere considerata come una difesa contro una la realtà esterna della deprivazione. Ma essa é comunque più di questo:é anche una difesa contro la realtà interna. L'individuo producendo una fantasia di esaudimento del desiderio, non soltanto evita la frustrazione ed il riconoscimento di una realtà spiacevole, ma ciò che é ancora più importante , difende se stesso contro la realtà della propria forma e della propria rabbia, vale a dire contro lasua realtà interna . Le fantasie inoltre possono essere usate come difesa contro altre fantasie.* Questo a grande linee il pensiero della Klein sui meccanismi di difesa. Vi sono altre scuole ed altre opinioni sul concetto di difesa. W.R.D. Ferbain,* è stato uno dei primi esponenti della teoria della relazione oggettuale, che riafferma la teoria psicoanalitica in termini di bisogno da parte dell' individuo di mantenere il contatto con un oggetto, in contrapposizione alla teoria freudiana degli istinti che si fonda sul semplice bisogno di soddisfare se stessi. Egli afferma che l'uomo , per natura, cerca un oggetto e non il piacere, e che le nevrosi derivano dai tentativi di controllare e ridurre l'ambivalenza nei riguardi dell'oggetto, che in origine (e sempre inconsciamente) è la madre, per mezzo di quattro manovre difensive fondamentali,che definisce tecniche schizoide, isterica, fobica ed ossessiva. Nella formulazione di Ferbain queste tecniche difensive si distinguono per il modo in cui l'oggetto viene interiorizzato. Ferbain classifica appunto nel suo lavoro "A Revised Psychopatuology of the Psychoses and Psychoneuroses"* classifica i meccanismi di difesa in descrivendo quattro tecniche fondamentali correlandole a nevrosi specifiche. Per l'autore trattato la difesa serve a mantenere l'illusione che esista ancora una madre ideale e a deviare l'aggressività da questa immagine ideale. Per Rycroft* sia Ferbain che A.Freud considerano l'angoscia unicamente come fenomeno nevrotico, senza tener conto dei suoi importanti aspetti biologici. Al contrario considerando cioè l'angoscia come una forma di vigilanza che scatta per cambiamenti che si verificano sia nell'ambiente esterno che in quelle parti della personalità dell'Io che percepisce come esterne, diventa possibile classificare le difese correlandole alle risposte biologiche di adattamento.* Tornando ad A. Freud ed al suo libro sui "Meccanismi di difesa",Kris afferma che il libro sembra riprendere il problema del modo in cui funziona l'Io maturo nel punto in cui S.Freud in " Inibizione, sintomo ed angoscia" lo lasciò nel 1925*. Per R.Fine*"L'io ed i meccanismi di difesa" era più legato allo studio dell'Io ma A.Freud attribuì all'analisi il compito di acquistare la maggior conoscenza possibile dei tutte le tre componenti ( Es, Io e Super Io) della personalità e di investigare sulle loro relazioni con il mondo esterno. Continuò ad elencare i nove meccanismi di difesa che suo padre aveva già descritto in varie occasioni ed aggiunse la -sublimazione, o spostamento della meta pulsionale-. Pre quando riguarda la tecnica disse: " E' compito dell'analisi pratica osservare come questa tecniche si affermino efficacemente nei processi di resistenza dell'Io e di formazione sintomatica in ogni singolo caso".* Inoltre l'autrice ritiene che sarà sicuramente possibile scoprire un certo numero di altri mezzi tipici legati dall'Io oltre a quelli menzionati nel suo libro. Infatti Fine oltre ad altri lavori in letteratura ci riporta la lista più ampia che fu quella di BIbring e dei suoi collaboratori* dell'Istituto Psicologico di Boston, relativa ad uno studio sulle donne in gravidanza. Essi divisero le difese in: - fondamentali o di primo grado, - complesse o di secondo grado. Si ritrovano con niente meno che trentanove tipi di difesa, di cui ventiquattro erano di primo grado e quindici di secondo. Il loro elenco pare includere ogni genere di difesa , comprees la somattizzazione, la separazione, il pensiero magico, perfino fare il pagliaccio, l'ammalarsi e fischiare al buio.*

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