Gli Amici del gatto del Cheshire
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Zen lento...

 

.... ha scritto il diario
di una nostra bella gita
nata per caso

Pennabilli è magica
e il nostro viaggio
si è trasformato in
una magia.

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In Viaggio con Alice (II)

 

Smozzicando altri panini continuiamo a sbagliare strada; le colline si snodano lentamente sotto le gomme in un groviglio di strade che annodano le frazioni sparse. Le colline sono una identità sfumata e difficile da capire per un cittadino incapace di orientarsi senza quartieri compatti. Ci perdiamo ripetutamente, ripercorrendo spesso i nostri passi. I centri principali ci sfuggono, forse non esistono che nei nomi; San Leo, nostra meta successiva, non ci riesce proprio di raggiungerlo, i cartelli direzionali sono contradditori e il nostro percorso si aggroviglia su se stesso.

Il vagabondaggio automobilistico termina dopo un' abbondante oretta trascorsa infilando e rifilando stradine sul crinale dei colli strade, come una spoletta su un telaio senza disegno. Finalmente un'indicazione chiara ci immette sulla statale 258, nostro vero punto di riferimento e arteria del nostro proseguire verso la meta finale. Per raggiungerla sacrifichiamo quella intermedia. L'arrivo a Pennabilli di lì a poco.

Alice vuol vedere il paese. Subito.

Passeggiamo per le strade pulite e linde avvolti da uno strano profumo che lei non conosce. Pungente, legger-mente bruciante e irritante. Stento anch'io. Qui molti riscaldano ancora a legna. Tutta la nostra permanenza sarà accompagnata da questa presenza invisibile. Non c'è nessuno all'una del pomeriggio per le strade di Pennabilli, solo qualche raro studente che indugia per il ritorno a casa e pochi avventori che si dirigono verso l'unico bar aperto; per la partita a carte o per discorrere delle partite di calcio del giorno seguente. Qualche rara voce filtra dagli interni delle numerose case in ristrutturazione. "No, devi metterlo li'... il progetto sarà buono, ma quel muro ?! ... " . Pietra solida le case. Pietra quadrata a piccole pezzature le strade. Le vie laterali sono strette e ripide, con gli scolatoi in rilievo, a lisca di pesce a 30 gradi verso il centro del vicolo, per favorire il deflusso dell'acqua durante i rovesci di pioggia e aiutare la presa degli uomini nelle pendenze più impervie durante i giorni della neve. Le strade principali sono pavimentate a pietre più larghe e levigate. Pietra, solo pietra per resistere e riparare dal tempo, rassicurante, solida.

Seguiamo le indicazioni dei gonfaloni un po' sbiaditi dal sole stesi nella precedente stagione estiva e percorriamo la Strada delle Meridiane. Un gnomone trafigge il costato di un San Cristoforo dolente e rassegnato, ma non riesce ad indicarci l'ora. Una pendola molle come una fetta di mortadella alla S. Dali' segna ipotetiche ore a se stessa attraverso un ipotetico sole che continua a negarsi alla nostra vista. Il nostro obbiettivo è l'Orto dei Frutti Dimenticati allestito da Tonino Guerra: quaranta metri quadrati di spazio, cinti da muretti di pietra. È una terrazza con uno splendido panorama, se solo la nebbia leggera ce lo lasciasse gustare. Siamo fuori stagione e i giovani alberi curati sono irrimediabilmente spogli. Alice è delusa, si aspettava chissà quale sorpresa, o quali leccornie di frutta.

Poco più in là , su un' altra terrazza appena più alta, ci immettiamo nel Santuario dei Pensieri. Sette menhir-sculture conficcate nel terreno. Enigmatiche presenze di pietra serena o di agglomerato vetroso compresso. Un luogo aperto alla meditazione laica. Nel giardino c'è un' unica panchina di legno, posta come un altare invertito, per sedere e riflettere in solitudine sulle forme , sull'ambiente, su se stessi e sugli uomini, Con pochi uomini. Un fico lungo il lato sud (o est, la mancanza di sole confonde l'orientamento), si apre a ventaglio con i rami aperti sopra il muricciolo a secco creando, immaginiamo in estate, una parete naturale che conferisce una grande freschezza al tutto. Ora è solo un merletto raro e spoglio che conserva solo un fascino evocativo. Quasi un abbraccio per chi si ferma, in estate sicuramente una separé per allontanare i pensieri indiscreti. Ci fermiamo un attimo a riflettere, ma il freddo pizzica le dita e Alice comincia a spazientirsi. Le promesse dei nomi forse erano eccessive per lei e il grigiore del tempo non l'aiuta molto a superare la delusione.

Decidiamo non senza qualche reciproca stizza di bighellonare per le stradine laterali, prima di rifugiarci al bar a bere qualcosa di caldo. Al lato dei portoni di legno dei vicoli alcune ceramiche ricordano storie di abitanti non molto antichi scritte da Tonino Guerra: brevi favole, per evocare persone semplici e care. Forse nemmeno conosciute.

E qualcosa di caldo per Alice è una fetta di torta gelato che mangia con gusto.
A Pennabilli anche le meringate industriali hanno un sapore diverso.

 

segue...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

strada delle meridiane