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il Quaderno del 1° dicembre

Tutti in piazza, è una nuova partita

Sarà un successo. L'ondata dell'indignazione per la Finanziaria, ritagliata sulle convenienze della sinistra e imposta al Paese, tracimerà in piazza San Giovanni. Ma non sarà un semplice sfogatoio del malumore dei tartassati, destinato a rifluire nel tran tran di una rassegnata quotidianità. Non sarà nemmeno il giorno dell'apoteosi di Berlusconi, per un riflesso emotivo di massa al malore di Montecatini. Non occorre la celebrazione di un "Berlusconi Day" per sancire la leadership della Casa delle libertà. Per dirimere la questione è bastato l'esito delle urne di aprile: controverso nei 24.000 voti in più assegnati al centrosinistra, ma incontrovertibile nel suo valore di libera investitura popolare del leader del centrodestra.

La tesi della manifestazione-sfogatoio, come quella di una vuota ritualità leaderistica, sono sostenute dalla sinistra per negare l'evidenza.

A piazza San Giovanni non è la vecchia partita che finisce in allegria, ma la nuova che comincia. Con la Finanziaria dell'oppressione fiscale e burocratica, la sinistra post, ex e neo comunista ha gettato la maschera. Ha rivelato al Paese il suo vero volto, occultato nelle trecento pagine del programma elettorale ulivista nonché dalle bugie tranquillizzanti sparse a piene mani da Prodi. Quello che si è visto in questi primi mesi di vita del governo ha confermato nelle sue opinioni quella metà del Paese che ha imparato a diffidare della sinistra al governo, e ha aperto gli occhi a quei settori moderati della società che si erano lasciati incantare dalla promessa di una via alla modernizzazione lastricata di buone intenzioni dagli eterni sfasciacarrozze.

La manifestazione romana si apre dunque su uno scenario politico del tutto nuovo. Caratterizzato da una fragile maggioranza parlamentare di centrosinistra, consapevole di essere minoranza e trincerata nelle ridotte istituzionali per guadagnare tempo, facendone perdere al Paese. Una maggioranza aritmetica che non può essere una maggioranza politica perché trascinata sempre più in là, su un ramo troppo fragile, dalle sinistre lunatiche di Diliberto e Bertinotti, Pecoraro e Salvi. La pressione popolare rivelata dal successo dell'appello al popolo dei moderati rafforzerà la pressione parlamentare, con lo scopo di insistere sul punto di frattura tra le componenti del centrosinistra, fino a farlo saltare.

San Giovanni segna l'inizio del girone di ritorno nella competizione tra le due Italie. Competizione parlamentare, ma soprattutto elettorale, che avrà nelle amministrative di primavera la sua prima, decisiva battaglia campale. Gli occupanti di Palazzo Chigi sentiranno il fiato sul collo di un'opposizione cementata dalle aspettative della maggioranza sociale, finché non deflagreranno le contraddizioni che li condannano a scegliere tra non far nulla e fare sfracelli. Sarà quello il momento delle convergenze possibili nell'interesse del Paese, mentre si apre la via regia di nuove elezioni politiche.

Tutti in piazza, uniti nella CdL

Tutto è pronto per la manifestazione di domani a Roma in piazza San Giovanni in Laterano, una manifestazione che conferma il malessere e la protesta degli italiani verso il governo e la sua Finanziaria.

I partiti che compongono la variegata e rissosa maggioranza di governo non potranno far finta di niente e liquidare con parole sprezzanti – come ha fatto Prodi – un'espressione forte e politicamente inoppugnabile della nostra vita democratica.

Dopo le elezioni di aprile, il cui esito è sempre più dubbio e controverso, la sinistra ha cercato anche di annullare e di non dare alcun valore al voto dell'altra metà dell'Italia che ha votato per Berlusconi e per la Casa delle Libertà.

Domani questo popolo, che rappresenta la maggioranza reale nel Paese, farà sentire la sua voce al governo, ed anche ai vertici dei partiti dell'opposizione.

E' dal popolo che si deve ricostruire l'unità della Casa delle Libertà. Così come è il popolo che revoca la fiducia all'attuale governo, prima ancora che il processo politico ne prenda atto sul piano parlamentare.

Ogni giorno che trascorre in più fino al momento della presa d'atto della crisi politica di questo governo è un giorno sprecato per gli interessi del Paese.

Per questo la manifestazione di domani dovrà essere l'avviso di sfratto per questo governo e al tempo stesso l'inizio di una nuova fase nei rapporti interni fra i partiti dell'opposizione e della Casa delle Libertà.

Tutti in piazza, per la libertà

Dalle finestre del Palazzo domani Romano Prodi e i suoi compagni di governo potranno avere una rappresentazione plastica ed efficace del dissenso crescente e ormai maggioritario che la finanziaria ha suscitato in tutto il Paese. A Roma non manifesteranno soltanto gli elettori del centrodestra desiderosi di rincontrare Silvio Berlusconi, ma italiani di diverse opinioni politiche, accomunati dal rifiuto di una manovra che colpisce tutti, ricchi ( veri e presunti) e poveri, minaccia pesantemente la ripresa economica, rende ancora più costosi e meno efficienti i servizi che lo Stato dovrebbe assicurare, dalla sanità alla scuola, dall'università alla sicurezza. Ad accomunare i cittadini di tutti i ceti che sfileranno in tre cortei è il rifiuto di una finanziaria costruita, senza reali necessità, soltanto sulle tasse, una pioggia di imposte e balzelli che renderanno ancora più gelido l'inverno che ci aspetta.

Un progetto di libertà

Si va in piazza per contrapporre un progetto civile di libertà e responsabilità alla visione che il Professore e la sinistra hanno della società italiana e del modo di governarla. Una visione veterosinistra, imposta dai comunisti irriducibili e da quegli "antagonisti" che si proclamano i pretoriani di Prodi. Secondo quest'arcaico pensiero politico bisogna punire il benessere, il merito, la capacità e la volontà di fare; alla sinistra radicale non interessa aiutare i poveri a migliorare la loro posizione, l'importante è abolire i "ricchi", schiacciando tutti verso il basso. E lo strumento migliore per una simile operazione sono proprio le tasse insostenibili, in un sistema dittatoriale e invasivo di fiscalismo poliziesco, secondo il viscopensiero retrodatato.

Piazza e Parlamento

I moderati italiani, i campioni tranquilli di un ceto medio decoroso e tartassato, per tradizione non amano la piazza, forse perché troppo spesso la sinistra ne ha abusato facendone teatro di violenza e di disordini. Ma l'idea della piazza civilmente e responsabilmente usata è alla base della democrazia occidentale, che comincia proprio con l'agorà. La sinistra non ha il monopolio delle imponenti manifestazioni popolari e ci sono momenti cruciali in cui i moderati devono superare il loro istintivo individualismo e farsi portatori di un pensiero politico condiviso. La piazza non sostituisce l'opposizione parlamentare, ma la integra, la rende più comprensibile. E poi va detto che questa finanziaria – nata in un clima di disordine continuo, con annunci e contro-annunci, fra le risse dei ministri - in Parlamento non è stata nemmeno discussa, tutto si è risolto con un maxiemendamento ( oltre 800 commi) e col ricorso al voto di fiducia. Ancora: non si possono accettare consigli da Prodi. Il premier dimezzato ha affermato che chi partecipa alla manifestazione di domani "non ha cervello". Questa battuta fa il paio con quella sul "Paese impazzito", ma è ormai evidente che di questo passo sarà il Professore ad aver bisogno di osservazione psichiatrica.

Un esercizio di compattezza

Il popolo di centrodestra, lo ripetiamo, non sarà il solo protagonista della giornata di domani, contro il partito delle tasse non si mobilitano soltanto gli elettori della Cdl. Ma a questi ultimi i cortei di San Giovanni servono in maniera particolare, perché costituiscono un esercizio di compattezza, una prova concreta di capacità d'impegno.

E' certo che in piazza ci saranno esponenti di tutto l'elettorato di centrodestra, anche se i vertici dell'Udc sono di avverso parere. Sono gli assenti ad avere sempre torto.

Tutti in piazza, anche un pullman dell'Udc

È dell'Udc, ma il 2 dicembre sarà a Roma a protestare contro la Finanziaria assieme a Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega.

La decisione del consigliere provinciale di Perugia, Luigi Andreani, è la conferma di quanto anticipato dal comitato organizzatore della manifestazione: le adesioni alla protesta di piazza del centrodestra provengono anche da elettori Udc, sebbene l'intero gruppo dirigente del partito abbia organizzato un incontro alternativo, lo stesso giorno, a Palermo.

"Troppo lontano – ironizza Andreani -, personalmente sarò a Roma e porterò la bandiera". Non ci andrà in maniera autonoma, continua. "Quanti siamo? Dell'Udc riempiamo un pullman che non abbiamo formato come partito, ci appoggiamo a quelli messi a disposizione dal comitato".

La manifestazione che l'Udc terrà a Palermo in coincidenza con la manifestazione di Roma "è un'iniziativa che rappresenta uno scollamento tra i dirigenti e la base", secondo l'umbro Andreani.

"Siamo disorientati. Non si capisce quale sia la finalità del volersi differenziare a tutti i costi da una coalizione che ancora esiste. Non sono state fornite motivazioni, a meno che non ci sia un altro fine".

"Anche in questo caso ci piacerebbe saperlo, perché alla fine siamo noi a contatto con la gente e che andiamo a caccia di tessere".

Bonaiuti: tutti in piazza, con Berlusconi

Agenzia Ansa del 1 dicembre, h. 13,25

"Non è vero che il nostro governo non ha lasciato i conti in ordine, abbiamo ricevuto in eredità un buco equivalente a 38.000 miliardi di vecchie lire e lasciamo un surplus derivante dalle maggiori entrate fiscali di circa 18/20 miliardi di euro". Lo ha sostenuto questa mattina, parlando ai microfoni di ‘Radio anch'io', Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi.

"'Non ci sono - ha puntualizzato ancora Bonaiuti - le condizioni descritte dalla sinistra per giustificare la propria apocalittica finanziaria. Qui si vedono quanto sono enormi le bugie della sinistra, questo governo ha messo le mani in tasca ai cittadini, più tasse sugli stipendi, più tasse sui Bot e Cct e più tasse sulla salute, sulla casa, sulle imprese, questo la sinistra non lo può negare".

Bonaiuti ha anche ribadito che il leader di Forza Italia domani sarà alla manifestazione.

"Il presidente Berlusconi sta benissimo - ha detto Bonaiuti – l'ho sentito poco fa, sarà in piazza alle 17, è in forma perfetta". Partecipare alla manifestazione, ha sottolineato Bonaiuti – "è un modo per lui per ringraziare tutti coloro che gli hanno voluto dimostrare il loro calore umano e la simpatia dopo Montecatini".

Tv/Il solito vecchio Santoro. Fazioso

Annozero, un titolo davvero azzeccato. La puntata di ieri sera ha dimostrato che Santoro, scegliendolo, non ha voluto soltanto suggerire al suo pubblico l'epopea del rientro dall'esilio del "grande comunicatore", ma anche un battagliero "ritorno al passato".

Un Santoro datato, che ha sfoderato il vecchio e maleodorante armamentario di sempre: un cocktail di giustizialismo, odio, furia vendicativa. Bersaglio, di ieri e di oggi, Berlusconi. Con il solito contorno dei "pregiudicati" Dell'Utri e Previti.

Non una trasmissione, ma un processo, per di più senza difesa, visto che non era presente alcun rappresentante di Forza Italia.

Il titolo, "Montecatini: una resurrezione", a suggerire neanche velatamente l'ipotesi di un "finto malore".

L'ospite d'onore, Casini, utile testimone di dissenso "politico" nella destra, con la sua scelta di non partecipare alla manifestazione di domani. Il tempo di motivarla, poi è scattata la trappola e Santoro è andato al bersaglio grosso.

Si è subito capito che di politica si sarebbe parlato poco. Lo ha capito anche Casini. Perfino Polito (Margherita) e Caldarola (Ds) sono apparsi a disagio quando sono stati mandati in onda i servizi di un arrembante collaboratore di Santoro, tutti puntati su Dell'Utri e Previti. Più volte definiti "pregiudicati". I giovani di Montecatini sollecitati a manifestare imbarazzo per essere stati chiamati a raccolta da un Dell'Utri, definito "interfaccia tra la mafia e Berlusconi"; lo stesso Dell'Utri assediato a ripetizione; un vero e proprio "agguato" a Previti sotto casa.

A seguire, la requisitoria di Marco Travaglio, con tutto il suo armamentario giustizialista.

Così dagli schermi della televisione pubblica è affiorato questo affresco di Forza Italia, che rappresenta quasi un terzo degli italiani: un partito di plastica e senza progetto politico, guidato da un leader che è risorto dopo un malore "sospetto", sostenuto da una classe dirigente di "pregiudicati". A Berlusconi, che ha telefonato per dire la sua, non è stata naturalmente data la parola, se non in una sintesi fatta dallo stesso Santoro.

Mancando la difesa, ci ha provato Casini ("Stimo Dell'Utri"; "grottesca la ricostruzione di Travaglio, c'è una prevenzione che acceca e supera il senso del ridicolo"; "Dell'Utri mafioso, Previti delinquente che ricatta Berlusconi, datevi una calmata").

In evidente imbarazzo perfino gli ospiti della maggioranza. Polito: "Trovo intollerabile l'uso politico della giustizia che è stato fatto contro la Cdl". Ed ha aggiunto: "Negli anni Settanta all'Unità il termine ‘pregiudicato' era bandito".

Speravamo che un uso così canagliesco e spregiudicato (con "pregiudicato" c'è solo una "s" di differenza) della tv pubblica fosse ormai definitivamente sepolto. E invece no. Se c'è stata una "resurrezione" ieri sera, è stata quella del solito, vecchio Santoro. Quello, ricordiamolo, che ci ha aiutato a vincere le elezioni nel 2001. Che sia di buon auspicio?

Sondaggi/La CdL in testa di dieci punti. E la sinistra avrebbe vinto con i brogli

È un sondaggio SWG, l'istituto tradizionalmente più vicino alla sinistra, a dirlo: la Casa delle Libertà prevale di ben dieci punti. Se si votasse oggi la CdL otterrebbe tra il 53% e il 55% dei consensi, mentre l'Unione si fermerebbe tra il 45% e il 47%. Inoltre dallo stesso sondaggio emerge che secondo il 57% degli italiani l'unico leader del centrodestra è Berlusconi e solo il 18% degli elettori della CdL ritengono necessario che Berlusconi individui un successore.


Gli italiani danno ragione a Berlusconi anche sulla questione dei brogli elettorali. Per oltre il 50% nelle elezioni del 9 e 10 aprile ci sono stati brogli; e tra chi si dichiara convinto della manipolazione del voto ben il 55% ritiene che i i brogli sono stati a danno della Casa delle Libertà.

È quanto emerge da un sondaggio effettuato lo scorso 22 novembre dalla società Ekma e pubblicato sul sito sondaggipoliticoelettorali.it. Queste le tre domande rivolte a un campione rappresentativo degli elettori italiani:

Nelle elezioni del 9/10 Aprile 2006 ci sono stati brogli? sicuramente sì 10,3% probabilmente sì 40,2% No 34,9% Non so 14,6%
I brogli sono stati fatti a danno del… (domanda rivolta a chi ha risposto Sì alla precedente) centrodestra 55,4% Centrosinistra 15,1%   Non so 29,5%
I brogli sono stati fatti a danno del (domanda rivolta a tutto il campione) centrodestra 28,0% centrosinistra 7,6%   Non so 29,5%

Il sondaggio è stato condotto nei giorni di massima diffusione delle infamanti accuse di manipolazione del voto rivolte da Deaglio al governo Berlusconi. Ciò nonostante, solo il 7,6% degli italiani ha creduto alla bufala di Deaglio, mentre il 28% resta convinto che i brogli siano stati compiuti dalla sinistra.

La prossima settimana le giunte per le elezioni di Camera e Senato si riuniranno per decidere, finalmente, la proposta della CdL di procedere al riconteggio delle schede. È pressoché certo che la sinistra si opporrà definitivamente a qualsiasi controllo serio ed efficace. È necessario preparare una risposta adeguata alla prepotenza di quello che ogni giorno di più sta diventando un regime.

Giustizia/La rivincita di Previti

Per anni, per dieci lunghi anni, la sinistra giustizialista e forcaiola si è riempita la bocca di parole come "regole", "norme", "rispetto della legge". Oggi che la Cassazione ha richiamato tutti al rispetto delle regole violate sistematicamente per dieci anni, questi soloni della giustizia liquidano la decisione come una bazzecola. E allora vediamo perché la Suprema Corte di Cassazione ha bacchettato duramente la Procura di Milano, i giudici di primo grado e di appello sconfessando in una sentenza dieci anni di gogna giudiziaria.

La Procura di Milano ha letteralmente scippato un'inchiesta e un processo che dovevano svolgersi a Perugia. Che la competenza non fosse della Boccassini e compagni, Previti e i suoi avvocati lo vanno dicendo fin dall'inizio. Istanze che si fondano non su aria fritta o su piccoli "cavilli" o su "briciole", come scrive oggi la stampa di sinistra, ma su un preciso articolo della Costituzione: l'articolo 25. "Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge", dispone la norma.

Quello della competenza è un principio fondamentale di un processo, pena la sua nullità. E infatti la Cassazione, di fronte a questa violazione, non ha annullato solo la sentenza d'appello ma tutto il procedimento, ordinando che le indagini ricomincino daccapo. Se questo è un semplice dettaglio… La realtà è che i giudici di Milano hanno violato la legge, hanno ignorato anche le regole più elementari, al punto che il procedimento e il processo sono nulli. E' un alibi vergognoso quello amplificato da certa stampa. Non si può dire che tanto Previti è colpevole, tanto valeva che la Cassazione non mandasse in fumo anni di processi e udienze. Con questo criterio si rientra nella Santa Inquisizione.

E' ovvio che quando un processo esce da Milano, i giudici del rito ambrosiano rischiano. Non è capitato con il processo Imi-Sir, ma solo perché la corte era guidata da un giudice molto di sinistra.

Appena si è trovata una corte equilibrata, ragionevole e corretta, i fatti (talmente evidenti da essere lapalissiani) hanno dato ragione a Previti. Ci sono voluti dieci anni per vederlo dimostrato. Un tempo dannatamente e drammaticamente lungo.

   

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