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Caratteristiche e qualità estetiche

A parte le qualità estetiche del suiseki, ciò che inizialmente interessa al collezionista sono le dimensioni e la durezza della pietra. I criteri per le dimensioni sono solo approssimativi: la pietra dovrebbe essere più grande di un gioiello o di un ciondolo, ma non così pesante da non poter essere sollevata da una persona di media forza. Se la pietra supera questo peso è considerata una pietra per giardini all'aperto (niwa-ishi). I suiseki in miniatura - pietre lunghe meno di 3 pollici (7,6cm) e larghe da 3 a 4 pollici (7.6 - 10.2 cm), sono raramente più alti di un pollice e mezzo (3.8 cm); suiseki più grandi non superano in genere i 12 pollici di altezza (un piede, 30.5 cm), 24 di lunghezza (61 cm) e 12 di larghezza (30.5 cm), Entro questa gamma di dimensioni, si considerano di maggior valore le pietre dure e solide. Le pietre vulcaniche o sedimentarie, leggere e meno dure, sono tradizionalmente non impiegate come suiseki, sebbene negli ultimi anni la loro popolarità sia cresciuta.

Una volta scelta una pietra delle opportune dimensioni e durezza, il collezionista deve innanzitutto considerarne le qualità estetiche. Questa pietra presenta colori, patine o struttura mineralogica interessanti? La sua forma è ben equilibrata e armoniosa? Vi sono imperfezioni evidenti o difetti strutturali? potrebbe questa pietra suggerire l'immagine di una lontana, cima un'isola o qualche altro oggetto associato alla natura ? Che emozioni suscita in chi la osserva? Tranquillità e serenità, o piuttosto lotta e ansia?

Rispondendo a queste domande, il collezionista cerca informazioni sulle tre qualità interdipendenti che sono comuni a quasi tutti i suiseki tradizionali, potere evocativo, colore non vistoso, e armoniosità. Il collezionista valuta anche se la pietra possiede wabi, sabi, shibui e yugen - quattro concetti dell'estetica giapponese che sono strettamente correlati, il cui significato verrà discusso più avanti in questo capitolo.

Potere evocativo

La bellezza di un suiseki deriva, almeno in parte, dal suo potere di evocare una scena od un oggetto. Per secoli i collezionisti hanno cercato pietre in grado di stimolare la fantasia. Prima del diciannovesimo secolo le pietre più ammirate erano quelle che suggerivano l'immagine di una montagna che si ergeva su un lago, o un'isola in mezzo al mare. Nel ventesimo secolo, tuttavia, il gusto dei giapponesi era ormai cambiato, e si era disposti a prendere seriamente in considerazione qualunque pietra che potesse suggerire una scena naturale o un oggetto associato alla natura, purché naturalmente, si trattasse di una pietra modellata dalla natura e non dall'uomo. Le possibilità evocative dei suiseki sono quasi illimitate. La pietra può trasportare l'osservatore in una solitaria ed abbandonata capanna in riva al mare, o in un mondo di montagne coperte di neve, vallate nascoste, prati alpestri, severi passi montani, altipiani deserti, successioni d cascate, isole spazzate dal vento, antri di eremiti, limpidi laghetti di montagna, o scogliere battute dalla tempesta. In alternativa, l'osservatore può vedere la bellezza di un fiore delicato congelato nella pietra per l'eternità.

Oggi, come un tempo, ai suiseki vengono dati nomi che esprimono le qualità evocative della pietra. I nomi di alcune tra le più note pietre giapponesi sono "Cottage Coperto di Neve", "Luna sulle Risaie", e "Nubi del Crepuscolo". Spesso i suiseki hanno anche nomi che esprimono un sentimento poetico o un'emozione, come "Immobilità", "Silenzio" ed "Eleganza". Inoltre, anche il nome dato a un suiseki può contribuire ad evocare associazioni letterarie, musicali, artistiche, filosofiche, mitologiche o religiose. Alcuni nomi descrittivi di suiseki americani, ad esempio, sono "Monna Lisa", "Shangri-la" e "Quattro Stagioni".

Paradossalmente, si verifica spesso il caso che più la pietra è semplice, maggiori sono le sue possibilità espressive e la sua ricchezza. I suiseki dì qualità superiore non sono copie esatte di oggetti naturali; secondo la preferenza Zen per la semplicità, le pietre migliori catturano l'essenza dell'oggetto in pochi, semplici tratti. Presentando solo un'idea dell'oggetto, esprimendo il molto per mezzo del poco, queste pietre stimolano e sfidano la fantasia. convincendo chi le guarda a completare l'immagine.

Questo potere evocativo, essendo tanto ambiguo quanto soggettivo, dipende in gran parte dalla volontà e disponibilità dell'osservatore di ammettere l'esistenza di una più profonda bellezza nella pietra che ha davanti. Sulla scorta delle esperienze uniche di ogni individuo, e sulla sua capacità di andare al di là dei fatti veri e propri, una singola pietra può evocare una varietà di associazioni, interpretazioni e risposte.

Colori smorzati

I colori della maggior parte dei suiseki sono foschi e smorzati. Pietre dai colori cupi - specialmente nero, grigio o le tonalità più smorzate di marrone, verde, blu, giallo, rosso e porpora - sono generalmente preferite a quelle di colori vividi e chiari. Cristalli e pietre pure sono state tradizionalmente escluse dall'impiego come suiseki. La maggior parte dei collezionisti ritiene che i cristalli abbiano un fascino superficiale che distrae, e che una pietra candida sia priva dl personalità, interesse e profondità.

Il colore è un elemento essenziale nel potere evocativo di un suiseki. Il colore di una pietra può suggerire l'immagine delle prime, tenere foglie verdi della primavera, l'azzurro cristallino del cielo di una giornata in montagna, lo scarlatto e il cremisi delle foglie d'autunno, il grigio tenue di una nebbia mattutina, i colori pastello dell'alba, o il rosa pallido di un tramonto invernale che si riflette su un ghiacciaio di montagna.

I suiseki più preziosi sono quelli che possiedono una mescolanza di sottili sfumature. I colori emergono dalle profondità della pietra, come illuminati da una sorgente di luce nascosta. Ogni colore vela quello sottostante, creando un effetto d'antichità e mistero.

La bellezza di una pietra può trarre grande giovamento da una sottile patina, e da cupe chiazze di verde o nero che possono suggerire l'immagine di scogliere e caverne. Per favorire la formazione di una patina, alcuni proprietari innaffiano le loro pietre diverse volte al giorno, e le conservano in luoghi parzialmente in ombra. Molti spruzzano acqua sulle loro pietre quando le espongono; ciò crea sottili tonalità superficiali rende più cupo il colore e conferisce un'aura di antichità alla pietra stessa Per ottenere un effetto di questo tipo, molti collezionisti toccano frequentemente le loro pietre, trasferendo così sostanze grasse sulla superficie della pietra.

Equilibrio

L'equilibrio è un elemento essenziale per la bellezza di un suiseki, poiché da esso deriva gran parte del suo interesse estetico. Giudicando un suiseki, il collezionista esamina la pietra da tutti i lati (davanti, dietro, sinistra, sopra e sotto) in cerca di elementi asimmetrici, non ripetuti, irregolari e contrastanti, e in armonico equilibrio. Questi elementi sono particolarmente importanti al fine di scegliere il "davanti " del suiseki, cioè la faccia più attraente ed interessante. Molto raramente vengono scelte pietre con elementi identici e ripetuti, o la cui forma è troppo evidentemente tonda, squadrata o a triangolo equilatero. La maggior parte dei collezionisti ritiene che pietre simili siano percepite come eccessivamente rigide e formali, e che manchino di quei segni di individualità che distinguono un suiseki da ogni altra pietra L'armonia è creata dalle interazioni dinamiche e dall'equilibrio di diversi aspetti o caratteristiche della pietra che sono opposti e tuttavia complementari (dicotomie): alto/basso, grande/piccolo, verticale/orizzontale, convesso/concavo, duro/morbido, lineare/tondeggiante, scuro/chiaro, movimento immobilità. La qualità di un suiseki è data, almeno in parte, dalle risposte date alle seguenti domande: I vari elementi si combinano per formare una pietra solida e ben piantata? Le varie parti sono armoniosamente proporzionate? Vi sono forme triangolari e, se si, equilatere o asimmetriche? (Si dà la preferenza a forme che suggeriscono triangoli asimmetrici.) La struttura mineralogica e le dimensioni e le forme delle sporgenze sono varie? Il loro numero è pari o dispari? (Se ve ne sono più di due si preferiscono i numeri dispari.) Vi è un piacevole equilibrio tra caratteristiche orizzontali e verticali? Se non vi è equilibrio, questi differenti elementi si scontreranno fra loro, creando una sensazione di instabilità e ingombro In un suiseki ben proporzionato, invece, gli elementi asimmetrici si combinano per dar vita a un insieme integrato, stabile e armonioso.

 Wabi, Sabi, Shibui e Yugen

 Potere evocativo, colori smorzati ed equilibrio sono tutte qualità importanti per un suiseki. Nondimeno, il fascino tradizionale dei suiseki è espresso meglio dal suo possedere wabi, sabi, shibui e yugen - concetti estetici giapponesi molto complessi e strettamente associati al buddismo Zen, alla cerimonia del tè e alla poesia haiku. Nessuno di questi concetti può essere definito con precisione, né le qualità che essi esprimono possono essere osservate direttamente, perché rappresentano lo stato mentale sperimentato da chi si trova di fronte alla pietra. Sebbene tutte queste parole abbiano un significato vagamente simile e indichino sensazioni simili, ognuna di esse si differenzia per sfumature e connotazione. Wabi può significare malinconico, solo, schivo, solitario, desolato, calmo, tranquillo, silenzioso, impoverito e modesto.Wabi è una sensazione soggettiva evocata da un oggetto, la cui classica raffigurazione è quella di una capanna di pescatori abbandonata, lungo una spiaggia solitaria battuta dal vento in una grigia giornata Invernale. Sabi può significare antico, sereno, smorzato, maturato, classico, maturo, esperto, oltre che solo, solitario e malinconico. La presenza di sabi è spesso suggerita dalla patina o da altri segni del tempo su un pezzo antico e custodito come un tesoro. Shibui può significare tranquillo, composto, elegante, minimizzato, riservato, contegnoso o raffinato. La quieta e pacata eleganza di una cerimonia del tè formale rende di buona misura il significato essenziale di shibui. Infine, yugen può significare oscuro e scuro, sebbene questa oscurità sia una metafora per indicare ciò che vi è di misterioso, profondo, incerto e sottile. Le classiche immagine di yugen sono la luna che brilla dietro un velo di nubi o la foschia del mattino che vela un paesaggio montano.

Considerando l'amore giapponese per l'ambiguità, il fatto che questi concetti debbano essere definiti in modo così vago non dovrebbe sorprendere. A detta di molti collezionisti, i significati di wabi, sabi, shibui e yugen possono qualche modo catturati solo per mezzo della poesia. La solitudine e la tranquillità evocate dai versi seguenti, ad esempio esprimono molto di ciò che si intende con questi termini.

 A coloro che ardentemente attendono il
fiorire dei ciliegi
Se solo potessi mostrare la primavera
E il suo baluginare incerto su una chiazza
di neve
In questo villaggio montano coperto di neve
 
FUJIWARA NO IETAKA (1158 - 1237,
 
Un uccello lancia il suo richiamo
Il silenzio della montagna sì fa più
profondo
Un'ascia risuona
Il silenzio della montagna cresce
 
ANONIMO (Antica poesia cinese Zen)

 Le qualità di wabi, sabi, shibui e yugen sono evidenti soprattutto nelle pietre con bordi consumati dal tempo, che per secoli sono state attaccate dagli agenti atmosferici, dal ghiaccio, dalla polvere e dal calore, erose e battute dal vento, dalla sabbia e dall'acqua. Pietre di questo tipo non solo sono le più belle di per sé, ma sono anche apprezzate in quanto simboli di resistenza, solidità, stabilità, forza, robustezza e carattere. Nondimeno, le varie concrezioni dovute ai tempo - "cicatrici", rigature, "rughe", sottili crepe, patine e ruggine - rivelano anche l'incessante lavorio della natura e rappresentano simbolicamente la non-permanenza, la transitorietà, l'evanescenza, la peribilità e il carattere effimero di tutte le cose. La pietra; in quanto solida stabile, permanente, immutevole come sembra, è destinata a disintegrarsi e scomparire. Questi aspetti contrastanti eppure complementari rendono la comprensione della bellezza del suiseki ancor più profonda e significativa.

La pietre che possiedono wabi, sabi, shibui e yugen tendono ad essere particolarmente sottili nella loro bellezza: l'osservatore deve quindi essere sensibile alle sfumature e ai piccoli dettagli fini tonalità di colore, leggere differenze nella struttura mineralogica, raffinatezze quasi impercettibili della forma. Combinate ad altre caratteristiche estetiche della pietra, sono queste le qualità che distinguono un suiseki eccezionale da uno ordinario. La bellezza di un grande suiseki spesso si cela sotto la sua superficie, e deve essere portata alla luce da un occhio capace di discriminare.

Alcuni commercianti e collezionisti giapponesi ricorrono ad una serie di metodi - molatura, scheggiatura, taglio, pittura, uso di acidi e lucidatura - per alterare la pietra. In qualche caso alcuni commercianti e collezionisti applicano anche una mano di lacca opaca per evidenziare il colore della pietra. I puristi ritengono che simili alterazioni violino lo spirito di sabi, shibui e yugen. Secondo il punto di vista dei tradizionalisti, la pietra dovrebbe essere lasciata così come la natura la ha creata, tutt'al più con l'eccezione di una leggera spazzolatura o molatura della base se questa non è piana. Tuttavia, molti commercianti di suiseki sostengono che è raro trovare dei suiseki di alta qualità allo stato naturale. Essi pensano che una qualche forma di lavorazione sia spesso necessaria per soddisfare la crescente richiesta di pietre di qualità.

(L'haiku è composto di 17 sillabe in tre gruppi di 5, 7 e 5. Apparso nel XVI sec., fu dapprima un gioco di società, una specie di epigramma. Elevato a genere letterario da Basho Matsuo e Buson alla fine del XVII sec., è una forma poetica ancora viva. Ad esso si ispirarono i poeti occidentali del XX sec., i rappresentanti della poesia pura o ermetica francese e italiana)