Capitolo 8 - Fino agli anni '80, quasi un addio alla musica, poi... - 2/4

........

Nel 1879, grazie all’iniziativa del suo editore Ricordi, Verdi incontrò nuovamente Arrigo Boito, con il quale aveva già avuto un brevissimo momento di collaborazione nel 1862. Boito aveva composto, nel 1868, versi e musica di Mefistofele, un’opera che rappresentava, secondo Verdi, le tendenze del "nuovo stile" italiano. Verdi aveva manifestato molto scetticismo nei confronti di questo lavoro, giudicandolo eccessivamente pretenzioso e comunque molto lontano dalle proprie concezioni artistiche. Boito, inoltre, aveva apprezzato e sostenuto ciò che Verdi aveva tenacemente osteggiato considerandolo contrastante con le tendenze proprie dell’arte italiana, vale a dire la musica strumentale, quel "sinfonismo" di provenienza tedesca che Verdi reputava tanto estraneo alle matrici culturali della musica italiana.

Ricordi propiziò dunque l’incontro tra Boito e Verdi perché si rese perfettamente conto che quest’ultimo – pur senza rinunciare alla sua esperienza trascorsa – avrebbe potuto trarre dalla collaborazione con Boito una più fresca ispirazione, contenuti più attuali, più al passo con i tempi. Nacque dunque dalle conversazioni promosse da Ricordi il progetto che avrebbe legato, per il resto della sua vita, Verdi a Boito, progetto che si concretizzò infine nella composizione di Otello e di Falstaff.

Il lungo lavoro che si svolse per alcuni anni, in gran segreto, tra Boito e Verdi, è documentato da un ricco carteggio intervenuto tra i due, che fornisce tutte le informazioni riguardanti la minuziosa accuratezza che entrambi gli artisti riservarono a ciascuna fase e a ogni particolare relativi alle vicende trattate anzitutto in Otello

Prima di portare a compimento Otello, comunque, Verdi riprese Simon Boccanegra e propose a Boito di trasformarne il libretto. L’opera, totalmente rimaneggiata, andò in scena alla Scala di Milano il 24 marzo 1881: l’accoglienza che ricevette costituì certamente un incoraggiamento ai due artisti per realizzare una più stretta collaborazione.

Otello prese dunque forma: si trattò per Verdi di una esperienza realmente nuova. Mai egli aveva lavorato così a lungo a una nuova opera; forse, non aveva mai sentito l’attenzione del pubblico e della critica puntata su di lui come in questa occasione. Fino a quel momento, Verdi aveva scritto quasi "di getto" le sue opere: ora tendeva a ritornare su ciascun passaggio, rifacendolo se gli pareva meno che perfetto, o lasciandolo "decantare", per poi rivederlo o correggerlo.

Gli abbozzi musicali preliminari relativi a Otello, custoditi tuttora a Sant’Agata, descrivono piuttosto chiaramente il lavoro svolto da Verdi, senza dubbio molto più accurato, minuzioso e analitico di quello effettuato per qualsiasi altra delle sue opere: anche sulla partitura originale appaiono parecchie cancellature e correzioni, quali solitamente Verdi non era abituato a fare. Verdi continuò a dividere il proprio tempo tra Sant’Agata e Genova. Dal 1884 trascorse annualmente anche un certo periodo di tempo a Montecatini, per fruire della cura delle acque. A Sant’Agata trovava riposo e calma, ma, nella sua tenuta, Verdi proprietario terriero aveva il sopravvento su Verdi musicista ed egli tendeva a dimenticare tutto il resto per occuparsi intensamente e interamente di colture, di allevamenti, di bonifiche, accantonando il lavoro artistico.

Nel 1883 Verdi decise anche di revisionare Don Carlos, riducendo l’opera in quattro atti: la nuova versione, come si è già accennato, andò in scena alla Scala di Milano il 10 gennaio 1884 ed ebbe un’accoglienza trionfale.

Dal 1884 Verdi lavorò in modo continuativo alla composizione delle musiche di Otello: l’opera fu compiuta alla fine del 1885. L’anno successivo il musicista si dedicò alla completa strumentazione dell’opera e alla scelta degli interpreti: apportò anche ulteriori modifiche alle parti vocali in funzione delle possibilità reali dei cantanti. Il direttore che guidò l’orchestra della Scala in Otello fu Franco Faccio, ma Verdi stesso ne condusse le prove, anche queste "in segreto", a porte chiuse. Nessuno avrebbe dovuto conoscere alcun particolare di Otello prima del levarsi del sipario. La prima rappresentazione dell’opera ebbe luogo alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. La sera della prima rappresentazione di Otello il trionfo si estese dal teatro in cui l’opera venne rappresentata alla città intera: migliaia di persone acclamarono Verdi sotto le finestre del suo appartamento all’Hotel Milan; il tenore Francesco Tamagno, primo grande interprete principale dell’opera, in mezzo a quella folla, cantava e ricantava l’"Esultate", il breve ma efficacissimo brano che introduce il personaggio di Otello e che Verdi aveva scritto "su misura" proprio per lui.

Verdi dimostrò con Otello di essere approdato alla concezione dell’"opera totale", nel senso che il discorso musicale si snoda, in quel capolavoro, in modo continuativo: non esistono più, separatamente, "arie" e "recitativi", la tensione drammatica è più accentuata, l’orchestra è prevalentemente al servizio del canto "recitato" e dell’azione che si svolge in palcoscenico.



.