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BASIC LIFE SUPPORT– DEFIBRILLATION |
Le linee guida per la rianimazione cardiopolmonare sono state recentemente revisionate. La sequenza è basata sul risultato di importanti studi effettuati prevalentemente negli Stati Uniti. Gli studi effettuati sugli arresti cardiaci hanno dimostrato che: · La maggior parte degli arresti cardiaci, negli adulti, è di tipo non asfittico; ciò significa che l’arresto delle funzioni vitali è dovuto ad aritmia cardiaca. · Durante un arresto cardiaco non asfittico, il contenuto di Ossigeno nel sangue arterioso rimane elevato nei primi minuti. · Qualora si effettuino compressioni toraciche su un paziente con attività cardiaca spontanea, non si provoca un grave danno. · La sopravvivenza del paziente è strettamente legata all’integrità del miocardio, che viene meno con il passare del tempo (poiché il cuore stesso non riceve sangue e quindi ossigeno). Questi presupposti sono importantissimi per comprendere il significato della sequenza BLS (e anche ACLS): · La priorità assoluta è quella di ossigenare il miocardio, e quindi di far circolare il sangue (compressioni toraciche) · La ventilazione, nei primissimi minuti dopo l’evento, può essere omessa dal soccorritore laico. Questo non dovrebbe valere per le situazioni in cui l’arresto cardiaco è verosimilmente asfittico (traumi, annegamento, intossicazione da farmaci depressori del SNC, bambini—tanto è vero che nel P.B.L.S. rimangono obbligatorie le cinque ventilazioni iniziali- ) · La defibrillazione è fondamentale, poiché può riportare il ritmo cardiaco alla normalità · Il tempo per la defibrillazione, per la ventilazione, per rendere pervie le vie aeree deve essere ridotto al minimo, poiché durante tutti questi passaggi in sangue non circola, e il miocardio non riceve ossigeno |
LA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE Come riportato sopra, nell’adulto la causa più frequente di arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa è una aritmia. Le più frequenti che provocano arresto, e quindi mancata circolazione per impossibilità da parte del cuore di pompare sangue, sono: 1. Tachicardia ventricolare senza polso (63% dei casi,ma entro pochi minuti evolve in FV) 2. Fibrillazione ventricolare (22% dei casi) 3. Asistolia (15 % dei casi) Le aritmie non sono stabili, ma è consueto il passaggio da una aritmia ad un’altra. Così, anche se la maggior pare dei casi iniziano come Tachicardia Ventricolare (TVSP), buona parte di questi evolvono entro poco tempo in Fibrillazione Ventricolare. Tutti i casi di Fibrillazione Ventricolare, in assenza di intervento tempestivo ed adeguato, evolvono in asistolia. La sopravvivenza, quando sopraggiunge asistolia, è un evento molto raro. Ogni minuto trascorso dall’arresto cardiaco comporta una riduzione delle possibilità di sopravvivenza di almeno il 10%. Per questo motivo l’intervento, nell’arresto cardiaco, deve essere più rapido ed adeguato possibile. La defibrillazione elettrica è l’unica terapia in grado di riportare un cuore con tachiaritmia (TVSP o FV) ad un ritmo normale. Gli studi hanno dimostrato un’efficacia di oltre il 90% nella Tachicardia Ventricolare, del 65% nella Fibrillazione Ventricolare. Tuttavia, spesso sono necessarie scariche ripetute, e durante la preparazione e l’erogazione della scarica il miocardio non riceve sangue. Pertanto è opportuno limitare il tempo necessario alla defibrillazione, interrompendo le compressioni toraciche solo quando si è effettivamente pronti ad erogare la scarica. Dovrà essere erogata una sola scarica, alla massima potenza consentita dal quel defibrillatore (i DAE regolano automaticamente l’energia), seguita dall’immediata ripresa delle compressioni toraciche. Quando presente il DAE, questo strumento registrerà i tempi, effettuando una nuova analisi del ritmo ogni due minuti. Questo tempo sarà utilizzato per lo scambio di ruolo tra i soccorritori. In sintesi, si afferma più che mai la veridicità della catena della sopravvivenza: Per consentire la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco, tutti i passaggi, riassunti graficamente nella catena, sono necessari: 1. Allarme precoce (allertare il sistema di emergenza prima possibile) 2. BLS precoce (iniziare BLS immediatamente, possibilmente da parte dei soccorritori occasionali) 3. Defibrillazione precoce (un defibrillatore deve raggiungere il paziente prima possibile) 4. Terapia intensiva precoce (spesso i primi tre punti non sono sufficienti ad eliminare la causa dell’arresto e stabilizzare le condizioni del paziente, per cui l’intervento medico è indispensabile) Con la diffusione dei defibrillatori semiautomatici, i primi tre punti sono di competenza dei soccorritori delle pubbliche assistenze, della Croce Rossa, delle Misericordie, mentre il quarto punto è di esclusiva competenza del personale medico ed infermieristico dei mezzi di soccorso avanzato (automediche, ambulanze medicalizzate, elicotteri) e del personale ospedaliero. LA SEQUENZA B.L.S.-D In ogni caso, quando si trova un paziente che sembri inanimato, la prima cosa è accertarsi (senza perdere tempo) della presenza delle funzioni vitali.
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Prima di effettuare qualsiasi altra manovra, posizionati di fronte al paziente, afferralo per le spalle, e scuotilo delicatamente chiamandolo ad alta voce. La posizione dell’operatore dovrà essere frontale (se possibile) al paziente, in modo che l’ stimolo verbale giunga ad entrambe le orecchie con eguale intensità (spesso i pazienti anziani hanno capacità uditiva ridotta). Se il paziente non risponde al richiamo e allo stimolo tattile, è da considerarsi incosciente. |
Lo stato di incoscienza presuppone: · L’allertamento del mezzo di soccorso avanzato (Ambulanza medicalizzata, automedica, elicottero), poiché tutti i pazienti incoscienti rientrano nel codice rosso. · L’avvio della sequenza BLS La sequenza BLS prevede, nell’ordine, tre passaggi: A– AIRWAY (pervietà delle vie aeree) B-BREATHING (respiro) C-CIRCULATION (circolazione) A– AIRWAY (PERVIETA’ DELLE VIE AEREE) Se il paziente non è cosciente deve essere posizionato su un piano rigido, come il pavimento o la barella di una ambulanza. Dovrà essere supino, con gli arti superiori lungo il tronco e le gambe distese. Il torace dovrà essere libero da indumenti. La pervietà delle vie aeree è essenziale per consentire la respirazione. Le statistiche hanno dimostrato che raramente vi sono corpi estranei nella bocca e nella faringe, e ancora più raramente nelle vie aeree sottostanti. Pertanto i soccorritori dovranno limitarsi ad osservare il cavo orale, evitando di inserire le dita se non si vede alcun oggetto. I liquidi andranno rimossi con l’aspiratore ed un sondino, preferibilmente rigido. È invece dimostrato che “l’oggetto” che ostruisce più spesso le vie respiratorie è la lingua del paziente stesso. Quando un soggetto giace incosciente, la muscolatura (nella maggior parte dei casi) perde tono, diventando più flaccida. Questo vale anche per la lingua, sorretta da numerosi muscoli. Quando il paziente giace supino, la lingua tende ad inarcarsi, e la radice della stessa ad appoggiarsi alla parete posteriore della gola (orofaringe), ostacolando il passaggio dell’aria. È dimostrato che questa manovra non è dannosa per il rachide, e può essere effettuata anche nel traumatizzato incosciente. Terminata la manovra di estensione del capo e sollevamento della mandibola, si mantiene questa posizione e si passa al punto B. B– BREATHING (RESPIRO) Occorre accertarsi della presenza di attività respiratoria. Il soccorritore si posiziona in ginocchio, di fianco alla testa del paziente, ed avvicina un orecchio alla bocca dello stesso. L’acronimo “G.A.S.” descrive la manovra: G– GUARDA: si osserva il torace per verificarne l’espansione durante la respirazione A– ASCOLTA: l’orecchio dell’operatore capta eventuali rumori provenienti dalla respirazione S– SENTI: il soccorritore percepisce la sensazione tattile del “soffio” d’aria espirata sulla propria guancia La manovra deve essere effettuata per dieci secondi. Se non si percepiscono segni di attività respiratoria, si passa al punto C. Le due insufflazioni, al termine del punto B, non sono contemplate in questa sequenza (Secondo ERC). Tuttavia, se il pallone ambu è gia disponibile, o se si sospetta che la causa dell’arresto sia una asfissia (vedi sopra), è possibile somministrarle, ma senza rimandare di molto l’inizio delle compressioni toraciche. In tutti gli altri casi si prosegue nella sequenza. C– CIRCULATION (CIRCOLAZIONE) La ricerca dei segni di circolo (polso) può essere difficile anche per il personale sanitario. Puoi tentare la ricerca del polso carotideo (con due dita ai lati del pomo d’Adamo, in una fossetta compresa tra questo ed il muscolo sternocleidomastoideo), oppure, più semplicemente, valutare l’assenza di altri segni suggestivi di circolazione: Questi sono: MOvimenti TOsse Respiro La ricerca del polso e di Mo.To.Re. Possono essere effettuate contemporaneamente, ma non devono richiedere più di dieci secondi. Se il paziente non ha segni di vita (polso, Mo.To.Re.), o se sussiste qualsiasi dubbio, iniziate immediatamente le compressioni toraciche. NON ritardate l’inizio della RCP. Le compressioni toraciche si effettuano nella metà inferiore dello sterno. Non si utilizzano più le varie techiche digitali per trovare del punto di repere. È dimostrato che non sussistono differenze di efficacia se il punto varia di alcuni centimetri, mentre perdere tempo a cercarlo può essere deleterio per la perfusione del miocardio. Si può utilizzare, come riferimento, la linea immaginaria che congiunge i capezzoli (linea intermammaria o intermammillare). |
È dimostrato che una iperestensione della testa non ha vantaggi (ed è potenzialmente pericolosa per il rischio di traumi cervicali) rispetto ad una modica estensione della testa, se questa è associata al sollevamento della mandibola. La muscolatura della lingua, infatti, si inserisce sulla mandibola (l’osso che forma il mento). Nel paziente non cosciente è possibile spostare anteriormente (cioè verso l’alto nel paziente che giace supino) la mandibola, e conseguentemente la lingua. Con questa manovra la “gola” del paziente viene sicuramente liberata dalla lingua, e l’aria può raggiungere le vie aeree sottostanti. La manovra si esegue come in figura: · Due dita (o tre se si adopera anche il pollice) vengono posizionate sotto il mento · L’altra mando viene posizionata sulla fronte · Il mento del paziente viene spostato verso l’alto, associando una modica estensione della testa (e non una iperestensione). |
La parte della mano che andrà a comprimere dovrà essere solo quella corrispondente alle ossa del carpo (“calcagno” della mano). La mano che non appoggia direttamente sul torace sarà sovrapposta alla prima, e le sue dita intrecciate con la sottostante. Questo dovrebbe aiutare a mantenere il restante palmo della mano sollevato dal torace del paziente. |