La musica intende proporci
un discorso artistico: se il brano è provvisto di un titolo, questo
indica la realtà cui il musicista si è ispirato, ma l'autore
non si propone di farcela semplicemente riconoscere quanto di rimodellarla
dall'interno, esprimendo quelle più intime proprietà che
la sua fantasia gli permette di scoprire (forme, movimenti, sentimenti,
emozioni, modi di essere...). Tutto ciò è detto mediante
i suoni, che, proprio per come sono organizzati, ci offrono l'immagine
simbolica viva e concreta di quanto l'artista ha «visto», «sentito»
e immaginato. L'opera musicale dev'essere considerata quindi non come una
«copia» delle cose, ma come il risultato della loro reinvenzione
artistica.
Se il musicista crea i
simboli sonori, l'interprete deve leggerli, e ricostruirne il significato.
Interpretare vuol dire infatti assegnare dei sensi a un messaggio, sia
esso musica, quadro o poesia.
Pensiamo per un attimo
a quanto avviene in un dipinto (che, essendo un'opera artistica, ha molto
in comune con la musica). Un quadro che raffigura un albero non ci interessa
certamente per il fatto che ci permette di identificare con precisione
quella determinata pianta. Ciò che ci attrae non è tanto
quello di cui si parla, quanto il modo in cui se ne parla: quei colori,
quelle linee, quei chiaroscuri che ci presentano l'albero in una luce nuova.
E questo il vero significato del quadro. Il pittore è partito da
una realtà, ma ha cercato di ricostruirla dall'interno, ripensandone
e reinventandone le proprietà, le caratteristiche.
Nell'opera artistica,
dunque, ci si riferisce certamente a qualcosa, ma il senso e lo scopo effettivi
sono altri: la scoperta immaginosa di proprietà, di aspetti nascosti
o fantasticati dall'artista. Ecco perché l'arte ci permette di scoprire
volti della realtà che ignoravamo.
E importante notare che
nessuna opera ci presenta significati evidenti e definiti, così
che basti riconoscerli e coglierli come i frutti da un albero. In realtà,
un testo è fatto di suoni (così come di colori e linee, o
di lettere dell'alfabeto), e i significati si nascondono dietro questi
simboli. Sappiamo che vi sono, ma non ci si dichiarano, se non esprimendosi
attraverso qualcos'altro, cioè i segni.
In musica, è perciò
compito degli esecutori, o anche solamente di lettori o di ascoltatori,
ricostruire questi segni. Perché un'opera riveli il proprio senso,
occorre che qualcuno la interroghi mediante un lavoro attivo che impegni
la riflessione, la sensibilità, l'intelligenza e la fantasia. Un
interprete dovrà avere anche necessariamente una conoscenza tecnica,
che gli permetterà agevolmente l'analisi del brano che dovrà
eseguire.
Interpretare le opere
musicali (sia da esecutori, sia da ascoltatori) non è un compito
facile. La musica costituisce sempre un messaggio un po' misterioso, e
ciò che riusciamo a metterne in luce è solo una parte di
quanto essa potrebbe essere in grado di narrarci. Alcuni aspetti, poi,
li cogliamo spesso con l'intuizione, e li interiorizziamo, più che
poterli esprimere a parole. Tuttavia, è necessario che, fin dove
è possibile, cerchiamo di mettere ordine nelle nostre impressioni,
chiarendoci ciò che un brano rappresenta per noi e rendendoci capaci,
anche, di parlarne con altri.
Le regole fondamentali
per un interprete-ascoltatore che voglia acquisire sempre maggior consapevolezza
e trarre dalla musica il maggior piacere possibile si possono quindi sintetizzare
nel modo seguente:
-
ascoltare con attenzione,
magari più di una volta, un brano musicale, magari dopo aver «preso
contatto» con il compositore, avere cioè appreso le vicende
della sua vita, del periodo storico in cui operò e della sua produzione
artistica;
-
osservare le caratteristiche
che ha il pezzo;
-
riflettere e ipotizzare
su quanto può significare il brano che si sta ascoltando;
-
riordinare e comunicare
quanto
si è percepito, per esempio scrivendo un commento al brano appena
udito.
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