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Le
Passioni
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Anche
all'epoca di Johann Sebastian Bach, le cerimonie liturgiche della Quaresima
avevano il loro culmine nei riti religiosi del venerdì santo, il
giorno in cui venivano rievocate la passione e la morte di Cristo. Era
invalso l'uso di musicare brani evangelici relativi appunto a queste fasi
della vicenda terrena di Gesù: generalmente le composizioni su questi
temi erano articolate in due parti distinte: la prima precedeva il sermone,
la seconda lo seguiva.
![]() Come già si è accennato, il genere delle Passioni si era sviluppato a partire dal XV secolo: all'inizio si trattava di un'opera che prevedeva l'azione di tre personaggi, i quali impersonavano Cristo, un Diacono e un Evangelista; con il coro si intendeva rappresentare "il popolo", e i suoi interventi si avvalevano talvolta di spunti polifonici. Divenne in seguito Passione-Mottetto, nella quale prevalse il trattamento polifonico delle parti. In Germania questo genere, dopo la Riforma, assunse caratteristiche peculiari: venne abbandonato l'uso del latino in favore del tedesco, e le opere si arricchirono progressivamente di arie, recitativi, sinfonie derivate dalle forme teatrali. Ciascun autore raccontò i testi evangelici interpretandoli in modo soggettivo, li commentò, ne fece veri e propri "libretti d'opera". Bach apportò a sua volta alcuni mutamenti a questo genere: mantenne, come nelle Cantate, certe forme dell'opera, particolarmente l'aria in stile italiano con il "da capo", ma ne modificò lo spirito, introducendo l'arioso, una via di mezzo tra il recitativo secco e l'aria, di straordinario contenuto emotivo. Per la prima volta nella storia della creazione artistica musicale, Bach riunì nelle Passioni elementi eterogenei, e tenne conto al tempo stesso di tutto quanto storicamente gli era noto sulla musica, compiendone una mirabile sintesi. Se dobbiamo credere alle notizie contenute nel Nekrolog [un lungo e particolareggiato articolo sulla vita di Johann Sebastian Bach, apparso nel 1754 sulla "Musikalische Bibliothek", scritto da Carl Philipp Emanuel Bach e da Johann Friedrich Agricola, rispettivamente figlio e allievo del compositore], Bach scrisse cinque Passioni, delle quali solo tre ci sono pervenute: quelle secondo Giovanni, secondo Matteo, secondo Luca – o per meglio dire, le Passioni che si possono attribuire "con certezza" a Bach sono due, dal momento che la Passione secondo Luca continua a costituire ragione di controversie tra i musicologi, che identificano nella sua partitura un'opera di autore sconosciuto alla quale Bach avrebbe solamente messo mano per apportarvi correzioni o aggiungervi abbellimenti, inserendovi poi alcune parti ornamentali. Quanto
alla Passione secondo Giovanni, costruita musicalmente attorno ai
capitoli XVIII e XIX del testo evangelico di san Giovanni, essa sarebbe
stata composta a Cöthen in vista di una esecuzione nella Nikolaikirche
di Lipsia il venerdì santo del 1723; tale esecuzione venne poi rinviata,
e realizzata a Lipsia il 7 aprile, venerdì santo del 1724. Di una Passione secondo Marco, BWV 247, eseguita a Lipsia il venerdì santo 1731, non vi è più alcuna traccia, salvo il testo di Christian Friedrich Henrici, conosciuto con lo pseudonimo di Picander (lo stesso autore che fornì a Bach una valida collaborazione anche per il libretto della Passione secondo Matteo). |
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Passione
secondo Matteo
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Nella
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secondo Matteo, piuttosto che ripercorrere il calvario di Cristo, Bach
preferì evocarne e meditarne la morte. L'opera è senza dubbio
la più vasta che Bach abbia scritto, sia per le dimensioni davvero
maestose della partitura, sia per il ricco complesso vocale e strumentale
previsto.
E' opportuno sottolineare come nella Passione secondo Matteo il doppio coro non sia semplicemente un mezzo impiegato per ottenere efficaci artifici sonori. Oltretutto, le difficoltà nel realizzare un'opera con tali caratteristiche, a Lipsia, dovettero essere parecchie, considerando soprattutto la realtà musicale dell'epoca: Bach dovette ritenere che il doppio coro fosse uno strumento indispensabile per rendere più incisivo l'elemento dialogico che è l'aspetto prevalente nella Passione secondo Matteo, nonché un modo efficacissimo per esprimere e per far percepire una intensa emozione.
Il primo coro, a volte, rappresentava Sion (gli ebrei e i sacerdoti del Sinedrio); il secondo coro, i fedeli, seguaci di Cristo. Le parti corali che indicavano un'atmosfera di "agitazione" tra la folla e che segnavano alcuni momenti altamente drammatici nella vicenda erano eseguiti a doppio coro (quindi con i due cori non dialoganti), come esemplificato nel brevissimo stralcio di partitura. Il musicista previde un solo coro anche nei casi di gruppi numericamente limitati di persone (al primo coro affidò, ad esempio, la rappresentazione degli Apostoli, al secondo quella di coloro che accusano Pietro); fece dialogare i cori quando intese ottenere il massimo effetto drammaturgico. Di rilievo, a questo proposito, anche l'intervento dei cori nei due brani del n. 67, Der du den Tempel Gottes zerbrichst e Andern hat er geholfen: i due cori dialogano aspramente, quindi concludono, nel primo brano, in modo derisorio, invitando Cristo a scendere dalla croce, se egli è davvero figlio di Dio; nel secondo, in un terribile unisono, tacciandolo di bestemmiatore per avere egli osato proclamarsi figlio di Dio. I tredici veri e propri Corali contenuti nell'opera sono di fatto movimenti a un solo, grande coro, in quanto realizzati tutti con i due cori fusi nell'esecuzione delle quattro parti corali. Per questi brani, la grandiosità dell'insieme era ai tempi costituita proprio dal fatto che le voci e il loro accompagnamento orchestrale si diramavano da punti differenti della chiesa, confluendo e creando quindi un effetto acustico intensamente ricco, denso e suggestivo (potrebbe essere paragonato a un effetto sterofonico).
Per la Fantasia-Corale n. 35, O Mensch, bewein dein Sünde gross, Bach utilizzò il coro iniziale della Passione secondo Giovanni, sostituendo poi il brano di esordio all'interno di quest'ultima. Il pezzo ricavato dalla Passione secondo Giovanni, notevolmente ampliato, e con l'aggiunta della parte di "soprano in ripieno", divenne quindi il grandioso Corale che conclude la prima parte della Passione secondo Matteo come un solenne inno di riconoscenza al figlio di Dio che, con il suo sacrificio sulla croce, riscatta l'intera umanità dalle sue colpe. Nell'elaborazione orchestrale, i timbri strumentali corrispondono spesso agli stati d'animo dei personaggi o alle sensazioni che essi suscitano. Ad esempio, il musicista esclude il basso continuo e gli archi per rendere più aerea la sonorità dei flauti traversi e degli oboi su un'Aria per il soprano, Aus Liebe will mein Heiland sterben. Oppure circonda simbolicamente Cristo di una sorta di aureola (resa, nei recitativi, dall'effetto fornito dal quartetto d'archi), che scompare tuttavia nel momento in cui si compie l'agonia del Messia sulla croce e questi, smarrito per un istante, teme di essere stato abbandonato da Dio: nel momento, quindi, in cui egli è "uomo mortale". Anche l'armonia concorre efficacemente a creare atmosfere cariche di emozione, come ad esempio nel brano n. 73, Wahrlich, dieser ist Gottes Sohn, nel quale viene rappresentata, dopo il terremoto seguito alla morte di Cristo, la folla sconvolta che riconosce, stupefatta, che l'uomo crocifisso è realmente il figlio di Dio. Le Arie sono tra i brani più suggestivi della Passione secondo Matteo: affidate alternativamente a ciascuno dei cantanti solisti, sono spesso veri e propri duetti tra lo stesso solista e uno strumento che possiede caratteristiche di timbro e di estensione simili a quelle del cantante: tale strumento, sostenuto dal basso continuo armonizzato, esegue generalmente una introduzione all'Aria stessa; infine, i cori si alternano, spesso, alle voci dei cantanti solisti e degli strumenti.
Particolarmente suggestivo è anche il penultimo brano della Passione secondo Matteo, n. 77, Nun ist der Herr zur Ruh’ gebracht, nel quale ciascuna delle quattro voci soliste porge lo struggente saluto estremo a Gesù; tra l'uno e l'altro degli interventi solistici, il coro alterna alcune brevi e commoventi battute, che paiono rafforzare l'angosciosa e mesta atmosfera nella quale si esprimono gli addii estremi. |
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Da Angela Molteni, Johann Sebastian Bach. La vita, le opere, Gammalibri, Milano 1998 e in "La musica nei film di Pasolini" in Pagine corsare | |
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