|
|
|
Saggio abolizionista e sull'obiezione di coscienza edizioni "Sensibili alle Foglie" |
|
Vincenzo Guagliardo, a partire dal grande libro della sua esperienza di reclusione che dura da 20 anni, accompagna il lettore nel cuore del dibattito sul diritto penale, nelle sua storia e genealogia, fino al suo collasso, alla sua implosione di senso indicata nella sua moderna forma premiale . |
Già Brecht aveva richiamato l'attenzione sulla sottile differenza tra chi le "banche le fonda e chi le sfonda", cogliendo una verità che risuonerà più volte nelle rivolte sociali e politiche del Novecento: criminale è chi condanna gran parte degli uomini all'alternativa tra la miseria dell'esclusione o l'esclusione dell'asservimento. Fu l'antiautoritarismo
degli anni Sessanta e Settanta con la sua critica
Poi più nulla, anzi il contrario. Nel volgere al tramonto il secolo sembrò volersi rivoltare contro se stesso, quasi a vendicarsi delle aspettative sollevate e tradite; gli strumenti del sistema penale divennero altrettante armi per quella "controriforma" che invaderà l'immaginario collettivo di magistrati difensori della patria, pionieri di quella cultura della penalizzazione che ha colonizzato i territori del nuovo millennio. Disagio giovanile, culture
e comportamenti sociali, proteste e
L'ultimo libro di Vincenzo
Guagliardo, Dei dolori e delle pene - Saggio
E' un viaggio attraverso
la sofferenza legale quello che ci propone,
Quello del sistema penale
non è solo un fallimento "relativo" a
Questi numeri raccontano
drammaticamente di un universo totalitario in
Ma ben più grave
è la crisi del sistema penale se la si confronta con
Ormai è l'Inquisizione
che parla, attraverso la reclusione non si
Riprendendo l'idea di
Bruno Bettelheim dello "stato di massa
Pietro Fumarola, curatore
del libro, ci restituisce nelle sue "Note" il peso del condizionamento
"giudiziario" che grava sulla vita politica e
Si arriva così
a "trasformare la funzione giudiziaria in funzione poliziesca". Una trasformazione
che ha lasciato un segno indelebile sino al punto che, come afferma Fumarola:
"l'identificazione tra consenso alla giustizia penale e quello ai partiti
politici è ormai in Italia quasi un dato
La denuncia di Guagliardo
quindi non si ferma di fronte alla soglia del
Proprio per questo il suo urlo di dolore non è solo quello di una "nazione" ferita, affranta, vinta che accusa la società del crimine peggiore che si possa commettere: quello contro il genere umano. Il "popolo delle carceri", drappello invisibile di quell'esercito in rotta di uomini battuti da una "modernità" che li sospinge ai margini della dignità e del lecito, attraverso le parole di Guagliardo sottolinea i limiti di una concezione stravolta del diritto che ci costringe a fare i conti con i frutti avvelenati di una società malata di giustizialismo. La stessa "cultura della riforma" ne esce malconcia alla luce delle nuove forme di violenza e di arbitrio che vanno ogni volta inevitabilmente ad aggiungersi alle vecchie. E' il caso della Gozzini; approvata nel 1986 come riforma della legge penitenziaria, fa perno su quella stessa premialità del trattamento introdotta nella cultura giuridica dallo stravolgimento emergenziale. "Pene più alte, discrezionalità totale, aumento della sofferenza psichica legata sia alle umiliazioni da pretesa collaborazione che all'incertezza della pena, raddoppiamento del numero dei prigionieri 'classici' dopo l'invenzione delle pene alternative portate dalla Gozzini!: questo è il caso del sistema penale italiano, un caso di 'perversione positivista' che è arrivato alla pretesa di cambiare la classe dirigente italiana; un'illusione certo, ma che è servita tuttavia a diminuire le libertà... L'intero movimento abolizionista dovrebbe assumere come esempio il caso italiano per riflettere su se stesso, per capire più in profondità l'anima del sistema penale, le sue perversioni. Questa riflessione potrebbe
aiutare a inventare una politica dell'abolizionismo che in Italia dovrebbe
anzitutto ottenere,
|
Il caso di Salvatore Ricciardi, riarrestato il 24 marzo 1998 dopo che era stato liberato per essere sottoposto a operazione chirurgica in quanto affetto da una grave cardiopatia, e quello di Edoardo Massari, che si è suicidato il 28 marzo nel carcere Torinese delle Vallette, sono soltanto due esempi recenti, tragici e drammatici, delle storture del sistema carcerario-repressivo italiano e del profondo disagio che provocano .. |
.
.