Milioni e milioni di anni fa, quando il nostro pianeta era appena
nato e l'Uomo non ne aveva ancora calcato il suolo, già esistevano
le voci della natura che riempivano l'aria con i loro molteplici suoni
dai timbri diversi. Gli uccelli cantavano all'ombra delle immense foreste;
i giorni, le notti si susseguivano con il loro ritmo regolare e continuo;
la grande armonia dell'universo governava ogni cosa. La
musica, dunque, l'eterna musica della natura, fatta di suoni, ritmi, melodie,
armonie e timbri, esisteva già. Poi, dopo una lentissima e costante
evoluzione, apparve l'Uomo: la sua unica forza era costituita dall'intelligenza
che lo rendeva capace di comprendere l'ordine del mondo in cui viveva e
di fabbricarsi i mezzi che gli avrebbero permesso di sopravvivere, ma anche,
spesso, di prendere il sopravvento sulle forze ostili che lo circondavano. Egli
modellò la propria voce imitando il grido degli animali che voleva
attirare nei propri tranelli, studiò il ritmo delle stagioni per
comprendere le abitudini degli uccelli migratori, per prevedere lo spuntare
dei frutti selvatici, per fortificare i ripari per far fronte alle grandi
tempeste, scrutò le leggi che governavano la natura per carpirle
quei segreti che gli avrebbero permesso di rendere più agevole e
sicura la propria esistenza. Nessuno può dire con certezza quali
furono le prime manifestazioni musicali dell'uomo: si possono però
fare congetture in base allo studio di popoli primitivi che ancora vivono
nella nostra epoca: presso queste popolazioni la prima espressione musicale
è il ritmo, che viene espresso con le mani, con i piedi, con i sassi,
con gli utensili di lavoro. Il canto che spesso si accompagna a questo
ritmo è fatto solamente di brevi sillabe gutturali, di grida inarticolate
che sono espressione di sentimenti: gioia, dolore, paura, incitamento eccetera.
I primi strumenti.
Non è difficile rintracciare le origini degli strumenti musicali.
Dalle grosse conchiglie marine, dalle corna degli animali uccisi, dalle
canne vuote nacquero i primi strumenti a fiato. I primi strumenti a corda
furono invece gli stessi archi con i quali i cacciatori e i guerrieri scagliavano
le loro frecce. Servendosi di tronchi cavi di alberi l'uomo imparò
a costruirsi i primi strumenti a percussione. Più tardi l'uomo perfezionò
la canna del proprio flauto, rendendola capace di produrre suoni diversi,
aggiunse altre corde al proprio arco, creando così le prime arpe
e quando imparò a lavorare i metalli si fabbricò le prime
trombe. Non più allora gridi gutturali e colpi sordi e indistinti,
ma la possibilità di creare vere e proprie melodie e di accompagnarle
con suoni sempre più complessi. Questo processo si svolse nel corso
di migliaia di anni poiché lungo e faticoso fu il cammino dell'Uomo
attraverso le varie epoche che segnarono il suo cammino nella storia delle
civiltà.
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La musica nelle civiltà
del passato. Presso i popoli più antichi la musica veniva
utilizzata prevalentemente nell'ambito di cerimonie religiose. In Egitto,
per esempio, i sacerdoti si tramandavano musiche sacre per accompagnare
riti magici o propiziatori. Gli
Egizi cantavano e danzavano accompagnandosi con arpe, flauti, cimbali durante
le processioni destinate al culto pubblico. La musica era considerata un
dono prezioso degli dei, fonte magica di letizia e di serenità.
In Mesopotamia avvenne lo stesso, pur essendosi sviluppato un sistema di
scrittura avanzato. La musica ebraica è particolarmente importante
per l'influenza che avrà. Gli Ebrei attribuivano al canto un'enorme
importanza nel campo spirituale. Sotto il regno di Davide le cerimonie
erano imponenti e ad esse prendevano parte migliaia di coristi che accompagnavano
il loro canto con gli strumenti musicali che Davide stesso aveva fatto
costruire. L'esperienza musicale ebraica, attraverso la produzione di salmi,
crea di fatto le basi di quello che diventerà il canto gregoriano.
Alcuni documenti dell'antica musica cinese giunti fino a noi permettono
di stabilire che, fin dall'antichità più remota, questo popolo
impiegò per la sua musica una caratteristica scala di cinque suoni
(corrispondenti agli attuali fa sol la do re = scala pentafonica): tali
suoni corrispondevano rispettivamente all'imperatore, ai ministri, al popolo,
ai servizi pubblici e ai prodotti della terra e del lavoro. I Cinesi costruirono
diversi tipi di strumenti: timpani, tamburi, campane, flauti, liuti. Caratteristico
è il king formato da pietre sonore fissate a un telaio di legno,
percosse mediante martelletti. Gli Indiani coltivarono la musica fin dai
tempi più antichi. Ebbero una musica religiosa e una profana destinata
ad allietare i banchetti, per accompagnare le danze o le rappresentazioni
teatrali. Tra i vari strumenti indiani (tam-tam, flauti, oboi, trombe)
tipici sono la vina, caratteristico strumento a corde munito di due casse
armoniche formate da zucche vuote e inoltre la ravanastra, il sarangi,
il sitar, strumenti ad arco che si possono considerare i progenitori del
violino.
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La musica al tempo dei
Greci e dei Romani. Sull'esperienza delle altre civiltà,
soprattutto quella egizia e quella indiana, la viva genialità del
popolo greco seppe creare le basi teoriche e pratiche da cui si sviluppò
in seguito tutta la musica dei paesi occidentali. In Grecia la musica era
considerata uno dei mezzi più efficaci per l'educazione morale e
intellettuale dei cittadini e faceva parte perciò dell'insegnamento
scolastico. Gli strumenti nazionali con i quali si accompagnavano il canto
dei poeti e i cori delle tragedie greche furono: la lyra, formata da un
guscio di testuggine che recava alcune corde di budello tese sulla sua
cavità, e l'aulòs, una sorta di flauto a doppia canna. Della
musica su cui venivano cantate le diverse composizioni ci è giunto
pochissimo: fra gli esempi più belli due inni di Delfi risalenti
al II secolo a. C. Anche nell'antica Roma la musica ebbe una importante
funzione, soprattutto quale accompagnamento nelle feste religiose. I Romani
non ebbero uno stile musicale proprio, ma seppero piuttosto adattare, fondere
e sviluppare gli stili delle diverse civiltà con le quali venivano
a contatto. La musica fu però utilizzata dai Romani per rallegrare
riunioni e intrattenimenti familiari, oppure per accompagnare le evoluzioni
dei commedianti o per allietare i sontuosi festini dei patrizi. Tipici
strumenti romani furono la tuba e la buccina, usati esclusivamente a scopi
militari per dare segnali alle truppe, incitarle al combattimento o accompagnare
imponenti marce trionfali.
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Il Medioevo. Il cristianesimo
primitivo, privo di una forte autorità centrale, ispirandosi a elementi
musicali di aree diverse (Oriente, Africa, Europa) dà vita a liturgie
differenti. Il canto gregoriano, una delle prime e più importanti
forme di canto religioso, deriva da quella unificazione liturgica portata
a termine dalla Chiesa di Roma dopo il pontificato di Gregorio I. A fine
millennio un più vivace clima culturale porta alla nascita di una
nuova forma musicale religiosa che sopravviverà per almeno due secoli:
il dramma liturgico. Il
suo intento principale è far rivivere i momenti più significativi
della storia cristiana narrandoli, e successivamente rappresentandoli,
in una forma facilmente comprensibile dal popolo. Per circa un millennio
il canto gregoriano costituì comunque l'unica espressione musicale
degna di rilievo; dopo l'anno Mille venne acquistando importanza anche
la musica profana. Nell'intento di arricchire la struttura melodica del
canto gregoriano, verso il X secolo, in particolare a Parigi (Scuola di
Notre Dame, cosiddetta perché sorta presso la Schola cantorum della
cattedrale di Notre Dame, allora in costruzione) e a Limoges (Abbazia di
Saint-Martial), si compiono i primi esperimenti che consentiranno di gettare
le fondamenta teoriche dalle quali poté svilupparsi la polifonia
successiva. È l'inizio di una nuova era musicale caratterizzata
da un tipo di canto in cui si sovrappongono più linee melodiche
(due o più voci eseguono contemporaneamente differenti melodie formanti
un insieme armonico). Accanto alla musica religiosa, come si è accennato,
si sviluppa una produzione musicale profana. In
Francia, i trovatori al sud e i trovieri al nord, allietano le corti con
melodie celebranti l'amor cortese. Lo stesso faranno un po' più
tardi in Germania i Minnesänger. Fra le forme più importanti
diffuse da trovatori e trovieri si ricordano la chanson in Francia e i
Lied in Germania. Sulle basi delle elaborazioni polifoniche della Scuola
di Notre Dame, nel secolo XV sorge la Scuola fiamminga da cui trarranno
origine i grandi capolavori del Cinquecento. Mentre a Parigi nascono le
prime forme polifoniche, in Italia il canto monodico raggiunge una delle
sue espressioni più elevate con la lauda, canzone popolare di ispirazione
religiosa nata in seno alle comunità religiose dell'Umbria. Nella
Firenze del Trecento fioriscono, per opera di valenti musicisti tra i quali
primeggia Francesco Landino (1335-1397), le prime forme polifoniche profane:
il madrigale, la caccia, la ballata. Nel corso del XIV secolo in Francia
e in Italia si afferma l'Ars nova, dal titolo del trattato di Philippe
de Vitry Ars nova musicae, in cui la nuova musica viene contrapposta
a quella dell'Ars antiqua. Le maggiori novità di questa produzione
risiedono nel pieno sviluppo della pratica polifonica, nella grande varietà
ritmica, nell'utilizzo delle più recenti e complesse notazioni e
soprattutto nel deciso favore riservato alle già citate composizioni
profane del madrigale, della caccia e della ballata. In particolare l'Ars
nova italiana, a differenza di quella francese, intellettuale e complessa,
assume le caratteristiche principali del dolce stil novo, emergendo per
semplicità, genuinità e freschezza. Gli inizi del XV secolo
vedono la fioritura in Belgio e in Olanda della cosiddetta Scuola fiamminga.
Raccogliendo l'eredità dell'Ars nova francese, i maggiori esponenti
di questa scuola (tra cui Dufay e Ockeghem) coltivano tecniche polifoniche
arricchite dall'utilizzo di un numero sempre crescente di voci e di un
elaborato contrappunto.
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L’età barocca. Mossi
dal desiderio di far rivivere musicalmente l'antica tragedia greca, verso
la fine del Cinquecento, a Firenze, un gruppo di letterati e musicisti
si riunisce dando vita alla cosiddetta Camerata fiorentina. La Camerata,
partendo dallo sviluppo degli intermedi (intermezzi), momenti scenici e
coreografici posti all'interno di una rappresentazione teatrale, porta
a termine una vera e propria rivoluzione che, contro il polifonismo contappuntistico
dell'Ars nova, rivaluta il discorso monodico dando vita al "recitar cantando",
linguaggio melodico di chiara e semplice comprensione. Il
centro di attrazione dei musicisti si sposta, nel Cinquecento, dalla Francia
e dalle Fiandre all'Italia. Le forme della polifonia sacra (messe, mottetti
eccetera) toccano in questo secolo un'alta perfezione, ma accanto a esse
maturano anche quelle della polifonia profana. Nasce infatti una nuova
forma di madrigale, dovuto alla fusione della frottola (canzone d'amore)
con la polifonia dei maestri franco-fiamminghi. Il testo, sotto l'influenza
dei grandi poeti del Quattrocento e Cinquecento, diventa elegante e raffinato.
Il più grande polifonista del Cinquecento fu Giovanni Pierluigi
da Palestrina (1525-1594). Scrisse esclusivamente musica sacra e per sole
voci senza accompagnamento strumentale (cori a cappella). Nel Cinquecento,
l'organo è il protagonista della nascita della musica strumentale,
che ebbe in Girolamo Frescobaldi (1583-1643), compositore di canzoni, toccate,
partite eccetera, uno dei più insigni capiscuola.
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La nascita del
melodramma. La ricerca degli antichi valori classici focalizza l'attenzione
di compositori e teorici sulla nuova forma del dramma per musica imperniata
sul ripristino, anche scenico, degli schemi dell'antica tragedia greca.
Questi drammi, totalmente sostenuti da uno scarso accompagnamento musicale
e costruiti sul recitar cantando, sono le radici da cui si svilupperà
successivamente il melodramma di Claudio Monteverdi (1567-1643), frutto
della ricerca stilistica concentrata su una maggior aderenza della musica
al senso del testo. L'avvento dell'ideale barocco, nel XVII secolo, eleva
la musica a disciplina eccelsa ponendola al centro di numerosi studi e
trasformazioni (prima fra tutti lo sviluppo del melodramma monteverdiano)
che conducono non solo alla nascita dell'opera, ma anche alle evoluzioni
tecniche operate dalle grandi tradizioni liutistiche di Stradivari, Amati
e Guarneri. Il violino, il flauto, l'organo e il clavicembalo sono gli
strumenti che dominano la scena musicale del Seicento italiano ed europeo
attirando l'attenzione dei maggiori musicisti dell'epoca. È grazie
a questa evoluzione tecnico-artistica che il panorama musicale barocco
si arricchisce di nuovi generi come l'opera, il concerto, l'oratorio e
la cantata. Nel Seicento, dominano la scena Arcangelo Corelli (1653-1713),
ritenuto il grande fondatore della moderna tecnica violinistica e Giacomo
Carissimi (1605-1674), provetto organista, compositore di numerosi oratori.
Tra Seicento e Settecento Antonio Vivaldi (1678-1742), oltre a perfezionare
la tecnica violinistica, compose più di cinquecento opere strumentali:
le più significative sono i concerti, che hanno il merito di aver
posto le basi strutturali del concerto moderno, dando rilievo alla parte
solistica e stabilendo la classica divisione in tre tempi (Allegro-Adagio-Allegro).
Del primo Settecento è invece Giovan Battista Pergolesi (1710-1736),
autore di numerose opere tra cui spiccano lo Stabat Mater e l'intermezzo
comico La serva padrona.
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Bach e Händel. La
vita musicale europea tra Seicento e prima metà del Settecento gravita
attorno alle grandi figure di Bach e di Händel, che incarnano splendidamente,
sia nel carattere sia nella produzione, l'ideale barocco a cui tutti i
compositori del tempo fanno riferimento. Johann Sebastian Bach (1685-1750),
organista e clavicembalista di raro valore, è uno dei più
grandi compositori di tutti i tempi. Tra
le sue opere più significative: la Messa in si minore, la Passione
secondo Matteo, la Passione secondo Giovanni, il Clavicembalo ben temperato,
i Concerti brandeburghesi e, inoltre, Corali, Cantate, interi cicli organistici
e clavicembalistici. Nell'arte perfetta di Bach confluiscono tutte le esperienze
precedenti, fondendosi in modo mirabile: la tradizione polifonica, la monodia,
l'armonia, la moderna tonalità. Georg Friedrich Händel (1685-1759),
autore di musica da camera e per organo e di melodrammi, è noto
soprattutto per uno dei suoi 23 oratori, il celebre Messia.
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Le origini del Classicismo.
Nel
Settecento, Christoph Willibald Gluck (1714-1787) intraprese la riforma
del melodramma, spogliandolo di tutto ciò che serviva da pretesto
per una pura esibizione di virtuosismo e facendo sì che musica e
canto esprimessero invece i sentimenti e la vicenda che si svolgeva sulla
scena. A partire della seconda metà del Settecento si assiste a
un rinnovamento totale dei valori artistici barocchi che culmina in quello
che verrà definito periodo classico. Massimi esponenti di questa
nuova corrente musicale, caratterizzata dal trionfo della forma sonata
e della moderna sinfonia, sono Haydn e Mozart che più di altri comprendono
il bisogno di equilibrio artistico, inteso come supremo ideale compositivo,
e la necessità di riconquistare quelle regole fisse spazzate via
dagli sconvolgimenti barocchi. Franz Joseph Haydn (1732-1809) organizzò
definitivamente la forma sonata: nelle numerose sinfonie, sonate e quartetti
vi sono le prime, compiute realizzazioni di questa forma.
Wolfgang
Amadeus Mozart (1756-1791) è considerato il rappresentante più
geniale della seconda metà del Settecento e certo una delle maggiori
personalità della musica occidentale. Egli ha saputo unificare le
esperienze più diverse, dimostrandosi sensibile soprattutto all'influenza
della scuola italiana. Pronto ad accogliere i più diversi contributi,
Mozart sa assimilarli e rinnovarli in uno stile in cui domina una squisita
perfezione, unita a una segreta malinconia che si farà, col tempo,
sempre più struggente e drammatica. Mozart
ha scritto, nella sua breve vita, moltissime composizioni, dalle opere
teatrali (come Nozze di Figaro, Don Giovanni, Flauto magico) alle sinfonie,
dalle musiche per danza ai quartetti, dalla musica sacra alle sonate e
concerti per pianoforte e per violino. Figure cardine del Classicismo tedesco
ed europeo, Mozart e Haydn più dei loro contemporanei seppero cogliere
la lezione stilistica del loro tempo. Se Mozart squarcia qualsiasi canone
barocco componendo opere estremamente nuove sotto il punto di vista drammatico
e tecnico, ad Haydn, più concentrato sulla produzione sacra e sinfonica,
va riconosciuto il merito di aver trovato il giusto equilibrio tra riflessione
e improvvisazione.
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L'età classico-romantica.
Con
l'avvento del Classicismo e del suo ordine logico, che di fatto aveva escluso
dall'opera seria ogni intrusione buffa, il comico deve trovare una propria
forma di espressione. Nasce così l'opera buffa, genere musicale
destinato a irrompere violentemente nel panorama musicale di fine Settecento. Caratterizzata
da storie intricate e personaggi schietti, troverà i suoi più
alti rappresentanti in Pergolesi, Paisiello, Cimarosa e più tardi
in Gioacchino Rossini (1792-1868). Tra i capolavori di quest'ultimo: Il
Barbiere di Siviglia, Guglielmo Tell, La gazza ladra, Cenerentola, L'Italiana
in Algeri, Mosè, Il viaggio a Reims. Contrariamente a quanto succede
negli altri Paesi europei, in Italia il passaggio fra Classicismo e Romanticismo
non avviene in modo secco e definito. Utilizzando melodie arricchite da
un'orchestrazione ricca e importante, la musica italiana, cui tutti si
ispirano, è la prima a dare libera espressione alle proprie emozioni.
Pionieri di questa rivoluzione sono Cherubini, di cui Beethoven riprenderà
certi slanci emotivi, e Clementi, che approfondisce in maniera sensazionale
le capacità espressive del pianoforte, strumento principale della
prossima esplosione romantica.
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La musica nell'Ottocento.
Nell'Ottocento la musica diviene patrimonio di tutti coloro che per cultura
e condizioni economiche sono in grado di accoglierne il messaggio artistico.
Il musicista, a sua volta, si libera della sudditanza nei confronti dei
munifici signori, e conquista quella libertà che è uno dei
segni distintivi dell'arte moderna. Se la musica sinfonica e da camera
rimangono patrimonio dei ceti elevati, la musica operistica attira a sé
grandi masse popolari. Il melodramma diviene, specie in Italia, la forma
di spettacolo più diffusa e più amata. Nell'Ottocento si
moltiplicano inoltre i luoghi di divertimento (sale da ballo, café
chantant) in cui la musica interviene con le funzioni meno impegnative
di divertire e di accompagnare la danza. La musica "leggera" diviene un
fenomeno pubblico e commerciale, che avrà ancor più rilevanza
nel Novecento, anche per la progressiva funzione che assumeranno nel secolo
XX la radio e la televisione. Né vanno dimenticate altre fondamentali
occasioni di vita musicale: la lotta politica, la guerra e sul finire dell'Ottocento
anche la protesta sociale e l'organizzazione delle masse lavoratrici. Le
esperienze che si determineranno in questi ambiti daranno vita a significativi
eventi musicali.
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La rivoluzione di Beethoven.
L'impulso
romantico, che si era già timidamente affacciato alla ribalta musicale
italiana nel XVIII secolo, trova realizzazione completa nella produzione
sinfonica di Ludwig van Beethoven (1770-1827). Erede
del classicismo viennese di Haydn e Mozart, egli è allo stesso tempo
l'interprete appassionato di un'epoca di cambiamenti e di tensioni. I due
motivi fondamentali che Beethoven esprime nella sua musica sono il dolore
della vita e la tensione eroica intesa a superarlo. Di qui l'aspetto drammatico
che si riscontra in tante sue composizioni, e che si manifesta tipicamente
nella nuova concezione della forma sonata, caratterizzata da un forte contrasto
fra i due temi sui quali essa si va sviluppando. Le innovazioni beethoveniane,
non solo tecniche ma anche stilistiche, concludono e completano un'evoluzione
che vede la musica, nella fattispecie la sinfonia, diventare l'espressione
più elevata di un rapporto, quello fra musicista e uomo, ricco di
contrasti e armonie. Fra le opere principali di Ludwig van Beethoven vanno
ricordate le nove sinfonie, le sonate per pianoforte, i concerti per pianoforte
e orchestra, i quartetti, la Missa Solemnis, l'opera lirica Fidelio.
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Il Romanticismo.
Con Beethoven termina l'età classica, e si apre un nuovo periodo
dell'arte musicale, che partecipa agli ideali e allo spirito del Romanticismo.
Il Romanticismo strumentale si sviluppa soprattutto nei paesi germanici,
sia per la particolare intensità che in essi assume la cultura romantica,
sia per la presenza di una eredità assai più forte, nell'ambito
sinfonico-cameristico, di quella che si riscontra in Paesi latini come
l'Italia, ove è invece il melodramma a primeggiare. Si ricordano
alcuni compositori di questo periodo: Franz
Schubert (1797-1828), autore di bellissimi Lieder, di sonate e brani per
pianoforte (Improvvisi, Momenti musicali), di nove sinfonie, tra cui spiccano
la Quarta (Tragica) e la Nona (Incompiuta); Felix Mendelssohn-Bartholdy
(1809-1847). Tra le sue composizioni più celebri, le poetiche Romanze
senza parole per pianoforte, il Sogno di una notte di mezza estate, il
Concerto in mi minore per violino e orchestra; Robert Schumann (1810-1856).
Tra le sue opere, molti pezzi pianistici, quattro sinfonie, il Concerto
in la minore per pianoforte e orchestra; Niccolò Paganini (1782-1840),
considerato il più grande violinista di tutti i tempi. Tra le sue
composizioni: i Capricci e il Concerto n. 1 in re maggiore per violino
e orchestra; Fryderyk Chopin (1810-1849). Ricca di fantasia melodica e
di originalità armonica e costruttiva, la sua musica ha dato un
contributo essenziale all'affermazione del pianoforte quale strumento di
espressione poetica; Franz Liszt (1811-1886). Ha dato un importante contributo
allo sviluppo tecnico del pianoforte. Sono note le sue Rapsodie ungheresi,
il Mephisto valzer e gli Studi trascendentali (per pianoforte). Ha composto
anche poemi sinfonici come Orfeo, Mazeppa e Tasso; Hector Berlioz (1803-1869)
si dedicò prevalentemente al genere sinfonico e diede un grande
impulso allo sviluppo dell'orchestra, di cui valorizzò timbri ed
effetti, portandola talora a proporzioni gigantesche. Tra
le sue opere: Sinfonia fantastica, La dannazione di Faust, il Carnevale
romano; Johannes Brahms (1833-1897) fu per alcuni anni allievo di Schumann.
Rimase ancorato tenacemente agli schemi severi della tradizione classica.
Scrisse prevalentemente musica sinfonica e da camera, tra cui: quattro
sinfonie, l'Ouverture tragica, le Danze ungheresi, i due Concerti per pianoforte
e orchestra, il Concerto per violino e orchestra, lo splendido Requiem
tedesco; Pëtr Ilic Cajkovskij (1840-1893), uno dei più grandi
compositori di musica strumentale dell'Ottocento. È celebre la sua
Sesta sinfonia (Patetica). Ma oltre alle sei sinfonie lasciò numerose
composizioni: concerti per pianoforte e orchestra, balletti (Lo Schiaccianoci,
Il lago dei cigni, Giulietta e Romeo), opere (La dama di picche); Gustav
Mahler (1860-1911), compose musica sinfonica (dieci sinfonie) e numerosi
Lieder. La sua opera fu feconda di stimoli decisivi per Berg e Webern e,
in minor misura, per Schönberg. Grande direttore d'orchestra, ebbe
una fama mondiale straordinaria.
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L'opera in Italia e in Europa.
In
Italia (paese privo di una vera e propria tradizione sinfonica) i compositori
trovano nell'opera il genere a loro più confacente per dar sfogo
alla grande passione, nota caratteristica del Romanticismo. La drammaticità
della musica e l'immediatezza del testo, attraverso il racconto di vicende
sempre più esasperate, determinano la fortuna del melodramma italiano
che troverà in Gaetano Donizetti (1797-1848), Vincenzo Bellini (1801-1835)
e Giuseppe Verdi (1813-1901) i suoi massimi esponenti. In Francia, il melodramma
avrà il suo massimo esponente in Georges Bizet (1838-1875) che con
il suo capolavoro, Carmen, precorrerà di mezzo secolo la nascita
dell'opera verista, imperniata su fatti e situazioni della vita quotidiana
(e di cui gli autori più noti saranno Giacomo Puccini, Ruggero Leoncavallo,
Pietro Mascagni). Il più grande compositore russo dell'Ottocento
è Modest Musorgskij (1839-1881). La sua musica è spontanea
e profondamente realistica; le sue pagine più belle sono quelle
ispirate dalla tenerezza e dalla pietà per gli umili e i sofferenti.
Tra le sue opere: Kovancina, Una notte sul Monte Calvo, Quadri di un'esposizione.
Il suo capolavoro è l'opera in quattro atti Boris Godunov, divenuta
celebre dopo la sua morte.
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La
rivoluzione romantica: Verdi e Wagner. Verso la seconda metà
dell'Ottocento, la corrente romantica si assesta attorno a valori ben delineati
che ritrovano piena applicazione nell'opera di Giuseppe Verdi e di Richard
Wagner (1813-1883). Il primo, muovendosi all'interno della tradizione,
affida alla musica il compito di evidenziare i sentimenti dei protagonisti
delle sue opere, ispirate a soggetti diversi per epoca e ambiente. Il secondo
invece, nella duplice veste di compositore e librettista, procede a un
completo rinnovamento dell'opera ispirandosi a soggetti del Medioevo tedesco,
letti in chiave nazionalista.
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Il tardo Romanticismo.
Con
l'ascesa della borghesia, che caratterizza tutto il XIX secolo, la musica
finisce per assumere una valenza più ricreativa che culturale. Soprattutto
a Vienna dove, quasi a compensare il tangibile declino politico e sociale
del paese, nascono le spensierate distrazioni dell'operetta e del valzer. Nello
stesso periodo in Russia compositori quali Balakirev, Cui, Borodin, il
già citato Musorgskij e Rimskij-Korsakov (il cosiddetto "Gruppo
dei Cinque") fondano una scuola musicale nazionale con cui si conclude
il processo di assimilazione della cultura occidentale iniziato in pieno
periodo romantico.
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Il Novecento: la società
e la cultura. Il Novecento si apre con una generale crisi dei valori
ottocenteschi. L'idea di nazione è degenerata nel nazionalismo,
la libera iniziativa economica nell'imperialismo; l'industria ha fatto
passi da gigante, ma le masse operaie reclamano maggiore giustizia. Si
genera così una tensione violenta tra proletariato e borghesia capitalistica.
La rivoluzione proletaria in Russia, due guerre mondiali, le dittature
fascista e nazista, la guerra civile di Spagna sono le eloquenti testimonianze
del travaglio di un'epoca tesa e instabile. Negli ultimi decenni si è
assistito a una profonda trasformazione della società, nella quale
un ruolo sempre maggiore sono andati assumendo presunti valori come quello
del benessere e del consumo. Motivi di incertezza si sono sommati ad altri
preesistenti, rendendo sempre più problematica l'immagine del futuro.
Tutto ciò si è riflesso nella ricerca culturale ed artistica,
che è stata sollecitata sia dalla necessità di rinnovarsi
nei confronti dell'eredità ottocentesca, sia dal bisogno di aderire
a una realtà sempre più difficile e mutevole. Ma i radicali
cambiamenti delle pratiche artistiche hanno generato interrogativi ulteriori:
quello, per esempio, della funzione dell'artista in una società
che tende in molti casi a rifiutarlo, preferendo le più accessibili
ed evasive proposte culturali dei massmedia (come, per esempio, la televisione).
Per quanto riguarda in particolare la musica, con l'avvento del disco si
crea una nuova situazione d'uso: quella che pone di fatto l'ascoltatore
in una dimensione di isolamento. La nostra epoca è caratterizzata
anche dall'esplosione della musica leggera, del pop, del rock, che sono
divenuti il sottofondo costante della nostra esistenza quotidiana. Importantissimo
per la storia della musica è l'avvento del cinema, della radio e
della televisione, che determinano nuovi usi del linguaggio sonoro, in
fusioni di immagini-parlato-suoni che promuovono modi diversi di percepire
e ascoltare la musica.
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L'Impressionismo
e il Verismo. La Francia di fine secolo si mostra estremamente ricettiva
nei confronti delle nuove correnti musicali assorbendo le esperienze stilistiche
provenienti dagli altri paesi europei e dalla scuola russa. Da questa straordinaria
mescolanza di idee nasce lo stile impressionista che, caratterizzato da
un raffinato colorismo orchestrale e da originali impasti sonori in grado
di descrivere sensazioni emotive immediate, avrà come principali
esponenti Claude Debussy (1862-1918) e Maurice Ravel (1875-1937). In Italia
l'attualità del Verismo letterario di Verga e Capuana non manca
di esercitare una profonda influenza nell'ambiente musicale. Stanchi dell'irrealtà
romantica, compositori come Puccini, Mascagni e Leoncavallo, ai quali si
è già fatto cenno, scelgono libretti che raccontino storie
più vicine alla realtà di tutti i giorni, utilizzando melodie
descrittive e "orecchiabili", di semplice comprensione.
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La
Scuola viennese. Anche in musica, come nelle altre manifestazioni
artistiche, la nascita del nuovo secolo è caratterizzata da un generale
desiderio di rinnovamento che trova in Alban Berg (1885-1935), Anton von
Webern (1883-1945) e Arnold Schönberg (1874-1951) i pionieri di nuovissime
tecniche espressive. In particolare, Schönberg riesce a elaborare
un sistema musicale totalmente nuovo (la dodecafonia) basato sull'utilizzo
dei dodici suoni della scala cromatica ordinati in una specifica successione
chiamata serie.
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Il jazz. Le origini del jazz
vanno ricercate nel cuore dell'Africa, nei villaggi delle foreste equatoriali.
Le tribù si ritrovavano intorno al fuoco dopo una caccia, una battaglia
o un qualsiasi altro evento, e davano libero sfogo alle loro sensazioni
con danze e canti al ritmo frenetico dei tamburi. Quando, nel Settecento
e nell'Ottocento, dilagò il commercio dei neri, le popolazioni africane
vennero trasferite con viaggi disumani negli Stati americani del Sud e
impiegati come schiavi nelle piantagioni di cotone e nella costruzione
di strade ferrate. Coloro che sopravvissero al trauma del viaggio e del
distacco dalla loro terra si ritrovarono in luoghi sconosciuti, sfruttati,
analfabeti, privi di ogni mezzo di sostentamento. Fu in questa condizione
di profonda sofferenza umana che la nostalgia della perduta libertà
si riversò nei canti e nei ritmi della terra natale. Il jazz divenne
popolare all'inizio del Novecento a New Orleans, città della Louisiana
sul fiume Mississippi, e si ispirò appunto ai canti di lavoro (work
songs) delle piantagioni di cotone, agli spirituals (canti religiosi),
ai blues (canti accorati e nostalgici) e al ragtime (una vivace musica
popolare). Le prime bands, formate da una sezione melodica (cornetta, clarinetto,
trombone) e da una sezione ritmica (banjo, chitarra, bassotuba), improvvisavano
a orecchio e si esibivano in parate stradali in occasione di matrimoni
e funerali. Questo era lo stile hot, ossia il jazz improvvisato. La musica
jazz andò progressivamente affermandosi; risalgono al 1913 le prime
incisioni di dischi. Verso gli anni Venti il jazz si "trasferì"
a Chicago: qui, negli anni Trenta, nacque il boogie-woogie. E qui nacquero
anche le grandi orchestre jazz nelle quali si distinguevano per la sezione
ritmica il pianoforte, il banjo, la chitarra, il contrabbasso e la batteria;
per quella melodica i sassofoni, le trombe, i tromboni, i clarinetti. Emersero
i maggiori solisti jazz: Bessie Smith, grande interprete di blues, Louis
Armstrong, cornettista-trombettista, Sidney Bechet, clarinettista-sassofonista,
il pianista Duke Ellington. Negli anni Trenta predominò un nuovo
genere, lo swing, caratterizzato da anticipazioni e ritardi nel ritmo.
Nell'era dello swing si costituirono le orchestre per la musica da ballo.
La cantante Ella Fitzgerald fu la voce più popolare dello swing,
e Benny Goodman divenne il "re dello swing". L'orchestra di Glenn Miller
portò il jazz a livello di piacevole consumo e la musica leggera
di tutto il mondo assunse il ritmo del jazz. Negli anni Quaranta, con la
terribile esperienza bellica, vi fu negli Stati Uniti una nuova presa di
coscienza della popolazione nera, e sorse il genere be-bop, un linguaggio
musicale di protesta: i massimi rappresentanti di questo periodo furono
il sassofonista Charlie Parker e il trombettista Dizzy Gillespie. Con la
fine degli anni Quaranta si distinse per potenza ritmica e sonora l'orchestra
del vibrafonista Lionel Hampton. Nel primo dopoguerra si impose il cool
jazz; con un ritmo più pacato, negli anni Cinquanta, l'hard bop,
con sonorità accese e ritmi accentuati, che trovò la sua
voce nella tromba di Miles Davis. Alla fine degli anni Cinquanta, negli
Usa, vi è una nuova coscienza politica tra la popolazione nero-americana
e i problemi razziali sono molto sentiti. Nasce il free jazz (jazz libero)
a opera principalmente di Ornette Coleman, dove "libero" significa la volontà
di liberarsi delle esperienze jazzistiche precedenti e affermare una cultura
nera indipendente dalla cultura bianca; è caratterizzato dalla musica
di Max Roach, batterista, e da quella di Charles Mingus, contrabbassista
e compositore. Dagli anni Settanta il jazz subisce le influenze del rock
e delle nuove tecniche elettroniche.
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Altre
esperienze musicali e compositori del Novecento. Nella seconda metà
del XIX secolo l'assestamento di valori e ideali nazionali negli Stati
Uniti stimola la produzione di una musica interamente americana. Nasce
così un nuovo genere musicale che, influenzato da tutte le forme
nelle quali si era sviluppata la musica jazz, troverà la sua piena
espressione nel musical del Novecento. Tra i compositori statunitensi più
popolari del XX secolo vi è certamente George Gershwin (1898-1937),
autore di concerti, musical, e dell'opera Porgy and Bess, divenuta in seguito
un "classico" nel suo genere. Igor
Stravinskij (1882-1971) è probabilmente il musicista più
noto del XX secolo. Egli volle bandire dalla musica qualsiasi significato
espressivo, sostenendo che essa altro non è che il prodotto di una
pura azione costruttiva, del tutto simile a quella di un artigiano. Nelle
proprie composizioni, Stravinskij ha valorizzato soprattutto l'elemento
ritmico; la melodia è spezzata, contorta, spesso grottesca e beffarda.
Tra le sue opere: i balletti l'Uccello di fuoco e Petroucka; la Sagra della
Primavera. Sergej Prokof'ev (1891-1953) riteneva che la musica dovesse
avere un'autentica funzione sociale. Tra le sue composizioni più
popolari: Sinfonia classica, L'amore delle tre melarance, Pierino e il
lupo, il poema sinfonico Aleksandr Nevskij, Romeo e Giulietta (balletto).
Paul Hindemith (1895-1963) si è rifatto nelle proprie composizioni
al grande insegnamento di Bach, mentre Béla Bartók (1881-1945)
si è ispirato ai modi e ai ritmi della musica popolare ungherese.
Reazioni contrarie ai sistemi ottocenteschi si manifestano nel ritorno
a musiche di età barocca: è questa la linea seguita da compositori
italiani come Ildebrando Pizzetti (1880-1968), Ottorino Respighi (1879-1936),
Gianfrancesco Malipiero (1882-1973).
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La musica del periodo
più recente. La molteplicità delle proposte della
musica contemporanea rende difficile darne in breve un'idea precisa. Alcune
tendenze possono comunque essere così tratteggiate: a) musica seriale:
si riallaccia alla dodecafonia: così come, in una serie dodecafonica,
non si debbono ripetere i suoni, in queste ricerche si punta alla continua
variazione della dinamica, dell'intensità, del timbro, del ritmo.
In questa direzione hanno lavorato e lavorano alcuni compositori: il tedesco
Karlheinz Stockhausen, il francese Pierre Boulez, il belga Henri Pousser
e, in parte, l'italiano Luciano Berio; b) musica aleatoria: il compositore
usa una notazione volutamente generica o imprecisa o indica linee e diagrammi
("gesti" sonori) che l'esecutore ha libertà di eseguire come meglio
crede. Rappresentanti di questa tendenza sono l'americano John Cage, l'argentino
Mauricio Kagel e, in alcuni casi, l'italiano Silvano Bussotti; c) altri
musicisti, come l'italiano Luigi Nono, l'ungherese György Ligeti o
il polacco Krzystof Penderecki si propongono di conservare un rapporto
con il pubblico e di mantenere un contenuto espressivo alla musica.
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Musica concreta
e musica elettronica. Comune a molte delle esperienze appena citate
è l'uso di strumentazioni elettroniche. Questa tendenza è
iniziata con la musica concreta. I musicisti che si dedicano a questo "genere"
si propongono di utilizzare suoni di varia natura, tratti dalla realtà
ambientale e da oggetti vari, incidendoli su un supporto magnetico e quindi
elaborandoli attraverso tecniche varie (cambiamento di velocità,
inversione del senso di rotazione e così via). I rumori così
ottenuti vengono poi montati, con risultati spesso di particolare efficacia.
La musica propriamente elettronica si serve di suoni prodotti da apparecchiature
quali sintetizzatori, registratori, macchine per la trasformazione del
suono, filtri, mixer eccetera. Programmi appropriati consentono inoltre
di produrre musica elettronica anche servendosi del computer. Si possono
ottenere in questo modo impasti timbrici e atmosfere sonore straordinari,
assolutamente non riproducibili con un'orchestra tradizionale. Al di là
degli usi sperimentali, la musica elettronica ha largo impiego attualmente
nelle colonne sonore cinematografiche e televisive, rivelando in tali utilizzazioni
una grande efficacia.
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Per preparare questa
Breve
storia ho avuto come "guida storica"
(date, nomi, luoghi) le seguenti
due enciclopedie:
Storia della Musica. The Oxford
History of Music, Feltrinelli-Garzanti 1974-1992 e
Storia della Musica a cura
della Società Italiana di Musicologia
E.D.T. Edizioni di Torino
1991
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