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Carbonaria
Postado Sábado, Maio 26, 2007 as 3:09 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
A Gloria del Gran Maestro dell’Universo e del Nostro Protettore San Teobaldo
À G.'. DO S.'.M.'.D.'.U.'.
P R O C L A M A Ç Ã O
Ser.'. Grão Mestre Geral:
F.'.E.'.C.'.
Sob a sombra da mesma árvore da vida, saúdo-vos por T.'.V.'.T.'., bem como a todos os VV.'. IIr.'. dessa R.'. Obed.'. Maç.'. rogando A.'.D.'.N.'.S.'.M.'.D.'.U.'. e ao N.'.P.'. São Teobaldo, S.'.F.'.U.'. aliado a mais alta sap.'. e benevolência como atributos ao ILum.'. Ir.'.
1. A Maçonaria Carbonária existe no Brasil, desde cerca de 1800, por influência sobretudo Francesa e Portuguesa. Perseguida a partir da promulgação da bula condenatória do Papa PIO VII (1821), em todos os países onde funcionava e ativa estava, teve, como alguns de seus introdutores em nosso país, Joaquim do Lêdo e José Bonifácio de Andrada simpatizante da Maçonaria Florestal senão ele próprio maçom e primeiro Grão Mestre da Maçonaria Brasileira, em que pese terem vividos em destacadas rivalidades, segundo alguns historiadores maçons da época. Contudo, também foi vítima, tal qual a ordem da pedra, pela escumunhão da Igreja Católica:
La bolla di scomunica
"ECCLESIAM A JESU"
PIO VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO A PERPETUA MEMORIA
2. La Chiesa fondata da Gesù Cristo Salvatore Nostro sopra solida pietra (e contro di essa Cristo promise che non sarebbero mai prevalse le porte dell’inferno) è stata assalita così spesso e da tanti temibili nemici, che se non si frapponesse quella promessa divina che non può venir meno, vi sarebbe da temere che essa potesse soccombere, circuita dalla forza o dai vizi o dall’astuzia. Invero, ciò che accadde in altri tempi si ripete anche e soprattutto in questa nostra luttuosa età che sembra quell’ultimo tempo preannunciato in passato dall’Apostolo: "Verranno gli ingannatori che, secondo i loro desideri, cammineranno nella via dell’empietà" (Gd 18). Infatti nessuno ignora quanti scellerati, in questi tempi difficilissimi, si siano coalizzati contro il Signore e contro Cristo Figlio Suo; costoro si adoperano soprattutto (sebbene con vani sforzi) a travolgere e a sovvertire la stessa Chiesa, ingannando i fedeli (Col 2,8) con una vana e fallace filosofia e sottraendoli alla dottrina della Chiesa. Per raggiungere più facilmente questo scopo, molti di costoro organizzarono occulti convegni e sette clandestine con cui speravano in futuro di trascinare più facilmente numerosi individui ad essere complici della loro congiura e della loro iniquità.2. Già da tempo questa Santa Sede, scoperte tali sette, lanciò l’allarme contro di esse con alta e libera voce e rivelò le loro trame contro la Religione e contro la stessa società civile. Già da tempo sollecitò la vigilanza di tutti perché si guardassero in modo che queste sette non osassero attuare i loro scellerati propositi. È tuttavia motivo di rammarico che all’impegno di questa Sede Apostolica non abbia corrisposto l’esito cui essa mirava e che quegli uomini scellerati non abbiano desistito dalla congiura intrapresa, per cui ne sono derivati infine quei mali che Noi stessi avevamo previsto. Anzi, quegli uomini, la cui iattanza sempre si accresce, hanno perfino osato creare nuove società segrete.3. A questo punto occorre ricordare una società nata di recente e diffusa in lungo e in largo per l’Italia e in altre regioni: per quanto sia divisa in numerose sette e per quanto assuma talvolta denominazioni diverse e distinte tra loro, in ragione della loro varietà, tuttavia essa è una sola di fatto nella comunanza delle dottrine e dei delitti e nel patto che fu stabilito; essa viene chiamata solitamente dei Carbonari. Costoro simulano un singolare rispetto e un certo straordinario zelo verso la Religione Cattolica e verso la persona e l’insegnamento di Gesù Cristo Nostro Salvatore, che talvolta osano sacrilegamente chiamare Rettore e grande Maestro della loro società. Ma questi discorsi, che sembrano ammorbiditi con l’olio, non sono altro che dardi scoccati con più sicurezza da uomini astuti, per ferire i meno cauti; quegli uomini si presentano in vesti di agnello ma nell’intimo sono lupi rapaci.4. Anche se mancassero altri argomenti, i seguenti persuadono a sufficienza che non si deve prestare alcun credito alle loro parole, cioè : il severissimo giuramento con cui, imitando in gran parte gli antichi Priscillanisti, promettono di non rivelare mai e in nessun caso, a coloro che non sono iscritti alla società, cosa alcuna che riguardi la stessa società, né di comunicare a coloro che si trovano nei gradi inferiori cosa alcuna che riguardi i gradi superiori; inoltre, le segrete e illegali riunioni che essi convocano seguendo l’usanza di molti eretici e la cooptazione di uomini d’ogni religione e di ogni setta nella loro società.5. Non occorrono dunque congetture e argomenti per giudicare le loro affermazioni, come più sopra si è detto. I libri da loro pubblicati (nei quali si descrive il metodo che si suole seguire nelle riunioni dei gradi superiori), i loro catechismi, gli statuti e gli altri gravissimi, autentici documenti rivolti a ispirare fiducia, e le testimonianze di coloro che, avendo abbandonato la società cui prima appartenevano, ne rivelarono ai legittimi giudici gli errori e le frodi, dimostrano apertamente che i Carbonari mirano soprattutto a dare piena licenza a chiunque di inventare col proprio ingegno e con le proprie opinioni una religione da professare, introducendo quindi verso la Religione quella indifferenza di cui a malapena si può immaginare qualcosa di più pernicioso. Nel profanare e nel contaminare la passione di Gesù Cristo con certe loro nefande cerimonie; nel disprezzare i Sacramenti della Chiesa (ai quali sembrano sostituirne altri nuovi da loro inventati con suprema empietà) e gli stessi Misteri della Religione Cattolica; nel sovvertire questa Sede Apostolica (nella quale risiede da sempre il primato della Cattedra Apostolica) (Sant’Agostino, Ep. 43) sono animati da un odio particolare e meditano propositi funesti e perniciosi.6. Non meno scellerate (come risulta dagli stessi documenti) sono le norme di comportamento che la società dei Carbonari insegna, sebbene impudentemente si vanti di esigere dai suoi seguaci che coltivino e pratichino la carità e ogni altra virtù, e che si astengano scrupolosamente da ogni vizio. Pertanto essa favorisce senza alcun pudore le voluttà più sfrenate; insegna che è lecito uccidere coloro che non rispettarono il giuramento di mantenere il segreto, cui si è fatto cenno più sopra; e sebbene Pietro principe degli Apostoli (1Pt 2,13) prescriva che i Cristiani "siano soggetti, in nome di Dio, ad ogni umana creatura o al Re come preminente o ai Capi come da Lui mandati, ecc.", sebbene l’Apostolo Paolo (Rm 3,14) ordini che "ogni anima sia soggetta alle potestà più elevate", tuttavia quella società insegna che non costituisce reato fomentare ribellioni e spogliare del loro potere i Re e gli altri Capi, che per somma ingiuria osa indifferentemente chiamare tiranni.7. Questi ed altri sono i dogmi e i precetti di questa società, da cui ebbero origine quei delitti recentemente commessi dai Carbonari, che tanto lutto hanno recato a oneste e pie persone. Noi, dunque, che siamo stati designati come veggenti di quella casa d’Israele che è la Santa Chiesa e che per il Nostro ufficio pastorale dobbiamo evitare che il gregge del Signore a Noi divinamente affidato patisca alcun danno, pensiamo che in una contingenza così grave non possiamo esimerci dall’impedire i delittuosi tentativi di questi uomini. Siamo mossi anche dall’esempio di Clemente XII e di Benedetto XIV di felice memoria, Nostri Predecessori: il primo, il 28 aprile 1738, con la Costituzione "In eminenti", e il secondo, il 18 maggio 1751, con la Costituzione "Providas", condannarono e proibirono le società dei Liberi Muratori, ossia dei Francs Maçons, o chiamate con qualunque altro nome, secondo la varietà delle regioni e degli idiomi; si deve ritenere che di tali società sia forse una propaggine, o certo un’imitazione, questa società dei Carbonari.E sebbene con due editti promulgati dalla Nostra Segreteria di Stato abbiamo già severamente proscritta questa società, seguendo tuttavia i ricordati Nostri Predecessori pensiamo di decretare, in modo anche più solenne, gravi pene contro questa società, soprattutto perché i Carbonari pretendono, erroneamente, di non essere compresi nelle due Costituzioni di Clemente XII e di Benedetto XIV né di essere soggetti alle sentenze e alle sanzioni in esse previste.
8. Consultata dunque una scelta Congregazione di Venerabili Fratelli Nostri Cardinali di Santa Romana Chiesa, con il loro consiglio ed anche per motu proprio, per certa dottrina e per meditata Nostra deliberazione, nella pienezza dell’autorità apostolica abbiamo stabilito e decretato di condannare e di proibire la predetta società dei Carbonari, o con qualunque altro nome chiamata, le sue riunioni, assemblee, conferenze, aggregazioni, conventicole, così come con il presente Nostro atto la condanniamo e proibiamo.9. Pertanto a tutti e a ciascuno dei fedeli di Cristo di qualunque stato, grado, condizione, ordine, dignità e preminenza, sia laici sia chierici, tanto secolari che regolari, degni anche di specifica, individuale ed esplicita menzione, ordiniamo rigorosamente e in virtù della santa obbedienza che nessuno, sotto qualsivoglia pretesto o ricercato motivo, osi o pretenda di fondare, diffondere o favorire, e nella sua casa o dimora o altrove accogliere.
E nascondere la predetta società dei Carbonari, o altrimenti detta, come pure di iscriversi od aggregarsi ad essa o di intervenire a qualunque grado di essa o di offrire la facoltà e l’opportunità che essa si convochi in qualche luogo o di elargire qualcosa ad essa o in altro modo prestare consiglio, aiuto o favore palese od occulto, diretto o indiretto, per essa stessa o per altri; e ancora di esortare, indurre, provocare o persuadere altri ad iscriversi, ad aggregarsi o a intervenire in tale società o in qualunque grado di essa o di giovarle o favorirla comunque. I fedeli debbono assolutamente astenersi dalla società stessa, dalle sue adunanze, riunioni, aggregazioni o conventicole sotto pena di scomunica in cui incorrono sull’istante tutti i contravventori sopra indicati, senza alcun’altra dichiarazione; dalla scomunica nessuno potrà venire assolto se non da Noi o dal Romano Pontefice pro tempore, salvo che si trovi in punto di morte.10. Inoltre prescriviamo a tutti, sotto la stessa pena di scomunica, riservata a Noi e ai Romani Pontefici Nostri Successori, l’obbligo di denunciare ai Vescovi, o ad altri competenti, tutti coloro che sappiano aver aderito a questa società o che si sono macchiati di alcuno dei delitti più sopra ricordati.11. Infine, per allontanare con più efficacia ogni pericolo di errore, condanniamo e proscriviamo tutti i cosiddetti catechismi e libri dei Carbonari, ove costoro descrivono ciò che si è soliti fare nelle loro riunioni; così pure i loro statuti, i codici e tutti i libri scritti in loro difesa, sia stampati, sia manoscritti. A tutti i fedeli, sotto la stessa pena di scomunica maggiore parimenti riservata, proibiamo.
I libri suddetti, o la lettura o la conservazione di alcuno di essi; e ordiniamo che quei libri siano consegnati senza eccezione agli Ordinari del luogo o ad altri cui spetti il diritto di riceverli.
12. Vogliamo inoltre che ai transunti, anche stampati, della presente Nostra lettera, sottoscritti per mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di persona investita di dignità ecclesiastica, si presti quella stessa fede che si concederebbe alla lettera originale se fosse presentata o mostrata.
13. Perciò a nessuno sia lecito strappare o contraddire con temeraria arroganza questo testo della Nostra dichiarazione, condanna, ordine, proibizione e interdetto. Se qualcuno osasse tentare ciò, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei beati suoi Apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1821, il giorno 13 settembre, nell’anno ventiduesimo del Nostro Pontificato.
PIO PP. VII
A Carbonária, manteve-se até hoje como corpo maçônico regularmente constituído e representativo da Maçonaria Carbonária Universal, embora tenha permanecido por um longo período sob o manto de inúmeros maçons carbonários, oculta e operante nas Lojas e Obediências diversas, contudo, seu espírito, herança e brio, não se apagou jamais. Existiram, claro está, cisões e divisões como por toda a parte e, em especial, as ocorridas dentro do Grande Oriente e Grande Lojas, como também em outras tantas e sucessivas obediências, mas o seu espírito e esperança prevaleceram, sendo sempre possível restaurar a unidade interrompida.
Reestruturada, regularizada e personalizada jurídicamente como Grande Loja Carbonária do Brasil, desde 1984, a Maçonaria Carbonária, trabalhando no rito florestal, pretende efetivar relações fraternas oficiais com praticamente todas as Obediências do mundo.
Para tanto, os princípios essenciais defendidos hoje pela Grande Loja Carbonária do Brasil, para a existência de uma Loja justa e perfeita podem resumir-se nos sete pontos seguintes:
1. que seja formada por, pelo menos, 7 mestres maçons;
2. que seja dirigida por 3, iluminada por 5 e tornada justa e perfeita por 7;
3. que trabalhe segundo um ritual que utilize os símbolos da construção;
4. que tenha as suas sessões num local fechado e coberto onde se encontrem as colunas J e B, as três grandes luzes entre as quais o esquadro, o compasso, e o canivete, instrumentos do grau e o pavimento em mosaico;
5. que pratique os graus de Aprendiz, Companheiro e Mestre;
6. que a iniciação no grau de Aprendiz, a efetuar sob o sinal do triângulo, compreenda a câmara de reflexões, as provas e a passagem das trevas à luz; que a elevação ao grau de Companheiro Fendedor tenha lugar à luz da estrela flamejante; que a exaltação ao grau de mestre inclua a comunicação da lenda de Hiram; que a cada grau corresponda um compromisso solene;
7. que se considere maçom carbonário todo aquele que tenha sido formalmente iniciado numa loja maçônica justa e perfeita; Além destes princípios essenciais, a Grande Loja Carbonária do Brasil julga importantes e pratica pela sua Constituição e regulamentos, ou recomenda às suas lojas (Vendas), a prática dos seguintes:
8. que exista um grão-mestre eleito pelo povo maçônico carbonário;
9. que o grão-mestre tenha o direito de presidência em toda e qualquer reunião maçônica carbonária;
10. que o grão-mestre possa, se necessário, criar maçons carbonários e conferir graus;
11. que o grão-mestre possa autorizar a criação de lojas (Vendas);
12. que os irmãos (Bons Primos), tenham o direito de estar representados nas reuniões gerais maçônicas carbonárias, através das respectivas lojas (Vendas);
13. que cada irmão tenha o direito de apelar, para um corpo superior, das decisões da sua loja (Venda);
14. que cada irmão tenha o direito de visitar e tomar assento em qualquer loja (Venda);
15. que os visitantes sejam maçonicamente examinados antes de admitidos em qualquer loja (Venda);
16. que cada loja (Venda), não se intrometa em assuntos internos de outra nem confira graus a irmãos que não sejam do seu quadro;
17. que cada irmão esteja sujeito à Constituição, leis e regulamentos da Grande Loja Carbonária do Brasil;
18. que todo o candidato à iniciação seja isento de defeitos e mutilações e maior de 18 anos;
19. que cada loja trabalhe sob a invocação do Sagrado Mestre do Universo, cabendo a cada irmão plena liberdade de interpretar, religiosa ou filosoficamente, aquele conceito;
20. que a terceira das três grandes luzes indicadas no ponto 4. dos princípios essenciais, seja o Livro da Lei, representado pela Bíblia Sagrada;
21. que todos os maçons carbonários sejam iguais dentro da loja (Venda), onde trabalham, independentemente das suas diferenças na sociedade pagã;
22. que os conhecimentos adquiridos por iniciação nos vários graus sejam mantidos secretos e só comunicados a outros irmãos;
23. que se aceitem os ensinamentos simbólicos da Maçonaria em geral como ciência especulativa com profundo objetivo moral.
Assim, a Grande Loja Carbonária do Brasil, atém-se na sua quase totalidade aos 25 landmarks tradicionais da lista compilada pelo maçom norte-americano Albert G. Mackey, pondo apenas restrições aos nos. 1 (processos de reconhecimento), 18 (só no que respeita à proscrição absoluta das mulheres. Quanto ao 25o. e último landmark (inalterabilidade dos próprios landmarks), considera-o um absurdo histórico e filosófico de raiz dogmática, já que a mudança dos tempos tudo obriga a rever, corrigir e alterar.
3. A Grande Loja Carbonária do Brasil, conta hoje com lojas (Vendas) e triângulos (Choças), distribuídas e em organização por grande parte do território brasileiro.
Todas as Lojas (Vendas), da G.'.L.'.C.'.B.'. trabalham presentemente no Rito Florestal baseado nos de 1807, 1818 e 1822, então praticados em Itália, França, Portugal e Brasil, mas nada impede que outros ritos possam vir a ser introduzidos se as Lojas assim o entenderem.
4. A Grande Loja Carbonária do Brasil, rege-se pela Constituição de 1984, explicitada por um Regulamento Geral.
À frente da Grande Loja Carbonária do Brasil, encontra-se o Grão Mestre Geral, eleito por um período de três anos por sufrágio direto dos IIr.'. decorados com o grau de Mestre. Substituem-no nos seus impedimentos e coadjuvam-nos um Grão-Mestre Adjunto e o Grande Orador eleitos por igual período de tempo e pela mesma forma. Completa o executivo um Conselho da Ordem de membros eleitos no triênio formados também pelos Past Masters, formando assim a Alta Venda Carbonária. Este conselho reúne-se periodicamente e trata de todos os assuntos de caráter administrativo e executivo.
Com poderes sobretudo legislativos existe portanto, a Alta Venda, constituída pelos Veneráveis e todas as lojas (Vendas), e por representantes de cada loja (Venda), eleitos anualmente por todos os IIr.'. que a compõem.
A Justiça Carbonária é exercida, em primeira instância, dentro das próprias lojas (Vendas). Em segunda instância, funciona um Grande Tribunal, composto por cinco juízes, eleitos pela Alta Venda Carbonária.
5. A sede da Grande Loja Carbonária do Brasil, é em Curitiba, Estado do Paraná no chamado Castelo dos Carvoeiros da Floresta Negra, localizado na Rua dos Carvoeiros, s/n. Bairro São Pedro (próximo à ponte do Rio Passaúna – Divisa de Campo Magro. Trata-se de uma Venda Carbonária, que funciona nos moldes da Carbonária Antiga, em meio a uma Floresta (Um Alqueire) adquirido pelos maçons carbonários recentemente. Lá, projeta-se a construção de um Castelo ao estilo medieval, cuja área estima-se em 1500 m2, onde funcionarão Lojas e Vendas, tendo em suas torres, diversas salas de aula, alojamentos, refeitórios, cozinhas, praça de esportes e lazer. Serão recolhidos inicialmente, 60 menores abandonados, entre 08 e 12 anos de idade, que receberão ensino e atendimento em período integral, além da assistência aos seus familiares.
Desde 15 de Janeiro de 2004, se trabalha dioturnamente para a efetivação do mencionado projeto, restituindo à Maçonaria Carbonária a dignidade e a característica que a fez reconstruir e onde se voltaram a reunir as lojas (Vendas), Giuseppe Garibaldi, Anita Garibaldi, Benso d`Cavour, todas de Curitiba, a partir deste ano.
O Palácio Maçônico Carbonário, constará de uma construção com 320 m2, contendo uma Torre de três andares, onde primeiro estarão localizados os serviços administrativos, a biblioteca e o arquivo. O segundo será ocupado pelos gabinetes dos Veneráveis e GMG. O terceiro destinar-se-á as secretarias de lojas.
Em outras torres, funcionarão a Academia Maçônica Carbonária de Letras, Arte e Cultura do Brasil, além de outras entidades culturais e benéficas, legalmente constituídas e que servirão de ligação oficial entre a Maçonaria e o mundo pagão. Nelas se acharão também o Museu da Carbonária, salas para convívio, banquetes e um bar restaurante.
6. O Rito Florestal Carbonário, foi introduzido em Portugal pela França e Itália, antes mesmo de 1800, sendo sabido que José Bonifácio de Andrada, Joaquim do Lêdo, Alm. Tamandaré e tantos outros, iniciaram-se na Maçonaria Florestal como o faziam os cientistas e naturalistas da época. Não dispõe de um Supremo Conselho do Grau 33, todavia, com ajuda de vários Maçons investidos no Gr.'. 33, hoje Bons Primos, preparam a sua introdução nos estudos dos graus filosóficos do 4. ao 33 do REAA, adaptado.
É certo e tradicional, o ramo andrógeno da Carbonária, composto de um corpo feminino, totalmente subordinado à A.'.V.'.C.'.B.'., todavia, de atividade livre e independente, praticando o mesmo Rito Florestal, a exemplo da R.'.V.'.M.'.C.'.F.'. Anita Garibaldi, n. 03 na Floresta de Curitiba-Pr.
Assim, não admite a Maçonaria Carbonária, desavenças, intrigas e maledicências entre seus IIr.´. e Bons Primos, primando pela verdadeira união em todos os aspectos, pela Liberdade, Igualdade e Humanidade em todos os sentidos, e pela soberania da pátria que nos serve de abrigo, cientes do dever e da herança republicana e guardiã dos direitos e protetora dos desvalidos da sorte. Afinal, se hoje, grande parte do países democráticos do mundo gozam de liberdade, igualdade e fraternidade, é certo que se faz graças aos punhaiss da Carbonária do passado.
A abolição da escravatura no Brasil, teve a indeclinável e decidida participação das Lojas Maçônicas Carbonárias do passado, inclusive a ativa participação da Carbonária Italiana e Portuguesa na luta pela independência do Rio Grande do Sul, contra o despotismo e monarquia feudal experimentada pelo Brasil, nos idos de 1835 à 1845, já que Dom Pedro II, não era Maçom Carbonário, como o foi Dom Pedro I.
“O Maçom que não respeita a liberdade de associação de seus pares, discrimina potências ou ritos de outras sociedades secretas mas de idêntica filosofia (entre outros disparates), é um déspota digno do mais profundo desprezo. Usa indevidamente a condição de Ir.'. e apregoa falsamente moral que não lhe faz juz"
Por isso, à
Grande Loja Carbonária do Brasil
Na forma de Maçonaria Florestal é uma Ordem Universal formada de homens de todas as raças, credos e nacionalidades, escolhidos por iniciação e congregados em lojas (Vendas) nas quais por métodos ou meios racionais auxiliados por símbolos e alegorias, estudam e trabalham para a construção da sociedade humana; Fundada no Amor Fraternal, na Esperança, na Fé e na Caridade, que com Tolerância, Virtude e Sabedoria, com a constante livre investigação, com o progresso do conhecimento humano das ciências e das artes, dentro dos princípios da Moral, da Razão e da Justiça, o Mundo alcance a PAZ UNIVERSAL.
"O SEU DEUS É TAMBÉM O NOSSO DEUS"
A GRANDE LOJA CARBONÁRIA DO BRASIL (ALTA VENDA CARBONÁRIA), trabalhando sob as doutrinas puras da Moral, da Razão e da Justiça, sociedade simbólica e iniciática, adota rito litúrgico universal, que tem por base os seguintes
P R I N C Í P I O S :
1. A Maçonaria Florestal, proclama, com vem fazendo desde a sua origem, a existência de um Princípio Criador, sob a denominação de "Sagrado Mestre do Universo".
2. A Maçonaria Florestal, não impõe limite à livre investigação da verdade e à liberdade de pensamento e consciência, defendendo a mais plena liberdade de expressão e de pensamento como direito fundamental e inalienável do ser humano, e é para garantir a todos a amplitude dessa liberdade que ela exige a tolerância.
3. A Maçonaria Florestal, é acessível aos homens e mulheres de todas as raças e de quaisquer crenças religiosas, credos políticos, sistemas filosóficos e ideológicos, desde que sejam livres e de bons costumes.
4. A Maçonaria Florestal, combate a ignorância, a superstição e a tirania, e qualquer forma de pré-julgamento do ser humano baseado em raça, religião ou credo político, ideológico ou filosófico e a discriminação.
5. A Maçonaria Florestal, condena a exploração do homem pelo homem, o cerceamento por qualquer forma da liberdade, os privilégios e regalias indevidas, a hipocrisia, mas, enaltece o mérito da inteligência, a prática da virtude, bem como o valor demonstrado na prestação de serviço à Ordem, à Pátria e à Humanidade.
6. A Maçonaria Florestal, por ser uma entidade mediadora nos choques ideológicos entre os homens e mulheres, permite as discussões em suas Vendas, acerca das matérias que mereçam o apoio da Ordem e dos Bons Primos, nas causas da Liberdade, Igualdade e Humanidade, e a Soberania da Pátria!
Assim Proclamado:
Como de fato proclamada tem, a Maçonaria Carbonária por todo o conteúdo supra exposto, não busca reconhecimento de sua regularidade maçônica com outros corpos, mas sim, amizade, paz e prosperidade entre todos os IIr.'., de sorte que, para tanto, coloca-se de P.'. e a O.'. para todas as OOb.'. com sinceridades de propósitos, reiterando e enaltecendo o Landemark 14, onde estarão os nossos Templos receptivos as visitas dos AAm.'. IIr.'. de todo o Orbe, na certeza do apreço e do carinho fraternal que gozarão numa sociedade de Bons Primos, os encantos da igualdade!
Dado e traçado em algum lugar do Templo de Jerusalém, aos três Sóis, da Quinta Lua, do ano da Graça de N.'. B.'.Pr.'. Jesus Cristo, de 2004 e sob os auspícios de N.'.P.'. São Teobaldo - E.'.C.'. na Gr.'. Flor.'. da Maç.'. Flor.'. Brasileira.
Saúde e Fraternidade!
Vantagem! Vantagem!! Vantagem!!!
Triplo Abbraccio.'.
B.'.Pr.'.Walmir Battu, M.'.M.'.C.'.I.'.,
Grão Mestre Geral da G.'.L.'.C.'.B.'.
Luiz Cézar Machado
Gr.'. Orad.'. da G.'.L.'.C.'.B.'.
www.carbonaria.org
"Cuando los que mandan pierden la vergüenza,
los que obedecen pierden el respeto"
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Lula e Delúbio: Eles Venceram o Brasil
Postado Terça-feira, Maio 22, 2007 as 7:20 PM pelo B:.Pr:. Carlos zatti
Glauco Fonseca
Houve pelo menos um dia em que Jader Barbalho foi algemado e preso. Maluf chegou a ser detido por vários dias com seu filho. O juiz Lalau ainda está (está?). Collor perdeu seu mandato e PC Farias foi assassinado. Até mesmo José Dirceu sofreu – e ainda sofre – pelo seu “conjunto da obra” no caso do mensalão, segundo o procurador-geral da República.
Muitas outras “personalidades” brasileiras envolvidas em algum escândalo foram expostas à opinião pública, outras até morreram, como os prefeitos de Santo André e de Campinas. O próprio Marcos Valério já não tem mais agência e nem tão cedo terá (ou será que já tem e eu não sei?).
O certo é que temos de render homenagem a dois ilustres brasileiros que, mesmo tendo sido personagens fundamentais nas mais importantes ocorrências do mensalão, dos empréstimos mentirosos e dos conchavos no Congresso Nacional, esses dois são Delúbio Soares e Lula da Silva.
Delúbio está de bem com a vida. Nenhuma responsabilidade foi apurada, mesmo tendo sido ele dono da caneta mais rápida do velho sudeste. Esteve à frente das falcatruas mais famosas dos poucos séculos de história do Brasil e nada, absolutamente nada se fez para elucidar e enquadrar o cidadão. Já Lula, o presidente, cujos compadres, assessores, chefes de gabinete, amigos, financiadores, pagadores de contas permaneceram como estão, não só foi isentado de tudo como ganhou de prêmio mais quatro anos no comando deste país que tem muito, muito mais sorte do que juízo.
Lula e Delúbio são a dupla que venceu o Brasil em todos os certames a que foi exposta. Delúbio foi expulso do PT e isto foi sua maior pena. Nada foi imputado a Lula, entretanto, nem mesmo a presunção do adágio “diz-me com quem andas...”.
Delúbio é hoje um pop star. Dá autógrafos, distribui sorrisos e não está nem aí para o que um país inteiro diz dele. Tira fotografias com “fãs” e investe em longa cabeleira, como se quisesse demonstrar displicentemente não só sua magnífica inocência como a brancura imaculada de sua consciência. Lula, cujo filho enriquece à custa de dinheiro público via uma concessionária de serviços públicos, cujo irmão estabanado bem que tentou influenciar e ganhar mas não levou como queria, do amigo que pagou suas contas e de sua filhota catarinense, do amigo que intermediou o milionário negócio entre companhias aéreas, do assessor citado no escândalo eleitoral do dossiê anti-tucanos, Lula, esse mesmo, não fosse ele o sofrido ex-metalúrgico, pobre, retirante, que combateu as elites e se tornou o presidente da República, “contrariando as oligarquias e os interesses do imundo capital internacional”, teria sido suspeito, indiciado, acusado ou até mesmo impedido. Bastaria que não fosse o Lula ou que não fosse do PT.
Delúbio e Lula, vinho da mesma pipa, farinha do mesmo saco, não só riem do Brasil como estão “em busca da perfeição”. E nos assusta o que eles entendem por “perfeição”. Perfeição pode ser governar com sabedoria, com lucidez e justiça. Perfeição pode ser, quem sabe, melhorar de fato a distribuição de riqueza entre os cidadãos. Perfeição pode até ser atingir indicadores de primeiro mundo, erradicando a dor e fazendo a delícia de ser brasileiro. O problema é quando perfeição é considerar apenas que... compensa.
Diego Casagrande
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Os Maçons e a Abolição da Escravatura
Postado Terça-feira, Maio 22, 2007 as 7:18 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
Do livro "Os Maçons e a Abolição da Escravatura"
Editora A Trolha - 1998
1884 - O CEARÁ LIBERTA SEUS ESCRAVOS, SOB A ÉGIDE DA MAÇONARIA
A partir de 1875, o abolicionismo começara a empolgar a opinião pública na província do Ceará, enquanto a atitude do Parlamento imperial, de caminhar para uma paulatina extinção da mão-de-obra servil, sem uma ação eficaz para a total abolição, preocupava os abolicionistas cearenses.
Tal situação fiz com que diversos grupos ativistas começassem a atuar dentro da mesma tendência paulista, de liberar, em grande escala,os cativos dos latifúndios.
Também começaram a ser criadas associações abolicionistas, destacando-se, entre elas, o Centro Abolicionista, de tendência moderada, e a Sociedade Cearense Libertadora, de linha jacobina (1). Esta era formada, em sua maioria, por maçons republicanos e abolicionistas e conseguiu agitar a província, com uma reunião na chamada "Sala do Aço", a 30 de janeiro de 1881, quando o seu presidente, João Cordeiro, à luz de velas, cravou um punhal na mesa revestida de pano negro , exigindo, de todos os presentes, o juramento de matar ou morrer pela abolição da escravatura, ao mais clássico estilo da Carbonária (2), também chamada de Maçonaria Florestal. Nos estatutos da Libertadora constava, expressamente:
"A Sociedade libertará escravos por todos os meios ao seu alcance". Seguindo essa linha, que era, também, a de Luís Gama (da Loja América) e Antônio Bento (da Loja Piratininga), em S. Paulo, a Libertadora usava, realmente, todos os meios, legais, ou ilegais, para libertar escravos. Assim, raptavam-nos das fazendas, escondiam escravos fugidos, disfarçando-os sob roupas finas e enviando-os para longe, com falsas cartas de alforria. Além disso, quando havia escravos à venda, os membros da Sociedade e suas mulheres doavam, para um fundo, relógios, correntes, anéis e brincos de ouro, para resgatá-los e dar-lhes liberdade. Cartas ameaçadoras eram enviadas a senhores de escravos.
Uma delas, em registro que foi conservado, era dirigida a um fazendeiro do Piauí, cujos escravos fugidos haviam sido acolhidos pela Sociedade, e continha um trecho terrivelmente ameaçador, embora alguns historiógrafos o considerem "pitoresco" :
"Nós, abaixo-assinados, membros da terrível Sociedade Libertadora Cearense, restituímos a liberdade
ao cidadão F...., e ordenamos-lhe que pretendendo voltar à terra de sua residência, se o seu senhor quiser obrigá-lo ao cativeiro, o poderá matar com uma faca bem grande, que lhe atravesse o coração de uma banda à outra".
A Sociedade chegou a aliciar os jangadeiros do Ceará, --- que, por isso, seriam homenageados por Patrocínio --- chefiados por Francisco José do Nascimento, conhecido como "dragão do mar". Fortaleza, capital e porto da província do Ceará, devido ao mar bravio, era péssimo ancoradouro e, por isso, os embarques e desembarques tinham que ser feitos por meio de embarcações pequenas e insubmersíveis, ou seja, as jangadas, as únicas a conseguir vencer o mar encapelado desse trecho da costa cearense. Os jangadeiros, então, faziam o transporte de passageiros e carga para os navios ancorados ao largo e recusavam-se a transportar escravos, sendo, por isso, fechado, o porto, ao tráfico interno de cativos, que eram vendidos, por seus proprietários, em outras províncias, diante do avanço da ação abolicionista.
A última tentativa de embarcar escravos --- duas mulheres --- para o sul do país, foi tumultuada, exigindo a presença do chefe de polícia, para garantir o embarque ; enquanto este discutia com os jangadeiros, as duas escravas foram raptadas por membros da Sociedade e libertadas. Os municípios cearenses começavam, nessa época, a libertar em massa os seus escravos. O primeiro a tomar tal atitude foi Acarape, que, por isso, teve o seu nome mudado para Redenção.
Seguiram-se diversos pequenos municípios até que, a 8 de maio de 1883, a liberdade, para os cativos, chegava a Fortaleza. Era o passo que antecedia o clímax: a 25 de março de 1884, finalmente, era abolida a escravidão na província do Ceará, quatro anos antes da Lei Áurea.. Foi quando Patrocínio chamou o Ceará de "terra da luz".
E tudo fora feito, principalmente, através do trabalho incessante da Sociedade Libertadora, de nítida inspiração maçônica.
NOTAS:
1. Os jacobinos formaram a mais importante das associações políticas da época da Revolução Francesa. A associação teve origem no Clube Bretão, criado por deputados liberais da Bretanha, logo após a abertura dos Estados Gerais, em 1789, em Versalhes. Acompanhando a Assembléia Nacional, em Paris, a associação reunia-se no Convento dos Jacobinos, à rua de Saint Honoré. O nome de jacobinos era dado, na França, aos, aos frades dominicanos, porque o seu primeiro convento, em Paris, estava instalado na rua Saint Jacques. E esse nome acabou sendo dado, por adversários, aos membros da associação, que, em 1791, passou a se intitular Sociedade dos Amigos da Constituição e, depois da queda da monarquia, em 1792, Sociedade dos Jacobinos, Amigos da Liberdade e da Igualdade. A maior parte da associação era formada por republicanos extremados. Com grande poder na época, ela, depois, foi perdendo sua influência, até ser dissolvida, em 1799. Nessa ocasião, a palavra "jacobino" já servia para designar os que defendiam opiniões extremamente revolucionárias.
2. Carbonária era uma sociedade secreta, nascida, inicialmente, entre os carvoeiros e lenhadores de Hanover, daí o título, do italiano: carbonaro = carvoeiro. A sociedade espalhou-se por quase toda a Europa, tendo bastante atividade política, nos séculos XVIII e XIX, principalmente na Península Itálica, onde foi responsável pela unificação da Itália (1870), e na Península Ibérica. Por extensão, o termo foi aplicado a todos os membros de sociedades secretas com fins revolucionários. A Carbonária foi, durante muito tempo, confundida com a Maçonaria --- daí o título de Maçonaria Florestal --- porque ambas as sociedades, em algumas ocasiões, chegaram a manter algum tipo de intercâmbio e colaboração, para uma finalidade comum, como no caso da campanha de unificação da Itália.
Todavia, os métodos, geralmente violentos e de luta revolucionária da Carbonária, afastam-na da Maçonaria, que sempre foi fundamentalmente libertária e avessa à violência. O punhal era o mais comum meio de justiça dos carbonários; e, em muitas de suas cerimônias, ele era usado para sinais e para reforçar juramentos e compromissos, como no citado caso da Libertadora. Daí a comparação.
Síntese da obra:
I - Os Primórdios do Abolicionismo no Mundo
II - Os Primórdios do Abolicionismo no Brasil
III - A extinção do Tráfico e o Início da Luta dos Maçons
IV - A Lei do Ventre Livre - O Visconde do Rio Branco
V - Os Grandes Vultos Maçônicos do Abolicionismo
VI - A Questão Militar e a Abolição da Escravatura
VII - O Caminho do Fim da Escravidão
VIII - Apêndices:
O Navio Negreiro (Castro Alves)
Vozes D´África (Castro Alves)
Carlos Gomes e o Abolicionismo.
"Bons Primos Carbonários - IRMÃOS PARA SEMPRE!"
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Sinais Inquietantes
Postado Domingo, Maio 20, 2007 as 2:59 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
MARIA LUCIA VICTOR BARBOSA
18/5/2007
Quais os limites da liberdade de cada pessoa diante do poder do Estado? Essa é uma pergunta que demanda resposta complexa, mas pode ser respondida de forma simplificada dizendo-se que a liberdade de cada indivíduo depende do contexto cultural de sua sociedade e do sistema político em que ele vive.
Nos sistemas totalitários do século passado, o nazismo e o comunismo ou socialismo real, a liberdade era nula. Não se era livre em nenhuma esfera da vida fosse ela política, econômica, religiosa, familiar, cultural, intelectual. O controle do Estado era total e no cimo da hierarquia da casta dominante um déspota regia com mão de ferro os destinos de seu povo. Esse "grande líder", por sua vontade suprema decidia como um deus sobre a vida ou a morte, o prêmio ou o castigo de cada um.
Um esquema parecido funciona na ditadura ou regime autoritário. Porém, nesse caso, existe certa margem de liberdade no que tange, por exemplo, a organização familiar, a religião ou a alguma produção cultural “inofensiva”. As ditaduras, contudo, não toleram opositores, não permitem a liberdade política configurada em partidos ou entidades de oposição. Não é permitida a liberdade de pensamento, notadamente, a liberdade de imprensa. Nas ditaduras os Poderes Legislativo e Judiciário funcionam como apêndice do Executivo e a ele obedecem. Naturalmente, as ditaduras, ainda que tenham essência comum, possuem nuances diferenciadas conforme a sociedade em que vigoram.
Nem sempre o governante totalitário ou o ditador é figura carismática que necessite agradar ao povo ou provocar empatia. Déspotas mandam e quem tem juízo obedece. Mas, não falta entre os grandes ou pequenos tiranos os que se julgam uma espécie de deus ou de super-homem. Seriam eles os salvadores da pátria, os grandes heróis que prometem redimir os oprimidos. Para alimentar tais crendices usa-se largamente a propaganda. Todavia, como disse Haro Tecglen ao analisar o super-homem nietzschiano, “Hitler acreditou que fosse ele; centenas ou talvez milhares de pessoas acreditam serem elas: algumas foram parar em asilos, outras foram mais ou menos toleradas pelas famílias, algumas alcançaram o poder e fantásticos níveis de catástrofe”.
Quanto ao liberalismo expresso na democracia, pressupõe o exercício das liberdades civis: liberdade de mercado, pluripartidarismo, eleições livres, liberdade de pensamento, religiosa, cultural, de reunião, etc., o que não significa liberalidade na medida em que a Lei, configurada constitucionalmente, deve impedir abusos e impor limites à ação dos cidadãos. O arcabouço legal das democracias é também antídoto eficaz contra a tentação totalitária ou autoritária que dá asas aos super-homens.
Regimes democráticos também se adaptam aos contextos sociais em que se inserem e isso explica a fragilidade de nossa dúbia democracia.
Nossos vizinhos de origem espanhola são radicais em suas paixões políticas, em suas atitudes e comportamentos, o que acaba fomentando o aparecimento de oposições tão necessárias às ditaduras. Mesmo nos sistemas democráticos deve haver oposição, pois sem esta não há democracia. Exceção observa-se em Cuba, cujo sistema totalitário impede qualquer demonstração livre por parte do povo.
No momento se nota sinais inquietantes em nossa frágil democracia sem que haja percepção ou reação de parte da maioria da população. Vejamos os mais graves:
1º) O Legislativo e o Judiciário comportam-se como figurantes do Executivo, sendo que o Legislativo exibe sem pudor seu objetivo voltado para privilégios, cargos e outros “benefícios” oferecidos pelo Executivo como moeda de troca em votações. Nossos parlamentares, com honrosas exceções, parecem empenhados em demonstrar que todos têm seu preço.
2º) Aumenta a impunidade da classe dirigente que se locupleta de forma jamais vista nesse país. Para distrair a opinião pública e ocultar crimes mais graves aparecem alguns bodes expiatórios que também ficarão impunes, e tudo bem.
3º) Não existem oposições e mesmo certas figuras públicas, antes vigorosas em suas críticas e denúncias, renderam-se ao Poder Executivo.
4º) Na mídia, de modo geral, ressoa a “voz do dono”. Poucos e corajosos jornalistas foram ou estão ameaçados de serem calados sem que haja nenhuma manifestação de apoio da imprensa. Cito aqui o caso do defenestrado Boris Casoy, do Arnaldo Jabor que levou um cala-boca governamental e do Diego Mainardi ameaçado de morte no pasquim do MR-8. E vem aí Franklin Martins e a TV estatal.
5º) O presidente da República, que se diz modestamente próximo da perfeição, parece supor que encarna o super-homem. Ele sabe que o povo gosta e precisa de super-heróis e anda caprichando em shows de triunfalismo e egolatria. Pode-se dizer que é um homem de sorte monumental e, respaldado por sua impressionante propaganda, faz a maioria crer que é um democrata.
Mas qual é o limite da liberdade diante desse poder incomensurável? O tempo responderá, como já respondeu em outros países.
Maria Lucia Victor Barbosa é socióloga.
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Postado Domingo, Maio 20, 2007 as 2:54 PM pelo B:.Pr:. Carlos zatti
1. LULA CONSULTA JURISTAS PARA TENTAR CONTINUAR NO PODER EM 2010
Do Observatório de Inteligência
04 de maio de 2007
Por Orion Alencastro
Um dos mais prestigiados escritórios de advocacia da capital de São Paulo, localizado fora do centrão, trabalha silenciosamente para atender um cliente muito especial da República Federativa do Brasil. Há dias, jurisconsultos conceituados iniciaram uma frenética faina noturna compilando constituição, revendo fatos históricos, jurisprudência, mecanismos congressuais e o inventário da legislação eleitoral do país.
REFORMA POLÍTICA OFERECERÁ BRECHAS
A reforma política aquecerá os debates na Câmara e no Senado, sob coordenação do Ministro da Justiça Tarso Genro, um dos cérebros do gramscismo. Gera muita expectativa a proposta que será apresentada este mês pelo presidente do PMDB, deputado Michel Temer, que já advoga mandato de 7 anos com o fim da reeleição, mas que não encontra ressonância alguma até o presente momento.
não tem condições de refletir.
2. CÂMARA FEDERAL: MASMORRA DO PALÁCIO DO PLANALTO
Orientado por Chávez, o presidente amarrou a Câmara dos Deputados.
3. MUSSOLINI, HITLER E LULA CHEGARAM AO PODER PELA VIA DEMOCRÁTICA.
Duas das mais notáveis autocracias, o fascismo italiano e o nazismo ascenderam ao poder por vias formalmente democráticas. Mussolini, após a marcha sobre Roma, foi chamado pelo rei para construir o Governo e procurou, de início, fingir obediência ao formulário constitucional. Hitler, para grande escândalo da democracia, subiu ao poder por um processo estritamente democrático, embora pressionado por um conjunto de fatores subterrâneos.
Na realidade nacional, o casuísmo fará o jogo para o candidato à tirania usar da orientação e dos pareceres jurídicos mais convenientes para que a força de coalizão política e popular materializem as suas aspirações de perpetuação no poder.(OI/Brasil acima de tudo)
4. BRASIL: ARMAS PARA A FRENTE DE LIBERTAÇÃO NACIONAL E APOIO DA AL-QAEDA.
Do Observatório de Inteligência
04 de maio de 2007
Tendo em vista que o presidente Luiz Inácio da Silva e seu gabinete de segurança institucional não tem oferecido resistência e, sim, apoio político e financeiro a "Frente de Libertação Nacional", sustentando o aumento da ação e dos quadros dos exércitos das guerrilhas rural e urbana, coordenada pelo MST, CUT e agentes do Governo, com orientação da Al-Qaeda e em função do contínuo descarregamento de armas clandestinas em São Paulo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte e Vitória, consideramos conveniente republicar o artigo " O terror está no Brasil, não avisem o presidente! ":
5. FARC TREINA JOVENS LATINO-AMERICANOS NA COLÔMBIA.
Treina-os para a guerrilha, subsidiados pelo governo brasileiro. No aeroporto de Guarulhos, embarcam para a Colômbia, candidatos a treinamento nas FARC, previamente recrutados e hospedados na cidade, antes da viagem.
As bombas que explodiram em São Paulo no Ministério Público (R. Riachuelo), em vagões do Metrô e CBTU, foram artefatos produzidos por especialistas de alto preparo técnico externo. A que explodiu em organização da Polícia Militar de São Paulo foi artefato deixado pelo terror e recolhido para perícia e, lamentavelmente, provocou o acidente.
Na Assembléia Legislativa de São Paulo foi descoberto poderoso engenho de nitroglicerina dentro de extintor de incêndio.
O presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ao tomar posse na segunda Presidência da República, declarou o Governo Popular Socialista do Brasil. Está instalado. Liberou geral. Deverá nomear outro panaca para o Ministério da Defesa como o atual, deslumbrado com a nostalgia do auto-exílio dos Cafés de Paris e na maravilha do Folie Bergère, de fazer inveja ao defunto poeta Prêmio Nobel Anatole France. Waldir Pires está interessado em copiar modelo de defesa francês para o Brasil continente.
(OI/Brasil acima de tudo)
Fonte: http://www.ternuma.com.br/index.htm
Saudações,
Dr. FRANCISCO VIANNA
Assassino de policiais se apresenta
Postado Quinta-feira, Maio 17, 2007 as 9:22 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
Casos
Assassino de policiais se apresenta
Valéria Biembengut [16/05/2007]
PARANÁ-ONLINE
João Moraes Filho apresentou-se espontaneamente na Promotoria de Investigação Criminal (PIC), na semana passada, e confessou ser o autor da dupla execução dos investigadores da Polícia Civil Edmilson Polchlopek, 34 anos, e Rubens Ferreira Lima, 49, que aconteceu no final da noite do dia 30 de abril, no Sítio Cercado. João entregou a arma do crime, um revólver calibre 38, que foi encaminhado pelos promotores para o Instituto de Criminalística, para o exame de balística. O resultado do exame confirmou que a arma foi usada para matar as vítimas com tiros na nuca.
Procurada pela reportagem da Tribuna, a PIC confirmou a apresentação e a confissão de João, além do resultado positivo do exame de balística, mas preferiu não dar maiores detalhes sobre o caso, limitando-se a informar que o acusado foi encaminhado à Delegacia de Homicídios, que é responsável pelo caso.
Silêncio
Apesar da apresentação ter ocorrido há alguns dias e o caso ter sido noticiado amplamente pela imprensa e ter movimentado policiais de diversas delegacias, a Delegacia de Homicídios permanece em silêncio. A assessoria de imprensa da Secretaria de Segurança Pública informou que “não há nenhuma novidade sobre o caso e que os policiais estão trabalhando”.
De acordo com informações, João teria explicado o motivo que o levou a executar os policiais, e seria esta a razão da polícia silenciar-se sobre o episódio.
Segundo João, os policiais foram mortos porque foram até o Sítio Cercado várias vezes para extorqui-lo. Informações extra-oficiais e comentários nos meios policiais dão conta que o autor dos disparos está envolvido com roubo de cargas. Descobrindo isso, os dois investigadores passaram a exigir que ele lhes entregasse inicialmente R$ 50 mil. Após muitas “negociações”, o valor foi reduzido para R$ 15 mil, que deveriam ser pagos em duas parcelas de R$ 7,5 mil cada uma.
Acerto
Na manhã do dia 30, Rubens teria telefonado para Polchlopek, marcando o encontro para mais tarde. Mal sabiam os investigadores que iriam cair em uma cilada. Por volta das 22h, os dois foram até o Sítio Cercado para se encontrar com o executor. Após uma breve conversa, João avisou que o dinheiro estava em sua casa. Com a viatura descaracterizada da delegacia de Almirante Tamandaré - a Parati placa ALW-1910 - eles encostaram em frente à moradia e o assassino entrou. Porém, ao invés de apanhar o dinheiro, pegou uma arma e retornou para a viatura. Os policiais deixaram o local pensando que iriam receber a primeira parcela do “acerto”. Na Rua Arcanjo São Rafael, eles pararam o carro e antes que pudessem reagir, foram executados.
Rubens estava lotado na delegacia de Almirante Tamandaré e Polchlopek, por estar afastado das ruas, trabalhava no grupo de Recursos Humanos da Polícia Civil, uma vez que respondia a acusações de abuso de autoridade e concussão (extorsão praticada por funcionário público).
Prossegue a “faxina” na PC
Enquanto a Polícia Civil procura manter em sigilo o motivo da execução dos investigadores Edmilson Polchlopek e Rubens Ferreira Lima - que estariam praticando uma extorsão quando foram mortos - outros seis policiais acusados de envolvimento em atividades ilícitas foram demitidos este mês, de acordo com publicação em Diário Oficial. Em abril, outros sete já haviam sido mandados embora da instituição, por comportamento irregular.
Desta vez, a lista de demitidos é encabeçada pelos ex-policiais Rubens do Nascimento e Geraldino Cláudio Vieira, acusados de usar um carro apreendido de forma ilícita. Também perderam a função o escrivão Osmair Veras de Souza - acusado de estelionato; o investigador Christian Maximilian Gonçalves Cordeiro, por extorsão; o investigador José Andyara Newlands Infante Vieira, acusado de favorecimento ao tráfico de drogas; e o motorista Amadeu Borges da Silva, acusado de concussão (extorsão praticada por funcionário público). (MB)
Discurso do Embaixador Guaicaípuro Cuatemoc
Postado Sábado, Maio 12, 2007 as 7:25 PM pelo B:.Pr:. Mazzini
DISCURSO DO EMBAIXADOR GUAICAÍPURO CUATEMOC
Um discurso feito pelo embaixador Guaicaípuro Cuatemoc, de descendência indígena, defendendo o pagamento da dívida externa do seu país,o México, embasbacou os principais chefes de Estado da Comunidade Européia.
A conferência dos chefes de Estado da União Européia, Mercosul e Caribe, em maio de 2002 em Madri, viveu um momento revelador e surpreendente: os chefes de Estado europeus ouviram perplexos e calados um discurso irônico, cáustico e de exatidão histórica que lhes fez Guaicaípuro Cuatemoc.
"Aqui estou eu, descendente dos que povoaram a América há 40 mil anos, para encontrar os que a "descobriram" só há 500 anos.
O irmão europeu da aduana me pediu um papel escrito, um visto, para poder descobrir os que me descobriram.
O irmão financista europeu me pede o pagamento - ao meu país- , com juros, de uma dívida contraída por Judas, a quem nunca autorizei que me vendesse.
Outro irmão europeu me explica que toda dívida se paga com juros, mesmo que para isso sejam vendidos seres humanos e países inteiros sem pedir-lhes consentimento. Eu também posso reclamar pagamento e juros.
Consta no "Arquivo da Cia. das Índias Ocidentais" que, somente entre os anos 1503 e 1660, chegaram a São Lucas de Barrameda 185 mil quilos de ouro e 16 milhões de quilos de prata provenientes da América.
Teria sido isso um saque?
Não acredito, porque seria pensar que os irmãos cristãos faltaram ao sétimo mandamento!
Teria sido espoliação?
Guarda-me Tanatzin de me convencer que os europeus, como Caim, matam e negam o sangue do irmão.
Teria sido genocídio?
Isso seria dar crédito aos caluniadores, como Bartolomeu de Lãs Casas ou Arturo Uslar Pietri, que afirmam que a arrancada do capitalismo e a atual civilização européia se devem à inundação de metais preciosos tirados das Américas.
Não, esses 185 mil quilos de ouro e 16 milhões de quilos de prata foram o primeiro de tantos empréstimos amigáveis da América destinados ao desenvolvimento da Europa. O contrário disso seria presumir a existência de crimes de guerra, o que daria direito a exigir não apenas a devolução, mas indenização por perdas e danos.
Prefiro pensar na hipótese menos ofensiva.
Tão fabulosa exportação de capitais não foi mais do que o início de um plano "MARSHALL MONTEZUMA", para garantir a reconstrução da Europa arruinada por suas deploráveis guerras contra os muçulmanos, criadores da álgebra, da poligamia, e de outras conquistas da civilização.
Para celebrar o quinto centenário desse empréstimo, podemos perguntar:
-Os irmãos europeus fizeram uso racional responsável ou pelo menos produtivo desses fundos? Não.
No aspecto estratégico, dilapidaram nas batalhas de Lepanto, em navios invencíveis, em terceiros Reichs e várias formas de extermínio mútuo.
No aspecto financeiro, foram incapazes, depois de uma moratória de 500 anos, tanto de amortizar o capital e seus juros quanto independerem das rendas líquidas, das matérias-primas e da energia barata que lhes exporta e provê todo o Terceiro Mundo.
Este quadro corrobora a afirmação de Milton Friedman, segundo a qual uma economia subsidiada jamais pode funcionar e nos obriga a reclamar-lhes, para seu próprio bem, o pagamento do capital e dos juros que, tão generosamente, temos demorado todos estes séculos em cobrar.
Ao dizer isto, esclarecemos que não nos rebaixaremos a cobrar de nossos irmãos europeus, as mesmas vis e sanguinárias taxas de 20% e até 30% de juros ao ano que os irmãos europeus cobram dos povos do Terceiro Mundo.
Nos limitaremos a exigir a devolução dos metais preciosos, acrescida de um módico juro de 10%, acumulado apenas durante os últimos 300 anos, com 200 anos de graça. Sobre esta base e aplicando a fórmula européia de juros compostos, informamos aos descobridores que eles nos devem 185 mil quilos de ouro e 16 milhões de quilos de prata, ambas as cifras elevadas à potência de 300, isso quer dizer um número para cuja expressão total será necessário expandir o planeta Terra.
Muito peso em ouro e prata ... quanto pesariam se calculados em sangue?
Admitir que a Europa, em meio milênio, não conseguiu gerar riquezas suficientes para esses módicos juros, seria como admitir seu absoluto fracasso financeiro e a demência e irracionalidade dos conceitos capitalistas.
Tais questões metafísicas, desde já, não inquietam a nós, índios da América.Porém, exigimos assinatura de uma carta de intenções que enquadre os povos devedores do Velho Continente e que os obriguem a cumpri-la, sob pena de uma privatização ou conversão da Europa, de forma que lhes permitam entregar suas terras, como primeira prestação de dívida histórica..."
Quando terminou seu discurso diante dos chefes de Estado da Comunidade Européia, o Cacique Guaicaípuro Guatemoc não sabia que estava expondo uma tese de Direito Internacional para determinar a Verdadeira Dívida Externa.
Agora resta que algum Governo Latino-Americano tenha a dignidade e coragem suficiente para impor seus direitos perante os Tribunais Internacionais.
Os europeus teriam que pagar por toda a espoliação que aplicaram aos povos que aqui habitavam, com juros civilizados.
Publicado no Jornal do Comércio - Recife/PE
Deputado ARLINDO CHINAGLIA
Postado Quinta-feira, Maio 03, 2007 as 8:42 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
Fortaleza, CE, 03.05.2007
Ao Excelentíssimo Senhor Presidente da Câmara dos Deputados
Deputado ARLINDO CHINAGLIA
O GRUPO GUARARAPES tomou conhecimento de que Vossa Excelência resolveu processar o Jornalista ALNALDO JABOR por ter o mesmo usado palavras que considerou ofensivas contra Deputados. É um direito de Vossa Excelência assim proceder, mas causa espécie ao povo brasileiro essa atitude de Vossa Excelência, pois o jornalista fez um comentário a respeito de gastos excessivos por parte de alguns Deputados em gasolina, imoralidade que é conhecida, e pública verdade.
1 Parece ao GRUPO GUARARAPES que, antes de processar o conhecido e respeitado jornalista, caberia à Câmara saber como se pode gastar tanto combustível em dois meses de funcionamento, pois não é justo que o contribuinte pague tanto imposto, como é reclamado na Tribuna da Câmara.
Gostaríamos de saber as razões de Vossa Excelência de não levar ao Conselho de Ética dessa Casa do Congresso Nacional os Senhores Deputados que estão sendo levados às barras dos Tribunais nos vários fóruns da Justiça Brasileira. Parece ao GRUPO GUARARAPES que, pelo menos, seriam afastados de suas funções sem o direito de votar..
Vossa Excelência, que procura defender a honra da Casa que dirige, processando o jornalista, talvez, não conheça: “o amor não busca os seus próprios interesses, não se irrita, não suspeita mal; não se regozija com a injustiça, mas se regozija com a VERDADE”. Este pensamento consta da Carta de São Paulo aos Coríntios :13;1-7. Tudo indica que Vossa Excelência, ao processar o jornalista esqueceu a palavra AMOR, QUE É GRANDIOSA, TAMBÉM, NA BUSCA DA VERDADE.
O GRUPO GUARARAPES assiste com tristeza à degradação dos Poderes da República. Os escândalos em muitos órgãos do Executivo, envolvendo membros do Legislativo e do Judiciário com relações impróprias, não nos parece mostrar exemplos que possam ser apresentados ao povo brasileiro. O Jornalista Arnaldo Jabor e outros não podem escrever ou falar palavras elogiosas ao Poder que Vossa Excelência dirige, pois o mesmo não cumpre o que prescreve a Constituição Federal no seu Artigo 49 nº. X que diz: “ Cabe ao CONGRESSO NACIONAL “fiscalizar e controlar, diretamente, ou por qualquer de suas Casas, os atos do Poder Executivo, incluídos os de administração indireta”. Vossa Excelência há de convir que tudo que acontece no nosso País não vem merecendo a investigação séria (não citaremos os escândalos da Câmara dos Deputado, pois são bem conhecidos de Vossa Excelência) que já há quem considere mais um departamento do Poder Executivo, o que é inaceitável..
A VERDADE, pregada por SÃO PAULO, não é respeitada pelo Poder Legislativo. O GRUPO GUARARAPES lamenta que Vossa Excelência tenha claudicado na Instalação da CPI do APAGÃO AÉREO. Foi preciso que o PODER JUDICIÁRIO, mesmo com algumas relações impróprias, determinasse que fosse cumprida a Constituição Federal. Vossa Excelência não é membro do Executivo e sim do Poder que o fiscaliza. Queira Deus que ao final do seu mandato , o nome de Vossa Excelência não seja mais um dos que deslustraram a História dessa casa do povo brasileiro.
Temos esperança de que Vossa Excelência, com o recebimento deste documento, possa ponderar com os seus botões, e mude de posição, deixando de processar o jornalista ARNALDO JABOR, e passe a agir, com o Poder que tem, para que a CÂMARA DOS DEPUTADOS não seja mais um departamento do Executivo.
O GRUPO GUARARAPES nunca aceitou o que afirmou o nosso atual Presidente da República: “na Câmara há 300 picaretas”. Pensamos que aí deve ser a Casa onde devem morar a HONRADEZ, A DIGNIDADE, O AMOR E A VERDADE DO POVO BRASILEIRO, merecendo respeito...
www.revistainvestigacao.org.htm
Postado Quinta-feira, Maio 03, 2007 as 8:07 PM pelo B:.Pr:. Guiseppe 33
Revista Investigação
SÔNIA VAN DJICK
Tenho certeza de que mais do que Lula e seu ministro especialmente encarregado do assunto, sou a favor da reforma agrária. Acontece que estou cansada de receber mensagens com textos de argumentação desonesta sobre o assunto; cansada de ver no noticiário o vandalismo do MST contra o patrimônio público e a propriedade privada (garantida pela Constituição) e o silêncio oportunista e conivente do governo petista-lulista. Nem quero lembrar a ação terrorista do MLST que depredou o Congresso Nacional, apenas para mostrar que "está 'assim' com o 'home'" e ganhar o noticiário, tornando seu líder uma das celebridades instantâneas dos novos tempos, que, como convidado, teve assento especial na cerimônia de posse do segundo mandato de Lula. Acho sacal ficar lembrando o que todo mundo sabe acerca da estupidez da propriedade da terra no Brasil, desde as capitanias hereditárias. Estamos no século XXI e com um governo militante do Partido dos Trabalhadores, que até o momento não se preocupou em fazer correção dos erros históricos, preferindo situar-se, por oportunismo, no mesmo contexto dos tempos coloniais. Não tenho intimidade com o MST, mas acredito que, em sua gênese, o movimento teve verdadeira intenção de reforma agrária e que lutou, antes do primeiro mandato de Lula, por reforma agrária. Lula foi eleito Presidente e a reforma agrária não aconteceu. Lula está em seu segundo mandato, e provavelmente com votos do MST - tanto que Bruno Maranhão, o depredador, do MLST, foi convidado de honra para a segunda posse -, e nem se fala em reforma agrária. O noticiário só dá conta de invasões, destruições de propriedades, depredação do patrimônio público (desafio quem me prove que um prédio do INCRA, depois de invadido pelo MST, fica limpinho, em ordem, com corredores transitáveis e sanitários usáveis...). Aí, recebo, neste "abril vermelho do MST", entre muitos, um texto dito "da escritora Urda Alice Klueger", romantizando um dos episódios protagonizados pelo MST. Bem... título por título (e essa gente parece que ama títulos - se não amasse, não apresentaria a autora com seu título de escritora...), também tenho os meus: escritora (poeta, contista, pesquisadora e crítica literária), professora doutora, aposentada na UFPB, e com um passado em defesa da liberdade e da democracia de que me orgulho, ainda que não tenha sido propriamente uma super star do eixo Sul maravilha (Rio-São Paulo, que os esquerdinhas de hoje pensam que foi o único locus da História), a ponto de merecer biografia (muito menos me dispor à autobiografia...) e documentários, mas mantendo a coerência de princípios, credenciada a repudiar Chávez, as negociatas com Morales e mais o governo petista-lulista e a corrupção institucionalizada (coisa que muita gente "bem" já não repudia), temer a violência urbana, e a continuar defendendo os princípios da democracia (a liberdade de expressão entre eles, como direito constitucional). Pois bem. Vamos ao que interessa: textos de argumentação desonesta. Uso como exemplo o texto abaixo, dito da escritora Urda Alice Klueger. Construindo um texto eivado de romantismo, bastando uma leitura atenta para encontrar as expressões qualificativas que exaltam o MST e seus integrantes, a fim de comover facilmente o leitor e convocá-lo para seu ponto de vista pela via emocional, dispensando toda atitude crítica, a autora escolheu concentrar seu foco em uma criança e em um velho agricultor, para que as emoções do leitor sejam para tais figuras exemplares conduzidas. Como recurso complementar de sua retórica do convencimento pela emoção, a autora menciona repetidamente mil e tantas sementes de repolho que gerariam uma plantação de milhares de pés de Brassica oleracea, grupo Capitata, variedade peculiar de couve (informação de dicionário, pois não sou botânica). Nada mais romântico. Nada menos político. Nada tão carente de análise histórico-sociológica. Nada mais retórico. Excelente argumento da desonesta retórica que justifica as ações do MST e a falta de uma política de reforma agrária do governo lulista-petista. Antes de continuar esta minha arenga, devo dizer que reconheço na autora uma habilidade ímpar: jogar com a retórica das emoções superficiais, para iludir os incautos, construindo uma situação de verossimilhança. Dadas as situações comoventes (a criança e o velho das sementes de repolho), a autora parte para um retorno no tempo e volta à Madeira-Mamoré, aponta Percival Farquhar como carrasco de todos os miseráveis, lembra a guerra do Contestado, cita nominalmente Juscelino Kubitschek - de quem diz que "passara [a terra], por decreto, para o Exército, que por algum tempo andou por lá, usando-a como campo de exercícios e fazendo mais um bocado de maldades com quem morava ali por perto", para completar seu paradigma de acusações pela injustiça social localizado no passado. Talento inegável da autora: uma criança (com tudo de sonho, de lúdico, de inocência, de não-culpa, de futuro, que a infância representa); um velho agricultor com suas sementes de repolho (com tudo de experiência, de sabedoria, de resto de sonho e de amor à vida, que a velhice representa); e um passado repudiável, cujo nome de Presidente citado é Juscelino Kubitschek. Tudo isso com um rosário de extermínio, injustiças e iniqüidades. A autora descreve com tintas fortes a catástrofe do acampamento do MST, sublinhando a violência da polícia e o fim dos sonhos dos militantes do MST - e o leitor deve estar lembrado da criança e do velho das sementes de repolho, cujos sonhos são também exterminados. A autora só se esquece de dizer que a violência por ela narrada acontece no governo Lula (não dá para mencionar Juscelino Kubitschek no episódio e nem para continuar falando da Madeira-Mamoré e de Percival Farquhar, no episódio de destruição que a autora quer testemunhar). Afinal, estamos no século XXI, no segundo mandato de Lula e a violência narrada aconteceu um dia desses, no presente do governo lulista-petista. Não é por incapacidade de análise e nem por incompetência intelectual que a autora deixa de mencionar o governo Lula e seu ministro encarregado da reforma agrária. É mesmo para mascarar os fatos e dar aval às ações do MST (e seus derivados). A autora parte para um sem número de abstrações, faz de conta que não sabe que o Presidente Lula teve poder para anular a ordem de prisão dos controladores de vôo militares amotinados, e parece desconhecer que a violência que tanto a comove (a ponto de escrever um texto que quer que seja exemplar) teve o aval do Planalto e/ou que Lula poderia ter impedido, caso tivesse interesse na reforma agrária ou caso o MST ainda fosse de fato um movimento pela reforma agrária - ou se Lula tivesse usado o mesmo poder usado no caso dos controladores de vôo amotinados... e, no caso, seria por uma política social: os sem-terra... Para a autora, a causa da contemporânea violência contra crianças, mulheres, velhos agricultores e homens jovens armados de facões e foices, é mais confortável ser remetida ao passado do que mencionar o presente de descaso de política agrária, porque teria que citar o nome Lula, ultimamente encantado com a "riqueza" do etanol. A autora foge das circunstâncias presentes como o diabo foge da cruz É incapaz de lembrar os compromissos assumidos pelo PT ao longo de sua história até a posse de Lula. A autora prefere as abstrações para dizer quem armou e comandou a agressão a crianças, mulheres, velhos, jovens homens sem metralhadoras, e termina fazendo acusações que não atacam o poder de comando e ainda traz para a cena o soldado de origem humilde, lembrando pai e mãe (mais um truque romântico da autora), enquanto ataca famílias acampadas, pois seus argumentos românticos sempre pretendem salvaguardar Lula e o PT, que não têm política de reforma agrária e apenas se beneficiam da violência do MST e deixam que as ações de reintegração de posse sejam violentas, para sustentar o discurso de promessa de ordem, paz e prosperidade de seu socialismo fajuto, jurássico e reacionário em relação ao século XXI. Perguntas que não querem calar: será que a escritora Urda Alice Klueger acredita que Lula e o PT estavam contra a violência que narra? Em decorrência: será que a escritora Urda Alice Klueger acredita que se Lula e o PT fossem contra a violência que ela narra, todo aquele horror que ela testemunha teria acontecido? Talvez a escritora Urda Alice Klueger não conheça bem o que acontece no Brasil e, por isso, não sabe da história da contaminação da lavoura de cacau no sul da Bahia (revista VEJA) - mas, isso é outra história e ela pode ouvir a narrativa na versão heróica dos petistas, para melhor conhecer os métodos do PT. Sem querer atribuir responsabilidade sobre a violência no campo ao governo Lula (e sem querer dizer o quanto o governo Lula tem interesse na violência do MST), a autora termina, pateticamente, levantando perguntas como se fosse uma desinformada, aproximando-se do leitor ingênuo, em uma jogada retórica: "Fico aqui me perguntando uma pergunta sem resposta: quem deu a ordem para aquele terrorismo de guerra sobre a população indefesa? Temos no poder um homem que acreditamos ser representante do povo. Teria partido dele a autorização para aquilo? Quem autorizou? É bem verdade que no fim ninguém morreu de bala e de granada – mas, e a morte lenta pelo abandono, pela pobreza, pela falta de perspectiva? Onde estão os direitos do ser humano? E O QUE É QUE AQUELA SOJA ESTAVA FAZENDO LÁ? Que as autoridades competentes me expliquem!" Se a nobre escritora Urda Alice Klueger tiver dignidade de dizer que escreveu seu texto para alimentar o poder do PT-Lula e justificar a violência do MST, tanto quanto eu tenho coragem de dizer que escrevi toda essa falação para ser contra Lula-PT, suas perguntas finais não passarão de dispensável mascaramento retórico e meu texto não precisará de razão, pois a falsidade dos fatos estará dada antecipadamente.