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G8 Genova 2001 i protagonisti in una città vuota i pensatori di riferimento del movimento NoGlobal Carlo Giuliani, il ricordo degli amici |
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Però che impressione, una città vera di gente vera svuotata come fosse un gioco della Lego: qui ci mettiamo i Grandi, e blindiamo tutto. «Zona Rossa». Una gabbia di ferro alta sette metri, e niente dentro, deserto come neanche nelle cartoline. Così Blair e Bush ci possono camminare tranquilli, fermarsi a comprare le cravatte da Finollo. Fuori dalla Zona Rossa, però lontano, mettiamo gli antiglobal. Qui nel piazzale sul mare e a punta Vagno, che anche se è tutto sterrato e non c'è neppure un rubinetto non importa. Li facciamo dormire allo stadio Carlini e in qualche scuola, la Díaz per esempio. Ancora più lontano, che ci vuole mezz'ora a piedi per il centro. Ai giornalisti gli diamo tutto quello di cui hanno bisogno, invece. Negozi aperti e ristoranti gratis, camerieri che portano il caffè e hostess bionde in divisa che danno informazioni. Collegamenti Internet e migliaia di linee telefoniche. Servizio di traduzioni, assistenza medica sul posto, non sia mai che scrivendo qualcuno si senta poco bene. Ecco, qui, ai Magazzini del cotone. Proprio davanti alle due navi ancorate al molo, le navi-albergo delle delegazioni: così le vedono da vicino, vengono bene come sfondo nei collegamenti dei tg. Ottimo, così. All'Ente Fiera, qui sul mare, si sistemano i blindati e le camionette, l'arsenale militare, un migliaio di celerini militari di leva guardia di finanza e polizia penitenziaria. Nel capannone musica New Age e zona relax con le cyclette e i tavoli di Risiko, palestra, sacco da prendere a pugni per scaricare i muscoli e la tensione. Proprio davanti a piazzale Kennedy, dove stasera canta Manu Chao. Ecco, quattro punti da segnare sulla carta: i Grandi, i contestatori, i giornalisti, la polizia. Siamo pronti, domani si parte.
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