Alcune pagine
poetiche
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La poesia che segue è un omaggio ricevuto da un amico 
lo scorso 8 marzo: è di Philippe Jaccottet, tratta da 
Alla luce d'inverno. Pensieri sotto le nuvole
Marcos y Marcos, 1997; traduzione di Fabio Pusterla..
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    On aura vu aussi ces femmes - en rêve ou non,
    mais toujours dans les enclos vagues de la nuit -
    sous leurs crinières de jument, fougueuses,
    avec de long yeux tendres à lustre de cuir,
    non pas la viande offerte à ces nouveaux étals de toile,
    bon marché, quotidienne, à bâfrer seul entre deux draps,
    mais l'animale soeur qui se dérobe et se devine,
    encore moins distincte de ses boucles, de ses dentelles
    que l'onduleuse vague ne l'est de l'écume,
    le fauve souple dont tous sont chasseurs
    et que le mieux armé n'atteint jamais
    parce qu'elle est cachée plus profond dans son propre corps
    qu'il ne peut pénétrer - rugirait-il d'un prétendu triomphe -,
    parce qu'elle est seulement comme le seuil
    de son propre jardin,
    ou une faille dans la nuit
    incapable d'en ébranler le mur, ou un piège
    à saveur de fruit ruisselant, un fruit,
    mais qui aurait un regard - et des larmes.

    Le avremo ben viste anche queste donne - in sogno o no,
    ma sempre nei vaghi recinti della notte -
    sotto le loro criniere di giumente, focose,
    con lunghi occhi teneri dai bagliori di cuoio,
    non già la carne quotidiana in svendita alle nuove
    macellerie di immagini, che ingurgiti
    solo, fra le lenzuola,
    ma l'animale sorella che sfugge e s'indovina,
    ancora meno distinta dai suoi riccioli, dalle sue trine
    di quanto la vaga linea dell'onda sia dalla schiuma,
    l'agile fiera di cui tutti vanno a caccia
    e che il più armato non raggiunge mai
    perché è nascosta più in fondo al suo stesso corpo
    ch'egli non può penetrare - se anche ruggisse di vano trionfo -
    perché ella è solamente come la soglia
    del suo stesso giardino,
    o come un'incrinatura nella notte
    incapace di abbatterne il muro, o una tagliola
    con il sapore di frutto inumidito, solo un frutto,
    dotato però di sguardo - e anche di lacrime.

                                Philippe Jaccottet

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La ripropongo in questa mia pagina, trasferendone
la dedica a tutte le donne, più o meno presenti sul web.
Ad una in particolare, con molto affetto: 
Silvia Baraldini
 
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Cansion
    Lassàt in tal recuàrt
    a fruvati, e in ta la lontanansa
    a lusi, sensa dòul jo i mi inpensi
    di te, sensa speransa.
    (Al ven sempri pì sidìn e alt
    il mar dai àins; e i to pras plens
    di timp romai àrsit, i to puòrs vencs
    ros di muarta padima, a son ta l'or
    di chel mar: pierdùs, e no planzùs).
    Lassàs là scunussùs
    ta ciamps fores-c' dopu che tant intòr
    di lòur ài spasemàt
    di amòur par capiju, par capì il puòr
    lusìnt e pens so essi, a si àn sieràt
    cun te i to òmis sot di un sèil nulàt.
    […]


    CANZONE. Lasciato nella memoria a logorarti, e nella lontananza a splendere, io mi ricordo di te, senza pena, senza speranza. (Si fa sempre più silenzioso e alto il mare degli anni; e i tuoi prati pieni di tempo ormai arso, i tuoi poveri venchi rossi di un morto riposo, sono sull'orlo di quel mare: perduti e non pianti). Lasciati là sconosciuti, in campi stranieri dopo che
    tanto intorno ad essi ho spasimato di amore per capirli, per capire il povero, lucente e duro loro essere, si sono chiusi con te i tuoi uomini sotto un cielo annuvolato. […]

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    Pier Paolo Pasolini   da La meglio gioventù
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La luna
 
C'è tanta solitudine in quell'oro.
La luna delle notti non è la luna
che vide il primo Adamo. I lunghi secoli
della veglia umana l'hanno colmata
di antico pianto. Guardala. E' il tuo specchio.
Jorge Luis Borges
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l più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti:
e quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
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Nazim Hikmet
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Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
"Perché oggi sei pallida?"
Perché d'agra tristezza
l'ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
Come dimenticare? Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore...
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui fino al portone.
Soffocando, gridai: "E' stato tutto 
uno scherzo. Muoio se te ne vai".
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: "Non startene al vento".
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Anna Achmatova
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Cyrano
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Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto!
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perché con questa spada
vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati,
inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza
avrete soldi e gloria ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura
ché il pubblico è ammaestrato
e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse
col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti;
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto
del qualunquismo un arte;
coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto assurdo bel paese.
Non me ne frega niente
se anch'io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere,
io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti
da sempre mi balocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.

Ma quando sono solo
con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora
da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia
e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d'essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo ma sono triste
perché Rossana è bella, siamo così diversi;
a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.

Venite gente vuota, facciamola finita:
voi preti che vendete a tutti un'altra vita;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
ma in questa vita oggi non trovo più la strada,
non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo;
dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole;
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché ormai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano...

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Francesco Guccini
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Non sono nulla, non posso nulla, 
non perseguo nulla.
Illuso, porto il mio essere con me.
Non so di comprendere, 
né so se devo essere, 
niente essendo, ciò che sarò.
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l'amore
marcisce sul morto tronco dell'illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell'ombra, incerto cuore.
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Fernando Pessoa

Se devi amarmi, per null'altro sia
se non che per amore. Mai non dire:
"L'amo per il sorriso, per lo sguardo,
la gentilezza del parlare, il modo
di pensare così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno". Queste
son tutte cose che posson mutare,
Amato, in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto. Può scordare
il pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto,
e perderti. Soltanto per amore
amami - e per sempre, per l'eternità.
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Elizabeth Barrett Browning

Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta,
dicendo che è un mio emissario,
non credergli, anche se sono io;
ché il mio orgoglio vanitoso non ammette
neanche che si bussi
alla porta irreale del cielo.
Ma se, ovviamente, senza che tu senta
bussare, vai ad aprire la porta
e trovi qualcuno come in attesa
di bussare, medita un poco. Quello è
il mio emissario e me e ciò che
di disperato il mio orgoglio ammette.
Apri a chi non bussa alla tua porta.
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Fernando Pessoa

No, non chiamarlo amore, se una donna
che è tutta bella, desideri,
portato per mano dagli occhi che estasiati l'ammirano.
Ma se incontri una brutta e subito dentro ti senti
perduto, e accelerando i suoi battiti il cuore,
ardi di lei, smanioso: questo è fuoco d'amore,
perché la bellezza seduce chiunque il volto le guardi.
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Marco Argentario

     
Il canto popolare
(1952-53)
O Italia, sei in chi ha di te pura passione;
in queste oscure genti irreligiose
dove è nata la tua Religione;
in queste provincie, in queste corrose
città in cui con schiavo cuore il tuo popolo
crede di saperti, e di te non sa
che ciò che di te splende nel suo fuoco
(splendente solo nella sua beltà):
ti esprime, egli, inespresso, nel suo poco
.
esistere - un'unica generazione - 
ma intera: nei suoi giorni è la storia
che nasce, tutta pura, la nazione
che è nell'atto e non nella memoria.
Oh, un'ora in te, nel rumore d'acque
sorgenti in cui la tua natura
si muta in storia nel gridìo di Spacca-
Napoli, nei fumi della pianura
lombarda dura d'echeggiante pace,

nella settecentesca Roma, ferma
nel marrone degl'intonachi di Via
Condotti e le pietre di bruna perla
di Piazza di Spagna in rapita allegria;
giù pei quartieri, con le calde pareti
picaresche, e le sensuali chiese, 
calanti al Campo dei Fiori, al Ghetto,
a Trastevere e a Porta Portese,
al Gianicolo ossesso nella quiete.
.
E, dietro, gli infetti rioni rotti
sulle scarpate del Tevere, sulle
macerie e le immondizie e i barocchi
e imperiali archi, Tormarancio, Trullo,
Quadraro, Quarticciolo ... Dà
agli stracci che pendono a migliaia
di finestre il sole un biancore che sa
di festive caserme, ride e abbaia
in ragazzi e cani la felicità.
[...]

 
 Pier Paolo Pasolini

La disperazione è seduta 
su una panchina
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     In un giardinetto su una panchina
     C'è un tale che vi chiama se passate
     Ha un paio d'occhialini un vecchio abito grigio
     Fuma un piccolo sigaro è seduto
     E vi chiama se passate
     O più timidamente vi fa un cenno 
     Non bisogna guardarlo
     Non bisogna ascoltarlo
     Ma tirar dritto
     Fingere di non vederlo
     Fingere di non averlo neppure sentito
     Passare via frettolosi
     Perchè se lo guardate
     O se gli date retta 
     Vi fa un suo cenno e niente nessuno
     Vi può impedire di sedergli accanto
     Allora vi guarda in faccia vi sorride 
     Facendovi soffrire atrocemente
     E lui continua il suo sorriso
     E voi stessi sorridete esattamente
     Di quel sorriso
     Più sorridete e più soffrite
     Atrocemente
     E più soffrite più sorridete
     Irrimediabilmente
     Restando fissi là
     Come congelati
     Sorridendo sulla panchina
     Bambini giocano a due passi da voi
     Passanti passano
     Tranquillamente
     Uccelli volano
     Volano via da un albero
     Si posano su un altro
     E voi restate là 
     Sulla panchina
     E già sapete bene
     Che non potrete più
     Giocare come quei bambini
     Sapete che non potrete più
     Passare come quei passanti
     Tranquillamente
     Né che mai più potrete volar via
     Lasciando un albero per l'altro
     Come quegli uccelli.
 Jacques Prévert

 
 

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S O M M A R I O
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.http://www.oocities.org/Athens/Parthenon/1635
La pagina personale di Angela, aggiornata il 15 novembre 1998
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