Alcune mie
poesie scelte
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        • Ostia
        • Un attimo
        • Stupenda ottusità 
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Ostia
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Come un partigiano
morto prima del maggio del '45
comincerò piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,
poeta e cittadino dimenticato.
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Pier Paolo Pasolini, Poesie in forma di rosa, VII

Pier Paolo Pasolini, agosto 1975Un pianto senza lacrime, un urlo muto, 
un cuore rattrappito dalla percezione della morte.
Sono arrivata anch'io fino a te, Pier Paolo, quasi
stupita di potere ancora respirare, pensare, vivere.

Un'onda si frange sulla spiaggia. Di continuo la vita
ha inizio in quel vicino mare senza suoni;
solo la spuma bianca canta la tua gentilezza.
E tu sei qui, presente, in questo tremendo luogo

melmoso, umido, dall'erba ancora verde, molle 
per il pianto di un cielo privo di colori, 
senza piccole lucciole né grandi stelle cadenti
che riscaldino le tue insultate membra.

Da questa palude, da questi immondi rifiuti,
da questa sperduta strada, da questo nulla
giungo ai tuoi piedi, mi accosto al cemento
degradato, corroso, simbolo dell'oblio, 

ultimo visibile oltraggio alle tue civili sofferenze.
Ho terrore di ogni mio respiro, dinanzi a te 
dimenticato e spoglio; ho timore di un 
atto d'amore che nessuno intende,

né può capire... Solo la giovinezza enormemente 
giovane del compagno che è qui, il suo cuore puro
tremano, comprendono; in perfetta sintonia sono i pensieri
di due poveri esseri smarriti, ora, davanti al ricordo, 

alla irreparabile perdita. Non piangere: mai scorderemo 
con i nostri forti pensieri l'opera tua, il tuo sorriso; 
ti canteremo senza sosta con voci umili e costanti;
tutti gli uomini del mondo dovranno conoscere la tua 

grandezza di calpestato e odiato, di perseguitato e deriso.
Siamo qui per dare e avere conforto, perché tu ci indichi la strada
difficile e tortuosa. Tu, morto disadorno, cammina al nostro fianco,
prendici per mano, procediamo con passo uniforme, leggero.

La tua passione e il lampo delle nostre vite non sono che brividi.
 

 


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Un attimo

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Fu solo un attimo
quello in cui posai la mano 
sulla tua mano aperta.
Soccorrevi col gesto
un incerto tragitto.
Solo un momento,
quasi  un caso.
Oggi, nel cuore,
ho ancor viva memoria
di ciò che accadde
nell'animo, nelle viscere,
in quell'istante
breve come un sospiro,
eppur sempre presente.
Ora la mano,
che tendo in sogno,
conserva solo impronta
della tua. E nell'animo mio
– cristallo appannato 
da un tuo respiro –
riscrive il tuo nome.
Nulla, nessuno, mai
può ricreare l'incanto
di un'emozione irripetibile.
Vivessi tre secoli,
bella come una dea,
o più amata tra le amate,
mai più riavrò neppure l'ombra
sbiadita di una tale magìa.
Quello fu il momento
in cui, silenziosamente,
da uno sguardo,
e in un contatto etereo,
intesi un pensiero d'amore.
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Stupenda ottusità
(da un verso di Pier Paolo Pasolini)
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Il David di Michelangelo, particolare«Occhi sicuri, labbra morbide da accarezzare,
pensieri profondi di un bimbo
corrucciato, con alti zigomi rosati
e riccioli fluenti, al tatto calda seta.

Mille volte più uomo degli uomini, sorridi 
in questa tua primavera che incanta!
Con un dolore severo che brucia il tuo indifeso
petto di bambino per un amore strappato

a forza da un dio crudele, impietoso, brutale.
Con un cuore grande, un animo gentile in cui trovano asilo
i diseredati della terra. Per l’uomo
che ha fame e il povero cristo che trascina giornate d’orrore

il tuo animo è un soccorritore discreto, delicato.
La tua fede è salda, la tua 
compassione immensa: io lo so.
Coloro che non riconoscono neppure

come nasca un pensiero umano, coloro che 
respirano l’aria mefitica dei propri egoismi e 
indossano l’abito ipocrita di superficiali valori
possono ingannarti, non vincerti…»

Fui interrotta bruscamente da un’entità senza 
volto, né sesso, né anima: «Sei tu,
pazza delirante misera paria dissennata,
nel tuo nudo consumarti senza

limiti, senza almeno una scarna o apparente traccia di 
dignità, uno straccio di amor proprio, 
che lo incontri nei prati rossi di papaveri,
lo innalzi come stella tra gli astri

luminosi che solcano un cielo d’argento quando
stelle cadenti fanno da contrappunto alle tue
lacrime senza età, senza limiti…? Sei tu, 
miserabile senza pudore, che baci i suoi occhi sicuri,

i suoi riccioli di calda seta, le sue
labbra morbide, i suoi zigomi alti? Che copri di baci tremanti, 
gemendo, delirando, il suo viso corrucciato, le sue
mani create per una carezza, il suo

petto dove un cuore limpido canta un Corale di Bach, il suo
sesso, azzurro come un cielo di maggio? Sei tu
che con voce velata e occhi socchiusi, nella stanza
buia, lo invochi, lo scongiuri, con nomi dal suono 

di mare tranquillo, di mare in tempesta?
Segui il “normale” corso della tua vita: non
imporre mutamenti alla rotta del destino, non
rifugiarti in un sogno immaginifico , non

nutrirti di immateriali presenze. Rinuncia
alla tua follia. Esprimi soltanto sincero 
pentimento per quelle tue azioni innominabili... Ormai, 
ne sei conscia?, ti è dovuto soltanto il nulla». 

Risposi con tragico affanno: «Sì…  ma placati, essere
spaventoso, entità di ghiaccio, che non può 
comprendere ciò che è umano
più d’ogni altra cosa al mondo.

Perdona questa stupenda ottusità d’amore
che totalmente e irrevocabilmente mi possiede.
Conosco la mia sorte. Sto morendo
in modo innaturale. Sto morendo 

di sanguinanti, profondissime ferite.
Non attendo pavidamente, vigliaccamente, altre
giornate nemiche e impietose… no, non temere.
Muoio, tolgo il disturbo. Sappi che non mi pento».
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S O M M A R I O
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La pagina personale di Angela, aggiornata il 15 novembre 1998
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