Sathya Sai Baba
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Sai Baba - L'esperienza di Arnold Schulman
Arnold Schulman, autore di successo, scrittore di
sceneggiature di New York, si recò in India da Sai Baba alla fine degli
anni '60. In seguito a questo incontro scrisse un libro dal titolo
'Baba', pubblicato nel 1972. Arnold Schulman ed Howard Murphet furono i
primi scrittori occidentali' (scrittori indipendenti, che ebbero
ciascuno successo nel proprio campo) che pubblicarono libri in inglese
su Sri Sathya Sai Baba. Tutti i devoti conoscono il libro di Murphet
'Sai Baba, l'uomo dei miracoli', ma pochi hanno sentito parlare del
libro 'Baba' di Schulman, sebbene sia ben scritto e benché sia stato
pubblicato da una Casa Editrice come la 'Viking Press' di New York. Pur
non essendo mai stato un 'best-seller', questo libro ha contribuito ad
attirare l'attenzione di molte persone su Sri Sathya Sai Baba. Nel suo
libro Arnold Schulman descrive fra l'altro il suo primo incontro con Sai
Baba, del quale riportiamo qui sotto il paragrafo relativo.
Baba era su un sottile materasso posto su una semplice tavola sostenuta da quattro gambe di legno, che Gli serviva da divano/studio durante il giorno e da letto durante la notte. Era appoggiato su alcuni piccoli cuscini appoggiati al muro. Prima di alzare gli occhi verso il nuovo venuto, continuò per un po' a controllare la propria posta, guardando ogni lettera senza aprirla, lasciandola nella busta, fino a quando si formava un pensiero nella Sua mente. Allora la metteva in cima ad un mucchio di lettere posto sul letto alla sua sinistra prima di prenderne un'altra da un mucchio che si trovava alla sua destra. Dopo un minuto o due alzò la sguardo e sorrise allo scrittore, che entrò nella stanza e si inchinò leggermente, con i palmi delle mani uniti sul petto, subito sotto il mento.
"Allora..." disse Baba. Fece una pausa per guardare
lo scrittore direttamente negli occhi. "Allora, hai visto abbastanza."
"Troppo. Non ho capito niente di ciò che ho visto."
Baba rise.
"Ciò che vediamo non è diverso dal vuoto" continuò,
cercando le parole giuste in inglese. "Eppure, nel vuoto non c'è niente"
Lo scrittore sentì che avrebbe dovuto sorridere, o
assentire, o indicare in qualche modo di aver capito ciò che Baba aveva
detto, ma non aveva capito nulla e resistette alla tentazione di dire
che aveva capito.
Baba fece un cenno d'assenso. "La vita è solo la
memoria di un sogno, " disse. "Proviene da una pioggia invisibile. Cade
in un mare non riconoscibile. Un giorno, ma non subito, capirai che
vivere per cercare di accumulare cose materiali non ha senso. Io non
possiedo terreni, non ho nessuna proprietà in cui poter far crescere il
Mio cibo. Tutto è registrato a nome di qualcun altro, ma proprio come la
gente del villaggio che non possiede alcun terreno aspetta che lo stagno
si prosciughi per ararlo e coltivarci velocemente qualcosa prima che
esso si riempia nuovamente d'acqua, io coltivo il Mio cibo: la Gioia e
l'Amore. Per voi queste due parole vogliono dire cose diverse, ma per Me
hanno entrambe lo stesso significato: sono identiche. Anch'io devo
coltivarle velocemente nei cuori delle persone che vengono qui per
vederMi... velocemente, prima che ripartano."
Nuovamente Baba guardò lo scrittore negli occhi.
"Il tipo di fede che io chiedo alla gente è molto,
molto di più di quanto la maggior parte della gente creda che siano la
fede o l'amore. Questo è il motivo per cui coloro che vengono da Me solo
per assistere ai miracoli smettono di amarMi nell'istante in cui Io
smetto di intrattenerli o di far loro dei regali. No. Quello che Io vi
chiedo è di darmi TUTTO. Non voglio frutta, non voglio fiori, non voglio
denaro, Gnon voglio terreni... io voglio che voi Mi diate VOI STESSI,
che mi doniate TUTTO di voi, senza trattenere niente. La vostra mente,
il vostro cuore, la vostra anima. .." Si fermò e fece una pausa, poi
assentì fra sé: "Ma queste sono solo parole."
Stettero in silenzio per qualche istante.
Lo scrittore stava in piedi dietro il divano e
aspettava. Non c'era niente che egli potesse dire. Una sorta di calore e
di intimità che non aveva mai provato prima si stava diffondendo nella
sua coscienza, spaventandolo. Si sentiva in pericolo di venirne
soffocato, ma a disturbarlo non era l'intensità del sentimento, bensì
l'improvvisa realizzazione che questo sentimento d'amore, che egli
pensava essere amore, era completamente diverso da ogni altro genere
d'amore che egli avesse mai provato prima e di cui avesse letto o
sentito parlare. Forse era l'impossibilità di definire ciò che sentiva a
causargli quel senso di panico. In meno di un minuto era diventato un
profugo, emotivamente isolato nell'oscurità dell'inconoscibile. Per
riuscire a tener testa a questa sconcertante ansietà la sola difesa che
potè trovare fu quella di cercare di far cessare l'esperienza.
Baba lo fissò per qualche istante con intensità.
Poi disse:
"Non puoi sfuggirmi. Come ti ho detto, nessuno può
venire a Puttaparthi, per quanto accidentale la cosa possa sembrare,
senza che Io lo chiami. Io porto qui solo chi è pronto a vedermi,
altrimenti nessuno - nessuno - può trovare la strada per arrivare qui.
Quando dico 'pronto', comunque, ci sono diversi modi di esserlo, capisci."
Baba rise. "Ti chiedi perché ho chiamato te e non
milioni di altra gente, dato che non ti piace come ti senti nei Miei
riguardi... non è vero? Ed il fatto che Io ti abbia chiamato ti
preoccupa."
"Sì, mi preoccupa," rispose lo scrittore. "Se mi
chiedi di donarmi a Te completamente... io non posso farlo. Non posso.
Ho impiegato troppo tempo a raggiungere il controllo della mia vita e
non voglio diventare lo schiavo di qualcuno, anche se Tu sei Dio, o se
non lo sei, e sei solo un uomo con poteri yoga sovrumani. Io non ho
fiducia in nessuno fino a tal punto."
"Hai fiducia in te stesso?", chiese Baba.
Lo scrittore sorrise: "Non troppo".
"Conosco il tuo passato ed il tuo futuro, perciò
so perché soffri e come puoi fare per sfuggire alla sofferenza, e quando
lo farai."
"Quando morirò?" Lo scrittore era un po' ironico.
"Sì, lo so... " rispose Baba. "Anche nelle tue vite
precedenti avevi sempre paura della morte. "Questo è tutto ciò che ti
spaventa. Tu pensi che la morte sia qualcosa di brutto, ma la morte non
è né brutta, né bella. La morte è la morte."
"A che cosa serve?"
"Perché una persona muore?" Baba riflettè un
istante. Si guardò un dito. "Così non morirà di nuovo. Nasce per non
dover morire di nuovo."
"Non capisco," rispose lo scrittore.
"La vita è solo relativamente reale," disse Baba. "Fino
alla morte sembra solo essere reale. E, dopo tutto, l'unica parte che
muore è il corpo, non la persona che vive nel corpo. Quando un cane o un
gatto muoiono, lasciano il mondo esattamente com'era prima che loro ci
arrivassero. Ma un uomo dovrebbe lasciarlo 'migliore' di com'era quando
è nato, perché egli per nessun altro motivo nasce e per nessun altro
motivo muore."
Lo scrittore si sorprese a chiedere: "Sei Dio?" Non
aveva programmato di affrontare questo argomento.
"Perché sprechi il Tuo tempo e le Tue energie
cercando di spiegare la Mia Realtà?" Baba disse, con una traccia di
irritazione: "Come può un pesce misurare il cielo? Se Io fossi venuto
nella forma di Narayana con quattro braccia mi avrebbero messo in un
circo, facendo pagare il biglietto a chi volesse vedermi. Se fossi
venuto come uomo, come un uomo qualsiasi, chi Mi ascolterebbe? Perciò
sono venuto in questa forma umana, con niente di più che dei poteri
umani e..." cercò la parola giusta, poi aggiunse: "...la Saggezza,"
"Allora sei Dio! È questo che mi stai dicendo?"
"Innanzitutto devi capire te stesso. Te l'ho detto.
Poi potrai capire Me. Io non sono un uomo, non sono una donna. Non sono
un vecchio. Io sono tutti loro."
Lo scrittore rise, senza ben sapere perché. Era
imbarazzato per aver posto la domanda ed era innervosito per la risposta.
Davanti a lui c'era un essere umano, o ciò che sembrava tale, con i
capelli ricci, seduto su un divano con le gambe piegate davanti a Sé
come una ragazzina adolescente. Non c'era niente che gli permettesse di
accettare l'idea che questa persona dai capelli in stile Afro e l'abito
arancione fosse, letteralmente, Dio.
Baba continuò: "Alcune persone pensano che per il
Signore sia una splendida cosa essere sulla Terra in forma umana, ma se
Tu fossi al Mio posto non troveresti la cosa così meravigliosa. Io so
tutto ciò che è successo a qualsiasi persona nel passato, nel presente e
nel futuro, perciò non sono così pronto a concedere alla gente la
misericordia che Mi chiedono. Io conosco i motivi per cui una persona
deve soffrire in questa vita e cosa le succederà la prossima volta che
nasce in conseguenza alle sofferenze di questa incarnazione, perciò non
posso agire come la gente Mi chiede. Una volta Mi dicono che ho il cuore
di pietra, ed un'altra che il Mio cuore è tenero. Perché non faccio una
certa cosa? Perché non ne faccio un'altra? Quello che non sanno è che Io
non sono responsabile delle loro sofferenze. Io non sono causa di
sofferenza, così come non sono causa di felicità o gioia. La gente si
crea da sola i propri palazzi, le proprie catene o le proprie prigioni."
"Posso scrivere queste cose nel Mio libro?", chiese
lo scrittore.
"Che cosa ne sai tu di Me?", chiese Baba. Hai
fiducia in Me nel modo in cui ti ho detto di aver fiducia in Me?"
"Non ancora."
"E allora che cosa puoi scrivere su di Me? Sei come
un bambino. Se ti dò ciò che desideri o ti faccio ridere mi ami, ma un
minuto dopo, se sono troppo occupato e non posso starti dietro nel
momento in cui vuoi tu, mi vorresti uccidere. Non è vero? Mi ascolti con
rispetto, ma in privato te la ridi. Che genere di libro puoi mai
scrivere su di Me?"
"Proprio quel genere di libro - esattamente."
"Con quale scopo? Pubblicità? Non ho bisogno di
pubblicità. Non sono il tuo yogi Manesh della televisione, con i
cantanti."
"Che cosa vuoi dire? Posso scrivere il libro o no?"
Baba rise: "Scrivilo. Scrivi il tuo libro. È il tuo
dovere, il tuo 'dharma'. Ma scrivi la verità. Solo quello che hai 'visto'
qui. Come hai riso di Me, come Mi hai odiato... anche queste cose fanno
parte della verità. E, se vuoi, come Mi hai amato, le poche volte in cui
ti sei abbandonato al tuo amore per me."
Baba improvvisamente strofinò più forte che potè il
petto dello scrittore, con entrambe le mani, massaggiandolo
vigorosamente, come a stimolare la circolazione spirituale.
"Sono sempre con te," disse Baba. "Anche se tu non
credi in Me, anche se cerchi di dimenticarMi. Anche se ridi di Me o se
Mi odi. Anche quando sembro essere dalla parte opposta della Terra. Ma
Tu hai bisogno di cose materiali per ricordartelo, non è vero?"
Si tirò su le maniche e ruotò il palmo aperto prima
di chiudere le dita. Quando le riaprì la mano conteneva un anello d'oro
che riportava al centro la Sua immagine dipinta su porcellana,
circondata da sedici pietre che sembravano diamanti. Mise l'anello al
dito dello scrittore. La misura era perfetta.
Lo scrittore rise: "Come potrò mai farlo passare
alla dogana?!"
"Non ti preoccupare. Me ne occuperò Io."
Toccò l'anello con la punta delle dita e disse:
"Io sono in te e Tu sei in Me. Non dimenticarlo. Non possiamo essere
separati."
Fonte in inglese sul web: Sai Online - BABA by Arnold Schulman |