OM BHUR BHUVAH SVAHA
TAT SAVITUR VARENYAM
BHARGO DEVASYA DHIMAHI
DHIYO YO NAH PRACHODAYAT
Om
Meditiamo sulla Gloria di Isvara
Colui che ha creato l'Universo,
Colui che merita adorazione,
Colui che impersona la Conoscenza e la Luce,
Colui che cancella tutti i peccati e l'ignoranza,
Possa Egli illuminare i nostri intelletti.
Gayatri Mantra cantata da Sai Baba.
Con sottofondo musicale Scarica il file con la
voce di Sai Baba (clic destro - Salva oggetto con nome) La Gayatri è la
personificazione di tutte le forme di Divinità - "Sarva Devatha Swaroopam". La Gayatri non
appartiene ad alcuna casta, setta o religione. La sua portata è universale. (Sathya Sai Baba)
Il Gayatri Mantra e' il
Mantra piu' sacro, e, mentre prima era conosciuto e cantato soltanto dagli
Iniziati indu', oggi tutti hanno il permesso di cantarlo, per volonta' di Sai
Baba.
Il Gayatri Mantra e' l'essenza di tutti i Mantra, vale a dire l'Essenza di tutti
i sacri Nomi di Dio.
La Gayatri e' una preghiera volta solo ad ottenere l'Illuminazione
dell'intelletto.
E' un'invocazione rivolta alla Dea che non ha un nome speciale ma che trascende
tutti i Nomi.
Essa e' diretta alla Madre Universale, senza alcun nome restrittivo:
Essa e' la Madre di tutte le genti, di tutti i tempi e di tutte le religioni.
E' di validita' universale.
La Gayatri
Tutto ciò che è visibile risplende
nella Gayatri, perché Vac (la parola) è Gayatri e tutti gli
oggetti sono la "parola", indicati dalla "parola" e inclusi nella "parola".
La parola è linguaggio o suono. Il
linguaggio descrive gli oggetti, li esprime e li indica. Tutti gli oggetti
appartengono al mondo, niente è al di là di esso. Questo mondo è il corpo
dell'uomo ed egli non può uscire dal suo corpo. L'elemento vitale (il Prana)
lo sostiene, è nel suo cuore, e non può essere stimolato dall'esterno.
La Gayatri si regge su quattro
piedi (i Veda) e sei categorie. Le categorie sono: la parola, gli
oggetti, il mondo, il corpo, il respiro, il cuore. Il Purusha celebrato
dalla Gayatri è veramente magnifico, solenne, glorioso. Tutta la
molteplicità delle cose, com'è stato affermato, non è che una parte del Suo
corpo. Il numero e la specie, la misura ed il significato degli oggetti, sono al
di là della comprensione umana ed essi sono solo la quarta parte della Sua
magnificenza. Le altre tre parti sono la Sua fulgida forma immortale.
E' impossibile capire il mistero di
quella forma piena di splendore. Il Purusha indicato dalla Gayatri
è Brahman. Egli è l'Onnipervadente, incomprensibile, presente nello stato
di veglia; è nella personalità dell'uomo ed è presente nello stato del sogno; è
nel cuore dell'uomo, che colma e completa, ed è presente nello stato di sonno
profondo. Chiunque conosca questa verità, raggiunge la totalità, il Brahman.
Ossia chi ha coscienza dei tre stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, è
completo, è egli stesso il Brahman. E' ridicolo che l'Uomo, il Purusha,
l'Atmasvarupa divenga il depositario dell'egoismo e dell'impurità. Che
disastro! Perché anche oggi possa essere riconosciuto come Purusha
dovrebbe cercare di seguire il sentiero capace di dargli un atomo di quella
gloria.
Perché quindi parlare del
Purusha-dharma? Come possono praticare il Purusha-dharma le persone
che non si curano di ottenere nemmeno l'infinitesima parte della gloria del
Purusha? Neppure la più diligente ricerca oggi potrebbe rivelare la benché
minima parte di esso. Come affermarono gli antichi Rishi "quando il
ri-nato (nato a nuova vita, il nato due volte)1 abbandona la preghiera
quotidiana, cade nella perdizione"; così dicono anche le tradizioni sacre.
Coloro che trascurano le preghiere
quotidiane (Sandhya)2 non hanno alcun diritto di celebrare gli altri
riti. Gli antichi saggi ottennero longevità, fama, gloria, saggezza e splendore
divino perché recitarono le preghiere Sandhya (preghiere giornaliere
fatte all'alba, a mezzogiorno e al crepuscolo) per molti anni; questo è citato
anche da Manu nel codice che da lui prende il nome (Codice di Manu).
Perciò, da qualunque punto di vista
vogliamo considerarlo, nessun Brahmino è degno di tale titolo se non
medita sulla Gayatri. Ciò che qui si intende per Brahmino è l'uomo
che ha pienamente realizzato il principio di Brahman (Dio) e che si è
purificato con la pratica costante della contemplazione di Dio. Costui non ha
nulla a che vedere con la casta e neanche col grado religioso. Però, coloro che
hanno ereditato il titolo di Brahmino hanno la specifica responsabilità
di essere fedeli alle devozioni Sandhya e alla Gayatri.
Che cosa significa esattamente la
parola Sandhya? "Sam" vuol dire "bene" e "dhya" deriva da dhyana
(meditazione); quindi Sandhya significa: "intensa meditazione sul
Signore", concentrarsi con fervore su Dio. Per fissare la mente in Dio è
necessario controllare le proprie attività, e perché il controllo possa aver
successo bisogna superare l'ostacolo dei tre guna (sattwa,
rajas, tamas).3 Quando questi aspetti dell'impulso naturale
predominano e spingono l'uomo nella loro direzione, bisogna pregare Dio perché
annulli il loro influsso. E' il primo dovere dell'uomo che lotta per raggiungere
Dio.
Il "mattino" è il momento della
qualità sattwica; il "mezzogiorno" è l'ora della qualità rajasica
e alla sera, ora del buio, si manifesta l'ondole tamasica. Questa è legge
di natura.
All'alba la mente, risvegliata dopo il
conforto del sonno, è libera da agitazioni e depressioni; perciò è calma, e in
quelle condizioni mentali la meditazione sul Signore è molto proficua ed è il
motivo per cui viene prescritta al mattino. Ma l'uomo, inconscio di quel
significato, pratica il rito in modo meccanico, soltanto perché glielo hanno
detto gli antichi saggi. Praticare la meditazione dopo averne capito il
significato più profondo e segreto, è il secondo dovere dell'uomo.
Man mano che il giorno avanza,
nell'uomo si desta la natura rajasica, la natura dinamica, ed egli entra
così nel campo del lavoro e della fatica. Prima di consumare il pasto del
mezzogiorno, deve meditare di nuovo sul Signore, offrirgli il suo lavoro ed il
relativo risultato; può incominciare a mangiare solo dopo questo atto di
devozione e di riconoscente ricordo. Se si osserva questo rituale, la qualità
rajasica può essere tenuta sotto controllo e dominata dalla natura
sattwica. Questo è il significato della meditazione meridiana che è il terzo
dovere dell'uomo.
L'uomo ha infine un'ultima
caratteristica: la tamasica. Quando giunge la sera, egli si affretta a
tornare a casa per cenare e poi, sopraffatto dal sonno, va a dormire. Ma un
altro dovere però lo aspetta; mangiare e dormire è il destino degli oziosi e dei
fannulloni. Quando il peggiore dei guna, il tamas, minaccia di prendere
il sopravvento, l'uomo deve fare uno sforzo particolare per sfuggire alle sue
spire, ricorrere alla preghiera in compagnia di coloro che amano il Signore e
dedicarsi alle letture della Sua gloria, rafforzando così le virtù. Questa è la
preghiera Sandhya prescritta per la sera. La mente deve essere preparata
e guidata correttamente; dev'essere portata a capire che la beatitudine data
dalla meditazione e la gioia di sentirsi inconscia del mondo esteriori sono
molto più grandi e durevoli del conforto che la dose giornaliera di riposo
fisico può dare. Una tale beatitudine, una tale gioia, può essere sentita e
realizzata da tutti; la facoltà del discernimento vi aiuterà a capirlo. E questo
è il quarto dovere dell'uomo.
L'uomo che, nel corso della sua vita,
pratica tre volte al giorno le devozioni-Sandhya, è veramente un uomo
elevato. Egli è sempre contento ed ottiene sempre tutto ciò che desidera. Ha
conquistato la salvezza mentre è ancora in vita; è un jivanmukta, un
liberato in vita.
Bisogna però stare attenti affinché la
Sandhya non diventi abitudine meccanica, una monotona osservanza fra le
tante prescritte. Dev'essere eseguita con la consapevolezza dell'importanza
implicita nel suo significato recondito. Si dovrebbe capire chiaramente il
significato della Gayatri e sentire l'identità fra quello splendido Essere, l'Atmasvarupa
menzionato nel Mantra, e se stessi. Coloro che ignorano il suo
significato finiranno per trascurarla.
Manu4 ha dichiarato che la Gayatri
è il respiro stesso del Brahmino ed ha sottolineato che questa non è
soltanto una frase declaratoria, ma è la verità. Che cosa c'è infatti di più
efficace, per il progresso spirituale, della meditazione sullo splendore che
illumina e alimenta l'intelletto umano? Che cos'è più vitalizzante della
preghiera che chiede di liberare la mente dalle tendenze nocive?
Per l'uomo non esiste corazza migliore
del rafforzamento delle virtù. Manu attesta che il Brahmino non perderà
la sua condizione finché rimane fedele alla Gayatri e viene ispirato dai
suoi significati. Dice inoltre che, se un Brahmino è troppo debole per
proseguire lo studio dei Veda, deve almeno recitare la Gayatri ed
esserle fedele sino in fondo. Anche le tradizioni sacre confermano che non c'è
un tesoro più grande della Gayatri.
La forza dello spirito può compiere
tutti i doveri legati al mondo, e poiché la Gayatri dà l'energia
spirituale, per sostenere quella forza bisogna invocarla con devozione nei
momenti appropriati. Per lo sviluppo del corpo fisico è necessario un cibo
sattvico; così, per vivificare lo splendore dell'anima umana, dev'essere
attirato lo splendore del Sole sotto forma di Bhavana, o intelligenza
creativa.
Quando la forza spirituale cresce,
anche i sensi sono attivati e guidati verso tendenze benefiche; quando
diminuisce, i sensi sbagliano e voi sbagliate. Quindi, se l'energia solare viene
attirata proprio nel momento adatto, il beneficio è assicurato, com'è sicuro il
raccolto quando i semi sono piantati nella giusta stagione. Possono forse le
tenebre nascondere e confondere quando il sole è sorto e ha coperto la terra
col suo fulgore? Come può prevalere il dolore quando siamo immersi in quello
splendore e sostenuti da quell'energia che deriva direttamente dalla sorgente,
da Brahman? La tecnica di questo metodo è stata trasmessa dagli antichi a
beneficio di tutti gli aspiranti. Apprendetela e praticatela; con la vostra
diretta esperienza potrete constatare la verità del loro insegnamento.
Che scopo ha la sacra cerimonia dell'Upanayana?5
A quale Mantra siete stati iniziati in quel giorno? Perché vi è stato
insegnato allora solo quel Mantra? Perché non è stata data la stessa
importanza ad altre formule? Riflettete su questi interrogativi, e capirete che
la Gayatri è il Re dei Mantra.
Scoprirete anche che i riti acquistano
nuovo significato e che hanno molti obiettivi, che i fatti e le opere degli
antichi sono degni della vostra attenzione. Se non cercate di conoscerne il
significato, li interpreterete secondo la vostra fantasia e troverete trucchi e
stratagemmi per evitare i doveri che la vita vi impone.
Dunque, qual è il vero significato
della parole Gayatri? Per Gayatri si intende sia una Dea6 che una
formula. Gayatri è ciò che protegge le forze vitali e gli organi di
senso, incominciando dalla parola (Vaak). Inoltre si dice che la
Gayatri salva coloro che la cantano, la venerano, la invocano e meditano su
di essa. Questo Mantra sacro ha trasformato un veggente di stirpe non
sacerdotale (Rajarshi) come Viswamitra, in un saggio divinamente
ispirato, cioè in un Brahmarshi. La Vedamata, la madre dei Veda,
concederà la Sua grazia a tutti coloro che l'adorano. Questa Dea è descritta
nelle composizioni Brahmana e Dharmasutra; se riuscirete a capire
bene questi testi, potrete realizzarla senza nessun aiuto.
Il Dharma, impregnato di tali
profondi misteri, viene oggi discusso e volutamente interpretato in vari modi;
ed è questa la ragione del suo declino.
Perciò è essenziale ripristinare
l'eterno Dharma e ristabilire l'interpretazione naturale della verità
atmica, che è la base del Dharma. Altrimenti questo concetto sarà
trasformato al punto da non essere più riconoscibile e prevarrà la fantasia.
Ogni azione deve avere l'impronta del
Dharma, qualunque sia la sua natura!
Bhagavan Sri Sathya
Sai Baba
Tratto da: La legge
eterna, Fondazione Sathya Sai Seva, Roveredo GR, CH, 1986, pp. 61-69, ISBN
88-77340-04-5
___________________________
1 Chi ha ottenuto dal suo Guru
una "seconda nascita" attraverso la Gayatri, l'iniziato.
2 Sandhya significa
"congiunzione degli astri". Le preghiere-Sandhya sono quindi quelle fatte in
determinate ore del giorno, ore in cui il Sole si trova in una determinata
posizione rispetto alla Terra, cioè l'alba, il mezzogiorno, il crepuscolo.
Perciò le "preghiere-Sandhya" sono la "congiunzione dell'anima con Dio".
3 Guna: sono le tre modalità in
cui la natura si manifesta; sattwa è la modalità dell'intelligenza e
della luminosità; rajas è la modalità dell'energia motoria e
dell'attività mentale; tamas è quella dell'inerzia statica e
dell'oscurità psichica.
4 Il mitico autore e compilatore
della Manu-smrti, o Codice di Manu, che è una raccolta di norme legislative
basate sull'insegnamento dei Veda.
5 Rito di iniziazione.
6 Nella tradizione, la Gayatri
è personificata come una Dea, madre dei quattro Veda.
O incarnazioni dell'Amore,
o rinati,(1) la vita del brahmacharya (2) è davvero santa, ed è la migliore.
In questo sacro e puro periodo del brahmacharya, la prima nascita in assoluto è
rappresentata dall'iniziazione al mantra della Gâyatrî. Con il Gâyatrî Mantra,
l'uomo comune si trasforma in saggio (vipra), il giovane studente (vatu),
mediante la recita dei Veda, diventa gradualmente un saggio e, con la pratica
della Gâyatrî, deliziandosi con essa fin nel profondo del proprio cuore, si
trasforma in Dio.
Nessuno è totalmente divino alla nascita; si può essere di casta bramina, ma la
vera rinascita (dvija) avviene con l'iniziazione al Gâyatrî Mantra.
Successivamente, praticandola e condividendola gioiosamente con altri, si
raggiunge lo stato della saggezza, dal quale, votando completamente la propria
vita alla Gâyatrî, si raggiunge lo stato bramanico, divino. C'è dunque uno
stadio di vita ordinaria, comune a tutti, un secondo stadio che è la rinascita
al Divino, un terzo di saggezza e un quarto bramanico. In una sola vita umana,
si possono verificare quattro mutazioni.
La Gâyatrî non è una formula comune. Che cos'è? La Gâyatrî è la Madre di tutti i
Veda, l'essenza di tutti i Veda, la base di tutte le Scritture, la sostanza di
tutte le mete e la meta di tutti i sentieri. Nel nome della Gâyatrî sono inclusi
tre nomi: il primo è Gâyatrî, il secondo è Sâvitrî, il terzo è Sarasvatî.
Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî: quali vantaggi apportano? Che benedizione
racchiudono? Chi è Gâyatrî? Gâyatrî è colei che domina i sensi. Sâvitrî è la
padrona della vita. Fu infatti per un voto di verità che ella poté salvare la
vita del marito. Poi, c'è Sarasvatî. Chi è costei? È la personificazione
autentica della parola. Dunque, Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî sono le forme
simboliche del sentimento, della parola e del corpo. L'uomo otterrà la vera
forma dell'umanità quando avrà in sé tutte e tre queste caratteristiche ben
armonizzate tra loro.
Quindi, The proper study of mankind is man.
È PROPRIO DEL GENERE UMANO STUDIARE L'UOMO.
Vale a dire che, quando c'è unità e coerenza tra ciò che proviene dal cuore,
dalla lingua e dalle mani, c'è umanità. Sentimenti, parole ed opere: dove si
trovano? Nell'uomo. Non esiste potere più grande di quello che c'è nell'uomo, e
la sua vita è l'essenza di tutti i poteri, come il cuore è l'essenza di tutte le
mete. Quindi, l'uomo non è solo ciò che si dipinge come un comune individuo;
occorre essere uomini in concreto.
In che modo la Gâyatrî è racchiusa nell'uomo?
Bhûh bhuvah svah
tat savitur varenyam
bhargo devasya dhîmahi
dhiyo yo nah prachodayât.
Bhûh è la Terra; bhuvah sono i Cieli; svah è il Cosmo infinito. Perciò, Terra,
Cielo e Universo si trovano tutti nell'uomo.
La Terra è il mondo fatto di materia; bhuvah è l'energia vitale che fa vibrare
il corpo. Questa energia vitale dà al corpo stabilità, sviluppo, felicità e gli
conferisce la facoltà dell'azione. Poi c'è svah, il Cielo.
Allora, bhuvah è il mondo materiale, è la forza vitale che mette in vibrazione i
corpi. Svah conferisce un tipo di conoscenza (jñâna), che chiamano
impropriamente "radiazione". Però, non si tratta di una conoscenza materiale;
non è la conoscenza della natura. Nel linguaggio vedico si chiama Prajña Brahma,
per indicare che è una conoscenza che supera ogni altra conoscenza: è la
Completa Costante Consapevolezza.
L'uomo è rivestito di questo tipo di sacra energia; pur avendo tutti i poteri,
li ha perduti dimenticando che può riporre ogni fiducia in sé stesso. Quando un
uomo perde ogni fiducia in sé stesso, perde tutti i poteri che ha in sé. Dunque,
bhûh bhuvah svah sono le vostre tre forme.
Ragazzi, ognuno di voi non è una singola persona, bensì tre persone: la prima è
quella che pensate di essere, cioè il corpo fisico;(3) la seconda è quello che
gli altri pensano che voi siate, la terza è il principio vitale che è dentro di
voi. Quello solo è l'OM, che proviene da dentro, dalla regione dell'ombelico; è
questo che proviene dal sito di Brahma (Brahma sthâna), ed è pure una sorta di
forza vitale propria dell'uomo.
Quello che gli altri pensano che voi siate è il corpo mentale e quello che voi
realmente siete è il principio dell'Âtma. Il corpo fisico, il corpo mentale e il
corpo spirituale: ecco le tre persone che voi siete.
Quindi, non c'è differenza fra voi e Dio; voi siete semplicemente l'incarnazione
di Dio ed è solo per un vostro attaccamento al corpo che avete dimenticato la
vostra vera dimensione divina. L'uomo non è altro da Dio, non è qualcosa che Gli
sia estraneo.
Il pandit che prima ha preso la parola, ha detto:
Saha nâvavatu saha nau bhunaktu
saha vîryam karavâvahai
tejasvi nâvadhîtamastu mâ vidvishâvahai.
Om shântih shântih shântih.(4)
Qual è il significato essenziale di questo mantra?
Viviamo tutti insieme, lavoriamo tutti insieme, diffondiamo la conoscenza che
abbiamo acquisito insieme, viviamo in armonia senza fraintenderci.
Questa è l'unità di cui parlano i Veda; in essi non c'è alcun senso di divisione,
ma vi si proclama il sommo sacro non dualismo.
I corpi possono essere differenti; nomi e forme possono essere diversi, e
tuttavia il principio atmico è uno solo: "La Verità è una, ma i saggi la
definiscono con molti nomi". Come vedete, studenti, ci sono molte lampadine
accese; esse non sono tutte uguali, hanno colori e dimensioni diversi, ma la
corrente elettrica è una sola. Così pure i corpi sono differenti, per forma e
nome, ma il principio spirituale è in tutti sempre lo stesso. Ecco la vera non
dualità.
Che significa "Advaita" o non dualismo? È l'impulso di conoscenza (jñânashakti)
che tocca tutti; la vera conoscenza (jñâna) non è dualistica.
Qui non si parla di jñâna come di conoscenza fisica, non s'intende la scienza
del mondo o il nozionismo profano. No, assolutamente. Si parla dell'Âtma jñâna,
che è la Conoscenza del Sé, la quale non è dualistica; è una forma del Sé che è
in voi. Voi lo state dimenticando, oggi dimenticate di essere quell'incarnazione
d'amore.
A che cosa sono dovute tutte le sofferenze che ci sono in India oggi? Al fatto
che si è persa la fede nell'Âtma e si è accresciuto l'attaccamento al corpo, con
conseguente diminuzione dell'attaccamento allo Spirito.
Perciò, oggigiorno gli uomini non fanno che alimentare i propri desideri,
evitando di applicarsi alla vita interiore. Ciò che dovrebbe fare l'uomo, dunque,
è di crescere gradualmente nella vita spirituale, che è la sua vera vita.
Tutte le ricchezze che si guadagnano, come sono venute, così se ne vanno. Ed è
così anche del corpo, che cresce e perisce. Solo la beatitudine non viene mai
meno, quella eterna, suprema beatitudine dello yoga, che è beatitudine
trascendentale, non dualistica: "la suprema felicità, la forma della sapienza
che è al di là degli opposti dualistici, estesa quanto il cielo, unica, eterna,
inamovibile, testimone di tutto, trascendente i sensi e i tre guna".
Incarnazioni dell'Amore,
in verità, se si riconosce il Divino, il mondo intero apparirà come una scena
onirica. Anche Dakshninâmûrti (5) dà questo insegnamento. Tutto il mondo è come
uno specchio in cui si possono vedere molte immagini diverse.
Lo specchio è uno. Gli anziani del giorno d'oggi stanno perdendo questo modo di
vedere e persino le madri e i padri sono incapaci di dare insegnamenti giusti.
Gli insegnanti hanno perso molta della loro capacità didattica.
Che colpa ne hanno dunque i bambini? Il loro cuore è molto puro:
"incondizionato, senza macchia, eterno". Questi bambini dal cuore così puro sono
trascinati per vie impure e sono indotti ad assecondare desideri materiali,
ingiusti. La loro vita viene interamente invasa dalla confusione.
No, no! Ai bambini insegnate l'unione, dite loro come camminare sul sentiero
della purezza, dell'altruismo; esortateli a rinunciare a tutte le seduzioni
mondane e a desiderare il bene di tutti: Lokâssamastâh sukhino bhavantu:
"Che tutti i mondi siano felici".
Noi siamo degli individui e l'individuo è un jîva, ossia un essere vivente, che
ha un'anima. In tutti c'è un'unica realtà, che è Dio, il quale non è separato:
il singolo è un'anima, il Tutto è Dio. Perciò, quando ci uniamo a qualcuno, là
si manifesta Dio. (6) Laddove c'è un solo albero non possiamo dire che sia una
foresta; diremo che c'è un solo albero. Non si chiama villaggio un luogo dove
c'è una sola casa; ci vogliono diverse case insieme per fare un villaggio. Un
uomo solo non fa società; più uomini insieme costituiscono una società. La
società non è qualcosa di separato da una collettività di uomini. Perciò, nei
molti risiede la gioia dell'unione e nell'unione dei molti si ottiene l'Uno, il
Divino cui dobbiamo giungere.
Dunque, perché ci siamo introdotti in un sentiero spirituale? La vita ci è stata
data perché trasformassimo la nostra umanità in divinità; quindi, dobbiamo
mutare l'umano in divino. Quando ciò avviene? Quando la verità affiora dentro di
noi, quella sola è la Divinità.
Dio non è qualcosa di differente: "Dio permea l'Universo intero con piedi, occhi,
teste, bocche, orecchie". Dovunque guardiate, Egli è là: non esiste un posto
senza Dio. "Egli è più piccolo dell'atomo e più grande dell'immenso". Tuttavia,
dipende da noi essere o no in grado di accogliere il Divino con la giusta
ampiezza di sentimenti.
Studenti, se ripeterete il Gâyatrî Mantra tre volte al giorno, all'alba, a
mezzogiorno e al tramonto, la vostra Divinità rifulgerà in ogni parte del mondo.
La Gâyatrî è l'essenza di ogni religione e il fondamento di tutti gli obiettivi.
Bisogna che la Gâyatrî sia cantata correttamente. Perciò va insegnata
normalmente. Ogni uomo, a qualsiasi casta appartenga, ha il diritto di cantarla.
Quindi, non create delle discriminazioni affermando che essa sia per un tipo di
persone e non per altre. Come in tempi antichi, anche oggi, avendo preso
abitudini scorrette, ci dimentichiamo delle tradizioni e delle usanze antiche.
Per che cosa ci ha dotati d'un corpo Iddio? È di facile deduzione.
Abbiamo un corpo per compiere buone azioni, delle mani per far del bene, e anche
una respirazione perché ne facciamo buon uso. Ecco ciò che insegna la Gâyatrî:
quando inspiriamo aria, dobbiamo introdurre nel corpo il sacro respiro della
vita divina; quando espiriamo, dobbiamo buttar fuori l'aria viziata.
Ciò che dobbiamo dunque assumere oggi è l'aria buona, rifiutando quella cattiva
e impura. Quando inspiriamo, facciamo "So" e, con questo "So", introduciamo aria
pura. Quando espiriamo, facciamo "Ham", e rigettiamo l'aria impura.
Dentro di noi deve entrare ossigeno e fuori deve uscire il biossido di carbonio.
La nostra vita sussiste grazie a questo processo; così il corpo rimane in
salute. Dobbiamo alimentarci bene, assumendo della buona frutta e del buon cibo;
fuori espelleremo i rifiuti del cibo. È la creazione di Dio che ha sancito
queste regole, ma nessuno sembra volere rendersene conto.
O uomo, assumi ciò ch'è puro ed espelli ciò ch'è impuro. Prendi il buono e
rigetta il cattivo. Vedi il bene e non il male. Figlioli, anche qui stiamo
dimenticando ciò che Dio ci ha dato!
NON VEDERE IL MALE; VEDI IL BENE.
NON PRESTARE ASCOLTO ALLE COSE CATTIVE; ASCOLTA QUELLE BUONE.
NON PARLARE DEL MALE; DI' CIÒ CHE È BUONO.
NON FAR DEL MALE; FAI DEL BENE.
NON PENSAR MALE; PENSA BENE.
QUESTA È LA VIA VERSO DIO.
Oggigiorno si usa la lingua per dir cose malvagie, le orecchie per udire
atrocità, gli occhi per guardare immagini immonde. Non dovreste guardare cose
brutte; dovreste posare lo sguardo su quelle buone. Dio ci ha dato tutti questi
organi perché ne facciamo buon uso.
Perciò, anche Purandaradasa (7) cantò: "Avete gli occhi, ma siete diventati
ciechi e non sapete vedere Dio. A che vi servono gli occhi se non sapete vedere
Swami? A che scopo avere occhi e vista?" (8) Perché Dio ci ha dato degli occhi?
"Perché volete avere occhi? A che vi servono se non vedete Dio?" Con gli occhi
che ci sono stati donati dovremmo vedere cose pure, ma oggi i sentimenti di
purezza sono ridotti a un nulla negli adulti e anche nei bambini. Questi bimbi,
dunque, siano da oggi educati a sviluppare un buono e puro modo di vedere le
cose, poiché Dio è in tutto. Non esistono il bene e il male, né peccato né
merito. Anche questo fu affermato da Purandaradasa. Conoscete molto bene ciò che
affermò.
Dio è Colui che protegge i devoti, ma anche Colui che li punisce.
Guardate Krishna; punì Kamsa e protesse Shishupâla e suo padre. Ogni singolo
atto compiuto dal Signore è per punire il male e proteggere il bene. Allo stesso
modo, Râma punì Râvana e protesse Vibhîshana. Lo stesso Râma che usò protezione
verso Vibhîshana, inflisse una punizione a Râvana.
Quindi, la protezione e la punizione coesistono entrambe nell'unico Dio. Ma
sembra che sia impresa non facile capire a fondo questa duplice natura di Dio.
Se Dio protegge e punisce, coloro che sono di mente equanime sono Dio.
Ecco perché i Veda proclamano: "Ci protegga Egli e ci nutra..." (Saha nâvavatu...)
Questo saha, lo "stare insieme", è indispensabile all'uomo.
In ogni cuore esiste lo stampo della Gâyatrî, che ha cinque facce.
Perché cinque facce? Lo avete visto: solo al centro c'è una faccia di colore blu.
Per quale ragione? Le facce sono cinque: bhûh-bhuvah-svah, sono le tre
dimensioni che stanno unite insieme per formare un solo volto. Tat è la seconda
faccia; savitur-varenyam è la terza; bhargo-devasya-dhîmahi è la quarta;
dhiyo-yo-nah-prachodayât è la quinta.
Poiché questo mantra si divide in cinque parti, si dice che la Gâyatrî sia
Pañchamukhî svarûpinî, "la Dea dai Cinque Volti". Ciò significa che la Gâyatrî
non vede solo i quattro mondi, ma anche l'impegno, lo sforzo della disciplina (Udyoga).
Perciò la Gâyatrî è preghiera, meditazione, anelito (per la liberazione).
Quindi, la preghiera è "Bhûh bhuvah svah"; la meditazione è "tat savitur
varenyam". Si prega dicendo "bhargo devasya dhîmahi": "siano rimosse le tenebre
dell'ignoranza che ci sono in me"; poi "dhiyo yo nah prachodayât":
"o Madre, concedimi una buona intelligenza (buddhi), dei buoni pensieri, una
buona mente". In definitiva, sotto lo stesso nome della Gâyatrî ci sono
devozione, conoscenza e distacco. Perciò, non abbiamo assolutamente bisogno di
pensare ad altro.
Studenti, dovreste dedicarvi ai vostri studi tenendo sempre a mente il Gâyatrî
Mantra:
ciò vi terrà lontani da ogni difficoltà, sia nello studio, sia in tutto il resto.
La Gâyatrî non vi sarà in nessun modo d'impedimento, poiché fa parte della
vostra intima coscienza. Oggi, dunque, dovete far sì che nel vostro cuore si
stabilisca questo potere della vostra coscienza interiore. Il giorno in cui
avrete installato nel vostro cuore il Gâyatrî Mantra, aumenterà in voi il
fulgore del Divino oltre che la vostra capacità intellettiva.
"Dhiyo yo nah prachodayât": Dhi significa che l'intelligenza si sviluppa. Si è
detto che, nell'antichità, si dovevano iniziare al Gâyatrî Mantra i bambini di
otto anni. Oggi, però, a causa di un peggioramento della situazione e ai
cambiamenti della natura, è andata persa quella tradizione.
Se cominciamo sin d'ora a cantare il Gâyatrî Mantra, la nostra intelligenza
rifulgerà in tutto il suo splendore e ci tornerà alla memoria persino ciò che
avevamo dimenticato; tutto quanto abbiamo studiato rimarrà impresso nel cervello.
Dunque, è la Gâyatrî che elargisce la conoscenza. La Gâyatrî non è allora una
formula comune. Satyavan fu riportato in vita dalla devozione della moglie
Sâvitrî, sfuggendo alla morte grazie a questo mantra.
La verità, la rettitudine, la pace, l'amore e la non violenza sono gli aspetti
peculiari della Gâyatrî: sono i suoi cinque volti. Nel nostro cuore, dunque,
dobbiamo mantenere sempre queste qualità pure. Non dobbiamo offendere nessuno,
mai pensar male di nessuno. Pensiamo bene. Su questa linea Vyâsa offrì la
sintesi di 18 Purâna in due semplici frasi:
Help ever. Hurt never.
SEMPRE AIUTARE. MAI FAR DEL MALE.
Ci bastano queste due frasi. Per quanto possibile, soccorrete gli altri e,
comunque, non fate mai del male. Non c'è niente di più santificante dell'avere
in animo questi due propositi e attuarli.
La gente ripete "Moksha, moksha, Liberazione!". Ma che cos'è la liberazione?
È qualcosa che si va a prendere da qualche parte? No, no! Moksha è la
distruzione di moha, l'illusione. È l'illusione che va eliminata, per far posto
all'infatuazione di Dio.
Sono stati definiti quattro obiettivi che dominano l'esistenza: il dharma o
rettitudine, artha o ricchezza, kâma o desiderio e moksha o liberazione.
Questi quattro fini della vita devono essere ridotti a due. Infatti dharma e
artha diventano uno solo, in quanto la ricchezza va acquisita con giustizia e
rettitudine. Così pure gli altri due, kâma e moksha, si riducono a uno solo. Che
cosa dobbiamo desiderare? Non certo cose materiali, bensì la liberazione.
In sintesi, le finalità della vita sono la rettitudine (dharma) con cui va
guadagnata la ricchezza (artha), e la liberazione (moksha) cui bisogna tendere
con amore e passione (kâma). Con questi quattro obiettivi l'esistenza può essere
trasformata in molte maniere e ognuno ne dà una versione propria.
Incarnazioni dell'amore, l'unica cosa che dovremmo desiderare è l'amore, poiché
l'amore è Dio e Dio è amore.
Love is God. Live in love.
L'AMORE È DIO: VIVETE NELL'AMORE.
Senz'amore l'uomo non potrebbe vivere un solo secondo. Quindi, dobbiamo far sì
che cresca l'amore in noi e, con l'amore, invocheremo Gâyatrî. Fra tutti i nomi
divini, Gâyatrî è il più elevato.
(Swami conclude col bhajan "Prema mudhita...")
Brindâvan, 9 aprile 2000.
Upanayana, Iniziazione al Gâyatrî Mantra.
Versione integrale.
(1) Swami apostrofa l'uditorio costituito di bambini che sono
appena stati iniziati al Gâyatrî Mantra con il termine di "nati una seconda
volta" (second born), a indicare che con l'iniziazione si rinasce nello Spirito.
(2) Il brahmacharya è lo stato dello studente religioso; è il primo degli
âshrama, o stadi tipici della vita dell'uomo, quello del brahmachârin, lo
studente della scienza brahmanica che segue la vita spirituale e i doveri della
sua condizione, compreso il celibato, la continenza, la castità nei pensieri,
nelle parole e nelle azioni, per mezzo di una padronanza perfetta sui sensi.
(3) Swami pronuncia questa prima parte del concetto in inglese: "Boys! You are
not one person, but three. First, the one you think you are. Physical body."
(4) È l'invocazione iniziale di alcune Upanishad: "Possa Egli proteggerci, e ci
possa nutrire; che noi si possa entrambi lavorare insieme con grande energia.
Possa il nostro studio essere vigoroso e accurato, e che non ci possa essere mai
odio tra di noi. Om pace, pace, pace!"
(5) È la Deità che presiede allo sforzo umano di acquisire sapienza; Shiva
stesso venuto come maestro, inteso come sommo Yoghi e Maestro di Conoscenza, di
musica e dei Veda, che simboleggia l'altruistica ascesi che conduce alla
riunione con il Brahman.
(6) "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo
18, 20).
(7) Santo del Kannada, compositore di musica sacra.
(8) "Figlio dell'uomo, tu abiti in mezzo a una genia di ribelli, che hanno occhi
per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una
genia di ribelli" (Ezechiele 12, 2). "O popolo stolto e privo di senno, che ha
occhi ma non vede, che ha orecchi ma non ode" (Geremia 5, 21)