Sathya Sai Baba

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Un incontro con Sai Baba

Baba aveva fatto entrare il nostro gruppo di italiani, oltre a due americani e cinque indiani. Prima di ogni altra cosa, dopo di averci fatto prender posto seduti in terra, l'Avatar materializza un pugno di cenere e ce ne distribuisce un pizzico a testa; poi chiede se abbiamo da fargli qualche domanda di carattere spirituale. Non è facile rispondere: allora Egli ci fa un breve discorso incentrato sull'Amore: Dio è Prema, Amore, e voi, che siete tutti incarnazioni di Dio, anche se non avete coscienza di esserlo, dovete essere tutti «Premasvarupa», personificazioni dell'amore (anzi, Egli disse «Premasvarupalara», con un affettuoso diminutivo proprio della lingua Telegù). Poi, ad uno ad uno, si rivolge a noi: «Tu, che cosa vuoi?». Anche se non abbiamo una domanda pronta, Baba legge nei nostri pensieri e sa quello di cui abbisogna ognuno di noi. Ci parla in inglese, ma tutti Lo capiscono, allo stesso modo col quale Lui legge il nostro pensiero, prima ancora che noi lo esprimiamo in italiano o nel nostro inglese approssimativo. Ci dice: «Io sono venuto sulla terra per dare», e tende la mano con la palma rivolta verso il basso, nel gesto col quale materializza gli oggetti, «e non per prendere», aggiunge, voltando la mano con la palma verso l'alto. «Venite da me con le mani vuote, ma col cuore pieno d'amore».

Intanto a parecchi di noi crea un regalo: un anello, un medaglione; qualcuno gli porge un anello perché Egli lo tramuti in qualcos'altro. Lo Svami lo prende tra le dita, e gli chiede: «Che cosa vuoi?» Il devoto Gli risponde: «I want You! Voglio Te!» Con un sorrisetto Baba soffia due volte sull'anello, e quello diventa un'altra cosa: una placchetta di smalto, con il ritratto dello Svami, su di una montatura d'oro. Una signora romana Gli porge una fotografia dell'Avatar, sotto vetro: «Vorrei che producesse Vibhuti!» Gli chiede. Sai Baba prende il quadretto con le due mani, ed ecco che il vetro incomincia a trasudare la sacra cenere, fra le esclamazioni dei presenti. Ad un'altra signora, che da anni pratica con costanza il Hatha-Yoga, materializza un ciondolo d'argento, formato dall'OM nella sua sigla sanscrita, che fa da sfondo ad un'immagine di Ganesha a tutto tondo. (Il gran vecchio N. Kasturi, lo storiografo di Baba e direttore della Rivista dell'Ashram, «Sanâthana Sârathi», ci spiegherà poi che il dio Ganesha presiede allo Yoga, ed al Muladhara Ciakra, il primo dei sei centri sottili dell'essere umano, e perciò Sai Baba, nella Sua onniscienza, conscio che la donna era una Yoghini, le aveva creato un gioiello adatto a lei, e adatto a servirle di ricordo e di talismano nel suo Yoga). Poi chiese l'ora a un giovinetto indiano, ben sapendo che Gli avrebbe risposto di non avere orologio; stringe la mano a pugno, e poi la riapre; vi appare un orologio da polso, con tanto di cinturino di pelle nera.

Alla fine dell'udienza Baba, da una sporta di plastica rossa, di quelle che le massaie portano al mercato per fare la spesa, trae manciate di cartine di Vibhuti che distribuisce a tutti noi. Dobbiamo imparare a porgere le mani avvicinate a coppa, come fanno gli indiani; la grazia del gesto è anch'essa un segno di gratitudine.

Ad ogni miracolo erano esclamazioni e lacrime, per l'impressione di assistere a qualcosa di incredibile, e la sensazione quasi fisica di essere avvolti da un mare d'amore. Sono parole che paiono suonare come un riflesso di suggestione e di fanatismo, ma non rappresentano che una fioca immagine di quello che accadeva nell'animo dei presenti.

Passano i giorni, e viene il momento della partenza; nessuno vuol perdere l'ultimo Darshan; si fa notte, e il conduttore del torpedone che avevamo noleggiato dall'agenzia di stato ci riporterà a Bangalùr in meno di tre ore.

Ripartiremo per l'Italia col ricordo delle ultime parole che ci ha detto l'Avatar, Sri Bhagavan Svani Sathya Sai Baba: «Vi benedico; sono sempre con voi!»

Non fu una formula stereotipata: è la Parola della Personificazione della Coscienza Universale, Una ed Onnipresente, Una con tutte le nostre coscienze che si credono separate; e ci ha enunciato una Verità che dovrebbe esser sempre stampata nelle nostre menti; Egli è noi, e noi siamo Lui.

Tratto dal libro "Sai Baba. Un viaggio alla ricerca di Dio" di Mario J. Bianco
Mario J. Bianco, Sai Baba. Un viaggio alla ricerca di Dio. Torino, Edizioni Sathya, 1980, pp. 26-28