Ha fatto scalpore invece il caso di don Mario Mazzoleni, scomunicato peraver pubblicato il volume:" Un sacerdote incontra Sai Baba (ArmeniaEditore)", in cui anch'egli dichiarò di aver abbracciato la dottrina
dellareincarnazione e propose Sai Baba come nuova
incarnazione di Dio (mentre perla Chiesa Romana, come si
sa, si deve credere in un'unica incarnazionedivina,
quella di Gesù).
Riguardo alla reincarnazione Mazzoleni scrisse:
I più grandi filosofi hanno
dimostrato l'eternità dell'anima e a chiunquedi noi
abbia sufficiente discriminazione è dato di constatare quanto brevesia la vita del corpo. Se il corpo muore e l'anima sopravvive, che cosa
ciimpedisce di pensare che l'anima dimori in più corpi,
uno successivoall'altro? È proprio così irragionevole
ritenere che quello Spirito Divinoche dimora in
ciascuno di noi, e che in sé è puro, debba servirsi ancora diulteriori incarnazioni per completare i compiti lasciati in sospeso
nellevite precedenti?
Quanto all'assioma di attribuire solo a
Gesù il titolo di Dio incarnato,Mazzoleni afferma nel
libro "incriminato":
... Qui tutto sembra
irremovibile, solo quando l'ottica in cui si guarda il
problema è ristretta. A mio parere, l'errore in cui è caduta certa teologiacattolica è nell'aver fuso e confuso le due realtà, Gesù e Cristo, in
una.Gesù - dice la teologia tradizionale - fu vero
uomo e vero Dio.Naturalmente! Ma la nozione di
Unigenito riguarda principalmente la suaEssenza Divina.
Tale, infatti, è il senso attribuito da tutta la dottrinaclassica, specialmente tomistica... Per sciogliere dunque l'obiezione
moltocomune che viene mossa da cristiani impediti a
credere che Dio possaincarnarsi ancora, dal momento
che per loro c'è stato solo Cristo come unica
incarnazione di Dio, è necessario porre l'accento sulla dimensione eterna eirripetibile di quell'Unigenito e distinguerlo chiaramente da quellafisico-storica, ripetibile nei secoli sotto varie forme, secondo ilbeneplacito di Dio.
Insomma, dice in sostanza Mazzoleni, è
assurdo voler stabilire dei limitialla libertà di Dio di
reincarnarsi come e quando vuole, il numero di volteche
vuole, quindi anche in Colui che molti chiamano "il nuovo Cristo", SaiBaba. Tanto più che "il Signore stesso aveva preconizzato il Suo ritorno,pur tacendo la forma sotto la quale si sarebbe reincarnato".
È un pensiero analogo a quello d'un altro teologo cattolico, EugenDrewermann, che ha osato scrivere:
... Cosa ci impedisce, anche
come cristiani, di riconoscere la saggezza e laverità
della credenza induista, secondo la quale Vishnu, la seconda personadella triplice divinità, ritorna sempre di nuovo sulla terra, in ogni
stadiodi sviluppo della vita, per rendersi visibile in
forme e sembiantiperennemente diversi?
I primi cristiani
Il crescente numero di Cristiani che oggi accorrono da Sai Baba aPuttaparthi e accolgono il Suo messaggio con gioia costituisce un
fenomenoche può stupire molti, ma che forse può essere
spiegato considerando tremotivi particolari:
- primo, Sai Baba non vuol sottrarre i Cristiani alla loro religione econvertirli all'Induismo, ma ripete incessantemente che tutte le
religionisono valide e che ciascuno deve continuare a
professare quella in cui èstato indottrinato;
- secondo, il messaggio di Sai Baba è del tutto simile, nella sua essenza, aquello di Cristo e di tutti i grandi maestri spirituali, e questo deriva
dalfatto, ormai assodato, che questi stessi grandi
maestri religiosi d'ognitempo hanno attinto dall'antica
filosofia vedica;
- terzo, la dottrina della reincarnazione sostenuta da Sai Baba, come datutte le religioni orientali, faceva parte anche delle credenze dei primiCristiani, sia pure a livello di iniziati. Origene, uno dei massimi Padridella Chiesa, ne parla diffusamente.
Basti ricordare il passo:
Le anime che richiedono i corpi
si vestono di essi e, quando queste animecadute si
sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancorauna volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente.
Anche Sant'Agostino, nelle Confessioni,
si domanda:
Dimmi, Signore, dimmi se la mia
infanzia successe ad altra mia età mortaprima di essa?
E prima ancora di quella vita, o Dio, mia gioia, fui io forsein qualche luogo o in qualche corpo?
Il suo contemporaneo San Girolamo (347-420
d.C.), vissuto per anni inOriente ed estimatore di
Origene, sosteneva la dottrina delle vite ripetutee si
preoccupava che la gente non la capisse:
Non conviene si parli troppo
delle rinascite, perché le masse non sono ingrado di
comprendere.
San Giustino,
martirizzato verso il 165 d.C., credeva nella reincarnazione eanche nella metempsicosi, cioè con possibilità di regressione in corpianimali:
... L'anima abita più di una
volta in corpi umani, ma se si sono reseindegne di
vedere Dio in seguito alle loro azioni durante incarnazioniterrestri, riprendono corpo in animali inferiori.
Non deve meravigliare che questi credenti
nella reincarnazione siano staticanonizzati dalla Chiesa,
poiché, all'epoca, erano numerosi i capi della
Cristianità che ammettevano questa dottrina. Tanto che il filosofo ClementeAlessandrino, maestro di Origene, dichiara che la dottrina dellatrasmigrazione delle anime è una verità "trasmessa dalla tradizione eautorizzata da San Paolo"; e aggiunge: "è una tradizione divina".
La condanna della Chiesa
Fu nel II Concilio di Costantinopoli indetto dall'imperatore Giustiniano(553 anni dopo la morte di Cristo) che venne cancellata la dottrina dellareincarnazione e vennero condannati gli scritti reincarnazionisti di
Origene(benché spesso inclusi tra le preghiere del
breviario).
Numerosi sono ormai i ricercatori che hanno appurato come Giustiniano avesseimposto questa decisione conciliare senza il consenso del Papa d'allora,Virgilio, il quale, pur essendo presente in Costantinopoli, non partecipòalla seduta.
E, approfondendo le ricerche, si è pure
giunti alla conclusione che aindurre l'imperatore a
questo passo sia stata anche la pressione esercitata
dall'imperatrice Teodora, sua moglie, da lui considerata la sua miglioreconsigliera. Teodora, ex-ballerina dal passato tumultuoso, aveva fattouccidere cinquecento sudditi che conoscevano i suoi trascorsi. Poi,terrorizzata dalla dottrina della reincarnazione, che stabiliva
sofferenzenelle vite successive per colpevoli di
assassinio, avrebbe indottoGiustiniano a eliminare la
dottrina delle vite successive, come perannullare questa
terribile minaccia.
Altri studiosi ritengono che la bolla giustiniana sia stata favorita anchedal fatto che già nel 537 la Chiesa era lacerata da numerose controversie
ederesie. Altri ancora, più maliziosamente, avanzano
l'ipotesi che la Chiesasi fosse resa conto che, per
imporre il Cristianesimo alle masse, erapreferibile
sostenere la teoria di un'unica vita e di un unico giudizio dipremio, o castigo subito dopo la morte.
La promessa d'un Paradiso immediato, o la minaccia d'una eterna condannaall'Inferno, producevano un effetto potente sulle loro menti, inducendoli
amettersi sotto le ali protettive della Chiesa, per
ottenere aiuti escongiurare castighi ultraterreni.
Mentre il concetto che, anchecomportandosi male in
questa esistenza, fosse possibile rimediare in una
successiva poteva servire da alibi per i più deboli e neghittosi. In questosenso si può ammettere anche l'utilità di questo ostracismo a una
dottrina
in anticipo sui tempi, ma va ricordato che, per la sola colpa di sostenerla,molti Cristiani dissidenti vennero perseguiti e sterminatidall'Inquisizione.
2. LE RISPOSTE CREDIBILI
Anche se gli scritti sulla reincarnazione vennero dispersi e deformati,alcuni gruppi di iniziati continuarono i loro studi esoterici
segretamente.Verso il 1200 la teoria delle vite ripetute
cominciò a riaffiorare tramistici e spiritualisti,
sebbene fortemente avversati, e finalmente, negliultimi
due secoli, se parlò più liberamente, seppure sempre in ambientiristretti.
Oggi ormai i tempi sono maturi, la gente è più acculturata e le idee sidiffondono in fretta attraverso i mass-media. Sono molti gli Occidentaliche, interrogandosi sul senso della vita, sul giudizio divino, sul nostrodestino nell'aldilà, scoprono che l'antica teoria orientale risponde ai
piùpressanti perché, ristabilendo la logica e l'equità
dove apparival'assurdità e l'iniquità.
Dio non è ingiusto
A molti accade di trovarsi vittime di eventi drammatici, o tragici. Unamalattia lunga e dolorosa, un matrimonio sciagurato, l'improvvisa morte
diun figlio giovane, la nascita di un bimbo handicappato,
il calvarioquotidiano delle ristrettezze economiche, le
sfortune nel lavoro e negliaffari.E mille altre situazioni disgraziate.La domanda
che viene spontanea in questi casi è sempre la stessa: "..perchéè capitato proprio a me? Che male ho fatto? Mi sono sempre comportato
bene,non lo meritavo proprio!"
Qualcuno si rassegna accettando l'idea
generica che è stata la volontà diDio. Ma, come
accettarla quando la disgrazia colpisce un povero innocente;ad esempio un bimbo nato cerebroleso e quindi destinato a una vita
puramentevegetativa? Perché, proprio lui, che non ha
commesso alcun male?E talvolta si grida per reazione:
no, non c'è logica, Dio è ingiusto! C'èchi, in queste
situazioni, perde la fede, chi non riesce più a pregare o aentrare in chiesa.
La visione delle cose cambia totalmente se si osserva il tutto da un'altraangolazione, accogliendo l'ipotesi della reincarnazione. Allora la
rispostac'è. Ci vien detto che, quanto ci accade oggi
non è che il risultato delleazioni compiute da noi, o
dai nostri congiunti nelle vite precedenti. Cheogni
azione buona o cattiva, ubbidendo alla legge di causa-effetto, produceconseguenze negative o positive, le quali restano impresse nel Séspirituale.La risposta va oltre, spiegandoci che
ognuno di noi se ne renderà conto,dopo la morte,
rivedendo il film della propria vita e, rammaricandosi deglierrori commessi, potrà giungere persino a richiedere prove più dolorose
perse stesso, nella successiva esistenza, allo scopo di
pagare il debitokarmico e migliorarsi.
Le pene che ci vengono inflitte, dunque, spesso ce le siamo assegnate noistessi, e non vanno considerate punizioni, o condanne di Dio, ma l'unicomezzo per salire un gradino nella scala evolutiva.
A questo proposito, basta leggere il 103° racconto della Vita del Buddha,quello del vecchio miserabile che va dall'Illuminato per chiedergli
ragioned'un così atroce destino di povertà e umiliazione.
Buddha gli risponde:
Un tempo tu nascesti in famiglie
ricche, fosti intelligente e istruito, maallora
disprezzasti gli altri, i più poveri e meno dotati di te. Un tempo tuhai tesaurizzato, e ti sei rifiutato di fare l'elemosina. Ecco ciò che
ti haattirato la tua espiazione attuale: la povertà e
l'umiliazione. La sanzionesegue l'atto, come l'ombra
segue il corpo opaco, come l'eco segue il suono.
Allo stesso modo, chi nelle vite passate ha
commesso omicidio potrà esserevittima di un assassinio
(e capirà quanto sia infame la violenza); chi tradìpotrà subire tradimento e comprenderà il valore della fedeltà; chi compìfurti sarà derubato e imparerà a rispettare la proprietà altrui; chioppresse verrà oppresso e acquisirà il concetto di carità per i più
deboli;chi ha giudicato iniquamente verrà giudicato allo
stesso modo e diverrà piùindulgente nel giudicare gli
altri.
L'intuizione inconscia
Ma la cosa più curiosa, se ci riflettiamo un attimo, è che tutti quanti ognigiorno, anche chi non crede nella reincarnazione, si comportano come se
cicredessero. Infatti, ciascuno di noi che fa? Esprime
continuamente giudizipositivi, o negativi, su se stesso
e sugli altri, esaltando le doti diintelligenza,
bellezza, bontà, e biasimando la stupidità, la bruttezza, lacattiveria, come se quelle doti e quelle deficienze manifestate fin dallanascita non fossero dovute al caso, ma a un particolare merito o demeritopersonale.Quando nasce un bimbo, che facciamo?
Notiamo subito con disappunto glieventuali difetti; se
nei primi mesi si rivela brutto, debole, tonto o
capriccioso, lo rimproveriamo aspramente come se fosse una sua grave colpaessere nato così.Al contrario, attorniamo con
ammirazione il bimbo bello, intelligente,vigoroso, buono,
come se fosse suo merito essere adornato di tutte queste
virtù.
Perché ci comportiamo in modo così assurdo? E perché un'intuizione inconsciaci suggerisce che una così diversa distribuzione di talenti non è casuale,ma collegata a una condizione particolare, buona o cattiva, che noi
stessici siamo meritata.La legge
del karma ci dice che ciascuno è responsabile in qualche modo dellapropria faccia, del proprio corpo, della propria mente, del propriocarattere, del proprio spirito, anche dei privilegi o svantaggi ereditari
edell'ambiente sociale in cui si ritrova in questa vita,
come conseguenza deipropri debiti o crediti lasciati in
sospeso nei secoli passati.
Questo può spiegare anche perché molte persone, colpite da disgrazie, lenascondono, le mascherano, come se inconsciamente provassero un senso dicolpa. E questo senso di colpa viene in qualche modo ingigantito quando
làgente commenta le continue disgrazie d'una famiglia
con la frase lapidaria:"Ma quella famiglia è maledetta
da Dio!".
Poiché non esiste solo il karma negativo, ma anche il karma
positivo, eccoche lo stesso fenomeno si verifica, in
senso opposto, per coloro che siritrovano fin dalla
nascita in possesso di tutte le più belle qualità e
condizioni, faticosamente conquistate in vite precedenti.
Costoro sentono inconsciamente che non è un privilegio
gratuito l'averebellezza, talento artistico o
scientifico, fascino o generosità; ne hannopiena
consapevolezza come d'una condizione a loro dovuta.E
questa loro convinzione viene confermata dal comportamento degli altri cheli colmano d'ammirazione, di plauso avvertendo per istinto che i
cosiddetti"doni naturali" sono un giusto riconoscimento
per qualche misterioso meritopersonale. E noi
aggiungiamo, prenatale.
Tratto da: Buttafava Roberto Luigi,
Sai Baba e la reincarnazione,Edizioni Milesi,
1995, pagg. 24-29
Il messaggio di cui sopra è stato pubblicato nella Lista Yahoo Sadhana e nella
Lista Sublimen.