Sathya Sai Baba

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Sai Baba. Spettacolo e autentica religiosità
Articolo pubblicato sul quotidiano "Libero"

Fonte: Libero

23 Maggio 2001

SAI BABA, SPETTACOLO E AUTENTICA RELIGIOSITA'

di Marino Parodi

In questi giorni la televisione italiana ha mandato in onda una puntata del
programma Miracoli dedicata alla complessa e discussa figura del guru
indiano Sai Baba. Positiva la scelta. Nondimeno al coraggio di toccare tasti
delicati non corrispondono né lo sforzo di approfondimento né l'obiettività
che sarebbero invece indispensabili, sia pure nel contesto di una
trasmissione televisiva dedicata al grande pubblico.

Bisognerebbe, tanto per cominciare, smetterla con la mania tipicamente
italiana di affiancare interventi a "favore" di un determinato personaggio o
evento a giudizi nettamente "contro" quest'ultimo. Una banalizzazione che
per lo più ottiene l'effetto di spingere lo spettatore a radicalizzarsi.

Per comprendere quanto tale esito sia fuorviante basta avere soltanto una
pallida idea dell'intricato groviglio di chiaroscuri di cui obiettivamente
abbondano la figura e la vicenda di Sai Baba: autentica ricerca spirituale,
impegno filantropico, fascino dell'Oriente, ma anche del sensazionale e
dell'esotico, velleità di abbandonarsi a un guru capace di risolvere i
problemi della propria vita, incontro tra Oriente e Occidente, sete di
personaggi carismatici, sfruttamento dell'immagine di questi, non meglio
identificate collusioni tra genuino anelito al sacro e molto meno genuine
manovre affaristiche.

Tutti questi fattori ed altri ancora si incontrano e si scontrano, più che
nel personaggio Sai Baba, nelle immense folle che egli raduna intorno a sé:
si parla di cinquanta milioni provenienti da tutto il mondo. Se da un lato
non è facile distinguere il personaggio dal "fenomeno", ovvero dalla grande
devozione che non di rado degenera in fanatismo, dall'altro lato è difficile
negare che questa controversa figura ripropone e attualizza proposte e
visioni tipiche di queste ultime.

Nel caso di Sai Baba, alla millenaria spiritualità si mescola una tendenza
alla "spettacolarizzazione" del sacro che con l'antichissima saggezza
orientale ben poco ha a che vedere.Occorre peraltro aggiungere che non vi è
motivo di dubitare della sincerità della ricerca spirituale da parte dei
seguaci di Baba nonché del fatto che egli è animato dalle migliori
intenzioni. Quale poi sia l'approdo di tutto ciò è estremamente difficile,
per non dire impossibile, valutare.

A Sai Baba va riconosciuto comunque il merito di insegnare ai suoi seguaci
cristiani a restare tali: come è noto, lo sradicamento non giova certo a
nessuno.

Qualunque sia la valutazione che si sceglierà di dare sull'enigmatico "caso
Baba" e lungi dal voler negare o minimizzare le ombre, non vi è comunque
ragione per cui i cristiani e in particolare i sacerdoti debbano aver paura
di lui e dei suoi seguaci. Senza mai dimenticare che il miglior modo per
orientare il prossimo verso la spiritualità autentica deve sempre partire da
proposte concrete e positive. Prima di criticare l'altro, occorre
innanzitutto saperlo ascoltare.

Nel caso specifico, non ha senso affermare che "Sai Baba sostiene di essere
Dio": in realtà egli propone l'insegnamento induista del "risveglio
interiore", finalizzato a scoprire che non vi è separazione tra Divino e
umano. Ora, Baba si propone come avatar, ovvero come una di quelle
incarnazioni del Divino che, a cicli, comparirebbero sulla terra per
"risvegliare" appunto l'umanità in tal senso. Una visione che, va detto con
estrema chiarezza, risulta ben poco conciliabile con quella cristiana,
tuttavia merita senz'altro rispetto.

D'altra parte, dove andrebbe a finire e che senso avrebbe il dialogo tra le
religioni se fossimo tutti d'accordo sulle visioni di fondo circa Dio, il
cosmo e l'uomo?