Sathya Sai Baba

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Festa di Dassera - Navaratri (14-23 Ottobre 2004)
Esposizione tratta dagli insegnamenti di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La festività di Dassera (Navaratri) viene celebrata in tutta l’India dagli Hindu per dieci giorni. Durante i primi tre giorni viene invocata Kali-Durga per uccidere i demoni che riflettono le tendenze negative all’interno dell’uomo. Durante i successivi tre giorni, viene adorata la Dea Lakshmi per coltivare le qualità Divine e il benessere come l’amore, la gentilezza, la devozione, la pazienza, la tolleranza, la non violenza ecc., che sono all’interno dell’uomo. Durante i successivi tre giorni viene adorata la Dea Saraswati come stadio finale dell’evoluzione spirituale dell’uomo, affinchè la Divinità possa manifestarsi attraverso lo studio delle Scritture e la costante riflessione e meditazione. Dopo che questi tre stadi vengono attraversati nella vita, nell’ultimo giorno, il giorno di Vijaya Dasami, il demone viene bruciato, simboleggiando la trascendenza dell’ego. (16) Laksmi rappresenta l’aspetto protettivo della Natura. Quando Durga (Kali) ha distrutto le qualità demoniache, Lakshmi purifica la mente. Allora c’è purezza nella parola rappresentata da Saraswati. L’adorazione di Durga, Lakshmi e Saraswati è intrapresa per liberarsi delle impurità della mente e purificare i propri pensieri,  parole ed azioni. (5)

Durante la festa di Dasara, sono adorate le tre divinità, Durga, Laksmi e Saraswati, in conformità alle tradizioni. Il decimo giorno viene celebrato il Giorno della Vittoria. Questa ricorrenza ha radici che affondano nella storia antica di Bharat. Nel Dwapara Yuga, quando i Pandava dovettero trascorrere un anno in incognito, nascosero tutte le loro armi, dietro suggerimento di Krishna, in un albero di Jammi, molto solido e fittamente fronzuto. Vijayadasami è il giorno in cui recuperarono le armi dall'albero e le usarono per conquistare la vittoria sui Kaurava. Prima ancora, nel Treta Yuga, l'incoronazione di Sri Rama, dopo il Suo vittorioso ritorno da Lanka, venne celebrata nel giorno di Vijayadasami. (1) Si dà il caso che questo sia anche il giorno in cui Shirdi Baba lasciò le sue spoglie mortali. (23)

Questa festa vuole ricordarci la vittoria di Durga, che salvò il popolo dalla distruzione da parte di Mahishasura,  re dei Demoni. (4) Il kum-kum è una polvere rossa, simbolo del sangue, che si offre a Dio per ottenere  in cambio la pace. (8) Il significato di questa adorazione è offrire il proprio sangue a Dio e ricevere in cambio il regalo della pace dal Signore. (7)

Quando le persone adorano Durga, Lakshmi e Saraswati esteriormente con immagini o icone, esse danno forme fisiche alle forze sottili che sono in loro stesse. La sfortunata e pericolosa condizione dell'Uomo oggi è che egli non riconosce i poteri dentro sé stesso e non sviluppa rispetto per essi. Egli insegue l'esteriorità, attratto dalle forme fisiche. La connessione tra il materiale ed il sottile deve essere capita. Il rimedio per la vita dell'Uomo è racchiuso dentro sé stesso. Ma   l'Uomo cerca i rimedi dall'esterno.(15) Tutti pregano Lakshmi, Saraswati e Parvati. Durga, Lakshmi, Saraswati. Si diventerà Lakshmi, Durga e Saraswati con la mera ripetizione di parole, canzoni e versi (sloka)? Se avete buone qualità, diventerete Lakshmi. Se controllate i sensi diventerete Lakshmi. se riuscirete a mantenere la mente sotto controllo diventerete Durga. Quando avrete entrambe le cose, tutte le cose che direte diventeranno verità. Allora sarete Saraswati. (29)

ONORARE LA MADRE

Dio è nostro padre e nostra Madre, infatti si manifesta anche sotto l’aspetto femminile della Shakti, l’Energia che da’ vita al principio maschile che è dormiente e che, senza di essa, è apparentemente privo di vita. Attraverso il principio femminile ha luogo la manifestazione dell’universo. Tutte le attività sono dirette e controllate dalla Madre. Essa è il Principio Motore dell’Universo. “Qualsiasi cosa vogliate nella vita o qualunque desiderio abbiate, chiedetelo alla Grande Madre…a nessun altro! Solo Lei è la Grande Dispensatrice di tutte le Grazie nel Cosmo intero. Chi altro potrebbe rispondervi o esaudirvi con più solerzia? La Madre non vi abbandonerà mai né vi lascerà delusi”. Come la Madre si prende cura dei suoi figli, così la Madre Universale corre sempre in aiuto del Suoi devoti, proteggendoli con il dono della devozione; il Suo Amore è comparabile a quello di mille madri. Come nella forma maschile così anche in quella femminile il Signore assume varie forme adorate e rappresentate da simbologie diverse. La Madre Divina viene celebrata durante la festa di “Dassara” o “Navaratri”, così chiamata perché si svolge nel corso di nove giorni e nove notti. Ha inizio il primo giorno di luna crescente del mese di Asvina (settembre ottobre). (4)

La festività di Navaratri ha il fine di farci realizzare l’importanza della madre, di amare nostra madre, di seguire la via di far piacere a nostra madre. D’altra parte, la gente compra fiori e li offre in adorazione agli idoli di Durga, Lakshmi e Saraswati ignorando l’aspetto di onorare la propria madre. La Madre che ti ha fatto nascere è la vera incarnazione di Durga, Lakshmi e Saraswati. Non dovremmo mai far versare lacrime a nostra madre. Anche in altri Paesi c’è la credenza che dove le donne vengono fatte piangere svanirà ogni benessere. Il vostro dovere quindi è fare attenzione a non ferire vostra madre in alcun  modo  (25) La nostra madre è veramente l’incarnazione di Durga, Lakshmi e Saraswati. Lei ci conferisce tutti i tipi di energia e poteri. Provvede a noi in con tutti i tipi di ricchezza e ci aiuta a crescere e prosperare. (25) Voi adorate Devi (la Divinità) in questi nove giorni di Navaratri Devi. Voi considerate Devi come la Madre Divina. Questa Devi è chiamata Sathya Swaroopini, che significa che lei è l’incarnazione della Verità. Così, adorare la Verità comporta adorare Devi. Se comprenderai e seguirai questa verità avrai successo in ogni campo. Anche i Veda proclamano questo Principio di Verità. Molti nel mondo declamano i Veda. Molti sono passati attraverso i sacri testi. Ma non sembrano seguire il giusto sentiero. Infatti solo quando camminiamo sul giusto sentiero, solo allora conosceremo il vero significato dei Veda e dei sacri testi.(24) 

1°, 2° e 3° giorno: ADORAZIONE DI DURGA Sradicare i vizi . Questo processo della sadhana richiede una volontà risoluta ed uno sforzo determinato. In questi tre giorni, la Madre divina è adorata nel Suo Aspetto di Forza e Potere distruttivo: Durga, la terribile. Bisogna pregare Madre Durga che distrugga tutte le nostre impurità, i nostri vizi, le nostre debolezze e difetti. Come fece con i demoni Sumbha e Nisumbha, noi Le chiediamo di lottare contro le forze demoniache che risiedono in noi sotto forma di cattive qualità e di negatività. Questo è lo scopo dell'adorazione di questi giorni rivolto a Durga, l'Aspetto distruttivo della Madre divina. (6) Durga rappresenta il potere prodigioso della Natura (Prakritishakti). In contrasto a questo potere c'è il Para-shakti - il potere delle Spirito. Quando predomina la forza dello Spirito, quella della Natura è sotto controllo. Quando il potere Spirituale è debole, il potere della Natura diviene predominante. Ciò è illustrato con l’esempio del fumo e del fuoco. Quando il fumo è predominante, il fuoco viene soppresso. Quando il fuoco brucia vivacemente, il fumo svanisce. Di qui, per intensificare il potere dello Spirito e limitare il potere della Natura, l’uomo deve coltivare vairagya (il distacco). Se da un versante il potere della Natura è sotto controllo, dall’altro cresce il potere spirituale. (5) Durga rappresenta Madre Natura. Per superare le qualità demoniache che sorgono dall'influenza della natura, deve essere invocato il potere stesso della Natura. Per accrescere l'energia spirituale e limitare quella della Natura, l'uomo deve coltivare Vairagya - il distacco. Più è sotto controllo la forza della Natura, più crescerà la forza spirituale. (5)

Mahakali è la personificazione dell’aspetto tamasico di Durga, la personificazione di Maya. Fino a quando non è soddisfatta e volontariamente ritirata, Dio in noi non si sveglia e non distrugge i poteri demoniaci che stanno provando a distruggerci. (20) L’uomo, l’imperfetto, il limitato, il sofferente, ha migliaia di nemici interiori. Egli è scosso da pensieri negativi, paure, brame. Sono egoismo, gelosie, avidità, pregiudizio e odio - tanto per menzionarne alcuni. L’aspirante spirituale deve liberarsi di queste canaglie (21) Intorno al collo  Kali ha  una ghirlanda di teste umane appena tagliate. Su questa ghirlanda vi sono otto teste sogghignanti. Esse rappresentano gli "otto nodi", le emozioni che offuscano la mente e spingono a compiere il karma, creando con ciò un legame ancora più stretto alla ruota sempre in movimento di nascita e morte. Questi otto nodi, o tentazioni, con i quali puoi impiccarti sono: lussuria, collera, cupidigia, illusione, invidia, vergogna, paura e disgusto. Intorno ai fianchi Kali indossa una gonna di braccia umane tagliate da poco. Queste braccia rappresentano tutti i karma di tutte le tue innumerevoli nascite. Vi sono sia braccia destre che sinistre, che comprendono tutti i karma, positivi e negativi. (…) Lei vuole tagliarli, rimuovendoli completamente. Allora perché li indossa come gonna? Perché coprono l'ombelico e il pube. Non sono queste le due cose per le quali si compie la maggior parte dei karma, la pancia e i genitali? La maggior parte delle persone non fa tutto per il cibo e il sesso? Kali sta sempre dritta su Shiva, che è profondamente in samadhi. Un piede è fermo sul Suo corpo mentre con l'altro lo pungola: "Svegliati! Svegliati! Vieni, danza con me". In effetti qui Shiva è il Jiva, l'anima individuale più i rivestimenti dei tre guna e tutto il resto. A causa del pesante fardello di karma e guna e quant'altro, il Jiva è sempre in uno stato di sonno profondo, incosciente. Una volta che Shiva si desta, Lui e la Sua Shakti cominciano a danzare insieme e la danza termina con Lei che si fonde di nuovo in Lui.” (13)

Gli uomini animali sono quel tipo di essere umano che pensa solo a mangiare, bere e dormire, che non si interessa a ciò che accade nel mondo, non ha capacità di discriminazione ed è immerso nei piaceri sensoriali.(10)

La superbia, la boria, la vanità, l'ira, la rudezza e la mancanza di discernimento sono i tratti di un carattere asurico nell'uomo. Le persone che hanno queste qualità, anche se esternamente possono sembrare esseri umani, non meritano quel nome. (…) sono conosciuti come "daanava-maanavas" o demoni. (30) Se l'intera batteria di attributi asurici è in loro evidente come è possibile classificarli come divini? La vanità, l'esibizionismo non possono mai essere classificati come divini, essi sono indiscutibilmente demoniaci. Ciascuno può facilmente analizzare se stesso e decidere a quale classe appartiene. La classe non è decisa dalle sembianze, dalle proprietà o dallo stato sociale o dalla autorità che si possiede. Per esempio considerate Ravana (demone al tempo di Rama). Egli aveva una forma umana ed era un imperatore, fu più grande di Kubera, il Signore della ricchezza, ma poteva, solo per questi motivi, essere considerato come divino? No! Egli fu un demone a causa dei suoi "gunas”. Tre qualità formano la base fondamentale di tutti gli esseri con natura demoniaca. Esse sono: "kama", "lobha" e "krodha" (lussuria, cupidigia ed ira). queste tre distruggono il sé nell'uomo e nutrono invece il demone. Esse devono essere vinte dalla qualità divina del distacco, della pace, del sacrificio, della discriminazione, della equanimità e della rinuncia. Questi sono i soldati da usare in questa battaglia. Nutrite questi guerrieri ed essi in un colpo sconfiggeranno le forze del male. Ogni traccia di quei nemici lasciati sopravvivere costituiranno un pericolo potenziale, pertanto essi devono essere ridotti in cenere. Si avrà così il reale successo nella lotta per la liberazione. (30)

La prima qualità demoniaca è lo sfoggio. Alcuni dicono: "Signore, domani durante la funzione delle otto, distribuiremo del vestiario ai poveri. Abbiamo invitato i giornalisti. Invito pure Lei". Chi volete impressionare?... La stampa?! Non impressionate nessuno per favore! Tutto ciò che Bhagavan dice non ha niente a che fare con la "pubblicità", con lo sfoggio. Pensate al lavoro che Lui fa.. dove trovate altrove un posto in cui migliaia di persone vengono curate gratis? Dove migliaia di studenti vengono istruiti a costo zero? È scritto da qualche parte sui giornali, o pubblicizzato in televisione? No! Perché? Perché Dio non ha niente a che fare con lo sfoggio. Dio ci ha dato il vento, la luce del sole, il fuoco... tutto senza fare pubblicità a quanto stava facendo. Dio è libero. Il nostro creatore è libero! La Creazione è libera! Solo l'uomo cerca la pubblicità, perché è egoico e vuole gonfiare il suo ego. La pubblicità ("Damba"), lo sfoggio di ciò che facciamo, è una qualità demoniaca. Tenetevi lontani da chi dice: "Lo sai che cosa ho fatto?"... in lui (o lei) sta in agguato il demonio numero uno!!! La seconda qualità Demoniaca è  l'"ego", o la "presunzione" di essere qualcosa d'importante ("Darpa"). "Lei non sa chi sono io!" Alcuni Seva Dal fermarono un signore anziano che conosco, che in passato ricopriva una carica importante. Visto che i Seva Dal cambiano ogni mese, possono non conoscere qualche V.I.P! (V.I.P è l' abbreviazione di "Very important person", cioè "persona molto importante";n.d.t.)  Insomma, fermarono questo signore. "Signore, per favore, non può passare. Si fermi". "Non sapete chi sono io?!!"disse il VIP.Ah, be', vediamo: è alto un metro e sessanta! Ma il Seva educatamente rispose: "Mi dispiace, ma è la prima volta che La vedo". E il nostro VIP: "Ah, allora è la prima volta che viene a Puttaparthi!" Mi vergognai di lui.(…). La gente è qui per conoscere Bhagavan, non per conoscere me o te! Bhagavan è l'unico V.I.P.. Noi siamo "persone molto insignificanti" e non "persone molto importanti". Per favore riconoscete Bhagavan, e nessun altro! Qualcuno mi ha chiesto: "Signore, come si chiama quell'uomo che è stato chiamato per l'intervista?" Che cosa te ne importa di come si chiama? Tanto tu non sei chiamato comunque. Quando vogliono sapere: "Signore, chi è quello? Chi é? Chi è?" mi sento proprio seccato. "Swami vuole che io capisca chi sono io, non chi è quell' uomo!" (Risate) Questo è l'ego ("Darpa"), e non è per nulla necessario. La terza qualità demoniaca è la rabbia (Krodha). "Sapete bene che io ogni giorno mi siedo qui! Questo posto dovreste lasciarlo libero per me!" (Risate) "Oh, capisco! E quando te ne vai? Prima che tu arrivassi ci si è seduta tanta gente!" "Rabbia" o "Krodha" è ogni disturbo che sentiamo. Quando Swami parla, quella persona mette la sua faccia proprio in mezzo, così Swami non vi può vedere. E se cercate di dargli la lettera, ecco che vi spinge indietro. È pieno di rabbia e di inquietudine, come tutti noi. Possiamo avere una qualità Divina, ma, ad essere onesti: quelle demoniache le abbiamo tutte! (Risate) La quarta qualità demoniaca è la rudezza, l'essere rudi ("Parushyam"). Se qualcuno che è appena arrivato vi chiede: "Qual è l'orario della mensa?" e rispondete: "Ah, non lo sa?" Questa non è una risposta. Oppure: "Dove sono i negozi?" La risposta "rude": "Se li cerchi, si arrangi!" Questo è un demonio di prima categoria, un Dr. Diavolo, con una laurea in qualità demoniache (Risate). Bhagavan vi esorta sempre: "Parlate a bassa voce, dolcemente".  E se non ci riusciamo, siamo devoti? No!!! Una volta Bhagavan, durante un discorso pubblico, ha detto: "C'è gente che reagisce come un cane, abbaiando (Risate) Siete dei cani?! Riuscirete pure a parlare dolcemente e gentilmente, dopo tutto!" La rudezza ("Parushyam") è una qualità demoniaca.  L'ignoranza ("Ajnanam") è la quinta qualità demoniaca. "Io sono fisso qui. Sono permanente, sono un residente fisso. Io sono tutto". Ok, OK!!! Questo considerarsi "permanenti" è ignoranza, o "ajnana". La sesta qualità demoniaca è l'attaccamento, la possessività ("Abhimanascha")."I miei conterranei, la mia famiglia, i miei fratelli e sorelle, i miei cognati..." Oh! Questo tipo di attaccamento, di possessività, questa glorificazione di se stessi, di stima di sé, di affermazione del proprio ego, sono tutti sottoprodotti di "Abhimanascha". Queste sono le qualità demoniache. A conclusione di quest'incontro domenicale: Siate Divini; non siate Demoniaci! Grazie per l' ascolto! (Satsang di Anil Kumar)

4°, 5° e 6° giorno: ADORAZIONE DI LAKSHMI Coltivare le Virtù. Una volta che ci siamo purificati dagli aspetti negativi e dalle cattive abitudini, il passo successivo è quello di costruire una sublime personalità spirituale acquisendo qualità divine, le stesse che il Signore Krishna descrive nella Bhagavad Gita. Questa parte della festa è perciò dedicata alla preghiera della Madre divina nel Suo Aspetto di Lakshmi, Colei che conferisce sì la ricchezza, ma in questo caso ricchezza di virtù e abbondanza di buone qualità. (6) Le qualità o tratti che fanno di un uomo un essere divino sono le seguenti: l) Impavidità, assenza di timore; 2) Purezza di affetti; 3) Coscienza dell'unità di tutta la creazione; 4) Carità;  5) Controllo dei sensi 6) Sacrificio 7) Studio dei Veda e delle Sacre Scritture; 8) Ascetismo; 9) Lealtà; l0) Non violenza; 11) Integrità morale; 12) Imperturbabilità, assenza di ira e di rancore; 13) Distacco dal mondo sensoriale; 14) Pace interiore; 15) Assenza di maldicenza; 16) Simpatia verso tutti, compassione; 17) Mancanza di avidità; 18) Dolcezza nel linguaggio; 19) Paura del peccato; 20) Stabilità mentale; 21) Coraggio, pazienza e forza nelle vicende avverse; 22) Costanza; 23) Pulizia interiore ed esteriore; 24) Mansuetudine; 25) Umiltà. Queste sono le venticinque doti divine. La superbia, la boria, la vanità, l'ira, la rudezza e la mancanza di discernimento sono invece i tratti di un carattere asurico nell'uomo. Le persone che hanno queste qualità, anche se esternamente possono sembrare esseri umani, non meritano quel nome. Coloro che posseggono le summenzionate 25 qualità sono conosciuti come uomini divini, mentre gli altri sono conosciuti come "daanava-maanavas" o demoni. (30)

L’aspetto femminile del Conservatore, del Protettore (Vishnu)  è Lakshmi, moglie di Vishnu. La Grazia di Dio, che è in Lei personificata, è quella che assicura prosperità, fortuna, successo e bellezza. Una delle sue mani si trova nella posizione di Abhaya Mudra, il cui significato è “non temere”; l’altra mano è in Varada Mudra (il palmo verso il devoto con le tre dita rivolte in basso), simbolo della prosperità e della grazia che dona al genere umano. Lakshmi ci conferisce ricchezze di ogni genere, non solo denaro, ma ricchezza intellettuale, ricchezza di carattere, ricchezza di salute ed altre ancora. (4)  Lakshmi ebbe molte incarnazioni e apparve sulla terra in differenti forme e in diverse epoche. Quando Mahavishnu si incarnò come Surya, Lakshmi nacque da un fiore di loto; quando Vishnu divenne Parashurama, Lakshmi divenne la terra; quando Mahavishnu si incarnò in Shri Rama, Lakshmi divenne Sita e quando Vishnu nacque come Krishna, Lakshmi prese la forma di Radha Perciò, ogniqualvolta e dovunque Mahavishnu cambiò la Sua forma, anche Mahalakshmi si adattò con una nuova forma e una nuova vita.

7°, 8° e 9° giorno: ADORAZIONE DI SARASVATI L'Ascesa della Saggezza Suprema Dopo aver sradicato le tendenze demoniache ed aver coltivato le qualità divine, l'aspirante sta per ricevere la Luce della Suprema Saggezza. Egli è pronto per ottenere la Conoscenza divina. Questo è perciò il momento di adorare devotamente Sarasvati che è la Personificazione della Conoscenza divina, l'Incarnazione stessa di Brahmajnana (Conoscenza del Brahma). Il Suono della Sua Vina celeste risveglia le Note del Sublime Pranava (OM) Sarasvati impartisce la Conoscenza del Suono Supremo Primordiale il Quale dona totale Atmajnana (Conoscenza dell'Atma).Perciò l'adorazione della Madre nel Suo Aspetto di Sarasvati, è il terzo stadio di questi nove giorni di festa (6).

Se Brahma è l’Om, la Creazione, Saraswati è l’energia che Lo concretizza. Nell’uomo questa energia si manifesta attraverso il respiro, perciò Saraswati è considerata la divinità del suono, della musica e della parola e anche l’aspetto della saggezza e della conoscenza (tiene in mano le Sacre Scritture). Saraswati ci conferisce l’intelligenza, la curiosità intellettuale ed il potere di discriminazione. Ha tra le mani una vina, lo strumento che simboleggia il cuore, le cui corde, al tocco gentile del vero, del buono e del bello, intonano una melodia armoniosa. Le perle del suo rosario fra le dita mettono in risalto l’importanza della preghiera e della meditazione. Il suo sari bianco ci ricorda che tutta la conoscenza dovrebbe mantenere la primitiva saggezza, senza essere contaminata dalla falsità. (4) Lei insegna tutti i tipi di Vidya (Conoscenza). Il suo veicolo è Hamsa, e questo è in verità una rappresentazione dell’attività di inalare ed esalare, che è simboleggiata dal sacro mantra “Soham”. Saraswati è Vak Swaroopini. Lo stesso potere della parola è Saraswati. Lei è anche Veda Swaroopini. Saraswati risiede in voi stessi. (25) 

10° giorno: LA VITTORIA! Il decimo giorno, Vijaya Dasami, segna la trionfante ascesa del sadhaka. L'aspirante risiede ora nel suo divino Sé che è Sat - Chit - Ananda (Esistenza, Consapevolezza, Beatitudine). Questo giorno festeggia la Vittoria, il raggiungimento dello Scopo. Questo cammino di 10 giorni simbolizza gli stadi dell'evoluzione che sono indispensabili per ogni sadhaka, attraverso i quali ognuno deve passare. Ogni passo conduce naturalmente al passo successivo ma il voler accorciare i tempi o saltare le tappe rende i risultati degli sforzi dei veri fallimenti. Infatti, ai giorni nostri, molti sadhaka ignoranti puntano dritti verso l'acquisizione della Conoscenza senza i dovuti preliminari di purificazione e lo sviluppo delle qualità morali e divine, lamentandosi poi di non riuscire ad avere nessun progresso sul sentiero spirituale. Come potrebbero? La Conoscenza (del Sé) non discenderà fintanto che non si sarà lavata ogni impurità e non si sarà sviluppata la Purezza. La pianta satvica non può crescere su un terreno impuro! Seguite questo sentiero ed i vostri sforzi saranno premiati con successo sicuro. Distruggete le cattive qualità e sviluppate le qualità divine: questo vi condurrà a quella perfezione che culmina con l'Identificazione con il Brahman (6)

Oggi è il giorno del Vijaya Dashami: è la samapti, cioè la conclusione  della sacra festività di Navaratri. Samapti è ciò che dona il massimo conseguimento possibile. Si dà il caso che questo sia anche il giorno in cui Shirdi Baba lasciò le sue spoglie mortali. Avvenuto ciò, Egli si reincarnò qui dopo otto anni. Questa è un'ampia testimonianza dell'esistenza del Divino fra gli uomini. Incarnazioni dell'Amore, in questo sacro giorno del Vijaya Dashami fate il giuramento di rinunciare a vizi come fumare, bere e consumare cibo non vegetariano. Molti non comprendono i pessimi effetti di queste cattive abitudini. Se un fumatore soffia una boccata di fumo sopra un fazzoletto bianco vedrà su di esso delle macchie gialle. Questo è un indice di malattia. Fumare provoca il cancro; bere è una caratteristica demoniaca che vi porta all'ubriachezza e a un comportamento indecoroso. Anche mangiare cibo non vegetariano è una brutta caratteristica. Dato che il corpo umano stesso è fatto di carne, che bisogno c'è di consumare la carne degli uccelli e delle bestie? Dovreste nutrirvi solo di cibo sacro; solamente allora avrete sentimenti santi. Per pensieri e atti sacri è indispensabile cibo puro. (23)

Ai giorni nostri l’uomo sta dimenticando se stesso e sta imprimendo nel suo cuore tutto ciò che accade nel mondo. La mente non è un tessuto bianco, poiché in essa sono stampati tutti i segreti delle numerose nascite e le relative azioni compiute durante le stesse. La mente, perciò, ha molte agitazioni, molti turbamenti, numerosi conflitti e innumerevoli desideri. A causa dei desideri, l’uomo sta dimenticando il suo aspetto umano; ma colui che scorda la sua natura umana, non è assolutamente un essere umano! La natura umana, quindi, deve essere tenuta d’occhio ai giorni nostri. Se la dimenticate, che cosa potete ricordare? Che cos’altro dovreste tenere a mente? La sâdhanâ più importante è rendere sacra la mente. Dovreste diventare uomini dalla mente pura: solo così avrete l’autorità di affermare: “Sono un essere umano”. Le cattive qualità sorgono dalla mente; le cattive qualità e le abitudini negative, anziché seguire l’intelletto, seguono i sensi. Per colpa di ciò, l’uomo soccombe al male, il quale si trasforma (in lui) in un potere negativo. Il potere di Durgâ, perciò, venne insegnato proprio per distruggere questo potere malvagio e rivelare la natura divina dell’Âtma. Lo scopo di questi 10 giorni, di queste 9 notti, è quello di distruggere i vari tipi di qualità negative, di cattive abitudini e vizi, e sviluppare la Divinità e la sacralità. (3) (Dasara 2001)

Qual è la ragione del prevalere delle qualità animali anche dopo il raggiungimento della condizione umana? Va considerato che si ottiene la nascita umana per mezzo del passaggio attraverso molte vite in altre specie viventi. Le inclinazioni animali si manifestano nell’essere umano per questo motivo. Si può vedere una persona condurre una vita volubile, guidata da una mente vacillante; può anche compiere numerosi sforzi per raggiungere la stabilità, ma incostanza e incoerenza aumentano. Se vi interrogate sulle ragioni del perché accada, troverete la risposta nei Veda: la persona in questione è stata una scimmia in una vita precedente ed ha ereditato da questa le caratteristiche di instabilità e volubilità. Così come quando si ritrovano in alcune persone inclinazioni alla menzogna, al furto, alla codardia o alla stupidità, queste vanno considerate come retaggi delle precedenti vite animali. Il mezzo per liberarsi di simili tendenze è offrire ogni propria azione al Divino. L’inclinazione al rubare è presente in molte persone: il furto è una caratteristica naturale del gatto. L’instabilità mentale è un tratto peculiare della scimmia. La stupidità è una prerogativa della pecora così come l’ostinazione è una caratteristica del bufalo. Questi aspetti bestiali si riflettono nelle azioni degli umani, che sono emersi dai vari stadi animali. (10) (Dasara 1989)

La celebrazione di Navaratri dovrebbe essere usata come occasione per esaminare la propria natura se è umana, animale o demoniaca, e sforzarsi di trasformare la natura animale in umana e divinizzare la natura umana. La saggezza non può essere acquisita dall’esterno. Deve essere raggiunta con la Sadana interiore. (5)

SHAKTI

Navaratri è celebrato in onore della vittoria che la Para-Shakti (la Divinità dell’Energia, immanente nel Microcosmo e nel Macrocosmo) ebbe sugli Asura o forze demoniache, come descritto nel Devi Mahathmyam e Devi Bhagavantham. La Para-Shakti è in ognuno come la Kundalini Shakti (energia spirituale  assopita), che è in grado di distruggere quando risvegliata, le tendenze demoniache nella mente; Navartri deve essere dedicata da tutti alla propiziazione della Divinità esteriore quanto interiore, così che i mondi esterni e interni  abbiano pace e gioia. (17)

Alcuni aspetti del Divino come Energia Madre o Potere Primordiale (Adi Shakti) o Devi o Aum sono state chiamate nell’Induismo Durga, Lakshmi e Saraswati. L’adorazione di questi tre aspetti durante giorni speciali dell’anno denominati Navarathri ha lo scopo di distruggere le tendenze demoniache all’interno dell’uomo così che i mondi interni ed esterni possano avere pace e gioia. (16)

Ogni forma è la forma di Durga. Chi è Durga? E’ la forza, l’energia. Nell’uomo è presente l’energia, ma egli non è in grado di riconoscere questa energia infinita, latente in lui. Come potrebbe l’uomo, senza questa energia, attraversare lo spazio e raggiungere la Luna? Qual è l’energia che fa ruotare la Terra su se stessa? Non è una macchina, né un mantra. L’energia divina latente nell’uomo è energia cosmica. Che cos’è l’energia cosmica? Il Sole trae la sua energia e la sua effulgenza da questa sorgente cosmica. La stessa sorgente cosmica è responsabile del potere della mente umana e del meraviglioso potere che ha l’occhio di percepire anche le stelle più distanti. (…) Come l’elettricità, allo stesso modo l’energia cosmica ha diversi utilizzi. Quando l’uomo esprime se stesso tramite questa energia nascosta e la manifesta, viene chiamato vyakti, “colui che manifesta ciò che non è apparente”. Solo l’uomo ha la facoltà di manifestare questa energia latente. L’energia primordiale che anima ogni cosa è adi shakti; che corrisponde al suono primordiale OM, che permea il mondo fisico o Prakriti. Questo aspetto è chiamato Bhur; si riferisce alla materia. Nel mondo tutto possiede questa forma di energia. Altra forma di energia che permea il  mondo è l’energia vibrazionale. Questa è la forza vitale, Prana shakti. E’ questa energia che pervade ogni cosa e la fa muovere; si chiama Bhuvah ed è il potere di Lakshmi. La forma di Lakshmi costituisce l’aspetto dell’energia onnipervadente che si manifesta con consapevolezza. Lakshmi permea tutta la creazione, possiede tutti gli aspetti; determina le azioni, la funzione del parlare; i buoni pensieri nascono da lei così come le buone azioni. Lakshmi assicura il bene, garantisce la felicità e la beatitudine. Questo è il significato di Bhuvah. Il terzo aspetto è rappresentato da Saraswati, la divinità che presiede alle facoltà della parola (vak devata), mentre Durga è la forma stessa dell’energia fisica (shakti svarupini) e Lakshmi la forza vitale (prana svarupini). L’unione delle tre rappresenta il Principio atmico, per cui la creazione è definita materializzazione. Dietro questa materializzazione c’è la Coscienza, la quale non è altro che il potere divino che ci consente di controllare e utilizzare l’energia come, quando e dove vogliamo. Questa forma di energia in Occidente viene chiamata “radiazione”. Laddove c’è il pensiero, ci sono i tre mondi, che nell’uomo coesistono. A causa della sua ignoranza, l’uomo si serve in modo improprio di questa energia occulta. La vita umana è preziosa, nobile, unica. Pur avendo ricevuto un dono così raro, lo utilizziamo in modo sbagliato; svendiamo la nostra vita allontanandoci dalla beatitudine. Se andiamo soggetti all’agitazione, la mente ne è responsabile. E’ la mente che ci può portare al degrado. I Veda hanno dichiarato che alla mente va attribuita ogni responsabilità.(8) I Veda insegnano che la mente, ovunque vada a posarsi, percepisce i tre mondi; la loro unità viene raggiunta quando si osserva la disciplina nella limitazione. Che sono questi tre mondi? Sono citati non solo nella Gita, ma anche nella Gayatri: Bhur, Bhuvah, Svah. I tre mondi si chiamano Bhur loka, Bhuvah loka e Svarga loka. O incarnazioni d’amore, queste tre dimensioni non sono estranee all’uomo, ma sono parte di lui: il mondo materiale o adhibutico (adhibhautika), il mondo spirituale o adhyatmico (adhyatmika) e il mondo metafisico o adhydaivico (adhydaivika). Gli antichi adoravano questi tre mondi nella forma delle tre rispettive divinità: Durga, Lakshmi e Saraswati.(8) (Dasara 1994)

L’uomo è fornito della iccha shakti (potere della volontà-desiderio) per questo scopo: desiderare il bene, il perfezionamento e l’elevazione. Le altre due shakti donategli sono jnana shakti (il potere di conoscere) e Kriya shakti (il potere di agire). Per rendere l’interdipendenza di queste tre shakti ecco un esempio: “Il vostro desiderio di bere una tazza di caffè è talmente insistente che dovete a tutti i costi soddisfarlo…Ma il mero volere (iccha) non può produrre caffè. Quindi usate il vostro jnana (saggezza) per procurarvi un recipiente, una certa quantità di acqua,, zucchero, latte e caffè macinato. Ma ancora il vostro iccha originario non si è realizzato. Quindi usate kriya (azione) per preparare il caffè che desiderate e che sapete come fare”. Bene. Diciamo che la iccha shakti vuole raggiungere Dio. Il solo desiderio è troppo debole per raggiungere l’obiettivo. Jnana shakti vi raccomanda di non disperare. Ci sono vie attraverso le quali potete arrivare. Dispone davanti a voi vari cammini (sadana). Kriya shakti esamina e Vi ispira ad agire, a perseverare nella pratica fino a quando raggiungete l’obiettivo. Sfortunatamente 99 uomini su 100 usano solo la iccha shakti; si fermano al desiderare; non perseverano ed ottengono la beatitudine che attende. La loro fede vacilla; non procedono con coraggio. La iccha vi spinge a guadagnare il primo posto all’esame, ma jnana viene ignorata e kriya lasciata incompiuta. Se un millesimo di tale brama fosse mostrato in kriya, all’esame si riuscirebbe facilmente primi. (19)

Il significato di Durga, Lakshmi e Saraswati deve essere ben compreso. Le tre rappresentano i tre tipi di forza nell'Uomo. Iccha Shakti, la forza di volontà, Kriya Shakti, la forza dell'azione decisa, e Jnana Shakti, la forza della discriminazione, della conoscenza. Saraswati è evidente nell'Uomo come forza dialettica, Vaak. Durga è presente sotto forma di dinamismo. Lakshmi è evidente nella forma di forza di volontà. Il corpo indica la forza dell'azione, Kriya Shakti. La mente è depositaria della forza di volontà, Iccha Shakti. L'Atma è il potere discriminante, Jnana Shakti. Kriya Shakti viene dal corpo, che è materiale, grossolano. Il potere che attiva il corpo che è inerte e lo rende vibrante è Iccha Shakti. Il potere che induce le vibrazioni di Iccha Shakti è Jnana Shakti, il quale causa radiazione di energia. Queste tre forze sono rappresentate dal mantra OM BHUR BHUVAH SUVAHA Bhur rappresenta Bhuloka, la terra, Bhuvah rappresenta la forza vitale, la coscienza nell'Uomo, Suvaha rappresenta la forza vibrante. Tutte e tre sono presenti nell'Uomo. Quindi Durga, Lakshmi e Saraswati risiedono nel cuore umano. (15)

Iccha-shakti (il potere del Volere) proviene dai pensieri. Tale iccha-shakti è la fonte di vari altri poteri come il potere intellettuale, la capacità discriminativa e altri. Per sviluppare la iccha-shakti (Volontà), si deve adorare Devi. Ciò invita a coltivare thyaga (rinuncia o distacco). Per esempio, se si ha desiderio di varie bibite, si può tenere i desideri sotto controllo accantonando, innanzitutto, il desiderio per alcuni di essi. Così si sviluppa la forza di Volontà (iccha-shakti)  e  in tal modo diviene più facile  accantonare altri desideri. Nel linguaggio Vedantico ciò è descritto come Vairagya (rinuncia a tutti gli attaccamenti). Vairagya non è abbandonare il mondo  e la casa e ritirarsi nella foresta. Significa sviluppare pensieri pii e rinunciare ai sentimenti mondani. Quando avviene questa evoluzione equilibrata si acquisisce il controllo sui poteri della Natura (prakriti-shakti).(18)

Che cosa dovreste fare durante questi dieci giorni della festa di Navarathi? Trasformate la vostra Iccha Shakti (forza di volontà) in un desiderio ardente di DIO. Trasformate Kriya Shakti (forza dell'azione) in una forza per fare Azioni Divine. Trasformate la vostra Jnaana Shakti (forza discriminante) nel Divino stesso. Sathyam, Jnaanam Anantham Brahma, proclamano le scritture. Il Divino è Verità, Saggezza ed Infinito. Queste tre qualità sono nell'Uomo. Potete sperimentare l'intero cosmo all'interno del vostro cuore. I meravigliosi poteri nell'Uomo, vista, tatto, ecc., sono tutti derivati da DIO. La nascita umana deve essere riscattata dalla contemplazione di DIO. L'uomo oggi fa cattivo uso del suo prezioso corpo. Invece di colmarlo del nettare dell'amore, egli lo sta gonfiando di spazzatura mondana. L'uomo dovrebbe essere padrone dei suoi sensi, invece di esserne schiavo.(15)(Dasara 1994)

Navaratri significa “Nove Notti” (Nava=nove Ratri=notte). Gli antichi (saggi) stabilirono che, durante queste nove notti, si deve contemplare la natura divina dell’Atma, che porta i nomi di Maha Durga, Maha Kali e Maha Sarasvati. Che cosa vuol dire Durga? Colei che ha tutti i poteri è Durga. L’unione di tutti i poteri del fisico, di tutti i poteri dell’intelletto e di tutti i poteri dell’Atma, è chiamata Durga. Che cosa vuol dire Maha Kali? Rivelare l’unità di questi tre poteri e distruggere il male è Kali. Ciò non significa che da qualche parte ci siano una Kali e una Durga come Divinità separate, poiché Esse possono essere viste nell’essere umano.  Le cattive qualità sorgono dalla mente; le cattive qualità e le abitudini negative, anziché seguire l’intelletto, seguono i sensi. Per colpa di ciò, l’uomo soccombe al male, il quale si trasforma (in lui) in potere negativo. Il potere di Durga, perciò, venne insegnato proprio per distruggere questo potere malvagio e rivelare la natura divina dell’Atma. Lo scopo di questi 10 giorni, di queste 9 notti è quello di distruggere i vari tipi di qualità negative, di cattive abitudini e vizi, e sviluppare la Divinità e la sacralità. Tutto ciò che oggi si legge, è solo negativo; tutto ciò che ascoltiamo, è solo cattivo; tutte quelle che si compiono sono solo brutte azioni. Da dove, allora, potrà sorgere la bontà? Non si riesce a trovare la benché minima traccia di bontà nell’uomo. Egli potrà anche pensare: “Sto agendo bene”, ma non è niente altro che illusione e, fintantochè bhrama (illusione) sarà nell’uomo, egli non potrà vedere Brahma (Dio). Per questo dobbiamo svelare la Divinità racchiusa in ogni essere umano.(..) Tale Divinità è presente ovunque. Essa viene chiamata “Potere divino” e Caitanya (Consapevolezza divina). Il potere di Caitanya è presente ovunque. Nonostante ciò l’uomo riflettendo sul fatto che non lo può vedere con gli occhi, non sente che ci sia. (26) (Dasara 2002)

I VEDA

Non è possibile insegnare qualcosa che non sia già contenuto nei Veda; nessuno è in grado di impartire un chiaro insegnamento circa la verità, la pace e la sicurezza; infatti, i Veda contengono infiniti segreti. Vi si proclama che l'Âtma è più minuscolo dell’atomo e più vasto del più vasto. Dovete riconoscere l’Âtma Tattva, il Principio Divino, il vero Sé. I Veda rispondono adeguatamente persino alla domanda "Dov'è l'Âtma?" Non esiste problema al mondo che i Veda non siano in grado di risolvere, essi hanno un rimedio per tutti i problemi. , i Veda spiegano il significato di Dio; del Jîva, l’anima individualizzata (la Coscienza dell’Io associata al corpo ed ai sensi); di Prakriti, la natura, o creazione; del Paramâtma, il Sé Universale; e del Jîvâtma, il Sé individuale. (31) (Dasara 2000)

Cosa si intende per Veda? Un significato è “Vera Consapevolezza”; un altro è “Intelligenza”; un terzo significato è “Discriminazione”. Tutti coloro che vogliono sviluppare la discriminazione, devo nutrire interesse per i Veda. Oggi l’intelligenza viene sviluppata solo per acquisire posizione e averi, per assicurarsi comodità e agi, e non per potenziare le buone qualità e diventare uomini retti, alla ricerca di conquiste Divine. Tutte le capacità intellettuali vengono mal utilizzate per il conseguimento di scopi grossolani. I Veda hanno sottolineato che l’uomo è veramente Umano solo se vive secondo i valori umani e pratica una vita retta. Molti di coloro che oggi declamano i Veda, hanno difficoltà a capirne il significato. Se ne comprenderanno a pieno il senso, ne deriveranno grande gioia, e solo allora sperimenteranno la piena sacralità e la potenza dei Veda. I Veda contengono una visione universale, che abbraccia tutto ciò che è nobile e sacro. Hanno divulgato il principio di samatwa, l’equanimità, nel rispetto di ogni cosa. Proclamano il concetto di “unicità”. Insegnano all’uomo a fronteggiare gioia e dolore con eguale serenità. Coloro che pronunciano i mantra oggi, non ne colgono il significato intrinseco. Se anche il solo significato di uno dei mantra viene compreso, è sufficiente. (9)

I VALORI UMANI

Durante questi nove giorni viene adorata la Dea Shakti (Principio dell’Energia).La Verità, la Rettitudine, la Pace, il Perdono sono tutte espressioni del Principio di Shakti. La Verità è Causa Prima ( Non c’è niente altro che questo. Tutte le facoltà dell’energia sono presenti in questa Verità. Così considerata la Verità come vostra madre e seguitela (24) 

Nessuno capisce la dolcezza dell'Amore! Nessuno è in grado di capire la dolcezza dell'Amore. L'Amore è il vero respiro vitale. Anche se non siete in grado di comprenderLo, cercate di sperimentare l'Amore che vi viene offerto. Esiste forse un'altra via se non sperimentarLo? Di conseguenza, nessun uomo dovrebbe odiarne un altro. L'odio è  una qualità demoniaca; la gelosia è una qualità demoniaca; la rabbia è una qualità demoniaca. Dobbiamo sviluppare i Valori umani. La Verità è un Valore umano; la retta condotta è un valore umano. Per questo i Veda dichiarano: Natyam Nasti Paro Dharmah Non esiste Dharma più grande della Verità. Sathyam Vada - Dharman Chara Di la verità - segui il Dharma I Veda dichiarano di seguire almeno questi due Princìpi l'uomo, invece, anziché supportare questi due Valori - la Verità ed il Dharma - agisce all'opposto, seguendo il sentiero della menzogna, dell'ingiustizia, della cattiva condotta e del cattivo comportamento, distruggendo così la natura umana. Di conseguenza, prima di tutto, come cosa più importante, dobbiamo praticare Sathya e Dharma. E' impossibile descrivere gli effetti di questi due Valori. Tutto emerse dalla Verità; tutto si immerge nella Verità. Possiamo trovare  un solo posto dove la Verità non sia? Essa è puro satwa. I Veda insegnano che la Verità, la quale è una qualità satvica, è altamente sacra. NON TRADITE MAI LA VERITA', IN QUALUNQUE SITUAZIONE VI TROVIATE Anche se siete in pericolo, anche se i vostri genitori ve lo chiedono, anche se doveste essere puniti, anche se doveste andare incontro a problemi e sofferenze, dite sempre e solo la Verità. Non importa se vostra madre e vostro padre vi picchieranno: affrontate questa "punizione", ma DITE SEMPRE LA VERITA'. LA VERITA' E' L'ARMA CHE VI PROTEGGE Nella vostra vita non esiste arma più potente di questa. Dicono che le bombe atomiche e le bombe all'idrogeno, se usate, distruggerebbero l'intera nazione MA LA VERITA' HA UN POTERE CHE NESSUNA BOMBA POSSIEDE. Dove c'è Verità, può essere ottenuta qualunque cosa". Perciò insegnai loro di dire sempre la Verità. Ma come va detta, la Verità? Anche se è la Verità, essa non dovrebbe mai essere detta duramente, con rabbia o con odio.(27)  (Dasara 1999)

Ovunque si posi l’occhio, la visione diventa imperfetta. Tutti i pensieri sono perversi. L’uomo sta rovinando la santità della vita e ne deturpa la purezza. Anche se i valori umani sono presenti in lui, non riesce a capirne il pregio. Essendo nato uomo, senza valori umani, come può definirsi tale? Non c’è unità fra i sentimenti provati, le parole pronunciate e le azioni compiute. Qualsiasi cosa sia pensata o detta, l’uomo è poi incapace di metterla in atto. La mente va in una direzione, i pensieri in un’altra, l’azione in un’altra ancora. (31) (Dasara 2000)

YAJNA (SACRIFICI)

Ci sono due tipi di Yajna: uno riguarda gli adempimenti esteriori, e l’altro è riferito a quelli interiori. Per il primo necessitano un luogo sacrificale, rituali e oggetti da offrire al fuoco sacro, accompagnando le azioni con i mantra. Questo genere di sacrificio rappresenta nella forma il sacrificio interiore. Poche persone indagano sulla natura dello yajna interiore. Il suo significato profondo sta nel riconoscere la propria connaturata divinità e nell’offerta di tutte le cattive inclinazioni come oblazione scarificale, nel sito sacro della propria mente. Lo yajnas è stato prescritto per permettere all’uomo di sacrificare tutti i cattivi pensieri e le cattive azioni. Incostanza, odio, avidità o stolta ostinazione non sono inclinazioni naturali dell’uomo, e la presenza di queste caratteristiche va attribuita ai legami delle vite precedenti. Il sacrificio che ognuno dovrebbe compiere è quello di rimuovere tutte le cattive qualità. (10) (Dasara1989)

Per molti anni, sin dal 1962, Bhagavan Baba ha compiuto il Veda Purusha Jnana Yajna nei sette giorni di Dasara, per promuovere il benessere materiale e spirituale dell’umanità. Dopo un’interruzione di tre anni, lo svolgimento dello Yajna (atto di adorazione, rito propiziatorio – ndt) è stato ripreso quest’anno (1997 ndt) nel Poornachandra Auditorium. Lo Yajna è il mezzo che concede la consapevolezza del Divino. È composto da mantra, sacrifici e studio della scienza di Dio. Così, compiendo lo yanja per sette giorni si potrebbe ottenere il duplice benessere  (sreya) – materiale e spirituale – e la conoscenza (Jnana). Ci si potrebbe chiedere perché lo yajna deve durare sette giorni. Il numero sette ha un significato esoterico speciale, in relazione alla Creazione: si parla dei Sette Mondi (saptha lokas), dei Sette Saggi, dei Sette Mari, delle Sette Montagne Sacre, dei Sette Suoni, dei sette colori dello spettro solare, e così via; se vengono adorati come simboli del Divino, la consapevolezza giunge. Compiendo lo yajna per sette giorni, in accordo con le prescrizioni vediche, l’uomo può acquisire la capacità di affrancarsi dai sette veli dell’ignoranza, di ascendere i sette stadi della conoscenza spirituale, e di ottenere la liberazione (Moksha). Prima di iniziare lo yajna, i pandit compiono i voti prescritti dopo aver recitato i mantra per santificare il luogo. (…) Lo Yajna ha  inizio con l’accensione della sacro fuoco sacrificale. La fiamma viene avviata dagli officianti strofinando velocemente tra loro due bastoncini di legno; in questo modo il fuoco sacrificale inizia ad ardere attraverso il naturale emergere del fuoco dal legno, a simboleggiare la presenza latente del Divino in tutte le cose del Creato. Bhagavan ha dichiarato spesso che spostando verso l’interno la propria attenzione, si sarà capaci di sperimentare la fulgida luce Divina presente in ogni cuore. Durante questo yajna, vengono adorate sette divinità: Ganesha, Surya (il Dio Sole), Devi (la Madre Divina), Brahma, Vishnu, Shiva e Agni Shakti. Per adorare Brahma dai quattro volti, Colui che ha diffuso i Veda, vengono intonati gli inni Vedici, e attraverso l’offerta del fuoco sacrificale, viene propiziato il dio Agni (il Dio del Fuoco), che intercede presso i Deva. In questo modo vengono adorate le Sette Potenze Divine. Bhagavan ha dichiarato che tutte queste energie sono nell’uomo. Prima di offrire l’adorazione a qualunque altra divinità, viene invocato Vighneswara (appellativo di Ganesha – ndt) perché rimuova gli ostacoli nella devozione. La prima divinità adorata è Ganapathi, che è l’incarnazione del Pranava (il sacro mantra OM) e rappresenta Colui che concede la conoscenza e vari tipi di energie. Elemento importante di questo yajna è l’adorazione del Dio del Sole. L’officiante incaricato recita i mantra sacri relativi al Sole e ad Esso si prostra (Surya namaskar). Il Sole rappresenta Colui che concede la salute, e il Signore di tutti i pianeti del sistema solare. L’adorazione è offerta non al sole “fisico”, ma alla Divinità che lo preside: Suryanarayana. Altro elemento fondamentale dello yajna è l’adorazione di Devi. Essa è Parameswari (Onnipotente), Chitswarupini (Supremo Spirito), e Mayaswarupini (Creatrice). Rappresenta la Natura, la Madre dell’Universo ed è la suprema incarnazione dell’Amore. Rappresenta anche le sette forme materiali del Divino. Nello yajna, Devi viene adorata con la recitazione del Lalitha Sahasranama (i 1008 nomi di Lalita, la Dea Suprema, altro nome di Durga – ndt) e la lettura del Devi Bhagavantham (uno dei Purana; in esso viene descritta la vittoria che Para Shakti – la Dea dell’Energia – ottenne sugli Asura,  le forze del male ndt). Vishnu viene adorato con la recitazione del Bhagavantham (uno dei maggiori tra i Purana – ndt) e del Purusha Sukta (“Inno al Purusha” nei Rig Veda – ndt). Nel Purusha Sukta Vishnu è acclamato come l’Onnipervadente Signore del Cosmo. Il saggio Suka disse al re Parikshit (nipote di Arjuna – ndt) che ascoltando le glorie di Vishnu, nei sette giorni precedenti la sua morte, avrebbe potuto ottenere la salvezza. Un’altra componente essenziale nello svolgimento dello yajna è la lettura del Ramayana di Valmiki. La lettura regolare del sacro testo ha un grande valore per l’aspirante ricercatore spirituale.  In questo contesto, Swami ha insistito spesso dell’importanza particolare del Sundarakanda, nel quale Valmiki narra le imprese di Hanuman, il Supremo devoto di Rama. L’aspetto più importante dello yajna è l’adorazione di Shiva. Viene fatta attraverso una puja offerta a mille linga di Shiva, e alla consacrazione del fuoco durante tutte e sette i giorni cantando i Rudram (invocazione di undici Dei, manifestazioni inferiori di Shiva – ndt). Nel giorno finale dello yajna, Bhagavan materializza (accadeva in passato) degli oggetti preziosi, che vengono offerti al fuoco sacrificale. Baba ha dichiarato che ciò che ognuno dovrebbe offrire sono le cattive qualità. Swami ha spiegato che il fumo sacro che si alza dal fuoco sacrificale, rafforzato dal potere dei mantra vedici, penetra la nuvole e purifica la pioggia che da esse cade. Quindi questo sacro vapore purifica l’inquinamento dell’atmosfera e della terra.Nello yajna Brahma, il Creatore, viene propiziato dai Rishi attraverso il canto dei Veda (le quattro fondamentali scritture sacre dell’Induismo; letteralmente “Conoscenza di ogni cosa” – ndt). I Veda sono eterni, e costituiscono la base del Dharma. Bharat, l’India, è considerata l’anima dei Veda e la terra che ha dato al mondo i Veda. In molti dei Suoi discorsi Bhagavan ha declamato la gloria dei Veda.I pandit che hanno acquisito la conoscenza del Rig e dello Yajur Veda rivestono un ruolo preminente nello svolgimento dello yajna. Bhagavan ha sottolineato spesso il potere purificante e sacro dei mantra Vedici. (12)

Durante i sette giorni dello yajna i discorsi di Swami sono dei veri e propri “banchetti spirituali” per i devoti. Bhagavan spiega nel modo più semplice la profondità delle Verità Vediche, così che ognuno possa comprendere la dottrina Advaita – Non-Duale, e l’unicità del sé individuale con il Sé Supremo. E questo, in vero, è il reale scopo dello “Jnana Yajna”. (12) (G.V.Subba Rao)

Nel Rg Veda sono menzionate 33 Divinità. Tra queste la più importante è il Dio Sole. Il Suo potere si sente in tutto il mondo. In questo Yajna il Sole è chiamato Ritwik; altri Suoi appellativi sono Hota e Brahma. È il Sole che porta alle divinità adorate le offerte fatte nello Yajna. Agni, il Dio del Fuoco, è un’immagine del Sole, e ha una sua forma. Ha anche dei “genitori”. Questa mattina, prima che lo Yajna iniziasse, due officianti hanno strofinato due legnetti –arani – per generare il fuoco. Si dice che il Dio Fuoco abbia consumato i genitori subito dopo la sua nascita. Il legnetto inferiore è la madre e il superiore il padre; il fuoco prodotto dal loro sfregamento, li brucia. La fiamma che si alza dal fuoco è la lingua del Dio e i raggi che si sprigionano sono tutte sue teste. Il principio di Agni è immanente in ogni persona. Il significato profondo è che ogni persona è sostanzialmente divina. Quando al Signore vengono recitati mantra e fatte offerte nel fuoco, la Sua grazia viene riversata sugli uomini in forma di pace e abbondanza. È detto:

Come è il fuoco, così è il fumo; Come è il fumo, così le nuvole;

Come son le nuvole, così è la pioggia; Com’è la pioggia, così il raccolto;

Com’è il raccolto, così è il cibo; Com’è il cibo, così è l’intelletto.

Poiché le nuvole oggi non sono composte dal fumo degli yajna, il cibo consumato non porta ad una crescita dell’intelligenza. Quando il fumo che sale dagli yajna-kunda pervade le nuvole, si ha pioggia sacra, che purifica i raccolti e santifica il cibo e in conseguenza sono benedette le persone. Ma oggi gli uomini sono pervasi da pensieri malvagi e da cattive intenzioni, e i sacri yajna e yagas non vengono compiuti. Molti chiedono polemicamente: “perché sprecare tanto ghee e tanti altri ingredienti per offrirli al fuoco degli yajna?”. Lo scopo è chiaro per coloro che ne conoscono la profonda verità. Il contadino lavora il suo campo e vi sparge un sacco di riso. L’ignorante che osserva potrà considerarlo uno spreco, ma il contadino sa che se curato nel modo appropriato, quel sacco di riso produrrà centinaia di sacchi di riso. Allo stesso modo, l’offerta del ghee e di altri elementi preziosi offerti nello yajna, accompagnata da mantra, si tradurrà al momento giusto in grande beneficio. La gente pensa solo a quello che viene offerto, ma non ha idea dei benefici che ne derivano. Si dovrebbe realizzare che solo un sacrificio fatto oggi può portare alla soddisfazione domani, e quando il sacrificio viene compiuto con tutto il cuore, la ricompensa sarà ugualmente abbondante. Sfortunatamente oggi l’uomo non si sogna nemmeno di fare sacrifici, finge di farne qualcuno, ma solo per seguire una qualche moda. Sono realmente pochi coloro che hanno idea di cosa sia un vero sacrificio. Ne consegue che la ricchezza, nonostante possa essere abbondante, non garantisce né pace né serenità. Il facoltoso non si cura nemmeno di donare un po’ di cibo al povero che bussa alla sua porta, e quello stesso misero ricco fa offerte sostanziose al tempio. Questi folli individui mancano di riconoscere la divinità dell’essere umano, mentre fanno offerte ad oggetti inanimati. Può Dio, che è la sorgente di tutte le ricchezze, aver bisogno delle vostre offerte meschine? Dovete usare la ricchezza per nobili propositi. Aiutate i poveri e i bisognosi. Ci sono motivi egoistici anche dietro le offerte alle divinità, si offre qualcosa di piccolo, per avere un grande ritorno. L’uomo prega: “Oh Signore! fammi vincere alla lotteria cento milioni, e io te ne offrirò dieci!”. Come se si potesse contrattare! È un peccato che simili sciocche idee siano così diffuse oggi. Ma il motivo è che l’uomo ha dimenticato il segreto dei Veda. Si offre un mucchietto di terra per avere in cambio una montagna. Questa è una caricatura della devozione. Sono questi gli pseudo devoti che proliferano oggi. Sempre alla ricerca di patteggiamenti con il Divino. Ogni preghiera, qualunque sadhana, è piena di egoismo e di interesse personale. Ognuno cerca i benefici, ma non è disposto a fare nessun sacrificio.Qual è il sacrificio che deve essere offerto a Dio? Innanzitutto le cattive qualità. Acquisite buone qualità, accantonate la vostra ristrettezza e coltivate l’apertura mentale. Oggi il requisito più importante da sviluppare è lo spirito di sacrificio. Non vi viene chiesto di disfarvi delle vostre ricchezze e dei vostri averi. Quello che necessita è un senso di compassione alla vista di un essere sofferente. Quando il cuore si commuove, esso stesso diventa un “sacrificio”. Quello che vediamo oggi non è un intenerirsi, ma un indurirsi dei cuori. Non porterete le vostre ricchezze con voi quando lascerete questo mondo. Offrite aiuto a coloro che ne hanno bisogno più che potete nel corso della vita. La quintessenza dei Veda è la glorificazione del sacrificio come suprema virtù. A che servono tutti i vostri studi se non cambiano il vostro stile di vita e non comprendete la vostra vera natura? La comprensione del valore del sacrificio è la più alta conoscenza. È una fonte illimitata di gioia che conduce all’immortalità. La lezione da apprendere dal compimento degli yajna è che il sacrificio è il mezzo migliore per realizzare il Divino. Il significato primario dei Veda è che per assicurarsi una gioia imperitura, bisogna coltivare lo spirito di sacrificio, deve essere compreso il significato dello yaga, e bisogna condurre una vita pia. (9) (Dasara 1989)

Molti leggono il Ramayana come rituale giornaliero. Ma quanti eseguono gli ordini dei loro padri? Quanti praticano le virtù dell'affetto fraterno e dell'amore proclamate nel Ramayana? C'è qualcuno disposto a soffrire per sostenere la verità assoluta del Dharma, il DOVERE, come fu sorretto da Sri Rama? A cosa serve ascoltare all'infinito dei discorsi senza mettere niente in pratica? La Ghita è letta ed esposta ad ogni angolo di strada; è forse stato messo in pratica anche uno solo dei suoi precetti? Proprio per niente. La Ghita rivela il sentiero verso la realizzazione di Dio. Ma recitare solamente la Ghita è senza valore. Seguite la Ghita e procedete lungo il sentiero indicato da essa. Solo allora raccoglierete la ricompensa.Che cosa si intende per pratica? Rivolgete il vostro sacro amore verso DIO. (15) Non c'è bisogno di nessun esercizio spirituale rigoroso. L'amore è DIO. Vivete nell'Amore. Rimanete immersi in quell'Amore. Ciò che dovrebbe essere puro amore oggi è stato contaminato da attaccamenti di tutti i tipi. (15) (Dasara 1994)

Tutto ciò che facciamo nel presente ha le sue conseguenze nel futuro. Dobbiamo perciò intraprendere buone attività per assicurarci nel futuro buoni risultati. Le azioni vengono classificate in "satwiche", "rajasiche" e "tamasiche". Le azioni "satwiche" sono quelle fatte senza uno scopo egoistico e senza curarsi dei loro frutti come un'offerta a Dio Queste azioni servono Dio e vincono la sua Grazia. Tutte le azioni fatte invece per il proprio interesse personale per ottenere dei risultati sono "rajasiche". La maggioranza delle azioni fatte dalla gente comune durante la vita di tutti i giorni sono di questo tipo. Quasi tutti nel mondo compiono azioni "rajasiche" e ciò che si deve fare è convertirle in "satwiche". Il terzo tipo di azioni sono quelle "tamasiche" e sono quelle compiute con motivi egoici e che causano danno e feriscono il prossimo infliggendogli pena. In esse manca compassione e sono completamente egoistiche, pregne di male. Durante il corso della vita l'uomo compie azioni, volente o nolente che causano danno al prossimo. AI fine di contrastare gli effetti negativi di tali azioni le scritture hanno prescritto cinque tipi di sacrifici o riti propiziatori. Essi sono: Deva Yajna, Pitru Yajna, Bhoota Yajna, Manushya Yajna, Rishi Yajna o Brahma Yajna (Yajna = rito o sacrificio). Il significato intimo di questi riti dovrebbe essere compreso da tutti. Deva Yajna (Rito agli Dei) In numerose attività quotidiane come camminare, respirare ed altre, inconsciamente si causa la morte di molte creature come le formiche, insetti e microrganismi. Per questi involontari peccati sono stati prescritti dei riti propiziatori a delle deità. Nel nostro corpo vi sono membra e organi nei quali esiste una particolare deità sotto forma di sostanza fluida. Queste deità sono chiamate "Angirasas" (deità degli "Anghas" o membra). Dato che queste deità proteggono in forma sottile questi organi si deve loro esprimere gratitudine sotto forma di rito. Durante lo stadio del sonno queste deità si prendono cura del corpo. Poiché il corpo è stato dato all'uomo per svolgere i suoi doveri egli dovrebbe essere grato agli dei che lo proteggono. Il corpo è essenzialmente donato per compiere il "Dharma".  Il primo dovere dell'uomo è meditare sugli "Anga Devas" (gli Dei Anga), adorarli ed esprimere loro gratitudine. Pitru Yajna Quando un ramo viene spezzato, un fiore è colto, o un albero viene abbattuto, molte piccole creature possono morire. Nel riconoscere la responsabilità della perdita di tali vite si dovrebbe svolgere l'atto che va sotto il nome di "Pitru Yajna". Noi dobbiamo il nostro corpo ai nostri genitori e quindi è nostro dovere quando sono in vita. servirli e farli felici, e quando sono morti onorarli. Con i riti suddetti vengono cosi propiziati i favori dei nostri antenati. Bhoota Yajna Quando facciamo un bagno, o quando laviamo i nostri abiti o scopiamo la nostra casa molte creature vengono da noi uccise. Per annullare gli effetti causati da tali morti si devono offrire riti agli elementi o "Bhootas". Questa è una pratica tramandataci dagli antichi Saggi del passato.  l Rishi (antichi Saggi) usavano mantenere cervi, mucche, ed altri animali nei loro " Ashram'. e prendersi amorevolmente cura di loro. Seguendo il loro esempio la gente prese l'abitudine di mettere vicino ai nidi di formiche zucchero e farina. Offrire il rimanente del pasto ai cani e ad altre creature è anch'essa una forma di rito agli elementi. Perciò oggi molta gente tiene cani, pappagalli o altre creature in casa propria. Mostrare amore verso le creature in questo modo è un antidoto contro le conseguenze del male causato inconsciamente durante la nostra vita di tutti i giorni alle creature viventi. Manava o Manushya Yajna Sono offerte fatte per offese alle creature durante il lavoro o il gioco. Rishi o Brahma Yajna Considerando la vita umana un dono prezioso, gli antichi Saggi provvidero all'uomo un insieme di principi come le Upanishads e le Dharma Sastras per guidarlo nella sua vita, affinché potesse lottare per raggiungere il suo scopo, cioè la realizzazione del Sé. Essi stabilirono le quattro "Purusharthas": "Dharma ", "Artha", "Kama", e "Moksha" (rettitudine, ricchezza materiale, desiderio legittimo e liberazione) come direttive dell'uomo. Queste regole che non sono applicabili agli animali ed agli uccelli sono prescritte solo all'uomo perché egli solo è dotato di poteri di inchiesta e discriminazione per scegliere fra il giusto e l'ingiusto. Tutte le leggi e le scritture si intendono solo per l'uomo. l "Rishis" stabilirono inoltre il cammino della reale vita per tutta l'umanità. E' nostro dovere mostrare loro gratitudine meditando su di essi e offrendo loro culto attraverso il rito del "Rishi Yajna". (28) (Dasara 1986)

La pratica quotidiana dell'assoluta non-violenza che vuole che non si ferisca nessuno, è impossibile perché inconsciamente molti microrganismi vengono distrutti nel processo del respirare, camminare, parlare e mangiare. Ciò che si dovrebbe evitare è di fare del male consciamente. Il prezzo da pagare per le offese consce sono la sofferenza e la retribuzione. Non esiste scappatoia a questa legge: "come semini cosi raccoglierai". l risultati del passato, buoni o cattivi, legheranno come catene. Per controbilanciare tali azioni è stato previsto il culto delle tre principali deità durante la giornata: il mattino. il pomeriggio e la sera. AI mattino il sole rappresenta la forma di "Brahma" (Dio). AI pomeriggio ha la forma di "Iswara" e alla sera prende la forma di "Vishnu". Lo svolgimento del rito Sandhya (del sole) al mattino, pomeriggio e la sera diviene un culto offerto alla Trinità o "Trimurti". Molti popoli sono coscienti del significato di questi rituali. Questi tipi di  Yajna o riti devono essere fatti ogni giorno per controbilanciare i peccati commessi durante le attività quotidiane. Non occorrono particolari arrangiamenti per svolgere questi riti. Se voi venerate i vostri genitori, meditate sulle deità, offrite cibo agli animali in casa e fuori, fate la carità ai mendicanti, potete propiziarvi la Divinità e redimere così la vostra vita. Ma potreste, meglio di ciò ricordare che: a) non c'è più grande Dio che i propri parenti b) non esiste più grande "dharma" che la compassione c) nessuna acquisizione più profittevole della compagnia del buono d) il peggiore nemico è l'ira, e) la peggiore malattia i debiti, f) peggiore morte l'infamia, g) più alto merito il ricordare il Signore. È futile attendersi, recitando pochi mantra di cancellare i propri peccati. Solo con l'azione giusta l'espiazione può prendere posto. Senza un cuore puro la vita diventa inutile. Senza la purezza spirituale, l'osservanza religiosa è senza valore. Come potete avere un cibo puro se viene cotto in recipienti impuri? La gente indulge in altisonanti discorsi su materie spirituali, ma senza la messa in pratica degli insegnamenti tali discorsi non hanno significato. (28) (Dasara 1986)

Di Rama e i Suoi fratelli si dice che appartengano alla stirpe solare (Surya Vamsa). Il sole esiste come fenomeno fisico oggettivo; anche la terra e la luna esistono: la terra deriva dal sole, e la luna dalla terra – quindi ambedue scaturiscono dal sole, ne sono frammenti. Un’attenta analisi permetterà di scoprire che il mondo senza il sole non potrebbe esistere, non ci sarebbe né nascita né morte. Senza il sole, nulla vivrebbe. Questo è il motivo per cui gli antichi adoravano il sole come Divino. Elementi del sole sono presenti in ogni essere umano. Ogni essere ha avuto origine dai raggi del sole, la luce che è dentro ogni creatura deriva dal sole, e poiché questa luce è presente in noi, noi stessi siamo frammenti di sole. Ogni essere umano, in quanto prodotto del sole, può proclamare se stesso come appartenente alla stirpe solare. Quando si dice che Rama appartiene alla Surya Vamsa, bisognerebbe realizzare che il Principio di Atma Rama, cioè di Rama che dimora in tutti gli esseri umani, fa sì che ognuno possa dichiararsi appartenente alla stirpe solare. Tutti voi siete incarnazioni di Rama, e ognuno porta il sole impresso dentro di sé. Realizzando questa verità, e tenendo sempre a mente l’appartenenza alla stessa stirpe di Rama, bisognerebbe cercare di distruggere le cattive qualità e di sviluppare le virtù, così come Rama ha annientato la malvagità e protetto la bontà. È questo lo yajna (il sacrificio) che ogni essere umano deve compiere in ogni istante della sua vita. Yajna non significa semplicemente compiere sacrifici rituali ed offrire oblazioni al fuoco. Le cattive inclinazioni dell’uomo sono il risultato di discordanze basate su separazioni fisiche. Se le diversità vengono ignorate, si riconosce la divinità presente in ogni essere. Ciò che non viene compreso è che l’eterno, immutevole Spirito, dimora in un corpo umano caduco e transitorio. Il Conoscitore del Campo – Kshetrajna, dimora nel Campo – Kshetra. Senza il Conoscitore, il Campo non ha nessun valore. Oggigiorno si attribuisce valore al corpo, ma non allo Spirito che lo abita. È come mettere il carro davanti ai buoi: l’uomo compie il suo viaggio terreno mettendo alla guida il corpo, e facendo sedere dietro lo Spirito. Il risultato è che non raggiunge la sua destinazione. Per mezzo dei Veda l’uomo deve comprendere la sacralità della nascita umana. I Veda sono l’incarnazione della Conoscenza, rappresentano l’essenza di ciò che deve essere conosciuto. I Veda prescrivono armonia in pensieri, parole ed azioni. È questa triplice unità che deve essere offerta a Dio. Nella Gita è detto che Dio è soddisfatto anche dall’offerta di una foglia, di un fiore, di un frutto o di acqua, cosa si intende? La foglia simboleggia il corpo, il fiore rappresenta il cuore, il frutto si riferisce alla mente e l’acqua è la metafora per le lacrime di gioia. All’uomo viene indicato di offrire queste quattro cose a Dio. Oggi nel mondo ci sono molti uomini di forza, di ricchezza e di cultura, ma ce ne sono pochi che hanno realizzato il Sé. Se si ignora questo Sé, di che utilità potranno essere tutti gli altri beni temporanei e passeggeri?

Incarnazioni dell’Amore Divino! Ciò che considerate reale è irreale; ciò che pensate sia irreale è invero l’unica Realtà. Solo Dio è l’eterna Realtà. Non dimenticate questa benefica realtà. Quello che considerate reale nello stato di veglia, non lo è nello stato di sogno e viceversa. Se può esserci una simile differenza dello stato di coscienza in un singolo giorno, è sciocco per l’uomo rimanere attaccato all’esistenza materiale impermanente e mutevole, ignorando l’eterna Realtà.

Durante il Thretha Yuga, l’imperatore Janaka compì un grande sacrificio, per portare a conoscenza il mondo del grande valore di yajnas e yagas, di japa e tapas, e per risvegliare nell’uomo la consapevolezza della propria divinità. Invitò molti saggi, ricercatori, yogi e studiosi, e lo yajna compiuto ebbe un esito positivo.

Durante l’ultimo giorno, di fronte alla grande assemblea di saggi, Janaka invitò coloro i quali si ritenevano “Conoscitori del Brahman” di farsi avanti. Tra saggi e studiosi si insinuò il dubbio, solo Yajnavalkya raccolse senza esitazioni l’invito.(…)Lo Brahmajna è colui che è sempre immerso nella contemplazione del Supremo, totalmente libero da egoismi e consapevole del Divino presente ovunque. L’uomo umano è colui che segue Verità e Rettitudine, rispetta i Valori Umani, conduce una vita sacra, compie i propri doveri, si dedica ad attività altruistiche e vive in armonia con il prossimo, senza causare dolore agli altri e diffondendo amore intorno a sé. I dediti al bere, dimenticando la propria vera natura, non hanno il controllo di sé, straparlano e causano danni al prossimo, sono sempre impegnati nel perseguire scopi egoistici. Queste sono le persone che appartengono alla categoria degli uomini demoni (o meglio demoni in forma umana).Gli uomini animali sono quel tipo di essere umano che pensa solo a mangiare, bere e dormire, che non si interessa a ciò che accade nel mondo, non ha capacità di discriminazione ed è immerso nei piaceri sensoriali. Questo disse Yajnavalkya, esponendo all’assemblea dei saggi le profonde verità sulla nascita umana e sul suo divino potenziale. Fondamentalmente gli yagas e gli yajna dei tempi antichi venivano compiuti per condurre l’uomo alla divinità, e non con altri scopi. Sfortunatamente, questi sacrifici hanno perduto la loro sacralità. L’interesse personale è divenuto il motivo dominante di ogni azione, e lo spirito di sacrificio non viene più riconosciuto. Coloro che eseguono gli yajna oggi lo fanno come una sorta di affare; questa cosa deve terminare: qualunque atto sacro, deve essere compiuto con uno spirito privo di egoismo. L’uomo che non ha spirito di sacrificio, non può avere pace; non lasciate spazio a ostentazione o esibizione. Fate servizio con un sentimento di sacrificio, questo già è un grande yajna: è Karma Yajna. Ciò che è fatto esteriormente è Karma Yajna, ciò che è fatto interiormente è Brahma Yajna, e il primo è un riflesso del secondo. I Veda, che sono l’incarnazione del Brahman, sono diventati oggi delle semplici espressioni verbali. Oggi la gente non pratica la vita Vedica. Deve esserci completo accordo tra pensiero, parola ed azione: questo è il segno caratteristico di una vera grande anima. La divergenza tra ciò che si pensa, ciò che si dice e ciò che si fa, porta ad essere peggio di un demone. (10) (Dasara 6.10.89)

Invece di affermare che il mondo è pieno di violenza e di tensioni, portate le lenti della visione positiva! Tutto è riflesso dell'essere interiore e tutto quanto vediamo è pura illusione determinata dal nostro sentire. Sviluppiamo quindi sentimenti positivi. (7)

KARMA, UPASANA, JNANA

Incarnazioni del Divino Atma, La maggior parte delle persone non comprende lo scopo della vita e non si sforza nemmeno di capire perché non sia capace di comprenderlo. Uno su un milione intraprende la ricerca. Questo è il primo passo necessario per scoprire la realtà della vita. La maggior parte delle persone si accontenta di mangiare, guadagnare, acquisire possedimenti e metter su famiglia. Ma non è questo: questa è solo una semplice routine della vita ordinaria. È senza dubbio necessaria, ma ossessionato dalla conquista di cose esteriori, l’uomo non si sforza di esplorare la vita interiore dello Spirito. Dalla riva si possono vedere solo le onde, e non le perle giacenti sul fondo del mare; solo quei coraggiosi che si immergono in profondità possono raccoglierle. Allo stesso modo la conoscenza dell’Atma può essere acquisita solo da coloro che distolgono la mente dall’esplorazione del mondo fenomenico, per sondare la verità interiore dello Spirito. La conoscenza spirituale non è facile da acquisire. Perché altrimenti, nonostante nel corso degli anni molti si siano cimentati nella recitazione di mantra e nell’esecuzione di pratiche vediche, non si sono raggiunti grandi risultati? Perché, sebbene molti siano abili nel recitare mantra, pochissimi ne comprendono realmente il significato e la loro perfezione e potenza. Comunque, la sacralità dei Veda è tale che anche la semplice recitazione dei mantra, pur senza comprenderne appieno il significato, o il semplice ascolto, ha effetti purificanti. La potenza delle vibrazioni divine emanata dai mantra è tale da conferire esperienze ineguagliabili di beatitudine a coloro che li ascoltano: per questo tra le otto prescrizioni Divine sravanam – l’ascolto – è la prima, così come tra le nove forme di devozione l’ascolto delle glorie di Dio viene al primo posto. (…) Il corpo umano è soggetto ad afflizioni che derivano da tre sorgenti: Vatha (l’elemento “vento” del corpo: le vie respiratorie), Pitha (le vie biliari), e Sleshma (il muco). Da vatha generano 102 tipi di malattie; 42 possono derivare da disordini biliari; dal muco potrebbero insorgere 242 diversi tipi di affezioni. In sostanza il corpo umano è ricettacolo di centinaia di malattie,  ma nel suo attaccamento ad esso e agli effimeri piaceri derivanti dai sensi, l’uomo dimentica la gioia inesauribile che proviene dall’Atma, che è in esso contenuto. Così come il corpo è soggetto alle malattie derivanti da vatha, pitha e sleshma, la mente – Antahkarana - è a sua volta soggetta alle affezioni derivanti da tre sorgenti: mala (disfacimento morale), vikshepa (la tendenza della mente a rivolgersi all’esterno), e avarana (l’ego). A causa di queste malattie l’uomo non è in grado di sviluppare la sua natura spirituale ed acquisire la conoscenza dell’Atma, e a causa della sua ignoranza guarda all’esistenza terrena come all’unica realtà. Mala è anche definita con il termine Avida, ignoranza. L’ignoranza può essere rimossa dal karma (le azioni prescritte); avarana può essere rimossa da Upasana (l’adorazione), vikshepa – l’illusione - può essere rimossa sviluppando la capacità di discriminazione. Per trattare le malattie di mala, avarana e vikshepa, avete bisogno delle medicine di karma, upasana e jnana. Questi sono i tre sentieri indicati dai Veda. Attraverso il Karma si ottiene la purezza della mente, con Upasana si favorisce una ferma concentrazione, attraverso Jnana si raggiunge la liberazione. La causa primaria delle sofferenze dell’uomo, è la nascita; la causa della nascita è il karma (le azioni passate); causa incalzante di tutte le azioni è il desiderio; il desiderio è generato dall’attaccamento, che deriva dalla mancanza di comprensione.

L’ego è la causa dell’ignoranza. Quando l’ignoranza è rimossa, l’ego scompare, e l’assenza di ego porta alla giusta comprensione. Questo indebolisce il desiderio, e con il declino dei desideri le azioni si purificano. Allora la vita acquista significato. Per questo l’ignoranza è chiamata avarana, ciò che tutto copre e avvolge. Mala è lo stadio precedente: è lo stato della mente in cui il corpo, composto dai cinque elementi e dagli organi di azione e percezione, vengono considerati il sé reale. A causa di questa condizione mentale, l’uomo incorre nelle delusioni relative ad un corpo ingannevole e irreale.

Ciò che nel linguaggio vedantico si intende per mala può essere compreso guardando all’uso che si fa del termine nella vita quotidiana: l’emissione di urina ed escrementi  è descritta come malavisarjanam (liberare il corpo da cose repellenti); mala indica ciò che è impuro.

Come stato mentale, si riferisce alla condizione in cui si considera l’impermanente che è falso e profano come permanente, vero e santo. I Veda indicano diversi mezzi attraverso i quali cambiare questo stato mentale. Dichiarano: “Compi azioni rette e virtuose (Satkarma)”. Quali sono queste azioni? Includono Yagas, Yajna e opere buone, ma qualunque azione compiuta come un’offerta a Dio va considerata come Satkarma. Attraverso queste azioni la mente viene purificata, cioè viene eliminato l’inquinamento mentale che deriva dal passato. Il fine del Karmakanda dei Veda è di indicare il tipo di azioni e rituali che servono a purificare la mente. Avarana significa avviluppare o coprire qualcosa. I sei vizi – cupidigia, rabbia, avidità, superbia, inganno e invidia – hanno avvolto l’uomo. L’attaccamento e l’insofferenza lo hanno imbrigliato, e a causa di ciò l’uomo ha dimenticato la sua vera natura, ed è caduto preda di presunzioni di ogni sorta. Avendo perso la propria capacità di discriminazione, l’uomo indulge in ogni sorta di male azioni. I Veda prescrivono Upasana – l’adorazione – come un mezzo per liberarsi da queste cattive qualità. Come un bastoncino di incenso acceso rimuove con il suo profumo i cattivi odori, la ripetizione devota del nome di Dio scaccia via le impurità dalla mente. Devozione significa amicizia con Dio. Significa cioè stabilire una stretta relazione con Lui attraverso l’amore. Il servizio a Dio è l’essenza della devozione, per questo il saggio Narada dichiarò: “Il servizio a Hrishikesha (nome di Vishnu o Krishna) è detto devozione”. Quando la devozione è sviluppata in questo modo, la compassione – Karuna – sorge spontaneamente. Se la compassione cresce, l’uomo sperimenta la beatitudine divina, libero da malanimo e attaccamento. Per sviluppare la devozione è essenziale la compagnia di buone persone, che nutre il seme dell’amore nel cuore. La devozione – bhakti – si concretizza in una stabile concentrazione sul Divino. Il Karma (la retta azione) conduce alla purezza di mente e la devozione promuove la concentrazione. (11) (Dasara 4.10.89)

Il terzo stadio è Jnana – la conoscenza. La conoscenza è di vari generi. C’è la conoscenza terrena, la conoscenza generica, e così via. Ciò che si intende nei Veda con il termine Jnana è la conoscenza dell’Atma, che non ha relazione con quella fisica, sensoriale o terrena. L’Atmajnana può essere acquisita solo con l’indagine interiore sulla natura dell’Atma, e non con altri mezzi. Non può essere impartita da un maestro né appresa da libri. Non può essere donata da nessuno né a nessuno offerta. Questa conoscenza deve emergere dalla coscienza interiore. Maestri e libri possono essere d’aiuto fino ad un certo punto, ma l’aspirante ricercatore dell’Atmajnana deve impegnarsi nell’indagine interiore per sperimentare questa Consapevolezza del Sé. Deve esplorare ed investigare l’intera gamma delle esperienze spirituali per arrivare alla Realtà finale. Così come il bambino impara a parlare facendo attenzione alle parole della mamma, l’aspirante ricercatore deve fare egli stesso lo sforzo, mentre ascolta il maestro o studia i testi spirituali. Nel contesto Vedico Jnana è stata definita come Advaitha Darsanam – il riconoscere l’Uno senza secondo. Questo vuol dire vedere l’Uno nei molti, l’Unità nella diversità. In questa assemblea sono presenti migliaia di persone; i nomi e le forme sono molteplici. Ma voi dovete riconoscere che il Principio dell’Atma in ognuna di queste persone è Uno e lo stesso. Ma non basta dirlo a parole, dovete viverlo come esperienza. Solo allora si sperimenterà una duratura beatitudine; e solo una persona che lo ha sperimentato può essere definita Jnani (Conoscitore del Supremo). Per raggiungere lo stato di Jnani, i primi passi sono Karma e Upasana. Senza seguire questo percorso e in esso progredire, nessuno potrà divenire uno Jnani, così come uno studente non può ottenere una promozione finale se non supera gli esami intermedi. Per raggiungere la maturità l’uomo deve passare attraverso infanzia e adolescenza; non può esserci frutto maturo se non c’è stato prima il germoglio e il frutto acerbo. È del tutto inutile definirsi uno Jnani, se non si è passati attraverso le discipline preliminari. Il segno di riconoscimento di uno Jnani è una perenne gioia, ed è per questa ragione che i Veda hanno disposto il Karma Kanda, l’Upasana Kanda e lo Jnana Kanda in questo ordine: per realizzare l’unicità della divinità sono stati tracciati i tre sentieri dell’azione, adorazione e conoscenza. Sfortunatamente, a causa di mala, avarana e vikshepa l’uomo dimentica la sua divinità. A rafforzare questi tre spiacevoli caratteristiche, intervengono tre vasana – tendenze: la prima è quella associata al mondo (Loka Vasana), la seconda è quella relativa al corpo (Deha Vasana), la terza – Sastra Vasana – deriva dalla conoscenza libresca delle Scritture. L’attaccamento al mondo spinge a raggiungere considerazione e reputazione, porta alla ricerca di potere e ad ottenere onore e fama. Come risultato produce una visione egoistica e impedisce di realizzare l’impermanenza e la transitorietà dei piaceri terreni e dei possedimenti. L’attaccamento al corpo sollecita a ricercare forza fisica, salute e bellezza. Tutti gli sforzi compiuti per sofisticare la propria faccia non  potranno modificare l’aspetto reale di una persona: solo quello che vi è stato dato dal Signore sarà permanente e di quello dovete accontentarvi. Vi prendete più cura di quanto sia necessario del vostro corpo, e dimenticate che è perituro e temporaneo: il corpo va curato solo per realizzare la Divinità che contiene. Il tempo speso per mode e belletti è tempo perso. Sicuramente è necessario mantenere una buona salute finché si è in vita, ma un’attenzione ossessiva è controproducente. L’attaccamento alla conoscenza libresca può essere causa di sofferenza anche per un grande erudito, che si sentirà misero se dimentica qualcosa o se incontra qualcuno più sapiente di lui.

Il vero significato di Sastra è agire in conformità a quanto è stato prescritto. Quindi la conoscenza libresca non ha alcun valore se non ci si comporta come stabilito dalle Scritture. La combinazione di mala, avarana e vikshepa con i tre vasana ha portato l’uomo al degrado. Che utilità ha l’attaccamento ai beni terreni, quando l’uomo sa che è arrivato senza niente e che a mani vuote se ne andrà? Qual è la destinazione dell’uomo? Gli attaccamenti sono pastoie che legano l’uomo. Ci si deve liberare da esse per scoprire il Divino. I Veda hanno indicato il mezzo per rendere la vita nel mondo pura e significativa. Dichiarano: “Non per mezzo di rituali, non con progenie o ricchezza, ma solo attraverso il sacrificio si può raggiungere l’immortalità”. Oltre a sottolineare l’importanza del sacrificio i Veda non indicano molto altro.  Il Vedanta ha mostrato come, attraverso un processo di eliminazione – “non questo”, Neti – si arriva all’essenza, l’Atma. Quando si scopre che ciò che viene definito “Io” è differente da ciò che è il corpo, la mente, eccetera, quello che rimane è l’”Io” che è il Sé. Dovete cercare di riconoscere il Principio dell’Atma dentro di voi, questo è il messaggio del Vedanta. Iniziate impegnandovi nel compimento del maggior numero possibile di buone azioni. Rendete servizio al prossimo più che potete. Impegnatevi nel servizio sociale e serbate il nome di Dio sulle labbra. Qualunque cosa facciate, fatela con amore e non come una routine meccanica. Non fate servizio per senso del dovere, il servizio deve essere fatto con un sentimento spontaneo che nasce dal cuore. Siate ispirati non dal dovere ma dal piacere (a Dio). (11) (Dasara 1989)

L'Essere puro, completo, permanente ed eterno, è indicato con il "Sath-Chit-Ananda" cioè Dio. Egli non ha né nome né forma né causa e trascende tutti i limiti, tutte le barriere degli attributi (Gunas) e simili. Il messaggio degli antichi saggi era diretto a far intuire questa Entità primordiale che è al di là della comprensione intellettiva.  I "Rishi", gli "yogi" ed altri illustri personaggi intrapresero austerità nei profondi recessi delle foreste per visualizzare il principio trascendente (Dio). Altri santificarono le loro vite rinunciando ad ogni cosa e, indossando la tonaca color ocra, andarono in cerca della verità. Altri credettero che Dio poteva essere visualizzato affrontando responsabilità e doveri imposti dal loro stato durante la loro vita di tutti i giorni. Altri, infine, affinando il loro intelletto entrarono in profonde inchieste, con la ferma convinzione che così facendo, un giorno avrebbero incontrato la verità. Tutti costoro poterono dichiarare al mondo: "Ascoltate! Noi abbiamo scoperto la verità dell'Uno che risplende al di là delle tenebre dell'ignoranza. Ascoltate ed arricchite voi stessi con quella esperienza". (…) Dio stesso ha dichiarato nella Bhagavad Ghita II, capitolo 48.imo, e 53.Imo Sloka: " "Non potete scoprirMi né determinarMi con i Veda, gli Yajnas (sacrifici rituali) con gli Yagas (austerità) con la carità, con il Dharma o con qualsiasi altra attività di tipo mondano (si riferisce ad attività nelle quali sono coinvolti i sensi) ". È solo con il sacrificio che è possibile diventare Uno con questa Immortalità. Che cosa una persona dovrebbe sacrificare? È forse la sua casa, i suoi possedimenti, le sue ricchezze, la sua famiglia ed i suoi cari? No! Se fosse così sarebbe estremamente semplice raggiungere Dio! Questi non sono veri sacrifici. Quando invece si rinuncia agli attaccamenti, all'odio ed all'ego, solo allora è possibile assicurarsi l'Immortalità. Dio è ovunque, esiste come la realtà interiore di ciascuno. A questo proposito Shankaracharya fece questo commento: "L'uomo vede Dio ma dice di non vederLo! Qualunque cosa egli veda è Dio ma si lamenta: "dov'è Dio; non sono capace di vederLo!" Questa creazione è Dio, tutto ciò che si vede e si percepisce attraverso gli organi dei sensi è Dio, questa è la essenza di Dio". Dio è presente ovunque, voi Lo vedete in ogni secondo della vostra vita, eppure vi lamentate che non siete capaci di vederLo! Qual è la ragione di tutto ciò? La ragione risiede nel senso di dualità che è la causa della vostra ignoranza. (…) Se avete un velo di polvere che copre lo specchio, e volete vedervi, dovete prima rimuoverlo e solo dopo potrete specchiarvi chiaramente. Come lo specchio vi mostra la vostra faccia, come il termometro misura la temperatura del vostro corpo, così una mente purificata vi mostrerà la pura forma di Dio. Una mente piena di cattive tendenze invece ci riempie di timore. Il timore giunge quando siamo in uno stato di ignoranza cioè quando l'idea della dualità è cresciuta in noi.  Come siamo finiti in questo stato? Quando sono entrati in noi i due gemelli: Yaga, l'attaccamento e dwesha, l'odio? Perché siamo diventati vittima di questi due? Perché essi sono le radici dell'esistenza e della nascita. Ecco ciò che è contenuto nell'enigma del Karma. La parola Karma non ha qui lo stesso significato di azione. Il corpo è un altro nome per indicare il Karma. Questo corpo è il frutto delle azioni e quindi è la forma del Karma. (…) Il Karma è responsabile della gioia e delle sofferenze, e poiché il corpo è saturo nella sua essenza di Karma, dovete compierlo santificandolo con azioni buone e virtuose. Per mezzo di questi Sathkarma (azioni buone) dovete poi ascendere allo stadio del Nishkama Karma (il Karma fatto senza il desiderio dei frutti), e con questo processo sterminare l'egoismo ed il senso dell'ego ottenendo così la purezza del vostro cuore. Una volta raggiuntala potrete assicurarvi Dio, l'eterno Uno, e dichiarare: "Io e mio padre siamo Uno" ed infine: "Pragnanam Brahman", "Io sono Io splendore di Brahman". (14)

Una volta un Vedantino, dopo avere imparato dal suo Guru un Mantra continuava a ripeterlo: "Sivoham, Sivoham". Il Guru gli aveva spiegato il significato e gli aveva detto." Devi pensare che tu sei Shiva che Egli è in te, dietro di te, Egli è Dio stesso, tu non sei questo Jiva individuo, ma Dio. Cerca di seguire questo pensiero, di nutrirlo, sostenerlo e rafforzarlo, ed alla fine diverrai veramente uno con Dio". Il discepolo aveva una grande fede nel suo Guru ma non ne aveva altrettanta nel Mantra che gli aveva dato. Questa è la condizione dell'uomo oggi: egli ha fiducia nel Guru che è fuori di lui e non nell'Atma che è in lui. Quindi quel discepolo incominciò a ripetere quel Mantra secondo gli ordini ricevuti. Un amico volle capire cosa stava facendo ed andò da lui e gli chiese: "Amico! perché ripeti sempre quella frase? Qual è il suo significato?" L'uomo rispose: "Perché mi chiedi cosa vuol dire "Sivoham" vuol dire che io sono Shiva!" Allora l'amico replicò: "E dov'è Parvati? (la consorte di Shiva). Il discepolo credendo che quell'uomo avesse detto qualcosa di sconveniente cominciò a schiaffeggiarsi e disse: "No! No! Non dire così!" Ecco, come vedete, se il discepolo avesse veramente avuto la convinzione di essere Shiva mai si sarebbe vergognato della sua consorte ed avrebbe risposto: "Parvati è la mia Shakti". Ma, dato che non aveva quella convinzione, rispose in quel modo. Questa è la condizione tragica del devoto di oggi. Se solo pronunciate parole senza capire il loro significato sarà un esercizio futile. Dovreste anzitutto credere in voi stessi e rafforzare questa credenza perché L'Atma è Dio e Dio è l'Atma. Il vero cammino reale che conduce a Dio consiste nel comprendere la verità Suprema mettendo da parte attaccamenti, odio ed 'Ego. (14) 

BIBLIOGRAFIA (1) Sai Baba Discorsi 4-5 ottobre 1992; (2) Sai Baba, Discorso 1.10.2000 Navaratri (3) Sai Baba, Discorso Divino 20.10.2001 Dasara; (4) Laura Secca, Sandya (5) Sanathana Sarathi Dic. 92 (6) Tutto sull'induismo Swami Shivananda, MS 2/2002; (7) S.Sarathi novembre 1994 tratto da Hindu Gods and Goddnesses (8) Sai Baba Discorso 14.10.1994 Vijayadasami (9) Sai Baba, Discorso del 3.10.89 (10) Sai Baba Discorso del 6.10.89 (11) Sai Baba,  Discorso del 4.10.89 (12) Subbha Rao Tradotto da Sanathana Sarathi - Dicembre 1997 (13) Aghora Alla sinistra di Dio, ed. Vidyananda (14) Sai Baba, Discorso del 29.9.84 (15) Sai Baba, Discorso del  9.10.94 (16) Hindu Gods and Goddnesses (17) Sathya Sai Speaks vol.7, tratto da Hindu Gods and Goddnesses (18) Sanathana Sarathi, Hindu Gods and Goddnesses  (19 Sathya Sai Speaks vol.14 tratto da Hindu Gods and Goddnesses (20) Swami Harshanananda, tratto da Hindu Gods and Goddnesses (21) Swami Chinmayananda, tratto da Hindu Gods and Goddnesses (22) A. Parthasarathy, tratto da Hindu Gods and Goddnesses (23) Sai Baba, Discorso 1.10.1998 Navaratri (24) Sathya Sai Baba, Digest 2 (25) Sathya Sai Baba, Digest (26) Sathya Sai Baba, Discorso 20.10.2002 MS 2/2002 (27) Sathya Sai Baba, Discorso 18.10. 99 (28) Sathya Sai Baba, Discorso 7.10.86 (29) Sathya Sai Baba, Discorso 2.10.2000 (30) Sai Baba, Ghita Vahini (31) Sathya Sai Baba, Discorso 5.10.2000