Sathya Sai Baba
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Festa di Deepavali o Diwali
Diwali è una delle più antiche e importanti feste celebrata in tutta l’India. Diwali è anche conosciuta come ‘festa delle Luci ’ In questo giorno viene ricordato il ritorno di Rama (la incarnazione di Vishnu durante il Treta Yuga) nella sua capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio). Simbolicamente quindi si festeggia il ritorno della ‘Luce’ nella sua casa di origine (il nostro corpo), da dove manca da molto tempo, dopo avere sconfitto tutte le nostre cattive tendenze ( Ravana). Diwali cade esattamente 20 giorni dopo la festa di Vasara, in qualche giorno tra la fine di ottobre e la prima metà di Novembre. Rama, dopo avere sconfitto, insieme a suo fratello Lakshmana e al suo esercito di scimmie, Ravana re di Lanka che aveva rapito sua moglie Sita, torna ad Ayodhya carico di gloria e di onori. Qui lo attende il fratello Barata che si è rifiutato di salire al trono, come avrebbe voluto sua madre Kaikeyi, e che ha dichiarato di essere pronto a immolarsi se il fratello non fosse tornato entro 14 anni. Il popolo di Ayodhya, per celebrare il ritorno di Rama, Sita e Lakshmana, festeggia ogni anno Diwali , facendo scoppiare mortaretti e illuminando a giorno tutte le case con torce (diyas) e altre luci La festa comincia due giorni prima e culmina nel terzo giorno. Dhan Teras è il primo giorno di festa (due giorni prima di Diwali). In questo giorno c’è l’usanza, ed è di buon auspicio comprare qualche utensile nuovo per la casa. La casa deve essere ripulita di tutto punto. I bambini comprano i petardi e le torce e le candele. Molto in uso sono piccole casette di fango al cui centro siede una immagine di Lakshmi. E’ anche d’obbligo comprare piccole statuine di Ganesha e Lakshmi che verranno utilizzate nella puja. Come è noto Ganesha viene venerato sempre per primo, mentre il senso della festa è che Lakshmi, la divinità della ricchezza, farà visita nelle case piene di luci durante il giorno di festa. C’è quindi un gran daffare in tutte le persone, affinché tutto sia pronto per la festa vera e propria. I negozi sono tutti molto decorati e fanno affari d’oro vendendo utensili per la casa e in famiglia vengono preparati cibi speciali (papri e deevlas). La vigilia di Diwali si chiama Chhoti Diwali. E’ tradizione che in questo giorno Hanumann, il grande devoti di Rama, si recasse volando ad Ayodhya per annunciare che Rama, Sita e Lakshmana sarebbero arrivati il giorno dopo. I negozi, pieni di luce e allegramente decorati, espongono il mithai (dolce tipico di questa festa; sono dei rotoli, fatti di farina, jaggery e miele impastati con acqua, ripieni di delizie varie e poi fritti nel ghee) facendo ottimi affari. E’ infatti consuetudine che tutti gli uomini di affari lo offrano ai loro dipendenti. Per gli uomini di affari questo giorno è il primo giorno del l’anno contabile e tutti inaugurano un nuovo libro contabile. E’ molto diffusa l’usanza di fare visita a parenti e amici. E’ molto importante che tutta la casa sia bene illuminata con torce ad olio, candele e lampadine. Almeno una torcia è d’obbligo. E’ il giorno in cui la puja della casa viene gioiosamente decorata con fiori freschi e foglie. Gli Indiani sono maestri nel disporle in modo da formare eleganti disegni geometrici. Il posto d’onore, nella Puja, deve essere sempre riservato a Ganesha e a Lakshmi. E finalmente arriva il giorno di Diwali. E’ consuetudine molto diffusa iniziare il giorno con un bagno purificatore da fare prima dell’alba, seguito da un massaggio con oli profumati. Questo rito è considerato molto propiziatorio ed è considerato alla stregua di un bagno nel Gange. Soprattutto nel nord dell’India si gioca a carte per tutta la giornata con piccoli premi in denaro, coinvolgendo anche i bambini. La puja viene ancora più decorata con fiori freschi e ghirlande di fiori vengono messe intorno alle statuette di Lakshmi e Ganesha. Le donne e i bambini fanno a gara a chi forma i disegni più belli. Finalmente arriva la sera e prima che faccia buio (al tramonto) tutti, elegantemente vestiti con gli abiti tradizionali, si ritrovano nella puja, elegantemente decorata e illuminata con candele e torce a petrolio. I piatti più prelibati, il mithai e tanta frutta sono poste in un lato della Puja, dove sono in bella mostra i nuovi utensili comprati per la casa. A questo punto tutto è pronto e la cerimonia ha inizio cospargendo di teeka le divinità e tutti i presenti e successivamente aspergendo gli idoli con acqua, aipun, roli e riso. Ognuno poi prende un piccolo pugno di riso tenendolo stretto e il più anziano del gruppo narra la tradizionale storia di Diwali. “C’era una volta un re che amava moltissimo la sua bellissima regina. Un giorno il re convocò il miglior gioielliere del regno e gli chiese di preparare un bellissimo collare per la regina. Ii gioielliere fece un collare straordinariamente bello e il costo fu di 900.000 rupie. Sembrava fatto apposta per la regina e tutti erano abbagliati da tanta bellezza. Ogni giorno la regina era solita andare a fare il bagno nel fiume, in compagnia delle sue ancelle. Qui era solita togliersi i gioielli e gli abiti mettendoli sulla riva del fiume. Un giorno mentre stava godendosi il bagno insieme alle sue dame di compagnia, improvvisamente una aquila, vedendo la collana luccicare al sole, la afferrò con il becco e se la portò via.. Quando la regina uscì dal fiume non trovò più la sua bella collana e fu presa dalla disperazione, senza che nessuno riuscisse a consolarla. Essa si angosciò a tal punto che il re venne a conoscenza del fatto dopo pochi minuti. Ovviamente fu molto seccato e dichiarò che avrebbe dato qualunque cosa a chi avesse ritrovato la collana. Un annunciatore, battendo sul suo tamburo per richiamare l’attenzione della gente, fece il giro di tutto il regno e tutti vennero a conoscenza della grave perdita subita dalla regina e che ritrovare la collana avrebbe potuto far diventare una persona ricca oltre ogni sogno. Tutti si misero alla ricerca della collana e nelle case e nei mercati non si parlava d’altro. La regina non trovava pace e smise di mangiare e di bere. Anche il re era molto angosciato e chiedeva continuamente alle sue guardie se ci fosse qualche notizia. Ai margini della città, proprio dove comincia la foresta, viveva una vecchietta poverissima. Essa riusciva a sopravvivere vendendo legna e bastoncini per il fuoco, Non aveva nessuno che l’aiutasse perché i suoi figli erano andata via in cerca di cibo e denaro e doveva fare tutto da sola. Vista la sua estrema povertà, non poteva permettersi nessuna spesa, ma poiché si stava avvicinando la festa di Diwali, secondo le migliori tradizioni, stava ripulendo la sua misera casa che era molto buia e tetra perché era vicina alla foresta. Improvvisamente vide un patrago (sorta di lucertolone che vive nella foresta) in un angolo buio della capanna. Essa lo uccise e lo gettò sul tetto ricoperto di paglia. In quello stesso momento l’aquila, che aveva ancora in bocca la collana della regina, vide l’animale morto e pensò che sarebbe stato un cibo certamente migliore del lucente oggetto che aveva trovato. Così scese sul tetto e dopo avere posato la collana, prese il patrago morto e volò via. La donna si accorse dal trambusto che stava accadendo qualcosa di strano e, salita sul tetto, trovò, con suo grandissimo stupore, la collana più bella che avesse mai potuto immaginare. Era al corrente di quanto era da poco accaduto nel regno e comprese immediatamente che si trattava della collana della regina. Immediatamente si recò a palazzo e chiese udienza al re, dicendo che si trattava di cosa molto urgente. Il re, che era un buon uomo, nonostante tutte le preoccupazioni, la ricevette immediatamente. Ella gli chiese se fosse ancora valido quanto aveva detto il banditore a riguardo della collana della regina, Il re la guardò pieno di speranza e giurò solennemente che avrebbe mantenuto la promessa fatta. “Eccola ce la ho qui” Disse la donna tirando la collana fuori dal suo vestito, tra lo stupore di tutti i cortigiani che erano molto curiosi di vedere cosa avrebbe chiesto la donna come ricompensa. Tutti, compreso il re, si aspettavano che chiedesse almeno metà del regno, ma non fu così. “Sire - essa chiese – il mio desiderio è che nella notte di Diwali nessuno accenda anche una sola luce nella propria casa. Anche il palazzo reale dovrà essere al buio.” Il re era esterrefatto, ma, sentendosi molto sollevato per non avere subito una richiesta troppo pesante, accettò di esaudire il desiderio della vecchia e si impegnò solennemente a realizzarlo. Accettò immediatamente perché temeva che la vecchia potesse cambiare idea e chiedesse cose molto più gravose. Tutti parlavano di questa strana richiesta, nelle piazze, nei mercati e nelle case non si parlava d’altro. I saggi del villaggio scuotevano le loro mani, paventando che, dietro la richiesta della donna ci fosse chissà quale mistero. Finalmente Diwali arrivò e scese la sera. La gente era stata ammonita a non accendere nessuna luce, pena la morte, ed anche il palazzo reale fu mantenuto rigorosamente al buio. C’era buio pesto dappertutto. Solo sulla casa della vecchia brillava una unica torcia luminosa. La vecchia aveva fatto ciò che aveva sempre fatto per tutta la sua vita accendendo solo una torcia perché era troppo povera per accenderne due. Allo scoccare di mezzanotte Lakshmi venne giù dal cielo con il suo abito luccicante, che avrebbe dovuto risplendere allo sfavillio delle luci nelle case e nel palazzo che, come consuetudine, avrebbe visitato. Questa volta, invece, era molto perplessa perché a malapena riusciva a vedere e anzi inciampò più volte. Allora scrutò l’orizzonte per vedere se ci fosse qualche luce ed alla fine vide la piccola torcia sulla casa della vecchietta. Sobbalzò di gioia, perché in quel momento era veramente disperata. Frattanto nella piccola capanna, tutta illuminata, la vecchietta si era barricata dentro sprangando la porta. Poi si era messa a fare la sua puja con i suoi vecchi utensili. Improvvisamente vide un ometto, piccolo piccolo e molto disperato che le si avvicinò con grande affanno gridandole, “Lasciami uscire, lasciami uscire, vecchia donna. Io non sopporto questa luce. Devo uscire immediatamente, sono abituato al buio, al sudiciume e all’umidità. Non posso più stare con tutta questa luce.” La vecchia donna lo guardò e chiese, “ Chi sei, piccolo e buffo ometto?” “ Io sono Diladdar, amico di chi è molto povero” rispose l’ometto. La vecchia donna gli parlò allora così,” Tu non puoi lasciarmi, Diladdar, sei sempre stato con me anno dopo anno e io non posso lasciarti andare via. Non ti permetterò di andare via.” “Oh donna, abbi pietà di me! Morirò in questa casa tanto illuminata; posso vivere solamente al buio e nello sporco e non alla luce e nella pulizia. C’è tanto buio nella città questa notte! Ti prego, ti prego, aprimi la porta.” Frattanto fuori Lakshmi era ferma davanti alla porta della capanna, dicendo con la sua soffice e dolce voce, “Dolce donna, io sono stremata, ti prego mostrami la luce e lasciami entrare in casa, la tua è l’unico posto in cui questa notte posso sentirmi bene e a mio agio. Io non posso veder altre luci e le altre case sono tutte la buio. Non riesco a vedere neanche i miei piedi e sono spaventata a morte. Ti prego, ti prego lasciami entrare. La vecchia donna rispose, “No, no, non ti lascerò entrare. Non ti sei mai preoccupata di me prima, perché ora dovrei avere pietà di te?” Ma Lakshmi la implorò e allora la donna chiese, “Se tu lascio entrare, mi prometti che non mi lascerai più e che resterai sempre con me, nella mia casa? Se mi prometti così ti lascerò entrare.” Lakshmi rispose, “Si, si te lo prometto, non lascerò mai più la tua casa.” Nello stesso istante Diladdar stava gridando con tutta la sua voce di voler uscire. La vecchia donna allora gli disse, “Mi prometti che se ti lascerò andare non ti avvicinerai mai più alla mia casa?” “Lo prometto, lo prometto” gridò Diladdar Rapidamente la vecchia donna aprì la porta e immediatamente Lakshmi entrò. Vedendola Diladdar divenne ancora più spaventato e sgattaiolò via dileguandosi nel buio. Molto presto la vecchia donna richiamò a casa i suoi figli che erano andati in altre città in cerca di cibo e di un lavoro, affinché vivessero con lei. Essi tornarono e, come succede sempre nelle belle favole, vissero tutti felici e contenti. Finito il racconto della storia, tutti i membri della famiglia gettano il riso che avevano tenuto in mano su Lakshmi e Ganesha dicendo a voce alta, “Vattene Diladdar perché deve venire Lakshmi” ripetendo la frase per tre volte. Poi la donna più anziana dispone il Prasad (mithai) su un vassoio e lo offre a tutti i presenti. Questo può essere fatto in due momenti consecutivi perché anche la frutta è ora prasad e deve essere offerta ai presenti. Ciascun partecipante al rito dovrà mettere qualche chicco di riso ed una monetina in un vasetto (che rappresenta la casa) a simboleggiare che la ricchezza sta entrando in quella casa. Poi le candele e le torce della puja vengono poste tutto intorno alla casa e sul tetto. La prima torcia viene messa nel posto dove viene gettata la spazzatura a simboleggiare che una casa dove c’è molta prosperità produce molta spazzatura. Essendo la puja iniziata al tramonto ora è buio e le torce brillano nella notte. I bambini si divertono facendo esplodere i petardi. E’ buona abitudine dare petardi anche ai bambini poveri in modo che possano divertirsi anche essi. Poi cominceranno i balli e i giochi di carte che andranno avanti tutta la notte. Non è raro che venga bevuto qualche bicchiere in più ( attualmente è molto in uso il wiskey) . DI solito tutto finisce alle prime luci dell’alba. Questa è la festa di Diwali come viene celebrata nella India tradizionale. Oh
Rama, Luce delle Luci!!
Colui che illumina l'intelletto, Egli è il Sé interiore.
Celebrate Diwali in modo vero,
Tutte le luci del mondo
Immergetevi in questa sacra luce
Molti Diwali sono già passati,
Illuminate le vostre case
Che Diwali dia a tutti
Che in questo 'luminoso' giorno
Tratto dal Discorso Divino 19, 1998 Tutte le feste Indiane hanno un profondo significato Divino. In India (Bharat) le feste sono celebrate per ricordare che in ogni essere umano è immanente la Divinità. Questo giorno festivo di Deepavali, insegna qualcosa di molto sacro e profondo a tutta la Umanità. Nessun altro elemento, in questo mondo, è più significativo della Luce. E’ la Luce che ci illumina la strada, disperdendo la oscurità. E’ per merito della Luce che l’uomo può assolvere ai suoi doveri quotidiani. La fiamma di una lampada ha due qualità significative. La prima è quella di disperdere la oscurità; la seconda è legata al suo costante movimento verso l’alto. Anche se una fiamma viene tenuta in una buca, la fiamma sarà sempre diretta verso l’alto. Gli anziani ci hanno insegnato che il movimento della fiamma verso l’alto, rappresenta il cammino di saggezza verso la Divinità. Pertanto, la luce esterna disperderà il buio esterno, ma non disperderà il buio dell’ignoranza in un uomo. Quando Narakasura fu ucciso, tutti coloro che avevano sofferto sotto di lui gioirono moltissimo. Avendo condotto fino a quel momento una vita immersi nella oscurità, sia interna che esterna, essi celebrarono l’evento accendendo numerose lampade. C’è un profondo significato nell’accendere una lampada. La fiamma di una lampada può essere utilizzata per accendere una moltitudine di altre di lampade. Quella prima lampada rappresenta Paramjyothi (la suprema effulgenza), mentre le altre rappresentano i Jeevana Jyothis (luci dei Sé individuali). Deepavail si celebra allo scopo di insegnare questa grande Verità a tutto il mondo. La gente celebra questa festa accendendo lampade e torce per testimoniare la vittoria del Bene sul Male. E’ molto importante comprendere appieno il significato interiore delle feste Indiane. Nelle ricorrenze delle varie festività la gente è solita fare la mattina un bagno sacro e indossare abiti nuovi, mantenendo le case e i dintorni puliti e ordinati. Pertanto un primo insegnamento delle festività è la importanza della ‘pulizia’ sia interiore che esteriore. I Veda affermano, "Anthar Bahischa Tat Sarvam Vyapya Narayana Stithaha" (Dio è presente dentro e fuori). Per questo bisogna essere puliti sia interiormente che esternamente . E’ l’acqua che aiuta a mantenere pulito il corpo, ma è l’Amore che mantiene pulito il cuore. Dovreste tutti celebrare questo festività realizzandone appieno il significato interiore.
Tratto dal Discorso Divino del 5 Novembre 1991Deepavali significa "la fila di luci." "Thamasomaa jyotirgamaya" (Conducimi dalla oscurità alla Luce) è una preghiera tratta dalle Upanishad: Significa che laddove c’è l’oscurità è necessaria la luce. Cosa si intende per oscurità? Il dolore è una forma di oscurità, l’assenza di pace, le sconfitte, i dispiaceri, la miseria, la mancanza di entusiasmo sono tutte diverse forme di ‘oscurità’. Per liberarsi del buio e del dolore occorre accendere e mantenere accesa la lampada della felicità. Per disperdere il buio della malattia occorre far risplendere la luce della salute. Per liberarsi del buio delle perdite e delle sconfitte occorre far brillare la lampada della prosperità. Osservando la festività di Deepavali da un punto di vista scientifico, dovremmo considerare che i nostri progenitori, nei tempi più remoti, vivevano nelle regioni Artiche (la regione polare) dove il buio prevale per sei mesi all’anno. Il sole appare nel giorno di Mesha Sankranthi (quando il sole entra nel segno zodiacale dell’Ariete). In questa stessa regione il sole scompare il giorno di Tula Sankranthi (quando entra nel segno zodiacale della Bilancia). Il movimento del sole tra questi due segni dura sei mesi. Dopo che il sole è entrato in Bilancia, iniziano I sei mesi di oscurità. Oggi è Chathurdasi (il quattordicesimo giorno) del mese di Karthik. E’ il giorno di Amavasya (Giorno della Luna Nuova). Il mese si chiama Kaumudi. Le persone delle regioni polari iniziavano in questo giorno ad accendere le loro lampade che chiamano Nithyajyothi (la luce perenne) perché il buio dura molto a lungo. Accendere le lampade ha quindi un suo significato. Fu nel giorno di Deepavali che ebbe luogo la incoronazione di Sri Rama dopo il suo ritorno vittorioso ad Ayodjya da Lanka dove aveva sconfitto Ravana e le sue truppe. Per un lunghissimo periodo Ayodhya era stata immersa nel buio senza la effulgenza di Rama in esilio nella foresta per 14 anni. Senza lo splendore di Rama Ayodhya era la città del buio, mentre la foresta era piena di Luce. Il ritorno di Rama fu grandemente festeggiato dalla gente di Ayodhya come il ritorno della Divina Effulgenza e per questo celebrarono l’evento accendendo grosse lampade. Ma questo non è tutto. La festività è oggi segnata da altri importanti ricorrenze. Questo è il giorno in cui il Signore, nella Sua incarnazione Vamana, mandò l’imperatore di Bali nel mondo di Nether, dopo avere ottenuto la promessa di tre piedi di terra (misurati dai pedi del Signore). Vamana (incarnazione di Vishnu) usò il dono di tre piedi di terra per sconfiggere l’egoismo (Ahamkara) di Bali. Deepavali è la festività che celebra la soppressione dell’Ego da parte del più Grande Sé. L’uomo vive immerso nel buio della ignoranza ed ha perso ogni capacità di discriminazione tra ciò che è permanente e ciò che è evanescente. L’ignoranza, è causata da Ahamkara (senso dell’Ego), viene dispersa dalla Luce della Conoscenza Divina e solo allora si potrà sperimentare l’effulgenza Divina. Deepavali è anche il giorno in cui l’imperatore Vikramaditya è salito al trono. Il buio della ignoranza deve essere disperso. Per condurre il rito e accendere la fiamma esterna serve un contenitore, olio, uno stoppino e una scatola di fiammiferi Parallelamente, per l’uomo, il contenitore è il cuore, la mente è lo stoppino, l’Amore è l’olio e vairagya (il sacrificio) è la scatola di fiammiferi. Quando li avrete tutti e quattro, l’ Atma-jyothi (La Divina fiamma dello Spirito) splenderà con effulgenza in voi. Quando la luce dello Spirito è in fiamme, la Luce della Conoscenza appare e dirada il buio della ignoranza. Il significato interiore di Deepavali è quello del viaggio dell’uomo dal buio alla luce. L’uomo è costantemente immerso nella oscurità. In ogni momento è circondato dal buio e dovrebbe accendere la lampada che dovrà brillare eternamente in lui. Portate con voi questa lampada ovunque andiate ed essa illuminerà il vostro cammino dovunque possiate essere. Tratto dal Discorso Divino del 28 Ottobre 1989 Quando cerchiamo di comprendere il significato della festa di Deepavali , che si celebra oggi, troviamo che tradizionalmente è una festa molto gioiosa che celebra la distruzione del demone Narakasura da parte di Sri Krishna. Solo se prima comprendiamo il significato del Principio di Krishna potremo comprendere anche il significato del principio di Naraka.. Krishna è la incarnazione dei Cinque Elementi: etere, aria, fuoco, acqua e terra. Egli è anche la incarnazione dei cinque respiri--Prana, Apana, Samana, Udana and Vyana. "Kleem-Krishnaaya-Govindaaya-Gopijanavallabhaaya Swaah." Questo mantra contiene la essenza della Bhagavatha. I cinque nomi rappresentano i Cinque Pranas (aria vitale). Kleem si riferisce alla terra. Krishnaaya si riferisce all’acqua. Govindaaya si riferisce ad Agni (Il Fuoco-Dio). Gopijanavallabhaaya si riferisce a Vayu (Aria). Swaah si riferisce all’etere. Quando riconosciamo che il Divino è presente in tutti e cinque gli elementi, capiremo che non esiste nulla nel Cosmo dove i cinque elementi non siano presenti. Il corpo umano è composto dai cinque elementi che influiscono quindi direttamente sul suo stato. Gli stessi cinque elementi non hanno nessuna influenza sull’Atma, in nessun modo. L’incontro di Krishna con il demone Naraka deve essere compreso in questa prospettiva. "Nara-ka" significa colui che si oppone all’Atma. La celebrazione di Deepavali commemora la vittoria di Krishna su Narakasura e simbolizza l’ occasione in cui il Divino porta l’Umanità dall’oscurità alla Luce. La leggendaria versione dell’episodio di Narakasura descrive il demone come il padrone di Praagjyothishapura. Il significato simbolico di Praagjyothishapura è che si tratta di un posto che ha scordato l’ Atma. Il significato interiore di tutto ciò è che le forze del demonio si trovano in ogni posto dove è stata scordata l’Atma. Tutto il caos e il male del mondo di oggi sono dovuti al fatto che l’uomo ha scordato l’Atma (Lo Spirito Supremo). Ogni uomo è conscio del corpo e dell’anima individuale, ma non è consapevole del Paramatma (Divinità) dentro di lui. Nel giorno di Deepavali, vengono accese tante candele partendo da un unica candela. La luce che accende le altre è il simbolo del Divino. Le altre luci sono Jivanajyothis (luci individuali) che derivano la loro luce dalla Luce Suprema. E’ per insegnare questa Verità all’Umanità che in India si festeggia Deepavali. Tratto dal Discorso Divino del 9 Novembre 1988 La città nella quale il demone Narakasura aveva la sua capitale era conosciuta come 'Praagjyotishapuram.' Il nome consiste di quattro sillabe: Praag, jyoti, sha and puram. Praag significa precedente; jyoti significa Luce; sha signifca scordare and puram significa corpo. Il termine nel suo insieme si riferisce al cuore e significa che l’uomo nel suo corpo sta scordando la luce e cioè l’ Atmajyothi, che è in lui. Nara ha vari significati. Uno di questi è Atma. Un altro significato è ciò che non è permanente. L’uomo Nara ha scordato il suo vero stato spirituale. Quando le cattive qualità entrano in Nara, l’uomo diventa Narakasura (un essere demoniaco). Il termine Narakasura significa anche ‘colui che conduce la gente a Naraka (inferno). Il significato interiore delle feste indiane va compreso molto bene e correttamente. Notate, per esempio, il fatto che tutta la moltitudine delle luci devono essere accese da una sola lampada. Quella lampada è il simbolo del Supremo ed effulgente Signore. Le altre lampade simbolizzano la luce dei Sé individuali. La verità del detto Vedico, "L’Uno ha voluto divbentare I Molti" è simboleggiato dall’accensione di tutte le fiamme partendo da una sola La festa di Deepavali simboleggia quindi la più profonda Verità Spirituale. Deepavali è il giorno in cui bisogna liberarsi delle cattive qualità in noi, rappresentate dal demone Narakaasura. Le Gopi che furono liberate in questo fausto giorno rappresentano le buone qualità presenti in noi. Queste devono essere rese manifeste in piena effulgenza. Il significato interiore della festa è quindi che fino a che le qualità demoniache restano nell’uomo, egli sarà immerso nell’oscurità. Occorre disfarsi delle cattive qualità e dei cattivi pensieri. Io vorrei che questa nostra festa e questo santo giorno fossero osservate nel giusto spirito, comprendendone pienamente il significato interiore. La distruzione di Narakaasura simbolizza la distruzione del male e il ritorno di ciò che è bene. Tratto dal Discorso Divino del 25 Ottobre 1973 Deepavali significa ‘ghirlanda di Luci’. In questo fausto giorno I vecchi abiti vengono smessi e ne sono indossati dei nuovi, la casa e I dintorni vengono mantenuti puliti, e viene dato a tutto un nuovo look più nuovo e più fresco. Ma mentre fate tutto questo, non scordate la pulizia interiore. Eliminate i pregiudizi, assumendo nuovi atteggiamenti di amore e rispetto reciproco, rinnovando le vostre buone attitudini verso tutti, fratelli e sorelle di ogni credo o casta, sviluppando I sentimenti di fraternità ed amicizia presenti nel vostro cuore. Tutto questo renderà la festa densa di significato e molto fruttuosa. Deepavali è anche un giorno dedicato alla divinità della ricchezza chiamata Dhanalakshmi. La Puja a Dhanalakshmi viene fatta in molti stati dell’India. Non bisogna mai scordare però che le ricchezze, quando vengono da sole, devono essere utilizzate per migliorare la società e non per uso personale. Le ricchezze possono venire e possono sparire; la cultura può essere acquisita o no; anche la gioia va e viene. Qualunque cosa accada l’uomo deve essere fermo, restando sul cammino che egli ha scelto per raggiungere l’obbiettivo. Tratto dal Discorso Divino del 24 Ottobre 1965 L’essere umano è un insieme di uomo, bestia e Dio; nella inevitabile lotta per il predominio che nasce tra i tre, occorre fare di tutto perché Dio prevalga, sopprimendo la parte umana e quella bestiale. Questo festival di Deepavali esprime la gratitudine per la sconfitta di Naraka (cattive tendenze) che ci tengono lontano dalla Divinità. Naraka identifica l’inferno e il demonio (Asura), la cui morte per mano di Krishna viene celebrata oggi, si chiama Narakasura, ed è la personificazione di tutti I tratti di carattere che ostacolano la crescita dell’uomo verso la Divinità. Si dice inoltre che Narakasura fosse il figlio di Bhumi (la terra) e per questo è anche chiamato Bhauma. Questo serve a ricordarci che la terra e tutti gli attaccamenti alle cose terrene ci portano sempre più in basso nella regione del dolore e delle pene. Le cose terrene e tutte le ricchezze di questo mondo sono senza potere di fronte al dominio spirituale sui sensi, alle ricchezze spirituali della conoscenza del Sé e della fiducia in sé stessi. In questo giorno di Deepavali, accendete quindi la lampada del Namasmarana e mettetela sulla porta della vostra casa. Alimentatela con il fuoco della devozione e siate equilibrati come lo stoppino della lampada. Lasciate che la lampada illumini ogni momento della vostra vita. Lo splendore del Nome vi terrà lontani dall’oscurità sia fuori che dentro di voi. Voi emanerete gioia e pace tra tutti coloro che saranno vicini a voi.
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