Sathya Sai Baba

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Il servizio

Quando si parla delle varie discipline spirituali, o sadhana, non si pensa subito al servizio. Di solito si citano la meditazione, il canto devozionale, lo studio dei libri sacri. Eppure il servizio è un sadhana completo e potente. Il servizio altruistico è una delle strade che portano a Dio.

Quando il servizio scaturisce dalla compassione, senza desiderio di riconoscimento o ricompensa, se ne ricava grandissima gioia. La felicità sta nel vedere gli altri contenti e nel capire che tutti siamo una manifestazione di Dio. Quando pratichiamo questa disciplina, incominciamo a vedere il Signore dappertutto. Il mondo è il corpo di Dio. Tutte le cose e le creature sono la sua volontà che si è manifestata. Quando scopriamo Dio ovunque, comprendiamo di essere noi stessi la Divinità.

"Dovete credere che il servizio è una via che porta alla realizzazione di Dio. Le attività caritatevoli vanno fatte non a favore dell'Organizzazione Satya Sai e neppure per la società. Esse sono esclusivamente ed essenzialmente per il vostro vantaggio, per cambiare la vostra vita e per la vostra redenzione."

Sanathana Sarathi, settembre '84, pag. 232

Con il tempo e la pratica, il servizio diventa una parte indispensabile della vita spirituale. Attraverso il servizio impariamo a vedere Dio in ogni persona e in ogni cosa. Qualunque sia la nostra fede religiosa, il servizio apre il cuore e permette alla divinità di emergere. Siamo allora in grado di dimenticare le nostre necessità e aprirci a quelle del prossimo. Come possiamo servire meglio Dio se non alleviando le sofferenze dei suoi figli, proteggendo il benessere della terra e di tutte le creature?

"Il servizio reso all'uomo aiuta a fare sbocciare la divinità, perché rallegra il vostro cuore e vi fa capire che la vostra vita ha un significato. Servire l'uomo significa servire Dio, poiché il Signore è in ogni uomo e in ogni essere vivente, in ogni pietra e in ogni tronco."

Discorsi di Satya Sai, Vol. IV, pag. 178

Il servizio è una palestra eccellente per ridurre l'ego, perché dobbiamo considerare le necessità altrui. Dobbiamo imparare ad accettare la critica e a perseverare nonostante le difficoltà. Questa prova spirituale ci permette di vedere se siamo stati capaci di ridurre l'ira, l'impazienza e l'avidità. Ci permette di valutare l'intensità della nostra compassione e comprensione. La spiritualità non dovrebbe esistere solo nella mente; occorre mettere in pratica i principi spirituali, rafforzandoli con il coraggio delle nostre convinzioni e del sacrificio personale. Questo tipo di servizio ci trasforma ad immagine della divinità.

"Non crediate di potere cambiare il mondo per mezzo del seva (servizio); potreste anche non riuscirci. Non ha importanza. Il valore reale del seva, il risultato più evidente, è il cambiamento che opera su di voi. fate seva come un sadhana e allora diventerete umili e sarete felici."

Discorsi di Satya Sai, Vol. V, pag. 327

Il compito di eliminare l'ego che serve se stesso non è né facile né immediato. Ma attraverso il servizio impariamo ad annullare i richiami dei sensi nei confronti delle cose che desideriamo. L'attaccamento ai piaceri materiali gonfia l'ego e ci rende difficoltoso sperimentare l'atma. Come cura per combattere questa tendenza. il servizio è ideale. Esso riduce l'attaccamento e mantiene vivo l'interesse per il prossimo e per tutti i regni della natura.

"Il seva è il miglior sadhana per eliminare la spinta nefasta della mente, sempre pronta a soddisfare i suoi desideri."

Discorsi di Satya Sai, Vol. VII, pag. 272

L'aspetto più importante dello sforzo spirituale è di eliminare la spinta della mente verso i desideri. Il beneficio del servizio consiste nell'allontanarci dall'interesse eccessivo verso noi stessi. E' una delle poche pratiche che ci permettono di sfuggire dal circolo vizioso dei nostri bisogni personali. Quando lavoriamo per gli altri, il Signore cura i nostri bisogni.

"Il servizio disinteressato è uno dei metodi più celebrati per progredire spiritualmente, anche se messo a confronto con altri mezzi come la meditazione, il bhajan e lo yoga. Infatti, quando iniziamo la meditazione o il japa (ripetizione del nome di Dio) o lo yoga, lo facciamo a vantaggio nostro e non per quello degli altri. Questi metodi hanno lo scopo di soggiogare i desideri della persona e garantirle la felicità. Dovremmo invece aspirare al bene del prossimo, senza cercare di ottenere vantaggi personali."

Summer Showers 1979, pagg. 5-6

Tratto dal libro "I sentieri di Dio" di Jonathan Roof
Jonathan Roof, I sentieri di Dio. Milano, ECO, 1993, pagg. 260-262