Quella che segue è una storia tratta dalla mitologia. Non so quanti di voi
conoscano il Ramayana (la storia dell'eroico, Divino Figlio dell'Imperatore
Dasaratha), o quanti di voi conoscano la storia del Mahabharata (racconto epico
della grande guerra - la sua origine, il suo svolgimento ed il suo epilogo - fra
i cinque fratelli Pandava ed i cento Kaurava); ma, poiché siete stati qui già
parecchie volte, ed avete ascoltato i discorsi di Bhagavan, immagino che ne
abbiate qualche idea.
Sicuramente, saprete qualcosa del grande poema epico Ramayana.
Un giorno, mentre Bhagavan sedeva come il solito sulla poltrona, dopo aver
concluso le udienze del pomeriggio, cominciò a dire, con fare sconsolato: "Le
idee oggi sono perverse. Il comportamento è sconveniente. Gli affetti sono
assenti. I tempi sono cambiati. La mentalità e l'attitudine della gente sono del
tutto insoddisfacenti e completamente differenti dal passato." Questo fu il Suo
commento iniziale.
Poi Bhagavan meglio illustrò la Sua affermazione, facendo riferimento alla
mitologia di questo paese, dicendo che, nei tempi antichi, i valori avevano un
ruolo predominante nella società. La gente teneva i valori in massima stima,
mentre oggi, essi sono in declino.
Dal Ramayana, menzionò le tre mogli del Re Dasaratha, le quali avevano fra loro
una relazione così intima come se fossero tre sorelle nate dalla stessa madre,
tanto che fra loro non avevano alcun senso di rivalità. Vivevano in unità ed
amore. Poi Bhagavan toccò un punto collegato con la nascita di Rama, Lakshmana,
Bharatha e Shatrughna, i quattro fratelli del grande Ramayana.
Il re Dasaratha dovette sposare tre mogli. Perché? Egli non aveva avuto figli
dal primo matrimonio, perciò sua moglie lo pregò ripetutamente di risposarsi per
avere un erede al trono. Così, in risposta alle sue preghiere, egli si risposò,
ma anche questa volta non ebbe figli.
Allora, entrambe le regine lo pregarono di sposarsi nuovamente, e così egli
fece; ecco il motivo per cui ebbe tre mogli. Il nome dalla prima moglie era
Kausalya; la seconda moglie si chiamava Sumithra; e la terza, la più giovane,
Kaikeyi.
Bene, egli era profondamente frustrato, perché non aveva figli. Il suo
precettore Vasistha, gli suggerì di celebrare uno yaga (un rituale sacro), per
ingraziarsi gli dei, ed essere benedetto con degli eredi.
Dasaratha celebrò, quindi, lo yaga con le tre regine, seguendo le istruzioni del
precettore, Vasistha. La storia narra che durante il rito dalle fiamme emerse il
Dio del Fuoco con una coppa d'oro, contenente della crema di riso - (qualcosa
come il porridge).
Il Dio del Fuoco disse: "Oh re, fa che le tre regine dividano questa crema in
tre parti, e che ciascuna mangi la sua porzione questa sera stessa. Esse
concepiranno."
Questo fu la benedizione del Dio del Fuoco, che subito scomparve.
NASCITA DI RAMA
Di conseguenza, il Re Dasaratha fece portare tre coppe d'oro e divise la crema
di riso in tre parti. Chiamò le mogli e diede a ciascuna una porzione,
raccomandando loro di mangiarla senza indugio, recitando una preghiera per avere
dei figli.
Le tre regine allora andarono a lavarsi i capelli, ma accadde che la seconda,
Sumithra, dopo aver lavato i capelli, salì sulla terrazza del palazzo; appoggiò
la coppa d'oro con la crema di riso sul parapetto, e cominciò ad asciugarsi i
capelli. Un pensiero attraversò la sua mente: 'Se Kausalya, la prima regina,
dovesse concepire, suo figlio sarebbe sicuramente destinato ad essere il re. Se
invece la più giovane, Kaika, dovesse avere un erede, quest'ultimo diverrebbe re
per la promessa fattale da Dasaratha al momento del matrimonio. In tutti i casi,
se io
avessi dei figli, questi dovrebbero servire il figlio della prima moglie, o il
figlio della terza, ma mio figlio non potrà mai diventare re.'
Questo era il pensiero che le attraversava la mente. In quell'istante, un'aquila
discese in volo, le ghermì la coppa d'oro con la crema di riso, e volò via.
Sumithra fu presa dal panico, le gambe le tremarono e perse la voce, per paura
di suo marito, poiché ella non aveva mangiato la crema di riso, secondo le sue
istruzioni.
Temendo una punizione, andò implorante dalla prima regina, Kausalya e le narrò
quanto era successo, e fece lo stesso con la più giovane, Kaika.
"Voi avete le coppe d'oro con la crema di riso. La mia è sparita perché
quell'aquila se l'è portata via. Non so cosa mi capiterà. Non so che punizione
il re Dasaratha mi darà. Ho molta paura.
Sorelle, aiutatemi."
Naturalmente, le altre due ebbero pietà di lei. La prima regina disse:
"Non ti preoccupare, ti darò metà della mia parte. Porta un'altra coppa d'oro."
Allo stesso modo, la giovane Kaika, disse: "Non preoccuparti, sorella, anch'io
ti darò metà della mia."
Così Sumithra, ricevette metà della crema della prima regina, Kausalya, e metà
della crema della regina Kaika. Quella sera, tutte tre pregarono e mangiarono la
crema di riso, come era stato loro ordinato.
Le tre regine, avendo ottenuto la grazia del Dio del Fuoco ed a seguito del
rituale sacro, ebbero dei figli. La prima regina, Kausalya, diede alla luce
Ramachandra. La più giovane, Kaika, ebbe Bharatha; dalla seconda, Sumithra,
nacquero due gemelli. Uno è Lakshmana e l'altro è Shatrughna. La ragione della
nascita dei gemelli fu che ella aveva ricevuto metà della porzione della crema
di
Kausalya e metà di quella di Kaika..
IL PIANO DIVINO
Baba ha spiegato: "Vedete, questo è il piano Divino: dei due figli di Sumithra,
Lakshmana rimase sempre in compagnia di Rama. L'altro, Shatrughna, rimase sempre
in compagnia di Bharatha. La prima parte della crema condivisa con Kausalya
portò alla nascita di Lakshmana, dunque Lakshmana fu sempre in compagnia di
Rama. Quella condivisa con Kaika fece nascere Shatrughna, che rimase sempre con
Bharatha".
Sumithra fu fortunata che entrambi i suoi figli servirono i fratelli.
Bhagavan ha anche osservato:
"E' possibile trovare tale amore, confidenza, interessamento e considerazione
tra regine? Tutte tre, pur essendo le mogli del re, non litigarono mai tra loro,
ma vissero in perfetta armonia ed unità."
Poi Bhagavan ha riportato un piccolo aneddoto, tratto dal Ramayana:
Quattro culle furono preparate, una per ogni bimbo. Ma Lakshmana continuava a
piangere giorno e notte. La madre, Sumithra, non sapeva cosa fare per farlo
smettere.
Nessuno in tutto il regno sapeva risolvere il problema. Il bambino continuava a
piangere.
Finalmente il precettore, Vasistha, le disse: "Ascolta, Lakshmana non vuole
essere separato da Rama. Mettilo nella culla di Rama." Così misero il piccolo
Lakshmana al fianco di Rama, immediatamente il bimbo smise di piangere.
Così, fin dall'inizio, Lakshmana seguì Rama come la sua stessa ombra e
Shatrughna seguì Bharatha; essi vissero sempre insieme. Questo fu il tipo di
fraternità che avevano fra loro.
ALTRI DUE FRATELLI DEL RAMAYANA
Avrete ormai capito che la mia natura è di porre sempre delle domande per avere
delle risposte da Bhagavan. Le Sue risposte sono autentiche, non c'è di che
dubitare, perché Egli è lo stesso Rama, nato oggi come Bhagavan Sri Sathya Sai
Baba, e può spiegare molto meglio ed in modo più affidabile di chiunque altro, o
di qualsiasi libro.
Perciò ho detto: "Swami, ci sono altri due fratelli nel Ramayana: Vali e
Sugriva. Tra loro non ci fu fraternità. Sebbene fossero fratelli, furono sempre
in lotta l'uno contro l'altro. Oggi dici che Rama, Lakshmana, Bharatha,
Shatrughna vissero in amicizia, comprensione e fraternità, e che Kausalya,
Sumithra e Kaikeyi ebbero una relazione di solo amore. Ma io non vedo fraternità
o amicizia fra Vali e Sugriva. Sebbene fossero fratelli, erano sempre in
dissidio. Come lo spieghi, Swami?"
Con un sorriso Egli rispose: "Non c'era lotta, non c'era inimicizia fra loro.
C'era solo un malinteso."
"Oh, davvero?. Perché, allora, Swami, c'era questo malinteso?"
IL MALINTESO FRA I FRATELLI
"Il fratello maggiore, Vali, aveva un nemico di nome Dundubhi, il quale era
sempre in lotta con lui per una storia a proposito di una donna. Dundubhi
affrontò Vali e disse: "Avanti, combatti contro di me, se ne hai il coraggio!"
Vali, essendo un guerriero, cominciò a rincorrere Dundubhi. Costui era davanti e
scappava, e Vali lo inseguiva. A quel punto, Vali chiamò suo fratello minore,
Sugriva, e gli disse: "Fratello, devo lasciare il regno per andare a combattere
contro il mio nemico, prenditene cura tu fino al mio ritorno".
Sugriva pensò che suo fratello maggiore, Vali, potesse aver bisogno del suo
aiuto. Così, invece di rimanere nel regno, cominciò anch'egli a rincorrere
Dundubhi.
Quest'ultimo correva davanti, dopo di lui c'era Vali, e dietro seguiva Sugriva.
Alla fine raggiunsero una caverna, e Dundubhi corse dentro a nascondersi per non
essere ucciso da Vali.
Vali si voltò e vide Sugriva, suo fratello minore, che era dietro di lui. Egli
gli disse: "Per favore, non venire con me. Resta qui all'entrata. Se entrambi
fossimo uccisi, chi governerebbe il regno?"
Con queste buone intenzioni, Vali chiese al fratello minore di fermarsi
all'entrata della caverna, mentre egli vi entrò per inseguire Dundubhi. Essi
corsero, corsero e corsero per giorni e settimane. Infine Vali agguantò Dundubhi
e lo uccise. Essendo un uomo molto grosso, il sangue cominciò a riversarsi fuori
dalla caverna.
Sugriva, che era all'entrata, vide il sangue fuoriuscire dalla grotta, e pensò
che suo fratello fosse morto nel duello con Dundubhi; considerò, quindi, suo
dovere
tornare nel regno per governare.
In assenza del fratello maggiore, il fratello minore deve fungere da re. Allora,
egli prese un macigno enorme e chiuse l'entrata della spelonca. Poi fece ritorno
al regno per iniziare a governare.
Vali, intanto, riemerse dalle profondità della caverna, ma vide il masso che ne
bloccava l'uscita.
Con un calcio lo buttò giù, e di corsa andò verso il regno. Qui egli vide suo
fratello minore, Sugriva, che tutto contento sedeva sul trono, circondato dalle
regine.
Allora Vali pensò che Sugriva avesse desiderato la sua morte e fraintese
totalmente i sentimenti del fratello; così, pieno di rabbia, lo colpì al petto.
Sugriva cadde e si mise a gemere. Egli prese a scusarsi: "Fratello, non era mia
intenzione governare il regno, per favore, credimi. Vedendo il sangue uscire
fuori dalla caverna, pensai che tu fossi morto là dentro. Per questo tornai qui
per prendermi cura del regno. Per favore, non fraintendermi."
Ma suo fratello replicò: "Taci! Ho capito le tue intenzioni."
Ecco come iniziò l'inimicizia, come si accese l'odio. In realtà, Vali e Sugriva,
come fratelli, erano molto attaccati l'uno l'altro, fino al momento di questo
malinteso.
Vi assicuro, fratelli e sorelle, Bhagavan Shri Sathya Sai Baba non rende mai
banale nessun ruolo, o personaggio. Egli metterà bene in luce ogni posizione,
ogni parte, illustrando il messaggio che ogni figura vuole esprimere.
LA PENITENZA DI DHRUVA
Io cominciai a dire: "Che bella storia è questa, Swami. Non l'avevo mai sentita
prima. Grazie molte. Ma..."
"Ah, ma...che cosa?"
"Swami, ricordo di un ragazzo, di nome Dhruva, che non andava d'accordo con suo
fratello ed ebbe un litigio. Tu affermi che i poemi epici parlano di totale
fraternità, in pieno idealismo. Come spieghi allora la relazione fra Dhruva e
suo fratello?"
Baba cominciò a narrare tutta la storia:
"Dhruva era figlio di un re, di nome Uttanapada. Quel re, Uttanapada, ebbe due
mogli: Suruchi e Suneethi. Suruchi ebbe un figlio di nome Uttama. Suneethi ebbe
un figlio cui fu dato il nome di Dhruva; il re Uttanapada, tuttavia, era molto
affezionato a Suruchi, e non a Suneethi."
Amici, devo dirvi che Suruchi e Suneethi sono due nomi con un significato
recondito: Suruchi significa 'gradevole, accattivante', Suneethi significa 'che
possiede moralità'. I nomi portano un messaggio, ogni nome fornisce una
spiegazione.
Un giorno, mentre Re Uttanapada era seduto sul trono, Uttama, il figlio della
sua seconda moglie, Suruchi, gli andò in braccio. Dhruva, il figlio della prima
moglie Suneethi, se ne accorse.
Anche Dhruva desiderò andare in braccio al padre, e corse verso di lui, ma alla
matrigna, Suruchi, questo non piacque. Ella lo spinse via gridandogli: "Tu non
hai motivo per stare in braccio a tuo padre. Vattene via!"
Dhruva, molto infelice, corse da sua madre e le disse: "Madre, non mi è stato
permesso di stare in braccio a mio padre come l'altro fratello. Cosa posso
fare?"
La madre pianse e gli disse: "Non ci sono alternative. Non posso aiutarti,
figlio mio."
Così Dhruva decise di praticare delle penitenze per ricevere la grazia di Dio ed
ottenere il diritto di sedersi in braccio al padre. Mentre si recava nella
foresta,
egli incontrò il saggio Narada.
Narada disse: "Oh ragazzo, dove vai?"
Egli rispose: "Saggio, a te il mio umile omaggio. Vado a fare penitenza in
questa fitta foresta.
Voglio che Dio si compiaccia di me ed esaudisca il mio desiderio di sedere in
braccio a mio padre."
Narada ebbe pietà di lui e gli diede un mantra da ripetere.
Di conseguenza, Dhruva andò nella fitta foresta ripetendo il mantra
incessantemente. Dio si manifestò davanti a lui e gli disse: "Ragazzo, cosa
vuoi?"
Dhruva, rispose: "Voglio la liberazione."
Dio disse: "No, no, no. Hai iniziato la tua penitenza con il solo proposito di
sedere in braccio a tuo padre. Questo fu il tuo desiderio originale, ed ora
chiedi invece la liberazione. Sbagli, non devi fare così. Inoltre, deve passare
ancora parecchio tempo per te, prima della liberazione. Tu sei ancora un
bambino. Sposati, governa il regno e quando lascerai questo corpo, sarai
liberato.
Resterai in permanenza nel cielo come una stella."
Ancora oggi, la gente guarda quella stella Dhruva, che brilla più delle altre.
Ecco quello che ci spiegò Bhagavan quel giorno.
VOI PORTATE OCCHIALI COLORATI
Allora io feci un'osservazione: "Swami, sono meravigliato nel notare in che modo
stupendo Tu innalzi il livello di ogni personaggio. Soltanto Tu puoi farlo,
nessun altro. Tu non consideri nessuno meschino o cattivo, ma alzi tutti al
cielo. Io sono pieno di meraviglia." Dissi questo gioiosamente.
Baba rispose: "Anil Kumar, tutti sono buoni con me, ed Io vedo tutti buoni. Dal
mio punto di vista, non ci sono cattivi. Tutti sono buoni; ma, poiché tu porti
degli occhiali colorati, alcuni ti sembrano cattivi, mentre per Me, tutti sono
buoni, perché Io sono pieno d'Amore. Se c'è Amore, tu vedrai ogni cosa buona e
perfetta. Però a volte, Io sembro essere serio, disturbato, arrabbiato.
Non che tu sia cattivo, no; però, Io voglio correggerti, nel caso tu possa
diventare cattivo un giorno, perché desidero che tu sia un uomo ideale. Allora,
per correggerti, fingo di essere arrabbiato, ma non c'è ira in Me." Questo è ciò
che Baba disse.
"Swami, sei così gentile, Tu hai parlato del Ramayana come di un poema epico
fatto di ideali, che rappresenta l'unità, l'amore e la comprensione, ma io ho un
dubbio.
Bharatha (l'India) non è così.
Il Mahabharata, un altro poema epico, non è così. Non parla di fraternità, né di
ideali, mentre Tu affermi che tutti gli antichi poemi epici siano colmi di
ideali. Non
capisco, Swami. Per favore, spiegami."
UNITI CONTRO UN COMUNE NEMICO
Swami cominciò a spiegare: "Ti sbagli. Ci sono 100 fratelli - i Kaurava. I
Kaurava sono 100 fratelli. I Pandava sono soltanto cinque fratelli. Totale =
105. Tu
dici che non c'è fraternità tra di loro, né amore. Ebbene, ti sbagli."
"Perché?"
"Il maggiore dei cinque Pandava, Dharmaja, andò lontano in cerca di acqua
potabile. Vide una cisterna e volle prendere dell'acqua per i suoi fratelli;
stava per toccare quell'acqua, quando un angelo, un Gandharva, apparve e disse:
"Non toccare quest'acqua. Non ne hai il diritto".
Egli osservò: 'I miei fratelli sono assetati. Voglio dell'acqua, per favore."
L'angelo Gandharva disse: 'Se rispondi alle mie domande, ti permetterò di
raccogliere l'acqua, e ti concederò anche delle grazie."
Dharmaja rispose a tutte le domande perfettamente. Erano domande molto
belle, domande sorprendenti, dette yaksha prashna. Prashna è una domanda, posta
da uno yaksha (un angelo).
Faremo un incontro separato sulle yaksha prashna, domande ricche di profondi
concetti filosofici, che saranno d'immenso interesse per tutti voi. In ogni
caso, desidero farvi i miei complimenti, perché non sembrate ancora stufi, non
siete ancora annoiati di me. Non mi sembra che pensiate che le mie chiacchiere
siano monotone. Comunque, so perfettamente che ciò riflette più la vostra
devozione per Bhagavan che non la mia abilità d'esposizione! Lo so molto bene,
in ogni caso apprezzo il vostro interesse per l'argomento. Dio vi benedica!
Ora, questo Gandharva fu molto soddisfatto di Dharmaja, e disse: "Cosa
desideri?"
Dharmaja replicò: "Voglio che tutti i miei fratelli siano riportati in vita."
Infatti, tutti i fratelli erano si erano recati a quella cisterna nella speranza
di bere
l'acqua, ma nessuno aveva saputo rispondere alle domande dell'angelo, perciò
erano stati maledetti. A causa di questa maledizione tutti morirono, soltanto
Dharmaja sopravvisse. E quando l'angelo gli domandò: 'Cosa desideri?' Egli
rispose: "Desidero soltanto una cosa - che tutti i miei fratelli siano riportati
in
vita." Pertanto, tutti i 104 fratelli tornarono a vivere.
Poi qualcuno osservò: "Dharmaja, spiegami una cosa. I 100 Kaurava sono tuoi
nemici. Voi Pandava siete cinque; perché hai chiesto che i 100 Kaurava, che sono
vostri mortali nemici, fossero resuscitati?"
Dharmaja rispose: "Quando siamo fra noi, i 100 appartengono ad una fazione, ed i
cinque ad un'altra; da una parte i Pandava e dall'altra i Kaurava; ma quando
dobbiamo fronteggiare una terza parte, non siamo né cento né cinque. Siamo 105!
Quando si tratta di lottare contro una terza parte, siamo tutti uniti."
Che bella lezione è questa! Anche oggi, se tutte le nazioni imparassero ad
essere unite, se tutti gli uomini fossero uniti, il mondo sarebbe un paradiso,
senza dubbio.
Ecco quello che Bhagavan ha detto.
CHI È IL PIÙ GRANDE?
"Swami, nel Mahabharata ho notato due personaggi. Uno è Vidura; l'altro è
Sanjaya. Tra questi due personaggi, chi è il più grande?"
Questa era la mia domanda. Entrambi sono grandi, nobili figure, ma volevo fare
una graduatoria - prima classe, seconda classe, come in un esame.
Il nostro compassionevole Signore, nella Sua infinita misericordia, mi diede una
risposta: "Vidura è uno studioso. Egli è esperto in fatto di etica, morale e
condotta di vita, mentre l'altro, Sanjaya, rimase sempre in compagnia di Krishna
e condusse una vita retta, una vita spirituale.
Perciò, Sanjaya è più grande di Vidura".
"Oh, capisco, Swami."
"Chi è Sanjaya, Swami? Tutti noi pensiamo che Vidura sia più grande di Sanjaya."
Swami disse: "Fu Sanjaya che ascoltò la Bhagavad Gita e la ripeté a
Dhritharashtra (il padre dei Kaurava). Fu Sanjaya che poté vedere tutto il campo
di battaglia, come alla TV, e comunicò quanto vide ed udì a Dhritharashtra.
Pertanto, Sanjaya è sicuramente più grande di Vidura."
DIO NON È RESPONSABILE
"Swami, dopo aver udito queste belle storie da Te, avrei una domanda,
Bhagavan."
"Tu hai sempre domande. Umm...avanti, chiedi. Qual è la tua domanda?"
"Swami, cos'è pralaya? "
"Pralaya significa 'estinzione'. Estinzione."
"L'estinzione dell'umanità è causata dagli errori dell'uomo o dalla volontà di
Dio? In che modo è destinata ad accadere? Come avverrà l'estinzione
dell'umanità?"
Dio non accetterà mai che si tratti di un Suo errore. Egli difenderà, sempre, la
Sua posizione.
A quel punto Egli mi guardò e disse: "L'estinzione è per errore dell'uomo. Dio
non è responsabile."
"Oh, capisco, Swami. E qual è la posizione di Dio?"
"Dio è testimone. Ecco tutto. Egli non è responsabile."
"Swami, in che modo siamo noi responsabili, allora?"
"Il vostro egoismo, la vostra avidità, l'odio, la lussuria, l'ira - tutte le
vostre debolezze conducono all'estinzione. Dio non ne è la causa perché Egli è
solo
Amore."
Questo è quanto Bhagavan disse.
Avrete sentito parlare del terremoto del Gujarat, Egli lo menzionò:
"C'è una perdita di vite umane che si calcola a migliaia. Quella è una specie di
estinzione. Oggi, questa mentalità moderna piena di egoismo, dove il
comportamento è distorto, deviato, perverso, tutto questo è responsabile di
pralaya o estinzione." Ecco quanto disse Bhagavan.
"Swami, io penso di non essere responsabile. Tutto ciò è dovuto agli effetti
dell'Era di Kali (l'Era del Ferro, oscura, buia, malvagia). Prabhava significa
effetto. Io sono malvagio per effetto dell'Era di Kali; perciò, l'umanità non
può essere incolpata, Swami. È l'Era di Kali. Cosa posso fare?"
Bhagavan immediatamente disse: "Hei, perché parli in questo modo? Non è
l'effetto. Tu non devi mutare la tua swabhava, la tua natura intrinseca, in base
all'effetto.
Quelle influenze non devono toccarti. Non devi mutare la tua natura, ed essere
vittima dell'effetto." Questo disse Bhagavan.
Questa è la lezione, amici miei, che voglio illustrarvi: Swabhava è la natura
intrinseca; prabhava è l'effetto. Solo perché sono condizionato dalla cultura
moderna, dalla civiltà moderna, non devo adattare, cambiare la mia natura. Tutto
ciò che è esterno è prabhava - l'effetto, ma tutto ciò che è innato, è swabhava,
la natura intrinseca.
Baba disse: "Non adattate mai la vostra natura per seguire le influenze
dell'ambiente circostante."
Vedo qualcuno che fuma. Ecco l'effetto. Allora penso: 'Ora fumo anch'io.'
Significa che io voglio adattare la mia innata natura all'ambiente esterno: ciò
è sbagliato.
Nonostante ci siano numerosi
fattori influenzanti, noi non dobbiamo lasciarci influenzare, non dobbiamo
cambiare le nostre qualità intrinseche. Questo è l'insegnamento.
NÉ GUADAGNO, NÉ PERDITA
Swami chiamò una persona tra i devoti.
"Vieni qui. Hmmm, cosa stai facendo?"
Egli disse: "Swami, beh, io gestisco la mensa del Super Speciality Hospital."
"Hmmm. Bene."
Poi Bhagavan, con tanto affetto, disse dolcemente: "Sta attento, devi mantenere
lo stesso livello - analogo a quello del nostro ostello e della nostra mensa. Le
vivande non devono essere soltanto buone, ma anche la quantità deve essere
idonea. Tutto il cibo che prepari deve essere ricco a sufficienza come qualità e
come quantità. Inoltre ricorda: i prezzi non devono essere molto alti.
Riduci i prezzi. Molti devoti che vengono qui non possono spendere quelle cifre;
perciò, devi mantenere un costo basso. Il criterio deve essere 'Né guadagno, né
perdita', perché noi qui non conduciamo un'attività commerciale." Così si
espresse Bhagavan. Poi, mentre parlava con quell'uomo, si girò verso di me.
DEVO CURARMENE IO STESSO
Egli disse: "Vedi, tutte queste faccende, me ne devo curare Io stesso.
Devo informarmi: 'Cosa succede laggiù in mensa?' 'Come vanno le cose nel
college?' 'Cosa sta succedendo nei negozi?' 'Cosa succede all'ospedale?' Devo
curarmi personalmente di tutte queste cose." Ecco chi è Baba.
All'udire tutto ciò, onestamente, ho avuto pietà di Lui, perché non c'è nessuno
ad aiutarlo. Egli deve lottare molto.
PASSI VERSO LA FELICITÀ?
Poi improvvisamente Swami guardò un libro che avevo con me. Il titolo del libro
è 'Passi verso la Felicità'. Egli mi chiese il libro. "Bene, cos'è questo? Non
sarà un
romanzo per caso?"
Con tutto il mio coraggio, glielo porsi. Swami guardò il libro e lesse il
titolo:
"Passi verso la Felicità?"
"Si, Swami."
Egli disse: "Ci sono dei passi verso la Felicità?"
Cosa potevo rispondere?
"Swami, devo ancora leggerlo. Potrò rispondere solo quando l'avrò finito."
Allora Baba disse: "Non ci sono passi verso la felicità. La felicità è un passo
unico, non ci sono altri passi."
"Oh, Swami, soltanto uno? Qual è?"
"L'unione con Dio è felicità. L'unione con Dio è felicità. Non ci sono passi
verso la felicità."
Così dicendo, per quella sera Swami se n'è andò.
LUGLIO 2001
Passo ora al periodo del mese di Luglio 2001.
DEFINIZIONE DI SERVIZIO
Questo è una sessione interessante. Non voglio dire che quelle precedenti non lo
fossero. Una è più interessante dell'altra e l'interesse è sempre più profondo.
I dialoghi Divini sono dolci. Le Divine conversazioni sono così preziose e hanno
un valore immenso.
I nostri amici qui si sforzano di rendere le conversazioni Divine disponibili a
tutti i devoti del mondo, tanto più che da solo non ci riuscirei; credetemi, dal
profondo
del cuore, vi dico che questo è il servizio più grande e più alto. Non c'è alcun
dubbio su questo.
Baba diede una definizione della parola 'servizio'. Voglio che tutti voi lo
comprendiate bene, perché potreste non essere consapevoli del servizio che state
svolgendo. Per questo ve lo dico, non per adularvi o perché mi aspetti qualcosa
in cambio, io non mi attendo mai nulla da nessuno. Mi basta ricevere la Sua
infinita Grazia e Misericordia. Questo mi basta.
Mi basta che Swami mi parli ogni giorno così. Mi basta poter trasmettere un
messaggio come questo a tutti. Questo è ciò che mi piace fare. Niente altro.
Quindi, che cosa disse Baba a proposito del 'servizio'?
Definizione di 'servizio': Qualsiasi cosa tu faccia per portare una persona
verso Dio è l'atto più alto di servizio. Lavorare nella mensa o nei negozi sono
atti di
servizio, nessun dubbio; ma il servizio più elevato è questo: condividere il
messaggio di Sai con tutti per portare i devoti sempre più verso Dio. Cosa si
può desiderare di più nella vita?
Ringraziamo Swami per quest'opportunità che ci ha dato.
TIPI DI KARMA
Nel tempo rimastoci, posso parlarvi del karma. K-a-r-m-a = Azione.
Bhagavan ci parlò di quest'argomento. Karma è azione. La maggior parte di voi lo
sa. Egli si riferì ai vari tipi di karma, ai vari tipi di azione, e mi permise
di porre domande in abbondanza, mantenendo l'argomento focalizzato in una
particolare direzione.
Se Swami parla del karma, non posso fare una domanda sulla bhakthi o
devozione. Sarebbe sbagliato, né posso chiedere: "Swami, parlaci dei giorni
della tua fanciullezza."
Non farebbe parte del contesto. Perciò bisogna mantenere la discussione lungo le
stesse linee prese da Bhagavan. Dunque, quella sera Egli decise di parlare del
karma.
Oh, che bella conversazione! Il primo punto può essere nuovo per gli stranieri.
Perché? Perché questo concetto non è presente in nessun'altra religione.
Il Karma è di tre tipi ed ha anche un altro significato:
· I frutti dell'azione
· Le conseguenze dell'azione
· I compensi dell'azione
Anche questi sono i significati della parola karma. Swami ricordò tre nomi:
1. Primo - Prarabdha karma sono le conseguenze della vita passata, i risultati
delle azioni della vita precedente.
2. Secondo - Samchitha sono i risultati delle azioni della vita presente.
3. Terzo - Aagami sono i risultati delle azioni future.
Pertanto, le conseguenze sono quelle che otteniamo dai tre periodi del tempo -
il passato, presente e futuro. Quelle del passato sono chiamate Prarabdha,
quelle del presente sono Samchitha e quelle del futuro sono Aagami. Questo è
quanto Bhagavan disse.
NON SI PUÒ SFUGGIRE ALLE CONSEGUENZE DELLE PROPRIE AZIONI
"Swami, che differenza c'è fra questi tre? Le conseguenze delle nostre azioni -
passate, presenti, o future - che differenza fa? Per favore, puoi spiegarcene la
differenza?"
Baba disse: "Che siano del passato, del presente o del futuro, puoi essere
assolutamente certo che non potrai sfuggire alle conseguenze delle tue azioni.
Buone azioni daranno buoni risultati.
Cattive azioni porteranno cattivi risultati. Non si può sfuggire alle
conseguenze delle proprie azioni."
Fratelli e sorelle,
nell'agire, dobbiamo essere consapevoli di questo. Possiamo prima agire
allegramente, e poi affrontare le conseguenze nelle lacrime - ma sarà troppo
tardi.
Operiamo dunque per il bene, così anche i risultati saranno buoni. Questa è
un'indicazione, se non addirittura un ammonimento.
Bhagavan ha fatto un esempio. C'è un treno che ha tre compartimenti - prima
classe, seconda classe e terza classe. Il treno prima corre e poi raggiunge la
banchina ferroviaria. Tutti i tre compartimenti arrivano alla banchina - non
solo quello di prima classe, non solo quello di seconda, o di terza. Tutti tre i
compartimenti giungono alla banchina. Allo stesso modo, le conseguenze dei
tre tempi (passato, presente, futuro) vi si parano innanzi. Accettatene i
risultati; affrontate la sfida. Buono per buono; cattivo per cattivo. Questo è
ciò che disse Bhagavan.
Con l'ultimo punto, chiudiamo quest'incontro:
"Swami, vediamo molta gente cattiva prosperare. Costoro non devono
affrontare le conseguenze? Per esempio, uno come me ha sempre un sacco di
difficoltà, mentre un altro non ha mai problemi. Quello è un birbante numero
uno, ma pare che tutto gli vada bene. A me invece, proprio per niente. Perché?
Deve essere così?"
Baba disse: "Può sembrare così - anipinchu - può sembrare così, ma i risultati
delle azioni - thinipinchu - ti costringeranno ad affrontarli, senza condizione
alcuna. Può sembrare che ci sia una via per eluderli, ma, non avere dubbi, sarai
costretto ad affrontare le conseguenze delle tue azioni."