Cari Fratelli e Sorelle,
Benvenuti a questa sessione pomeridiana. Con la grazia di Bhagavan ci stiamo
avvicinando al completamento del nostro progetto; ciò non significa che sarà
sospeso, anzi sono al lavoro per reperire le conversazioni di Swami con gli
studenti negli anni 1998 e 1999, che saranno trasmesse poi al mondo dei devoti
Sai; ci siamo prefissi questo compito come disciplina spirituale.
BIANCO E NERO – ENTRAMBI SONO IN ME
Mi sono preparato per presentare oggi questa relazione che si riferisce
all’aprile 2001. Come vi ho già detto, questi sono mesi tratti dal periodico
mensile “Sanathana Sarathi” (L’eterno Auriga) – edizione Telugu.
Erano circa le ore 16.30 e Swami uscì dalla stanza delle interviste con un
sorriso smagliante; era entusiasta di poter trasmettere qualcosa di speciale,
così ci venne vicino e disse: “Li avete visti?”
Se avessimo risposto “Sì”- Swami avrebbe potuto osservare: “Che cosa avete
visto? Voi non dovete guardare nessuno qui”. Se invece avessimo detto “No” –
avrebbe potuto risponderci “Ve ne state seduti qui, ma che cosa fate?”
In realtà, era una domanda irrilevante; in ogni caso, i ragazzi hanno imparato
l’arte della comunicazione – ovvero, il silenzio.
Allora io dissi: “Swami, ho osservato”. Questa era una situazione a rischio.
Swami chiese: “Chi hai osservato?” – “Swami, ho visto che hai chiamato in
intervista un gruppo di ragazzi africani”.
Baba disse: “Sì, è vero, ma non sono solo dei ragazzi; sono degli insegnanti Bal
Vikas”.
“Oh, Swami! È bene a sapersi!”
Poi Bhagavan aggiunse: “Hai visto l’uomo anziano del gruppo?”
Essendo giunti a quel punto, non c’era più motivo di voler nascondere qualcosa,
così risposi: “Sì, Swami, l’ho visto”.
Egli mi chiese: “Lo conosci?”
“Swami, lo conosco, ma non l’ho mai incontrato.”
“Come fai a conoscerlo?”
“Ha parlato agli studenti di Bangalore ed a quelli di Prashanti Nilayam, perciò
lo conosco”.
Quindi Bhagavan aggiunse: “È Victor Kanu, il capo del Centro Sai e capo della
Scuola Sai per l’educazione nei valori umani. È un uomo eccellente, di grandi
meriti ed un vecchio devoto di Bhagavan. Io ho celebrato il suo matrimonio, poi
entrambi – marito e moglie – decisero di lavorare per Swami. Non fanno altro che
pensare al modo migliore di servire Swami; questo è il loro sforzo continuo, la
loro costante preghiera. Essi dirigono la scuola in modo molto efficiente”.
Queste furono le parole di Bhagavan.
Per qualche ragione io dissi: “Swami, sono tutti neri”.
L’espressione del viso di Swami si fece seria: “Io non faccio distinzioni fra
bianchi o neri, di carnagione scura, gialla o rosata. Proprio nessuna
differenza, tutti sono uguali per me – capisci?”
“Sì, Swami, capisco, ma io parlo di quelli che sono usciti dalla stanza delle
udienze. In qualche modo ho delle preferenze per il colore della pelle, ma non
condanno niente; ho solo detto di avere delle preferenze”.
Baba disse: “Voi soffrite, poiché avete delle preferenze circa il colore della
pelle. Soffrite così solo perché vi basate sul colorito esteriore della pelle;
per questo motivo voi tutti soffrite. Sappiate che bianco e nero – sono entrambi
in me”:
“Oh, Swami. Sono entrambi in te?”
“Sì, perché no?”
Amici miei, voi sapete che Krishna venne descritto dal colorito blu scuro,
infatti era di carnagione scura. Rama aveva un colorito blu, mentre Balarama era
chiaro. Pertanto, tutte queste carnagioni, i coloriti, sono compresi nella
Divinità.
Sarete d’accordo con me se affermo che tutti i colori sono presenti nella luce
solare. La luce del sole può sembrare bianchissima, ma se voi fate passare un
raggio di luce bianca attraverso un prisma di vetro, troverete tutti i sette
colori, non è forse vero? Analogamente, in Bhagavan esistono tutti i colori di
pelle.
SEI FELICE, SEI IN BUONA SALUTE?
Ora passerò all’episodio successivo. Un medico molto anziano si stava dirigendo
verso la veranda, dopo una lunga assenza. Venni a sapere che da poco aveva
subito un’operazione, e quindi non era venuto al Darshan, mentre quel giorno era
presente. Bene, sapete che cosa disse Bhagavan?
“Sei felice, dottore? Sei in buona salute?”
Egli fece queste due domande: “Sei felice? Sei in buona salute?” Se non sei
sano, come puoi essere contento? Allora, uno deve essere necessariamente felice
quando è sano.
Io dissi: “Sono due domande uguali, perché due?” – Swami disse: “Cosa c’è che
non va?”
“Swami, perché gli hai posto queste due domande?”
Bhagavan rispose: “Entrambe sono necessarie. Alcuni sono sani, ma non sono
felici. Cos’è la salute senza la felicità? Alcuni sono felici esternamente, ma
non sono sani, la loro salute se n’è andata; quindi non basta essere felici, è
necessario essere anche in buona salute. Ed ancora, non basta essere sani,
bisogna essere anche felici”.
NON ASPETTATE MAI A FARE DEL BENE
Ora passerò all’episodio successivo. Bhagavan disse una cosa: “Qualsiasi cosa Io
doni, è solo per la mia felicità. I doni di grazia sono per mio diletto, non li
considero come una donazione, o una carità, perché voi tutti mi appartenete. Io
penso che voi ed Io siamo Uno, perciò la vostra felicità è la mia stessa
felicità”.
È anche interessante notare quanto Swami sia infaticabile, soprattutto quando
continua a dare a tutti. L’instancabile Dio, senza traccia alcuna di stanchezza,
continua a distribuire indumenti, orologi, anelli, o catene. Egli non conosce
riposo. Tuttavia, non è mai stanco perché la Sua Mano dà e perdona sempre.
A questo punto, Swami fece un’osservazione: “Ragazzi, fate attenzione. Quando
decidete di fare qualcosa di buono, fatelo immediatamente, senza ritardare,
senza prendere tempo, fatelo subito. Se invece qualche cattivo pensiero
s’insinua nella vostra mente, non intraprendete alcuna azione; prendete tempo,
aspettate e riflettete. Per fare il bene non indugiate, procedete
immediatamente”.
Poi in modo gioviale, Bhagavan disse: “Ci sono molti che da un palco annunciano
che faranno una donazione di 100.000 rupie! Poi vanno a casa e la moglie dice
“Dov’è il denaro per questa donazione?” – Allora quell’uomo avrà dei
ripensamenti. Perché 100.000? 50.000 sono più che sufficienti. Il giorno dopo,
però, quando qualcuno arriva per ritirare il denaro, egli gli dà solo 10.000
rupie. “Te ne darò di più dopo”. Così, dalle 100.000 è sceso a 10.000. Perché?
Ha preso tempo per pensare”.
VOI RICEVERETE SOLTANTO SE DATE
Condividerò con voi un’altra bella osservazione di Swami, che è molto
interessante ed importante per tutti noi! « Se date, voi riceverete ». Noi non
ci sentiamo di dare, perché temiamo di perdere. Tuttavia, il segreto è che voi
riceverete solo se date.
Poi Bhagavan aggiunse: “Se voi continuate a dare, avrete infinita felicità,
infinita prosperità ed abbondanza. Perciò, imparate a dare. Non solo: donando,
il vostro Karma verrà ridotto”.
Per chi non conosce la letteratura Sai, e non è al corrente degli effetti
karmici, farò un esempio fatto da Baba. Quando si fa un atto di carità, gli
effetti del Karma vengono ridotti. Ecco l’esempio, tratto dai libri di Baba.
(Non pensate che Anil Kumar immagini ed interpreti. Certamente, no! Non lo farei
mai. Io dico sempre a chi mi ascolta che non sono in grado di interpretare o
immaginare. Essendo alla presenza del Dio vivente, infallibile, sempre
disponibile ed amabile, perché dovrei interpretare?)
Quindi, cosa disse Swami? Supponiamo di dover pagare 20.000 rupie di tasse sul
reddito. Come dobbiamo fare? Non vogliamo pagare queste 20.000 rupie col nostro
denaro così duramente guadagnato. Perché pagare le tasse? Se noi paghiamo dei
soldi per l’assicurazione, le tasse saranno ridotte. Se facciamo una donazione a
qualche Associazione caritatevole, le imposte da versare diminuiranno. Una
riduzione o un’esenzione delle tasse è possibile e può essere paragonata al
ricevimento di una grazia.
Analogamente, quando soffro a lungo a causa delle conseguenze karmiche, se
frequento le sessioni di bhajan, un po’ di sofferenza viene ridotta. Io medito
ed un po’ di punizione viene eliminata, faccio del servizio e ricevo un’altra
esenzione dal “capitale punitivo”. Così, non c’è niente di grandioso
nell’ammassare denaro, nell’arraffare soldi. La grandezza sta nel dare e
nell’aiutare gli altri.
Bhagavan citò la storia di Draupadi e Krishna. Una volta accadde che Krishna
finse di essersi tagliato un dito, che cominciò a sanguinare. Quel giorno
Draupadi indossava un sari nuovo. Molte delle donne presenti notarono quel
sangue. Una donna corse a consultare un medico, un’altra andò a prendere una
benda, un’altra entrò in casa per procurarsi qualche unguento, mentre Draupadi
immediatamente strappò un pezzo del suo sari di seta e lo usò per farne una
fasciatura. Successivamente quando Draupadi fu umiliata, insultata e spogliata
davanti alla pubblica corte, Krishna – in segno di gratitudine – la graziò,
dandole una quantità illimitata di sari. Draupadi diede un pezzo di stoffa, ma
Dio le donò un’infinita metratura di stoffa con cui riuscì a salvare il suo
onore. Pertanto, se date, riceverete. Questo è il messaggio di Bhagavan.
LA MENTE È UN FASCIO DI PENSIERI
Passiamo ora all’episodio successivo. Un ragazzo diede a Swami un foglietto di
carta su cui aveva scritto alcune parole. Bhagavan lo lesse e lo strappò in
pezzi. Come sempre, Egli strappa in modo così aggraziato, nelle mani Divine
tutto è un’arte.
Poi Swami mi chiese: “Sai cosa ha scritto?”
Come facevo a saperlo? Però volevo saperlo.
Swami disse nuovamente: “Sai che cosa ha scritto?”
“Swami, che cosa ha scritto?”
Egli ha scritto: «Bhagavan, la mia mente è piena di pensieri negativi, la mia
mente è piena di negatività. Ti prego, salvami».
Quel ragazzo fu così coraggioso, sincero ed aperto nello scrivere quelle parole,
che sono valide per la maggior parte di noi.
Ecco cosa Swami rispose: “Ragazzo, cerca di capire. È la mente che è
responsabile della schiavitù o della liberazione. La mente negativa ti porta ad
azioni negative. Azioni negative producono risultati negativi. La mente, se è
positiva, ti induce ad agire rettamente, ed azioni positive ti daranno risultati
positivi; perciò, non intrattenere mai pensieri negativi”.
Bhagavan poi continuò a spiegare: “La mente non ha alcuna forma, com’è il
pensiero, così è la mente. Se i pensieri sono buoni, ciò costituisce una mente
buona. Se invece i pensieri sono cattivi, essi creano una mente cattiva. La
mente non è altro che un fascio di pensieri. Allora ragazzo, hai scritto nella
lettera che la tua mente è piena di pensieri negativi. Bene! Tu sai che questi
pensieri sono negativi e quindi soffri. Allora, se riconosci che i pensieri sono
negativi e ti fanno soffrire, abbandonali – gettali via! Non intrattenere simili
pensieri, perché ti faranno soffrire. Perché soffrire? Respingili, allontanali.”
Poi Swami fece quest’esempio: “Tu pensi che quella cosa sia una fune; se però ti
accorgi che è un serpente, che cosa fai? Lo baci, forse? Lo lasci immediatamente
cadere, non è vero? Allo stesso modo, se tu sai che il pensiero negativo ti fa
soffrire, allontanalo subito!”
SCRIVERE NELLA MENTE – PRESERVARE NEL CUORE
Ora passerò all’episodio successivo. Bhagavan cominciò a parlare del grande
filosofo – che anche voi conoscete – Socrate.
Socrate è famoso per la sua filosofia ed è anche conosciuto per sua moglie che
era bisbetica e petulante; così egli è conosciuto sul fronte interno, quello
familiare, e per il suo grande livello intellettuale.
Bhagavan ci parlò di Socrate. La Grecia ebbe il dono di avere grandi
intellettuali: Platone, Aristotele e Socrate, che non erano uomini comuni.
Socrate era un grande pensatore e soleva scrivere qualcosa su un pezzo di carta.
Sua moglie ne era contrariata. La maggior parte delle mogli prova avversione,
quando vede che il marito è molto impegnato e non ha un po’ di tempo da
trascorrere con loro. Anch’io non faccio eccezione!
Sua moglie gli chiese: “Cos’è che scrivi sempre?”
“Ho dei pensieri e li annoto sulla carta”.
“Smettila di scrivere” – ella esclamò
“No, più tardi potrei dimenticarmene, per questo lo scrivo ora”.
La donna non riuscì a controllare sua ira, andò a prendere un bricco pieno
d’acqua e glielo versò sulla testa. Egli ne fu completamente inzuppato; i suoi
abiti erano tutti bagnati e le carte intrise d’acqua.
Socrate sorrise e disse: “Ho pensato che stesse tuonando”. Non solo, ma era
arrivata anche la pioggia. Poi aggiunse: “Vedi cara, capisco che tu possa essere
arrabbiata con me, comprendo la tua collera, ma tu ora hai bagnato tutti i
documenti; io ho bisogno di queste informazioni”.
Allora la moglie gli disse: “Che cosa hai scritto? Tu scrivi solo quello che è
esteriore. Se tu scrivessi ciò che è interiore, non avresti bisogno della carta.
Tutte quelle cose secolari, quelle questioni materiali, tu prima le scrivi e poi
le dimentichi; ma quello che proviene dall’interno, dal cuore, anche se le carte
vanno perse, rimarrà impresso nella tua mente”.
Allora Socrate rispose: “Ammetto che sei intelligente, sì l’ammetto!”
Bhagavan disse: “Ragazzi! Gli insegnanti vogliono sempre che voi scriviate sulla
carta, non dico che non si debba fare; ma è più importante scrivere nella mente,
è più importate preservare nel vostro cuore, invece che annotare sulla carta”.
PRESENTI COL CORPO MA MENTALMENTE ASSENTI
Ora passiamo all’episodio successivo che, ne sono certo, trasmette un messaggio
per tutti noi.
Amici miei, non mi stanco di ripetere continuamente che ogni parola di Baba è
destinata all’umanità intera. Quando Swami si alza e va a parlare con Anil
Kumar, è per dare il darshan alle migliaia di persone presenti nell’auditorio.
Anil Kumar è una scusa, tutto qui. Se Anil Kumar pensasse che Swami sia andato
lì per la sua eccellenza nella devozione, sarebbe il primo tra i folli! Dio non
permetterà mai che questo accada! Non sarò un saggio, ma grazie a Dio, fino ad
ora, non sono pazzo. Ogni conversazione è destinata a tutti, al mondo intero.
Mentre parlava, Swami si girò verso un ragazzo e disse: "Tutti stanno ad
ascoltarmi, ma tu stai pensando a qualcos’altro.” Effettivamente questo succede
alla maggior parte di tutti noi. Siamo grati a Swami che non ci abbia detto la
stessa cosa. Se avesse cominciato ad indicarci uno ad uno, non sarei stato in
grado di reggere.
Era un ragazzo, Swami lo guardò e disse: "Mentre tutti mi ascoltano, tu stai
pensando a qualcos’altro. Non va bene. Stai facendo finta di ascoltarmi, ma Io
so che non ascolti. Perché? Dove sono Io? Io sono in te! Io so su cosa sei
concentrato.”
Poi si volse a tutti e narrò una storia tratta dalla biografia di Sri
Ramakrishna Paramahamsa, un grande saggio dell’India noto per la sua devozione
alla Divina Madre Kali.
Chi ne ha il tempo dovrebbe andare a Calcutta a vedere la Dea Kali. Si dice che
il tempio di Kali sia uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti in India.
Fino ad ora non ho potuto andarvi. Non so quando Baba mi darà la sua benedizione
per visitare questi posti. Un giorno mi piacerebbe andare ad Arunachala (la
collina sacra a Tiruvannamalai) ed a Pondicherry; vorrei visitare anche Belur
Mutt, dove Ramakrishna Paramahamsa passò i suoi giorni. Quei luoghi sono delle
leggende e rendono grande la storia dell’umanità; essi rendono sublimi le nostre
vite, e noi dobbiamo essere loro sempre grati.
Bhagavan narrò una storia sulla vita di Sri Ramakrishna Paramahamsa.
Ogni sera egli era solito parlare ad un gruppo di devoti. Swami disse: "Come
adesso!” Vedete il nesso? Cercate di coglierlo: “Come adesso.” Ciò significa che
lo scopo di un’Incarnazione Divina è di insegnare ad un’umanità andata alla
deriva, di indicare all’umanità una direzione.
Swami disse: "Un giorno, mentre Sri Ramakrishna Paramahamsa, stava parlando di
argomenti spirituali, molta gente ascoltava con attenzione rapita. C’era anche
una signora molto ricca che aveva fatto costruire il tempio ove Paramahamsa
svolgeva la funzione di prete. Quella signora, Rani Rasamani, aveva finanziato
la costruzione dell’intero tempio. Era ricca e molto influente. Quella sera,
ella si trovava tra il pubblico. Mentre parlava, Paramahamsa si alzò, andò
dritto da lei, e le diede due ceffoni su entrambe le guance. Quindi tornò a
sedersi sulla sedia e riprese a parlare.
Tutti si sentirono a disagio e pensarono: “Paramahamsa, il saggio, non può
prendere a sberle una signora in pubblico.”
Poco dopo, Paramahamsa, cominciò a dire: “Guarda un po’! Mentre parlo di
questioni spirituali, tu non mi ascolti, mentalmente sei assente. Tu stai
pensando alla tua causa legale, alla tua questione legale. Sei tutta presa dai
tuoi averi. Dovevi startene a casa, potevi dormire, riposare. Che bisogno avevi
di venire qui? Tu sei qui con il fisico ed assente con la mente. A che serve?”
Immediatamente Rani Rasamani chiese scusa: "Mio Signore, ti chiedo perdono.”
Questo è quanto narrò Swami. “Pertanto, dal momento che siete venuti qui, dovete
prestare attenzione al 100% a quanto viene detto.”
NORME E REGOLAMENTI
Passo ora al mese successivo. Ci sono dei vuoti nelle nostre conversazioni
precedenti. Ne ho preso nota attentamente e cercherò di colmarli. Quello di cui
vi parlo ora è comparso sul numero di Settembre 2001 dell’edizione Telugu del
Sanathana Sarathi. Bhagavan parlò di norme e regolamenti.
Egli disse: "Oggi chi fa le leggi è il primo ad infrangerle. Chi governa il
Paese non segue mai le regole; ma attenzione: Io seguo sempre le regole di
questo Paese. Io seguo la legge del Paese, non trasgredisco la legge e le norme
di questo Paese!”
In un’altra occasione, Bhagavan disse: "Dio è attore e regista; sia attore sia
regista.”
Di solito il regista dirige e l’attore recita secondo le indicazioni del
regista, non è così? Ma Bhagavan, il Divino Regista Cosmico, dirige e recita.
Perché? Nel dirigere, Egli è Maestro; nell’agire, Egli rappresenta un ideale.
Come agire al meglio? Dovremmo imparare da Lui. Egli ci indica un ideale e ci
mostra come comportarci. Egli usa Se stesso come esempio.
Rama fu un attore, Krishna fu un attore, ma la Divinità in Loro era il Regista.
Sono chiaro? Rama agì bene, in modo che anche noi ci comportassimo come Lui,
affinché fossimo genitori ideali, cittadini ideali ed amministratori ideali. Da
Krishna, l’attore più grande, diplomatico ed amministratore, possiamo apprendere
la lezione dell’Amore, della Pace, nonché il modo di comportarci nella commedia
cosmica della vita. Perciò, Dio recita la parte di un attore affinché tutti noi
lo possiamo copiare ed emulare. Oltre a ciò, Egli è il Regista di tutto. Questo
è ciò che disse Bhagavan.
Norme e regolamenti sono come gli argini ai due lati di un fiume. Senza di essi,
l’acqua andrebbe in qualsiasi direzione, e non potrebbe essere incanalata o
impiegata per irrigare. Erigendo degli argini su entrambe le sponde, l’acqua può
essere incanalata. Norme e regolamenti regolano la vita umana in modo che sia
sistematica e disciplinata.
Osserviamo la vita di Swami. Che vita disciplinata è la sua! Qualcuno può dirmi
di un caso in cui Swami abbia annullato qualcosa dalla sua routine quotidiana?
No! Che sia il giorno della visita del Presidente dell’India, o del Primo
Ministro di Sri Lanka - qualsiasi persona importante visiti Prashanti Nilayam,
il nostro Bhagavan mantiene il suo solito orario per il darshan, le udienze ed i
bhajan, quindi il pranzo, e poi, nel pomeriggio, ancora darshan, udienze,
bhajan. Tutto qui. Senza eccezione alcuna.
Se arrivano dei personaggi importanti, Egli avrà un carico di lavoro extra. Nel
caso di funzioni particolari e di festività, Egli avrà del lavoro in più. Con
Swami, ogni cosa è ‘in aggiunta a’; non c’è nulla ‘al posto di’; è sempre ‘in
aggiunta a’, capite cosa intendo? Swami continua a lavorare, con un carico di
lavoro aggiuntivo, perché niente viene omesso dalla sua routine quotidiana. Egli
è il miglior esempio di disciplina e dell’osservanza di norme e regolamenti.
I BAMBINI DELLE ELEMENTARI TENGONO I DISCORSI MIGLIORI
Passiamo all’episodio successivo. Swami era seduto là e sembrava essere di buon
umore. “Umm… Avanti ragazzi, cantate i Veda, cantate i Veda.”
In perfetta armonia, tutti i 1500 studenti cominciarono a cantare i Veda. Tutto
l’auditorio risuonava, riverberando il suono dei Veda. Tutta la gente riunita
sentiva la vibrazione del canto dei Veda.
Improvvisamente, il nostro Dio si girò di lato e domandò ad un ragazzino delle
elementari: "Hei tu, vieni qui.” Il bambino s’avvicinò. Poi il comando Divino:
“Hmm, parla un po’.”
Il bambino cominciò a parlare. Era molto giovane. Se Swami vi chiedesse di
parlare ora, sareste in grado di farlo così? Impossibile! I bambini piccoli
riescono a farlo. A Swami piacque davvero ascoltarlo.
“Hmmm, vai.” Poi chiese ad un altro ragazzo: "Hmmm, ora parla tu.”
Questi prese la parola in Hindi.
Swami disse: "Bene, ora vai.” Chiese ad un altro ragazzo, e quello parlò in
Sanscrito. Quando Swami si voltò di nuovo verso di noi, c’era una coda di
quindici di quei ragazzi; tutti volevano parlare!
Swami disse: "Arre, arre, arre, troppi! Basta così. Vi darò un’altra occasione.”
Ma poi non volle deluderli, così li fece parlare tutti, uno dopo l’altro.
Fu davvero un’esperienza fantastica! Davanti a migliaia di persone, dei bambini
si mettevano in fila per parlare al cospetto di Bhagavan. Poi Bhagavan si mosse
lentamente verso di me: "Hai sentito i loro discorsi?”
“Si, Swami, li ho sentiti.”
“Sono capaci di parlare così i tuoi studenti? I tuoi ragazzi dell’università,
riescono a parlare così?”
Pensai “Cosa posso dire? Devo dire che non ne sono capaci? Poi devo averci a che
fare io. Se dico che ne sono capaci, Swami dirà: "Zitto! Cosa ne sai tu?” Così
me ne rimasi quieto.
Allora Swami disse: "Non ne sono capaci. I bambini delle elementari sanno tenere
i discorsi migliori, non i tuoi ragazzi dell’università.”
Pensai che se stavo zitto, gli universitari ne avrebbero avuto a male, mi
avrebbero rimproverato: "Signore, avreste dovuto difenderci.” Così dissi:
"Swami, perché? Perché non sanno parlare? Perché non sappiamo parlare? Vorrei
saperlo.”
Baba rispose: "Tutti i bambini sanno parlare in maniera eccellente. Perché?
Perché sono innocenti. Grazie alla loro innocenza, essi non hanno paura. Ma i
tuoi studenti dell’università non hanno innocenza, sono pieni di ego. A causa
dell’ego, hanno la preoccupazione che il loro discorso sia un successo o un
fallimento totale; così cominciano ad avere dei dubbi. Ricordatevi che dove c’è
innocenza, là c’è la Divinità.”
“Swami, d’accordo. Devo accettare quello che dici. Perché c’è ego tra gli
studenti del college, sono egoisti?”
Swami disse: "Con l’età, insieme alla forza dei muscoli, l’ego aumenta.”
“Oh Swami, cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare ora?”
Swami rispose: "La forza del vostro cuore è più importante di quella dei vostri
muscoli. I ragazzi più grandi sono egoisti a causa della loro forza fisica. Essa
non è importante.”
Replicai: "Va bene, Swami. Tu dici che la forza dei muscoli della giovinezza è
responsabile dell’ego. Io ho un piccolo dubbio.”
“Hmm, qual è il tuo dubbio?”
“Gli anziani sono deboli, non hanno muscoli forti. Significa forse che essi non
hanno ego?”
Vediamo molti anziani, caspita, hanno degli ego Himalayani! Ci sono quelli che
non ti vogliono vedere in piedi, poi non ti vogliono vedere seduto. Sono così a
causa della senilità? Che fare?
Un devoto venne da me e mi disse: "Signore, quest’uomo non mi permette di
sedere. Mi dice: ‘In piedi!’. Quando mi alzo mi dice: ‘Non stare in piedi qui!’
Cosa devo fare?” Risposi: "Continua a camminare.” Che cosa potevo dire? Io
risposi: "Poiché non ti permette né di sedere né di stare in piedi, tu continua
a camminare. Se ti chiede: ‘Perché stai in piedi’ tu rispondi: ‘Me ne sto
andando’. Se ti dice: ‘Perché stai seduto?’ tu rispondi: ‘Sto per alzarmi’. Non
c’è altro sistema.
“Dunque, Swami, i vecchi non hanno forti muscoli. Pensi che non abbiano ego? I
giovani hanno forti muscoli, hanno forza fisica; di conseguenza sono egoisti.
Questo lo capisco.”
Allora Bhagavan disse: "Nella vecchiaia, la forza dei muscoli è scomparsa, ma i
loro cuori sono ancora molto aspri, molto rudi, molto duri. Hanno cuori di
pietra. Per questo sono ancora egoisti. La forza dei muscoli svanisce,
diminuisce, ma i loro cuori sono di pietra, molto aspri e molto rudi. Per questo
sono egoisti.”
Swami ha sempre la risposta migliore. Non riusciamo mai a stringerlo
nell’angolo. No, è impossibile!
“Allora, Swami, cosa dovremmo fare per essere senza paura? Per essere senza
paura, cosa consigli a questi giovani di coltivare?”
Baba disse: "Samatha – Uguaglianza ed equità, Samagratha – Integrità,
Samaikyatha – Unità, Sowbhrathratha – Fraternità. Se possedete queste quattro
cose, sarete senza paura.”
Lo ripeto: Samatha – Uguaglianza ed equità, Samagratha – Integrità, Samaikyatha
– Unità, Sowbhrathratha – Fraternità. Se possedete queste quattro cose, sarete
senza paura.
IO NON HO TESTIMONI
Passo ora ad un altro episodio. Era un giovedì. Come saprete, nel nostro
college, ogni giovedì mattina, abbiamo un’ora intera di attività spirituali. Di
solito abbiamo come ospite un conferenziere, oppure c’è una discussione a tema,
o un quiz spirituale, o cose del genere.
Quel pomeriggio Swami domandò: "Cosa avete fatto stamani al college?”
I ragazzi risposero: "Swami, abbiamo avuto come ospite un conferenziere che ci
ha parlato di Madhwacharya, un grande filosofo che sosteneva il principio del
dualismo.”
Bhagavan cominciò a chiedere: "Cosa avete capito della sua lezione? Ditemi
qualche punto.”
I ragazzi non seppero rispondere. Erano capaci di dire: ‘È stato fantastico; per
favore, torni ancora domani.’ – ma ora non erano in grado di dare una risposta.
Quando Swami li interrogò sugli argomenti, non sapevano cosa dire.
Poi Egli guardò verso di me: "Cosa sai dire tu?”
Io volevo provocare Swami perché sviluppasse una nuova dimensione dello stesso
argomento. Perciò dissi: "Swami, questa mattina quello studioso ci ha parlato di
un aspetto detto ‘il testimone’, sakshi in Sanscrito. Ha parlato di quello.
Swami, puoi spiegarci un po’ meglio questo punto?”
Bhagavan rispose: "Se ve ne ha parlato lui, perché dovrei spiegartelo Io? Va a
chiedere a lui.” Poi, improvvisamente, disse: "Io non ho testimone.”
Cercate di comprendere la profondità, la portata di quest’affermazione: " Io non
ho testimone.”
È veramente un’affermazione profonda. Può sembrare semplice, ma non è così! Il
testimone è il Sé in ognuno di noi. Penso di essere chiaro. Il testimone è il
Sé. Questo significa che io so cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. So cosa
accade. So cosa stia accadendo nel mio sogno. Quell’ «Io» che è di là del tempo
e dello spazio, di ogni regione e religione, casta, comunità, lingua, genere,
età, o di qualsiasi altra cosa, è il Testimone Eterno. Quell’ «Io», quel
Testimone, è Divino. Quell’ «Io», il Testimone, è il Brahman, è Dio. Perciò,
quando Baba dice "Io non ho testimone”, cosa intende? Egli è il Testimone! Non
c’è questione di un altro testimone in Lui, perché Egli è il Testimone in tutti!
Sono stato chiaro? Ecco perché Baba disse: "Io non ho testimone.”
Credetemi, io non so quale sia stata la reazione degli altri studenti ed
insegnanti che hanno familiarità con la Sua letteratura e che s’interessano di
spiritualità e di filosofia, ma per me udirlo, fu come una scossa elettrica. Sì!
Mi persi a pensare a quell’Eterno Testimone di cui si parla chiaramente nelle
Scritture.
“Allora, Swami?”
“Ah sì, cosa c’è ora?”
“Swami, stamani quello studioso fece riferimento a certi esempi.”
“Quali?”
“Swami, non sono riuscito a capire bene.”
L’oratore aveva dato alcuni esempi relativi a dualismo, non-dualismo speciale, e
non-dualismo. Io desideravo che Swami parlasse, in modo che tutti ne traessero
beneficio. (La gente non viene qui per sentire i miei discorsi; ne sono ben
consapevole. Il mio lavoro consiste solo nell’estrarre maggiori informazioni,
nel farlo parlare!)
Baba cominciò a parlare: "Le tre scuole di filosofia - dualismo, non-dualismo
qualificato, e non-dualismo – sono complementari l’una all’altra; non sono in
contraddizione. Esse sono in evoluzione, non in rivoluzione. Sono sequenziali:
una è il corollario dell’altra.
“Ah, Swami.”
Egli fece tre esempi: un delicato frutticino appena formato, un frutto acerbo,
ed un frutto maturo. “Il frutto maturo di oggi era un frutto acerbo qualche
giorno fa, e molto tempo prima il frutto acerbo era un delicato frutticino; il
frutticino si sviluppa fino a raggiungere la piena maturazione. Analogamente, il
dualismo vi conduce al non-dualismo qualificato, ed infine al non-dualismo.
Pertanto, dualismo, non-dualismo qualificato e non-dualismo sono tre stati di
transizione, di cui l’uno porta all’altro.
C’è l’argilla, il vaso, e l’individuo – tre elementi. Un individuo utilizza il
vaso prodotto con l’argilla. Allo stesso modo, la natura è l’argilla, il vasaio
è Dio, il vaso è l’individuo. Chiaro? Le tre scuole di filosofie - dualismo,
non-dualismo speciale, e non-dualismo – sono come i tre stati di coscienza.
Dissi allora: "Swami, scusami per questa domanda.”
“Sì, che domanda è?”
“Il dualismo dice che Dio e l’uomo sono separati. Secondo la teoria del dualismo
(Dvaita), Dio e l’uomo sono diversi. In tal caso, cos’è moksha, la liberazione?”
Amici miei, non considerate semplice o sciocca questa domanda. La nostra idea di
liberazione consiste nel trovare l’unità con Dio, la nostra identità con Dio.
Ora, il dualismo dice: "Dio e l’uomo sono diversi.” Se questo è vero, cos’è
allora moksha? Cos’è la liberazione?
Swami rispose: “Il mio pensiero è che assenza di attaccamento è Moksha,
Liberazione. Se non c’è attaccamento (moha), quella è Liberazione (Moksha).
Moha kshaya, la distruzione degli attaccamenti, è Moksha, Liberazione.
Infine Baba aggiunse: "Tu puoi dire tante cose, ma la Verità è Una; la Verità è
Una.
Avendo studiato in un collegio cristiano, dissi immediatamente: "Swami, nella
Bibbia è detto: «Conoscerete la Verità e la Verità vi renderà liberi».”
Quando Baba asserì che la Verità è Una, quanto è vero questo!
LA CONOSCENZA LIBRESCA È SUPERFICIALE
Nell’episodio seguente, Swami domandò: "Cos’è successo questa mattina al
college? Cosa c’era in programma?”
Risposi: "Swami, abbiamo fatto parlare gli studenti sul Cristianesimo.”
“Oh, bene. Cosa hanno detto della Bibbia? E dei Dieci Comandamenti? Cosa hanno
detto di Gesù Cristo?”
Egli continuò a bombardarci di domande, una dietro l’altra. I ragazzi si
alzarono e risposero a loro modo: "Swami, ecco i Dieci Comandamenti…” e giù, in
fila, primo, secondo, terzo eccetera. Poi: "Swami, Cristo fu grande. Era
portatore di Amore e Sacrificio.”
“Oh, bene!” Swami apprezzò.
Finalmente Egli disse: "State attenti. Tutto quello che avete detto è basato
sulla vostra conoscenza libresca, che è conoscenza superficiale. Avreste dovuto
dire quello che avete provato nel vostro cuore, che avete sentito dalla vostra
vibrazione, dalla vostra voce interiore, dalla vostra intuizione. Su quella base
avreste dovuto parlare, e non sulle informazioni raccolte da vari libri. La
conoscenza libresca è solo erudizione. L’erudizione è solo esibizione.
L’erudizione è un atto di vanità. Non fate così.”
“Allora Swami, cosa dobbiamo fare adesso? Non dobbiamo più leggere?”
Swami rispose: "No. Parlate in base alle vostre esperienze. Non accontentatevi
dell’espressione. Tenete l’esperienza come fondamento. Allora l’espressione avrà
un valore.”
Poi Swami proseguì: "Ragazzi, conoscete il Vedanta.”
In Inglese si dice ‘filosofia’, ma a dire il vero, filosofia è solo una
traduzione, un misero sostituto che non rende la profondità del significato
della parola Vedanta. Vedanta è una parola Sanscrita. Filosofia è una parola
Inglese.
Swami dice, facendo un gioco di parole con le assonanze delle equivalenti
espressioni inglesi: "Carenza completa, colmare la carenza, filosofia. Colmate
quella carenza, in modo che diventi filosofia.”
“Oh, capisco. Allora cos’è il Vedanta, Swami?”
Swami disse: " Vedanta è il culmine. Vedanta è lo zenit. Vedanta è il finale.”
“Come? Io non capisco.”
Swami disse: "Qui c’è del latte. Fallo bollire. Aspetta un po’, e poi puoi
cagliarlo. La mattina seguente hai la cagliata; non è così? Cosa fai a quel
punto? Lo sbatti e lo agiti, ed ottieni il burro; ora riscaldi il burro e ne
ricavi il ghi, il burro anidro. Poi riscaldi il ghi, che resta ancora ghi. Il
latte è il primo stadio, il secondo è la cagliata, il terzo è il burro ed il
quarto stato è il ghi. Non c’è altro stato al di là di questo. I Veda sono il
latte, mentre il Vedanta è la fine, il ghi, il finale, il conclusivo.”
“Ah, Swami, Noi usiamo il ghi e ci piace il burro, ma non sapevamo che potessero
essere applicati alla filosofia ed al Vedanta. Che maniera eccellente di
spiegare!”
SE AGITE SEGUENDO IL COMANDO DI DIO, AVRETE TUTTO NELLA VITA
Improvvisamente Swami chiamò un ragazzo e gli chiese “Come ti chiami?”
Egli chiese: “Swami, il mio nome?”
“Sì”
“Parasuram, Parasuram”.
“Oh bene!” – Egli esclamò, rivolgendosi verso di me. “Sai qualcosa di
Parasuram?”
“Swami, è un laureato in discipline scientifiche”
“No, non questo qui! Il Parasuram della mitologia, dell’epica”.
“Sì, lo conosco Swami”
“Che cosa ne sai?”
“Parasuram era una delle dieci incarnazioni di Vishnu, del Divino. Parasuram
sterminò l’intera casta dei guerrieri, uccise tutti salvo due che riuscirono a
sfuggire; uno era Dasaratha, il padre di Rama, l’altro era Janaka, il padre di
Sita. Swami, se Parasuram uccise l’intera casta dei guerrieri, come poterono
questi due sfuggire alla morte?”
Swami rispose: “Anche nell’uccidere c’è una disciplina”.
“Che tipo di disciplina?”
“Se qualcuno sta compiendo un rito sacrificale, oppure è in procinto di
sposarsi, non può essere ucciso. Dasaratha ebbe tre mogli e, quando Parasuram lo
attaccò, era in procinto di sposare una delle sue mogli, perciò fu esentato. Poi
quando Parasuram era sul punto di uccidere Janaka, lo trovò che stava compiendo
dei riti sacrificali, per cui anch’egli fu salvato. Ciò portò alla nascita di
Rama da una parte, e di Sita dall’altra, e più tardi sfociò nel matrimonio
celeste fra Sita e Rama”. Ecco cosa disse Swami.
Poi Swami cominciò a raccontarci un aneddoto relativo a Parasuram. “Il padre di
Parasuram si chiamava Jamadagni, il nome di un santo, e sua madre si chiamava
Renuka. Un giorno Jamadagni si arrabbiò con la moglie, Renuka; allora chiamò il
figlio Parasuram.
‘Vieni qui, ragazzo. Prendi la spada ed uccidi tua madre’. Immediatamente, il
figlio brandì la spada ed uccise la madre. Suo padre fu molto contento che il
figlio avesse prontamente ubbidito ai suoi comandi e, quindi, gli disse: ‘Mio
caro figlio, sono compiaciuto del tuo comportamento, perciò ti darò un premio.
Che cosa vuoi? Ti concederò qualsiasi cosa’. Il figlio rispose: ‘Caro padre,
riporta in vita mia madre’. Immediatamente Renuka venne resuscitata.”
Il commento di Swami ci fa comprendere che se esaudiamo il desiderio di Dio ed
agiamo in conformità al Suo comando, potremo ottenere tutto nella vita. Grazie
alla sua obbedienza al padre, Parasuram conseguì grande prestigio ed un nome che
è ricordato ancora oggi. Infine, il suo atto riportò in vita sua madre. Ecco che
cosa ci disse Swami.
Grazie a Bhagavan, faremo presto un ulteriore incontro..