ben tornati a questa sessione mattutina. L'argomento che ho scelto per oggi
riguarda ‘la ricerca e l' indagine.’
VOI DOVETE LAVORARE PER LA VOSTRA LIBERAZIONE
Sappiamo tutti molto bene che è la vita è diventata una questione di domande. La
vita è un problema. "Essere o non essere?", questo è il dilemma. La vita ci
porta spesso davanti a dei bivi, davanti ai quali noi non siamo capaci di
decidere che cosa fare o cosa non fare, e come procedere. Fino a che punto siamo
nel giusto? Stiamo percorrendo la strada giusta? Otteniamo ciò che veramente
vogliamo? Ciò che abbiamo già ottenuto soddisfa le nostre necessità? Dove siamo?
Che cosa vogliamo? Queste sono le domande che sorgono spontaneamente alle menti
pensanti. Se seguiamo la folla, se seguiamo il gruppo, non ci sarà alcun dubbio:
stai in fila e riuscirai ad entrare, in un modo o nell'altro. Stai in riga,
entra, esci... Nella vita però non è così. Non è solo una questione di file. La
vita è assolutamente personale, è individuale, non è quella della folla. Il
fatto che la folla sia convinta, non significa che voi siate convinti. La vita è
assolutamente individuale e non è quella del gruppo, o della folla. La
psicologia di gruppo e la psicologia della folla sono totalmente differenti
dalla psicologia e dalle reazioni psicologiche del singolo individuo. Questa è
la ragione per cui, sebbene molte persone seguano lo stesso sentiero, sebbene
quella grande folla sia lì, io continuo a non essere d'accordo con loro. Come
individuo, io non mi unisco alla folla, perché in una folla si perde la propria
individualità. Nel gruppo si perde la propria identità. Non si è nessuno. Una
volta che questa individualità è perduta, una volta che l'identità del pensiero
individuale e della percezione individuale non c'è più, siamo perduti. Questa è
la ragione per cui la Gita dice che ciascuno deve lavorare da sè per la propria
liberazione, per la propria emancipazione, per il proprio progresso e per il
proprio miglioramento.Come folla non vi libererete mai. Non andrete mai in
paradiso in gruppo. D'altronde, non sarete neppure condannati 'in gruppo'!
Quindi, è assolutamente necessario rimanere un individuo, fare introspezione,
operare una ricerca, indagare. Amici miei, in un' organizzazione, noi ci
muoviamo insieme, come un unico corpo, per ispirarci l'un l'altro, per guidarci
l'un l'altro, ma non per essere liberati insieme. Il lavoro, sì, lo possiamo
fare insieme. Pensare? Si, possiamo pensare insieme, ed anche fare progetti, ma
quando si tratta della liberazione, quando parliamo dell'esperienza
fondamentale, tutto è lasciato all'individuo, che in questo caso non ha niente a
che fare con nessun altro. 'Dovete lavorare per la vostra liberazione personale'
(Uddare Atma Atmanam). Nessuno ci darà una copertura assicurativa o una
garanzia. Per questo la gente dice che la religione è un pellegrinaggio
solitario. Per questo la gente dice che la spiritualità è una terra senza
sentieri, che la religione è un eterno viaggio senza traguardi: perché ne
abbiamo le nostre percezioni personali . Non si può fare alcuna
generalizzazione. Io posso umilmente sottoporvi la mia opinione, secondo la
quale, nella spiritualità, nessuno può dire di essere perfetto, nessuno può dire
di essere unico. La vostra esperienza può essere unica, ma non potete negare
l'esperienza di un'altra persona, perché la spiritualità offre un approccio
multidimensionale alla moltitudine degli esseri umani. Ognuno avrà con essa un
contatto personale. Se uno dice: "Così è come la percepisco io", io non posso
dire "Smetti di dire sciocchezze; IO la percepisco in quest'altro modo!
Piantala, stabilirò IO la procedura". Non funziona così. Infatti, ognuno è nel
giusto, a modo suo. 'La Verità è Una, le interpretazioni molte' (Ekam Sath
Viprah, Bahuda Vadanth). Le esperienze sono molte, perché si tratta di un
diamante a molte facce.
LA VITA È UNA RICERCA
Quindi, per tutti noi la vita è un fatto di domande, alle quali, a volte, non
sappiamo rispondere appropriatamente. Comunque, amici miei, la vita può essere
una questione di domande ma, nel linguaggio spirituale, nel campo della
religione, la vita non è mai una domanda. La vita è una ricerca. 'Compiere una
ricerca ' e 'porsi delle domande' sono due cose differenti. Noi insegnanti
sappiamo benissimo come interrogare i nostri studenti, ed essi sanno benissimo
come risponderci, se sono ben preparati. Quindi, siamo degli esperti, per quanto
riguarda le domande e le risposte. Durante il colloquio con Baba, poniamo delle
domande ed otteniamo delle risposte. Oppure: se un impiegato non assolve i suoi
doveri come dovrebbe, il capoufficio lo interroga. Quindi, domandare e
rispondere è normale nella vita, in ogni percorso, sotto ogni aspetto, in ogni
ambito della nostra attività sociale. Ma nella spiritualità non c'è niente da
domandarsi. La spiritualità è solo una ricerca. La differenza è questa:
intellettualmente voi potete rispondere a qualunque domanda, mentre una ricerca
esige una risposta che è totalmente diversa: la ricerca ha bisogno di una
risposta esistenziale. Ripeto: una risposta intellettuale è sufficiente per una
domanda, ma, in senso spirituale, la vita è una ricerca, e non una domanda. Un
altro punto è questo: nella vita c'è qualcuno che vi fa delle domande, e voi vi
trovate a rispondere, sia a livello ufficiale che professionale. C'è una persona
che vi interroga e ce n'è un'altra che vi dà le risposte. Ma in una ricerca non
c'è una seconda persona. La sete per la ricerca nasce in voi e la risposta viene
da sé. Qui non c'è nessun'altra persona, come nel campo delle domande, in cui
uno chiede ed un altro risponde. Nel processo spirituale c'è una sorta di
ricerca nel profondo. La risposta, la soluzione, si trova là, nel profondo di
voi stessi. Là non c'è un' altra persona, là non ci sono responsabilità. Non ci
sono responsabilità che possono venir gettate addosso a qualcun altro. La
ricerca è originale. La ricerca è creativa. La ricerca è intuitiva. La ricerca è
spirituale, mentre le domande sono fisiche e relative alle situazioni che
comportano dei rapporti fra la persone. Le domande, cioè, sono fisiche e
mondane. Domandare è basato sull'intelletto, mentre la ricerca è spirituale, è
qualcosa che accade profondamente dentro di voi. Forse è per questo che Bhagavan
insiste nel dire che dobbiamo trascorrere del tempo in silenzio. Tutte le
religioni, tutti i testi spirituali, assegnano molta importanza alla pratica del
silenzio. Perché? Nello stato di silenzio profondo voi procedete lungo il
sentiero della ricerca. Dove c'è rumore, non può esserci ricerca. La domanda
richiede un' espressione verbale, ha bisogno di esser tradotta in parole, mentre
la ricerca è un processo, un fenomeno. La domanda è esteriore, mentre la ricerca
è interiore.
DIO FECE L'UOMO A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA
Spero che ora la differenza fra 'ricerca' e 'domanda' vi sia chiara. Amici miei,
le risposte che otteniamo alle nostre domande nel mondo esteriore possono
aiutarci fino ad un certo punto, ma la profonda ricerca interiore, le risposte
che io ottengo dentro di me, sono per la mia essenza. Le risposte alle mie
domande 'di fuori' sono dirette alla mia mente. Rispondere alle domande è
relativo alla mente, mentre la ricerca è riferita alla mia essenza vera e
propria, perché io sono quell'essenza. Io non sono il corpo, io non sono la
mente, io non sono i sensi: io sono l'essenza, che vuole rivelarsi, vuole essere
sperimentata, vuole essere realizzata, per trovare una risposta, che è
esistenziale. Quindi, amici miei, possono esserci domande e risposte, ma
l'eterna ricerca è una sete inestinguibile, una fame insaziabile. Lo scopo della
vita è la ricerca della propria essenza. Se manca questa ricerca, la vita non
vale affatto la pena di essere vissuta. E dove approdiamo? Qual è il punto
terminale di questo eterno viaggio di ricerca? Il punto di arrivo è questo:
quell'essenza è cosmica e universale, non è un'entità separata. L'essere reale,
che sono io, è universale, cosmico e non separato. Qui devo fare una piccola
precisazione, amici miei: nel mondo, io sento di essere separato da voi e voi
sentite di essere diversi da me. Siamo separati sul piano della professione, del
gruppo, della qualifica, della casta, del credo, del genere, della nazionalità e
della razza. Troviamo molto conveniente essere separati. La separazione è
facile, perché questo tipo di divisione ingigantisce il nostro ego. Quando mi
classifico come un uomo istruito - ah-ha! - quello è ego. Quando mi etichetto
come un grande ricercatore, è un ego grande come l'Himalaya! Quindi, la
separazione è un'espressione dell'ego, che non ha posto nella religione, Mentre
invece, in verità, 'Soltanto l'unica Anima Cosmica è presente in ognuno di noi,
anche se appare differenziata' (Eko Vasi Sarva Bhutanthratma). Sebbene
apparentemente differente e varia, intrinsecamente e fondamentalmente, Essa è
solamente una e la stessa. Quindi, si tratta dell'esperienza di una singola
Entità Cosmica (Vasudeva Sarvamithi) o, potrei dire: 'tutto l'universo è Divino;
tutti siamo il riflesso di Dio e nient'altro'. Questa è la ragione per cui anche
la Bibbia afferma: 'Dio fece l'Essere Umano a Sua immagine e somiglianza'. Egli
non l'ha fatto ad immagine di un cane o di un maiale. Certo che no! Oh, uomo,
non considerarti cattivo. Non considerarti mai inferiore. Non pensare di essere
insignificante, mai. La vita dell'essere umano è oltremodo preziosa, di grande
valore. Questa vita preziosa deve essere accolta gioiosamente, felicemente,
perché un dono prezioso non si può ignorare. E' questa la ragione per cui
Mirabai, un grande santo, canta sempre: "Oh, Signore, Tu mi hai dato un diamante
prezioso; fa che io non me lo lasci sfuggire." Anche il saggio Thyagaraja canta
la gloria della vita umana. Quindi questa vita troverà il suo compimento,
fruttificherà, questa vita troverà una totale gratificazione nell'esperienza
dell'Essere Reale, il Sè. La ricerca vitale, l'indagine in senso spirituale, non
è altro che la ricerca dell' esperienza dell' Essere esistenziale. 'Quello tu
sei' (Tat tvam asi, Tat tvam asi.) Voi siete l'Essere esistenziale. Non siete
diversi da nessun' altra cosa. Questa è la ricerca, e non la domanda, della
vita. Le domande portano a molte altre domande. Se mi fate una domanda, io cerco
di rispondervi ma, prima ancora di avermi ascoltato, prima che io completi la
risposta, voi state già pensando ad un'altra domanda. Sì, questo è proprio ciò
che accade. Coloro che amano porre domande lo sanno piuttosto bene. Io vi faccio
una domanda e voi cominciate a rispondere, ma a metà della vostra risposta, io
penso a qualcos'altro da chiedervi, perché molto spesso la mia domanda mira solo
a mettervi in difficoltà. Talvolta è intesa a dimostrare quanto io ne sappia più
di voi, non necessariamente per proiettare su di voi o per condividere un'altra
dimensione, non necessariamente per questo. Infatti, se si vuole descrivere o
mettere in luce un'altra dimensione, si deve aver la pazienza di ascoltare ciò
che l'altro ha da dire. Ma io non ho questo interesse. L'unica cosa che mi
interessa è solo quella di fermarvi a metà strada. Si fanno domande su domande,
senza fine. E la vita finisce in un punto interrogativo!
LA VIA DELLA RICERCA È L'INDAGINE
Per citare Swami: 'Alcune persone hanno un corpo a forma di punto interrogativo'
(Risate). Sì, hanno un corpo a punto interrogativo! Non hanno nemmeno bisogno di
un tavolo, perché per scrivere si appoggiano sul loro stomaco (risate): questo è
un corpo a punto interrogativo! Il corpo è diventato una domanda, un problema, a
causa del troppo grasso. La mente è diventata una domanda, perché non vuole
veramente delle risposte, e l'intelletto, che ci sia o no, è pieno di dubbi.
Amici miei, le domande non sono amiche nostre. Guardatevi dalle domande, perché
esse parlano della nostra intellettualità, della nostra potenzialità mentale,
della nostra capacità di capire ma dell'incapacità di sperimentare davvero. E'
per questo che, alle domande fondamentali, non c'è risposta. Prendiamo qualcosa
di facile: come si risponde alla domanda 'Come si fa a sperimentare l'Amore?'
Non c'è risposta. Posso solo dirvi: "Amando", e questa è la risposta. Quale
risposta si può dare alla domanda 'Che cos' è la Verità?' Soltanto: "Sii
sincero!" Questa è la risposta. L'indagine non ha molte risposte, perché è
esistenziale, non innesca un processo sequenziale di domande ulteriori. Finisce
lì. Ciò che esiste, essendo Uno, viene solo soddisfatto, rivelato. Esso arriva
in forma di esperienza. Alle domande può rispondere la nostra erudizione, il
nostro sapere. Voi mi fate una domanda: 'Che cosa è questa energia? Che cosa sta
accadendo? Che pianta è questa? Come sta crescendo?' Va bene, alle domande si
può rispondere sul piano della nostra erudizione e conoscenza, ma la via della
ricerca è l'indagine. In Sanscrito è detta 'Vicharana' o 'Mimamsa'.
In tutti i Suoi discorsi Bhagavan ci invita a porci la domanda: 'Chi sono io?
Chi sono io?'. Ma noi siamo più interessati all'identità del vicino: "Chi sei?
Da dove vieni?" Se pongo quelle stesse domande a me stesso: 'Chi sono? Da dove
vengo? Dove vado?', non trovo risposta. D'altro canto, mi piace cercare i vostri
precedenti, i vostri dati biografici, mentre cercare i miei dati mi spaventa.
'Chi sono io?' Non lo so, e allora fammi sapere chi sei tu! (Risate) 'Dove vai
tu?!' Questo aumenta la mia informazione. 'Ma dove vado io?' Sono preoccupato
perché non so dove sto andando. Quindi, riflettere su se stessi, scendere
profondamente all'interno, fa parte del processo dell' indagine. Si tratta di
una ricerca, che non è verbale, ma contemplativa e meditativa. La meditazione è
la via dell'indagine, è l'unica risposta alla ricerca, che è eterna. La
meditazione è senza parole. La meditazione è al di là dei discorsi e
dell'espressione, perché è un'esperienza. Se qualcuno pretende di esporre la
meditazione, essa diventa un processo meccanico come 'a2+b2 +2ab'... ma no! Non
si può procedere a questo modo; la meditazione è un processo legato
all'esperienza, un processo non-verbale. È un processo di indagine, e non ha
parole, non ha suono. È uno stato di totale silenzio, in cui 'io' me ne vado, mi
perdo. Nella meditazione il mio corpo, le mie qualifiche, la mia personalità, la
mia altezza, il mio peso e la misura del mio torace non hanno importanza. Tutte
queste cose diventano immateriali, irrilevanti. Io divento vuoto. Questa è
meditazione. Lo stato di coscienza in cui il senso dell'io è ancora presente non
può essere assolutamente chiamato meditazione. Quindi, amici miei, la ricerca è
meditativa. La ricerca è contemplativa, mentre le domande e le risposte sono
limitate alla sfera della concentrazione. La concentrazione è sufficiente per
rispondere ad una domanda, ma per la ricerca è necessaria la meditazione.
Perciò, compite la vostra ricerca essendo contemplativi, essendo meditativi.
ANONIMATO INCONSCIO
Abbiamo detto che l'argomento di stamattina tratta la ricerca e l' indagine. Non
si tratta di mettersi a fare una ricerca su qualcosa che si trova all' esterno.
Cercare il colpevole? Cercare gli evasori delle tasse? No, non ci siamo. Cercare
dentro, ecco di che cosa si tratta. Cercare dentro. Vi racconterò un aneddoto.
Qualche anno fa, in un paese occidentale, volevano indagare sul principio della
vita. 'Come entra la vita nel corpo? Come ne esce?' Uno scienziato occidentale
voleva assolutamente saperlo. Un uomo morente, il cui momento era quasi
arrivato, venne chiuso in una teca di vetro. Il trapasso poteva verificarsi da
un momento all'altro, per cui era un paziente che meritava di essere esaminato.
'Ora vediamo da dove esce il principio vitale. Come farà? Da dove passerà?
Niente porte, niente finestre. Romperà un vetro? O c'è qualcuno che entrerà e lo
porterà via, come farebbe il postino? Che cosa accadrà?' Tennero l'uomo dentro
la teca sigillata e stettero ad osservare. Dopo qualche tempo, senza che se ne
accorgessero, la vita se n'era andata. (Risate) Loro stavano osservando e, dopo
un po', entrarono nella teca a controllare: l'uomo era spirato da un pezzo.
Questa è la vita. Quindi, il fatto è che ciò che non è osservabile, che non è
conoscibile, è ciò che noi chiamiamo 'anonimato inconscio'. L'anonimato conscio
invece è la 'sadhana'. L'anonimato inconscio può essere esaminato e sperimentato
solo come anonimato conscio, che è ciò che noi chiamiamo 'meditazione'. Al
disotto del livello della coscienza c'è l' animalità, la bestialità. Al livello
della coscienza, io sono un essere umano. Al di là di essa, nella
Supercoscienza, io sono il Divino. Indagate su chi siete. Cercate voi stessi.
Nel cercare gli oggetti esterni, andiamo dietro a ciò che non abbiamo. Ma la
ricerca spirituale, il perseguimento spirituale, riguarda ciò che noi siamo già.
Nella vita, purtroppo, ci identifichiamo con regni diversi, con i possedimenti,
le posizioni e i più diversi obiettivi.
LA VITA NON È UNA BENEDIZIONE
Amici miei, posso dire che la vita non è una benedizione né un beneficio, se non
si conosce la propria vera natura. È un' occasione sprecata, un grande tesoro
tranquillamente ignorato, sono perle gettate ai porci. Non sprechiamo la nostra
vita in tal modo. Conoscere e sperimentare la vera natura del Sé è l'effettivo
scopo della nostra nascita. In questo universo, l'essere umano è la sola
creatura vivente che possa trascendere se stessa, che possa superare se stessa.
L'uomo pensa di essere solo umano, ed invece può essere anche Divino, può andare
'oltre'. Egli pensa di essere limitato, ma può sperimentare l'infinito, se
veramente lo vuole. Sì, se si sforza veramente, se prova, può sperimentare
l'infinito. Essendo umano, può sperimentare il Divino. Superare se stesso,
andare oltre se stesso: queste sono le capacità che Dio gli ha dato. Questo
potenziale, che è immenso, viene usato in modo improprio. Molto spesso se ne
abusa. Eppure, questo potenziale dato all'essere umano, di poter superare se
stesso e raggiungere la Divinità, gli farà sperimentare la vera e propria pace
mentale. Noi conosciamo molte persone ricche che di notte non dormono, per la
paura che il loro denaro possa venir rubato ad ogni momento, o che amici e
parenti le uccidano per impossessarsi delle ricchezze che hanno accumulato. Una
persona potente è sempre in tensione. Perché? Perché ha paura di perdere il
potere da un momento all'altro. Quindi, la mancanza di potere si sperimenta di
più proprio quando si è potenti. Chi non ha potere non sa che cosa significhi
non avere potere. Acquisite potere e saprete quanto siete impotenti! Si, voi
pensate che la posizione di un ministro sia molto influente, ma quando diventate
un ministro, che ha tutti i poteri, capite di non averne alcuno, perché dovete
agire in accordo ai desideri del 'primo' ministro. Il paradosso è che, quando si
è ricchi, si scopre che dentro siamo dei mendicanti. L'impotenza si sperimenta
maggiormente quando si è potenti. Questo è il paradosso, questa è la splendida
contraddizione che troviamo nelle nostre vite.
LA VERA RICERCA CONSISTE NELLA SPERIMENTAZIONE
Quando diciamo a Swami: "Bhagavan, c'è un giudice della Corte Suprema della
Giustizia. È venuto per il darshan." Egli non dirà: "Fallo entrare
immediatamente". Noi lo abbiamo sempre fatto entrare. E lo facciamo entrare
ancora... Io ho balbettato: "Ho pensato di fare un favore a Bhagavan,
trasmettendo questa informazione..." Dicendo che lui era un VIP, ho pensato che
potevo diventare mezzo VIP anch'io" (Risate), mezzo Vip, o almeno un quarto! E
che cosa è successo? Il nostro buon Dio ha detto: "Oh, della Suprema Corte di
Giustizia? Ha per caso l'aspetto di un toro con due corna? Digli che aspetti,
proprio lì dove si trova." (Risate) Con la Sua risposta: "Digli che aspetti"
Swami ha voluto trasmetterci che le posizioni sociali, dal punto di vista
spirituale, sono insignificanti ed assolutamente inutili. Non hanno alcuna
rilevanza. Quando un grosso vice cancelliere, un grande studioso, si trovò alla
immediata presenza Divina di Bhagavan Baba, essendo quel signore mio amico,
dissi: "Swami, lui è il vice cancelliere, ed inoltre ha scritto circa
centocinquanta libri, un commentario al Rig-Veda. E' un grandissimo studioso."
Baba rispose: "C'è niente qui dentro? (Risate) Senza niente qui dentro, come può
scrivere cento libri?" Sulla mia faccia si dipinse un'espressione interrogativa.
Allora Bhagavan disse: "E' meccanico. Ciò che ha fatto è meccanico, basato
sull'intelletto. Niente è scaturito dall'esperienza."
Quindi, amici miei, il nostro compito non è quello di diventare degli studiosi,
né di diventare degli scienziati. Il nostro scopo non è quello di diventare
uomini sapienti. La nostra ricerca deve sfociare nell'esperienza. La vera
ricerca consiste nella sperimentazione. Quindi, cercate di sperimentare, cercate
l'esperienza. Questo è il messaggio di tutte le religioni, di tutti gli Avatar,
di tutti i saggi, di tutti i santi e di tutti i ricercatori.
QUAL È IL MIRACOLO PIÙ RECENTE?
Amici miei, i discorsi di Bhagavan, almeno dagli ultimi dieci anni, sono pieni
di filosofia e di contenuto spirituale. Noterete questo negli anni. Se
consultate il Sanathana Sarathi, o ascoltate i discorsi di Bhagavan di quindici
o venticinque anni fa, li troverete pieni di storie, di aneddoti, di humour e di
esempi. Ma negli ultimi quindici anni, Egli ha smesso di darci delle pillole
omeopatiche. Non più pillole omeopatiche, che sono dolci. Egli ci sta propinando
direttamente la tintura madre. Essa può essere amara e difficile da inghiottire
ma, prima o poi, va accettata, perché la vita non è dolce come vorremmo che
fosse. In effetti Egli ha detto a troppi devoti: "Quanto tempo volete rimanere
ad imparare l'alfabeto? Per quanto tempo volete rimanere al livello dei bambini
dell'asilo? Perché non vi evolvete?" Ad un devoto Egli disse che all'inizio un
bambino che debba imparare la parola 'cane', comincia guardando l'immagine di un
cane con sotto le lettere C, A, N ed E. Il bambino all'inizio impara le parole
identificandole con l'immagine ma, crescendo, non non si porta dietro
quell'immagine per sempre. Col tempo, impara. Nessuno si porta la figura del
cane all'università, in nessun paese, vero? (Risate) Non credo proprio! Quindi,
la vita è un processo di apprendimento, dal basso verso l'alto, e noi dobbiamo,
prima o poi, arrivare a conoscerne i contenuti spirituali. Ho compatito me
stesso quando qualcuno mi chiesto: "Anil Kumar, qual è stato l'ultimo miracolo
di Bhagavan?" Mi sono trovato in una situazione di impotenza, che mi ha reso
veramente triste. Infatti non ero in grado di rispondere, perché non sapevo
quale fosse il miracolo più recente. Allora gli ho risposto così: "L'ultimo
miracolo è che tu voglia ancora conoscere i miracoli... questo è il miracolo."
(Risate) Basta con i miracoli! Vogliamo sentir parlare solo di miracoli! Sarei
stato contento se mi avesse chiesto: "Che cosa dice Baba di questo? Che cosa
dice della Sadhana? E della meditazione e della liberazione? Della professione,
della disciplina? Quali sono i Suoi punti di vista?" Ma noi non vogliamo questo.
"Qual è l'ultimo miracolo?" Il miracolo più recente è che Egli faccia ancora
questi miracoli. Questo è il miracolo dei miracoli. E' Bhagavan Baba che ha
detto :"Per sapere se l'acqua del mare sia dolce o salata, non c'è bisogno di
bere tutto l'oceano, basta assaggiarne una goccia." Per sapere che Bhagavan Baba
è Dio, basta un' esperienza. Basta un miracolo. Non c'è bisogno di una serie di
miracoli. Eppure, anche in questo caso, ci sono persone che rifiutano di
convincersi. Nel Mahabharata ci sono due gruppi di persone che assistettero al
verificarsi dei miracoli, ma uno dei due si rifiutò di credere, nonostante
avesse assistito ad un miracolo dopo l'altro. I Kaurava rifiutarono di credere,
anche avendo visto Krishna fare una quantità di miracoli davanti ai loro occhi,
mentre i Pandava si convinsero malgrado un periodo di prove, malgrado un periodo
di difficoltà. La loro fede non vacillò. Entrambi i gruppi assistettero ai
miracoli, ma un gruppo rimase dov'era, e l'altro proseguì sul cammino della
fede. Questa è una lezione. Significa che un miracolo non vi convincerà per
tutta la vita. Vorrete sempre un altro miracolo.
NOI VOGLIAMO GENERALIZZARE
Qualcuno mi ha chiesto: "Anil Kumar, Swami viene sul Suo go-cart al pomeriggio,
ma non dà il darshan al mattino. Perché?" Io ho risposto: "Amici miei, Swami dà
il darshan solo al pomeriggio. Voi mi chiedete perché Swami lo dà o non lo dà.
Perché lo dà? Se vuole darvelo, o no, è una Sua scelta. Che cosa c'entro io?
(Risate) Io proprio non lo so. Domandatelo a Lui, se potete (Risate), o
aspettate che ve lo dica spontaneamente, se vorrà. Come posso, io, attribuire
una ragione alle Sue azioni?!" (Risate) Questo è il dilemma: noi, i cosiddetti
intellettuali, vogliamo 'generalizzare'. E' buffo vedere la gente che parla,
dando le proprie interpretazioni, che spesso sono l'espressione di un' ignoranza
grande come l'Himalaya, un'ignoranza abissale, un'ignoranza che non può essere
descritta nelle cento vite a venire! E' pietoso, veramente. Alcuni mi hanno
chiesto: "E' vero che Swami è caduto di nuovo? Era già caduto una volta. Allora,
sembra che sia caduto ancora...?" Io ho risposto: "Non lo so. Ma io e voi
cadiamo continuamente (Risate), cadiamo in ogni momento. Io non so niente di una
caduta. Vedo solo queste cadute, qui, davanti ai miei occhi." (Risate) Altri
hanno chiesto: "E' vero che non può alzarsi e che non potrà dare regolarmente il
darshan per un bel po' di tempo?" Io ho replicato: "Su quali basi dite questo?
Io non ne sono informato." Un uomo ha aggiunto: "Ho avuto questo messaggio in
sogno." (Risate) Allora gli ho risposto: "Il messaggio che ho avuto io in sogno
è stato quello di non farsi domande." (Risate)
LA SPIRITUALITÀ È ABBANDONO
Amici miei, spiritualità è accettazione, abbandono, trascendenza. 'Bhagavan, se
mi parli va bene, e se non mi parli va ugualmente bene. Se vieni al mattino va
bene, ma se non vieni va certamente bene lo stesso. Se vieni con il go-cart,
certo, io preparo la mia mente. Ma se preferisci camminare normalmente,
benissimo, io sono pronto.' Vi racconterò un semplice aneddoto. Sembra che
Krishna ed Arjuna stessero camminando sul lato di una strada. Arjuna si mise ad
osservare un uccello. Anche Krishna lo vide, appollaiato sul ramo di un albero.
Krishna disse: "Arjuna, guarda, quell'uccello è un pappagallo?" Arjuna rispose:
"Sì, mio Signore." Allora Krishna disse: "Oh, Arjuna, ma non è un corvo?" Ed
Arjuna: "Perché no, mio Signore? Sì, è un corvo." (Risate) "Oh Arjuna, guarda,
potrebbe essere un'aquila!" "Sì, mio Signore, lo è."
Allora Krishna disse: "Che sciocco che sei! (Risate) Dici di sì a qualunque cosa
io dica." Allora Arjuna dette la sua risposta. "Mio Signore, se Tu dici che è un
corvo, sei capace di trasformare qualunque cosa in un corvo. (Risate) Anche se è
un altro uccello, pronunciando la parola "corvo", Tu lo trasformi in un corvo.
Ne puoi fare un'aquila, un piccione, un uccello qualsiasi, a Tuo piacimento,
basta che Tu lo dica. Tu sei capace di farlo. Per questo ho detto 'sì' a tutto
ciò che hai detto, Signore." Questo genere di accettazione è l'inizio della
saggezza nella spiritualità. Non è una questione di dubbi. Potete dubitare della
scienza materiale, della conoscenza secolare, delle vostre esperienze fisiche,
di qualunque cosa relativa alle proprietà della materia e dell'energia, ma, per
quanto riguarda il campo spirituale, c'è solo 'accettazione'.
BHAGAVAN È CAPACE DI TUTTO
Amici miei, una volta, molto tempo fa, successe che Bhagavan mi disse di mettere
in ordine l'auditorium, dato che non era stato usato per dieci anni. Alcune
sedie si erano allentate ed Egli voleva iniziare il corso estivo. Per questo mi
mi chiamò e mi disse: "Metti in ordine l'auditorium per il corso estivo." Egli
mi dette anche un avvertimento: "I dadi e le viti delle sedie possono essersi
allentati. Qualche VIP, nel mettersi a sedere, potrebbe ritrovarsi sul
pavimento, invece che sulla sedia. Controlla quindi tutte le viti e tutti i
dadi". "Sì, Swami, lo farò". Bene. Con trecento studenti ai miei ordini, (Anil
Kumar era allora il preside del collegio di Whitefield), dichiarai sospese le
lezioni e chiesi ai trecento allievi di mettersi la lavoro per stringere i
bulloni. (Risate) Uno studente si sedeva su una sedia mentre un altro osservava.
Si trattava non solo di stringere, ma anche di verificare. (Risate) Ci volle un'
intera giornata ma, con trecento studenti, fu relativamente semplice. In fondo
c'erano solo un migliaio di sedie. Fine. In serata Bhagavan venne, come al
solito, a controllare e a verificare.
"Anil Kumar, come sono le sedie?"
"Swami, perfette. Pukka!" (Risate)
"Oh, vedo. Le hai verificate?"
"Si"
"Vediamo! Fila quindici, dodicesima sedia; vai a controllare." (Risate)
Io dovetti salire i gradini, contare fino alla quindicesima fila ed alla
dodicesima sedia. Trovai che potevo sollevare la sedia con facilità. (Risate)
Eh... la potevo sollevare con facilità perché... non era fissata. Swami disse:
"Ahi, che cosa mi hai detto? Tutto perfetto? E questo che cos'è?" (Risate)
Allora io dissi: "Swami, era tutto a posto. Io penso che, per darmi una lezione,
Tu possa aver manomesso la sedia in quel modo. Tu sei capace di allentare e
stringere le cose, noi lo abbiamo sperimentato. (Risate) Tu hai reso le nostre
vite alternativamente molto comode, terribili, poi molto piacevoli e poi
orribili. Baba, la vita è diventata come un pendolo, che va da una parte
all'altra, per cui io so che cos'è successo. Swami, tutte e mille erano perfette
e Tu hai volontariamente allentato quella sedia. Questo ora mi rende nervoso!"
Swami rise, rise e disse: "Che bel trucco!" (Risate) E' tutto un trucco. Vedete,
non che io possa rappresentare un esempio, o un ideale, ma vi dico che Bhagavan
è capace di fare queste cose.
I membri di un 'trust' ricevettero un telegramma. Non vi dirò di quale trust si
tratta perché non voglio che lo sappiate. Per me è rischioso lasciar trapelare
questa informazione, visto che ho la debolezza di voler sempre condividere tutto
con tutti. (Risate) Essi ricevettero un telegramma che conteneva certe
istruzioni e cominciarono a discuterne. Uno dei membri lesse il testo. Tutti lo
sentirono, dopodiché si misero a discuterne e a definirne i dettagli. Ci
lavorarono sopra per tutta la mattinata.
Bhagavan arrivò all'ora di pranzo:
"Di che cosa state discutendo?"
"Swami, stiamo discutendo di questo argomento importante."
"Che cosa?"
Il primo, il secondo, il terzo e così via, tutti confermarono. Bene. Allora
Swami disse:
"No, no, no. Voi state discutendo di qualcos'altro."
"Swami, abbiamo ricevuto un telegramma; stiamo discutendo su questo argomento."
"Vedo, ma questo non è il testo del telegramma. No, non lo avete letto bene.
Avanti, apritelo e leggetelo."
Quando lo aprirono e lessero, il telegramma era del tutto differente! (Risate)
Totalmente cambiato! Quelli cominciarono a sudare "Oh, Dio!" Swami cominciò a
scherzare: "Voi non conoscete l'inglese! Non conoscete i caratteri. Siete tutti
laureati, con tanto di specializzazioni e dottorati di ricerca. Ma a che cosa vi
servono?!"
Bhagavan è capace di tutto...
EGLI È PIÙ DI QUELLO CHE SEMBRA
Ci vuole accettazione. Dobbiamo avere lo spirito di abbandono. Per vostra
informazione, vi posso fare un altro esempio. C'era un anziano signore, di nome
Sri Rama Brahman, un uomo illustre, il sorvegliante di Brindavan, a Whitefield,
che era stato trenta o trentacinque anni con Bhagavan. Vivere con Swami in
quegli anni non era una cosa ordinaria. Noi diciamo che vivere con Dio è vivere
vicino al fuoco, ma a quei tempi significava vivere 'nel' fuoco. (Risate) Potete
capire quanto ci si potesse scottare! Inoltre a Brindavan non c'era elettricità,
fuorché nel Mandir, e la zona era piena di serpenti. Non c'erano neanche gli
splendidi edifici che ci sono ora, e quell'uomo per camminare doveva portarsi
dietro una lanterna. Questa era la situazione a quei tempi. Swami organizzò un
grande pranzo in onore di ospiti molto importanti. A questo scopo fu comperata
dell'argenteria per circa venti persone. Tutti i piatti erano d'argento, tutto
d'argento. Quando il pranzo fu finito e Bhagavan stava per tornare a
Puttaparthi, disse a Ram Brahman: "Metti tutta questa argenteria nella credenza,
chiudila a chiave e custodisci la chiave tu stesso. Potremmo averne bisogno nel
caso in cui un altro dignitario visitasse questo posto." "Va bene, Swami." Ram
Brahman era il miglior esempio di vero uomo 'sì', un'esempio da emulare per
tutti noi. Egli disse "Sì, Swami", e Bhagavan tornò a Puttaparthi. A quei tempi,
dopo ogni festività, Bhagavan andava a Brindavan. Oggi, Egli ha smesso di farlo,
ma noi non abbiamo perso l'abitudine di spettegolare. Dal giorno successivo ad
ogni festività, cominciavano le chiacchiere: "Quando partirà?"(Risate) Tutto
perché allora aveva l'abitudine di comportarsi a questo modo.
"Quando partirà?"
"Dicono che partirà il giorno otto" Così, il devoto che domina la Divinità,
fissa persino la data della partenza di Swami! Qualche volta succedeva. Così,
dopo una festa di Compleanno, Bhagavan andò a Brindavan. "Ram Brahman, domani
avremo un ospite importante. Controlla l'argenteria: i cucchiai, i piatti e
tutto il resto. Guarda quanti ne abbiamo e, se non bastano, ordinane ancora."
Quell'uomo aprì la credenza: tutti i piani erano vuoti! (Risate) Niente
argenteria! Allora Swami disse: "Tu sei un ladro, sei un gran ladro! Non avrei
mai dovuto metterti qui. Che ne hai fatto dell' argenteria? Sevadal, perquisite
la sua casa!" Quell'illustre sessantenne non ebbe altro da fare che cominciare a
piangere forte forte. Piangeva, e Swami continuava ad infierire, mentre noi
tutti tremavamo, non potendo sopportare quella scena. Poi, dopo un paio di
minuti, Swami cominciò a ridere.Ci fu uno scoppio di risate. "Ah, Ram Brahman,
non ti angustiare, lo so che non sei quel tipo d'uomo. Ho portato Io tutta
l'argenteria a Puttaparthi (Risate), ora è tutto là, come potevi trovarla?! E'
per questo che la credenza è vuota." (Risate) Amici miei, non dobbiamo farci
ingannare da ciò che vediamo, perché Egli è al di là, Egli è più di quanto
vedete, più di quanto sapete, più di quanto leggete. Per quanto leggiate,
immaginiate o pensiate, non potrete mai raggiungerLo. Le Upanishad dicono
chiaramente che la parola non riesce a celebrarLo, a descriverLo. La mente non
riesce a comprenderLo. Allora, come potete rinchiuderlo nella vostra
immaginazione angusta, nella vostra visione ristretta? Impossibile!
DIO È IMPREVEDIBILE
Bhagavan, quello che stai facendo oggi, quello che noi vediamo oggi, non deve
scuotere la nostra fede. Non deve mai permettere che i dubbi penetrino nella
nostra mente. Perché Dio ci scuote. Egli ci scuote. Non ci permette di fonderci
subito. La vita non è così semplice, come mescolare acqua e zucchero. Egli non è
così semplice. Quando il fiume sta per fondersi con l'oceano, l'oceano lo
rifiuta. L'oceano non accetta il fiume immediatamente. C'è un certo scontro, una
certa coercizione, una certa lotta, tra il fiume ed il mare. L'oceano dice "va
via" ed il fiume dice "voglio entrare." Così, in quella lotta, il fiume si
sottomette e diventa umile. Mentre il fiume scorre verso la foce, l'oceano
risale, abbraccia ed avviluppa il fiume che scorre verso il mare, per fondersi
con la sua potenza e grandezza. L'individuo è il fiume e Baba è il mare. Mentre
procediamo, c'è una sorta di mancanza di forza: l'impedimento del dubbio, del
mettere in discussione, della non accettazione, se così posso dire. La nostra
mente condizionata, i nostri pregiudizi, le nostre tendenze, non ci permettono
di 'accettare'. Questo è il contrasto da cui dobbiamo uscire. Continuate nella
vostra ricerca fino a quando il dubbio non abbia più luogo, fino a quando
tendenze e pregiudizi non trovino più spazio, perché le azioni di Dio sono
paradossali.Ecco un semplice esempio: una volta una persona aveva il mal di
schiena. Swami gli dette una stanza a Prashanti Est e cominciò a fargli visita
mattina e sera "Come va il tuo mal di schiena? Hai pranzato? Hai cenato?" . Si
informava continuamente. Quell'uomo era felice di avere il mal di schiena,
perché Bhagavan gli faceva visita e gli inviava il necessario dalla mensa.
Perché no? Tre volte VIP!! In seguito anche Kasturi ebbe un simile mal di
schiena, così pensò che anche lui sarebbe stato sistemato a Prashanti Est, nella
stanza accanto (Risate)... ma Bhagavan non ce lo mandò. "Kasturi, sono arrivati
da Delhi cinquecento calendari da distribuire a tutti a Prashanti Est, Ovest e
Sud. Sali le scale, distribuisci un calendario ad ogni persona, in ogni stanza
dei vari piani, e torna giù." (Risate) "Oh, Bhagavan, quattro Prashanti Sud e un
Prashanti Est, per tre piani, con questo mal di schiena! Pensavo che Tu mi
facessi stare disteso, che Tu mi dessi dell'idli e dell'upma (Risate), come hai
fatto con quell'altra persona." "No, la tua cura è questa."
Amici miei, Dio è imprevedibile. Niente conformismo, niente uniformità. Egli è
pieno di contraddizioni. Ad una persona di elevata cultura dirà di fare qualche
lavoro alla mensa, e a chi lavora scrupolosamente, religiosamente, a chi lavora
sodo, dirà di fare meditazione, dhyana, perché Egli è il medico e sa quale sia
la giusta medicina da prescrivere. "Dottore, lei ha dato una pillola a quello;
voglio anch'io una pillola uguale, dello stesso colore, me la dia!" Così domani
non ci sarai più! (Risate) Non si può dare la stessa medicina a tutti. Non c'è
uniformità. Quindi, le apparenti contraddizioni, quelle che sembrano polarità
spiccate, gli opposti che vediamo davanti a noi, non dovrebbero mai ingannarci,
far vacillare la nostra fede, farci dubitare della Sua Divinità. Chi mai può
sapere come stanno realmente le cose? Qual è il messaggio nascosto dietro tutto
ciò che accade? Noi non lo sappiamo. D'altro canto, Dio provoca, istiga, ti fa
passare attraverso il dilemma, il caos. Amici miei, senza il caos non può
esserci il cosmo. Stando alla teoria della genesi, il cosmo deriva dal caos. Se
studiate la teoria sul mistero che c'è dietro la creazione, saprete che
all'inizio ci fu un 'big bang' (una grande esplosione), che portò alla
creazione, all'universo. Se la panna non viene agitata con la zangola, il burro
non si separerà e non verrà alla superficie. Questo lavoro di zangolatura è in
atto nella nostra mente, in modo che il burro della saggezza, il burro
dell'accettazione e dell'abbandono vengano in superficie.
Quindi amici miei, in tutta umiltà, in spirito di preghiera e sottomissione,
preghiamo insieme affinché diventiamo più forti di giorno in giorno, affinché
accettiamo questa consapevolezza, che non lascia possibilità di scelta. Dovete
essere coscienti di che cosa significhi "senza scelta", perché non potete
raggiungere la consapevolezza per vostra scelta. Tutto è Uno, ed è la medesima
realtà. Nello stato di questa consapevolezza senza possibilità di scelta,
cresciamo sulla via della Divinità, per sperimentare sempre di più, senza far
domande. Questo è ciò che si chiama 'abbandono incondizionato'.
Possa Bhagavan benedirvi. Molte grazie. (Applausi)
DOMANDE - 14 SETTEMBRE 2003
È MEGLIO NON CONOSCERE IL FUTURO
D. : Quale è l'opinione di Swami sulla scienza dell'astronomia e dell'astrologia
(Jyothisha)?
Amici miei, non ricordo che Bhagavan abbia mai detto qualcosa a proposito, ma
posso riferirvi un episodio che ha una qualche relazione con questo argomento.
Una volta qualcuno disse: "Swami, ci sono dei testi, come i Nadi Grandha, che
contengono i dettagli di tutte le nostre vite. Le persone vanno a farseli
leggere e spendono del denaro. I lettori esaminano i Nadi Grandha e ci trovano
tutti i dettagli."
Bhagavan rispose: "I Nadi Grandha, libri che contengono i dettagli dei dati
biografici di tutta la gente, sono corretti per quanto riguarda il passato ma,
per il futuro, non è detto che siano validi." Perché? Perché i Nadi Grandha
furono scritti dai santi, fra cui Bhrughu. Dato che furono scritti tutti da
saggi e da santi, per interpretarli e comprenderli correttamente abbiamo bisogno
di un santo, e non di qualcuno che per farlo ci chiede cento rupie! I santi non
si abbasserebbero mai a chiedere soldi, no. Quindi, per quanto concerne il
futuro, i lettori non possono interpretarli correttamente. Nessuno può farlo. Io
non condanno gli oroscopi, non li sconfesso. Ma non ci sono interpreti genuini a
giro, e noi veniamo spesso fuorviati. Comunque, secondo la mia modesta opinione,
è meglio non conoscere il futuro. (Risate) E' meglio non sapere che cosa ci
succederà, perché da una cosa del genere non c'è da ricavare proprio niente di
positivo. In più, a conoscere il proprio futuro si perde l'eccitazione della
vita, la bellezza della vita. Lasciamo che Dio ne mantenga l'incertezza,
affinché possiamo godere del mistero della commedia della vita. Questa è la mia
opinione.
MA PERCHÉ VOLETE SFORZARVI?
D.: Come possiamo trasmutare l'energia dei chakra?
Nel 1978, Bhagavan tenne un intero discorso sugli Shad Chakra, i sei chakra del
nostro corpo. L'energia Kundalini, in fondo alla spina dorsale, sale con un
movimento a zigzag, e passa attraverso i sei Chakra. È il movimento ascendente
dell'energia primitiva. Esso parte dalla base, che è rappresentata dal primo
chakra, Muladhara, per raggiungere l'ultimo, Sahasrara. Lo yoga che si occupa
del movimento ascendente dell'energia lungo i chakra è chiamato 'Yoga
Kundalini'. Questo è ciò che Bhagavan spiegò, per quanto mi ricordo. Ma, amici
miei, attenzione: lo Yoga Kundalini non può venir praticato da tutti, perché può
provocare dei danni. Si possono avere degli esaurimenti nervosi, ed i polmoni
possono restare compromessi, a meno che non ve lo insegni un vero guru, che non
vi chiederà mai soldi in cambio... Alcuni dicono:"Io insegno lo Yoga Kundalini
per cinquecento rupie." No, no. Dove c'è una richiesta di denaro, non c'è
divinità, credetemi. Bhagavan ha detto tante volte che, ovunque ci sia passaggio
di denaro, Dio non è assolutamente presente. Dio non ha niente a che fare con il
denaro: l'aria è gratuita, la terra è gratuita ed anche il fuoco lo è, mentre
questa gente si fa pagare! E' per questo che la nostra intima fede nella
dottrina, nella filosofia, viene continuamente scossa. Quindi, amici miei,
nonostante lo yoga Kundalini sia genuino, non ci sono esperti privi di ego che
ce lo possano insegnare. Ecco perché otteniamo risultati negativi.
Ma perché soffrire? Perché sforzarsi? Perché volersi affaticare, quando le cose
sono così facili? Se si ha un computer, perché ostinarsi a scrivere a mano? Se
si possiede un calcolatore, perché durar fatica? Se le cose vengono già date
sotto forma di pillola, perché volersi stancare? Oggi all'umanità viene data una
bella pasticca, non c'è da sforzarsi, prenderla è semplice ed innocuo. Non ci
sono pericoli, nessuna controindicazione, nessun lato negativo. E' la cosa più
facile e più semplice da fare, in ogni luogo ed in ogni momento. È la via più
facile: è il Namasmarana. I Bhajan sono un sentiero sicuro per raggiungere Dio.
Perché affaticarsi? Non è altro che l'ego a dire:
"Sai, io ho fatto il Pranayama."
"Vedo. Fallo anche nella prossima vita." (Risate)
"Sai, io sono molto pratico di Kundalini?"
"Bene. Apri un istituto a tuo nome."
Non è così. Il fine è importante, ma la mente rifiuta di accettare ciò che è già
lì, a nostra disposizione. In questo momento, certamente, noi tutti stiamo
respirando. Non ho alcun dubbio sul fatto che tutti qui respirino. E nessuno è
orgoglioso di respirare, perché lo sanno fare tutti. Non c'è niente di speciale
nel saper respirare. Io sento un bel venticello fresco; lo sentite tutti. Ma
avere un condizionatore d'aria è una nota di particolare distinzione. "Sai che a
casa ho l'aria condizionata?"
Per favore, cerca di non avere anche una mente condizionata! Cerca di non avere
una mente condizionata, per favore! Si vuole sempre essere speciali, si vuole
sempre acquisire qualcosa di extra, anche in campo spirituale. Questa è la
tragedia. Perciò, non sforziamoci, non affatichiamoci. Le cose le possiamo
facilmente trovare anche qui, davanti alla porta di casa nostra.
Anil Kumar ha chiuso il suo discorso cantando il Bhajan "Bhajomana Narayana
Narayana".