.
La prima, soave visione:
le membra
tue dolci, dilette, che
il mare
profuma ed avvolge; tiepido,
primo
mattino d’un giorno di
luglio rovente.
Vedi? muovo le labbra,
eppure
non oso. Tutto è
silente, muto.
Poi, gridi di bimbi –
seconda visione –
attorno a un orrendo
castello di sabbia
accecante; inutile, fragile
simbolo
di ignobile, immonda
passione.
Liete, aspre voci s’intrecciano,
rimbalzan su rena rosata.
Tu, pigro,
sfocato in un sogno leggero,
lento, la spiaggia saluti
con tenero
braccio, capelli sospesi
nell’acqua
che tende le mani e materna
ti regge
le morbide spalle. Lieve,
un sole gentile
sul petto s’appoggia,
dipinge sul cuore
immagini, tratti che
son d’oro fino. Nel blu,
carezza il tuo volto
un brivido intenso
di vento pungente, veloce,
cantando
la sua ninna-nanna. Umilmente,
mi mescolo al vento.
Ed ecco la terza
visione:
in fondo alla spiaggia
tra rovi, sterpaglie,
rifiuti,
due occhi
si
perdon sull’onda.
Di un’anima
stanca
stupore puerile t’insegue.
.
.
.
Se
questa è ostilità...
Ti osservo dibatterti
tra
falsi idoli che amaramente
riempiono
il tuo animo delicato
leggero.
I miei occhi non ti seguono
più, non distinguono,
accecati
da un dolore di spada
che
trafigge un cuore malato.
Il buio è quello
di una
notte senza fine.
Piango e non vedo più
nulla.
Se tutto ciò è
animosità,
allora, confesso, ti
sono ostile.
Scandisco nel pensiero
le ore della tua vita
quotidiana. Cielo blu
sulle tue notti,
rosso acceso nelle tue
giornate laboriose.
Teneramente attendo
un tuo sorriso che renda
radioso ogni tuo sogno.
Se tutto ciò è
inimicizia,
allora, confesso, ti
sono ostile.
Ora ti guardo, inquieto
triste insoddisfatto
rifiutare
una nuova esplosione
di civile impegno.
Vaga la tua mente in
un
deserto di respiri, di
pensieri stinti
senza ritmo né
amore.
La tua sofferenza è
la mia perché
insensatamente laceri
il tuo animo,
cerchi strade invariabilmente
sbiadite.
Se tutto ciò è
malevolenza,
allora, confesso, ti
sono ostile.
Leggermente bacio la tua
fronte
scruto nella tua mente,
la tua
fronte brucia. Sciogli
le
irrequietudini, sconfiggi
le
incertezze, ama la
verità, solamente
la verità.
Non abbandonarti a correnti
tiepide
ma perigliose: devi sapere
che non ti condurranno
a un porto sicuro.
Se ciò è
avversione,
allora, confesso, ti
sono ostile.
Sento le tue parole non
liete
come lame nelle mie carni
mentre strepitano le
cicale
nei prati verdi del tuo
paese.
 |
Canta un’allodola
all’alba
e un freddo sole fa capolino.
Anche in loro vi è
una sottile tristezza.
Darei la vita per la
tua serenità.
Se tutto ciò è
livore,
allora, confesso, ti
sono ostile.
|
Amicizia
Ho un affetto più
grande di qualsiasi amore
che rende pallidi gli
amori presenti, diluisce e scolora
le memorie di ieri...
Per quel delicato amico
lontano, provo un tale
sentimento profondo, tenero,
struggente, quale solamente
un piccolo essere
fragile, appena venuto
alla luce, potrebbe ispirare.
Custodisco, coltivo per
lui nell’animo
un affetto immenso, così
come potrei amorevolmente
coltivare fresie multicolori
e iris e
violette e candide gardenie
per profumare le sue
ore solitarie: con la
mente, già curo quei fiori, sul
davanzale della sua finestra,
luminosa come il suo
carezzevole, tenero sguardo
enigmatico ma sereno.
Il Sole, la Fossa delle
Marianne, la vetta più
alta tra i puri monti
innevati, inviolati, sono miseri
spettacoli a confronto
della gioia profonda che
mi danno il suo saluto,
le sue parole gentili,
intelligenti, benevole,
carezzevoli. Vi è il piacere di
riuscire a essergli utile,
per rallegrarmi della gratificazione
che ne ricevo; l’orgogliosa
soddisfazione di scoprire
affinità, di offrire
e ricevere stima, disinteresse,
schiettezza; di godere
dell’arguzia, dell’allegria
del suo spirito, di entusiasmarmi
per i suoi
successi, di bagnare
di lacrime il mio cuscino per
i dispiaceri che prova.
Sei un amico lontano,
ma a cui parlo frequentemente,
di sogni fantastici
naturalmente: «Vuoi
che per te catturi una
cometa? che raggiunga
il centro della Terra
per portarti la segreta
materia vitale che vi si cela?
che scali le Tre Cime
per appuntarti sul petto una
stella alpina? che altro?
Sono qui».
L’amatissimo
Pier Paolo ha scritto:
«benché
sembri assurdo, per un simile affetto
si potrebbe anche
dare la vita. Anzi, io credo
che questo affetto
altro non sia che un pretesto
per sapere di avere
una possibilità – l’unica –
di disfarsi senza
dolore di se stessi».
Ho saputo dirti solamente:
«Darei la vita
per la tua serenità».
Non avevo certo trovato
le parole commoventi
del Poeta
per tradurre il mio identico
pensiero:
è stato il mio
limite.
|
. |