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«Avanti!»,
1° maggio 1918
La tua eredità
La società contemporanea:
una fiera rumorosa di uomini in delirio; nel centro della fiera una giostra
che rotea turbinosamente, fulmineamente.
Ognuno dei presenti vuol
saltare in groppa a un lucente e ben bardato cavallino, a una sirena dai
languidi occhi; vuole adagiarsi nei morbidi
cuscini di una carrozzella.
E' un precipitarsi disordinato e caotico della folla in tumulto, è
un osceno acrobatismo di arti scimmiesche. Diecimila
cadono riversi, dopo
essersi fiaccate le membra, uno per diecimila passa, si aderge su questi
corpi innumeri, spicca il salto giusto, e trasvola
nel turbine infernale.
Tu vuoi partecipare alla
gara. Hai probabilità, anche tu, di fortuna. Arrivare significa
diventar ricco, essere signore della vita, conquistare la
propria libertà.
Ecco: la libertà.
Fermiamoci. La ricchezza non è un fine, certamente; se diventa fine
si chiama avidità (avarizia). E' mezzo per un fine: la libertà.
Un soldo che possiedi,
è un soldo di libertà a tua disposizione, è un soldo
di libera scelta. La proprietà è la garanzia che questa libertà
sarà
continua. La proprietà
di una parte di ricchezza (strumento di lavoro) è possibilità
di ampliare ancora il dominio della personale libertà. Il diritto
di eredità è
la garanzia che la tua personale libertà sarà anche della
tua prole, dei tuoi cari. Poiché il tuo fine non è un circoscritto
fatto
materiale, poiché
tu non sei un avido di benessere meccanico, ma di libertà, consegue
che il tuo fine non è individuale: è un'immortalità.
Senti
che i tuoi figli ti continueranno,
come tu continui i tuoi padri, e vuoi garantita la libertà del tuo
spirito immortale. Questa immortalità è
ammessa dai laici, dai
filosofi: essa appunto è dai filosofi chiamata Spirito, e viene
fatta coincidere con la Storia, perché tutto umano, perché
non ha nulla da spartire
con lo spirito (anima) trascendente, ultraterreno, delle religioni. E'
pura attività: tu sei attivo, lavori, partecipi
dell'immortalità
del lavoro, ma vuoi vedere esteriormente questa perennità del tuo
io: la cerchi nei tuoi discendenti, nelle garanzie di libertà che
loro assicuri.
Tutti gli uomini hanno
questa aspirazione, tutti gli uomini vogliono diventare proprietari di
libertà, di libertà garantita, di libertà trasmissibile.
Se essa è il sommo
bene, è naturale si cerchi di farne partecipi i propri cari, è
naturale si accetti il sacrifizio per creare questa libertà, anche
sicuri di non goderla
se stessi, solo per assicurarla ai propri cari. La preoccupazione diventa
in taluni casi così pungente da spingere al
delitto, alla perversione,
al suicidio. Madri si prostituiscono per racimolare un peculio di libertà
ai figli; padri si uccidono con l'apparenza
della disgrazia perché
i figli godano subito l'assicurazione della libertà. La libertà
è solo un privilegio: ecco perché si manifestano queste
perversioni. La società
è una fiera: la fortuna è una giostra. La maggioranza deve
necessariamente fallire nella gara atroce. E' dunque essa
non-spirito, non partecipa
essa della immortalità della storia? Esiste la immortalità
senza l'esteriore continuità? Certo no. Esistendo, trasforma
il mondo, suscita quindi
forme esteriori.
Ebbene, anche tu, che
non sei ricco, che non sei capitalista, che non garantisci alla tua immortalità
nessuna esteriore continuazione di libertà,
erediti e lasci un retaggio.
Non saresti uomo, altrimenti, non saresti spirito, non saresti storia.
Bisogna che di questa verità tu abbia
consapevolezza, che questa
consapevolezza tu approfondisca in te e diffonda negli altri. Essa è
la tua forza, è la chiave del tuo destino e del
destino dei tuoi cari.
La proprietà è
il rapporto giuridico esistente tra un cittadino e un bene. Essa è
dunque un valore sociale, puramente contingente; è garantita
da tutti, che la garantiscono
solo in quanto sperano, ognuno singolarmente, giungere a goderla. I pochi
sono liberi, nel possesso dei beni, e
trasmettono questa libertà
ad altri pochi, perché i molti sperano, hanno la velleità
di essere liberi, non ne hanno la volontà. La volontà è
adeguazione dei mezzi
al fine, quindi è specialmente ricerca di mezzi congrui.
Il privilegio della libertà
sussiste perché la società è una fiera, perché
è un disordine perenne. La speranza che tu hai di saltare
immediatamente in groppa
a un cavallino della giostra, ti fa elemento del disordine, della perenne
fiera: tu sei una rotellina della macchina
infernale che fa roteare
la giostra: se, nella gara, fallisci, tu sei causa del tuo fallire, se
ti fiacchi le ossa, tu sei un suicida.
Da elemento di disordine
devi diventare elemento d'ordine. All'essere Immediatamente (vaga speranza,
probabilità minima), devi preferire la
certezza, anche se non
immediata, la certezza per i tuoi figli. Il fine rimane immutato, i mezzi
per raggiungerlo sono i soli mezzi congrui a tua
disposizione: l'associazione,
l'organizzazione.
Se la proprietà
è solo un valore sociale, il solo fatto che esiste un organismo-forza
proponentesi di renderla bene comune, garanzia di libertà
per tutti, la trasforma,
la rende aleatoria in quanto privilegio, cioè la diminuisce ora
in pro della collettività, ne fa compartecipe già ora la
collettività.
Questa diminuzione, questa
compartecipazione potenziale è una eredità che tu trasmetti.
Certo è più evidente, più palpabile l'eredità
dei
capitalisti; ma se rifletti
anche la tua non è trascurabile cosa.
Anche tu hai un retaggio:
i tuoi ascendenti, che hanno fatto la rivoluzione contro il feudalismo,
ti hanno lasciato in eredità il diritto alla vita
(tu non puoi essere ucciso
arbitrariamente: ti par piccola cosa?), la libertà individuale (per
incarcerarti devi essere giudicato colpevole d'un
crimine), il diritto
di muoverti per lavorare in una terra piuttosto che in un'altra, a tua
scelta, secondo la tua utilità. Godi una eredità più
recente: la libertà
di scioperare, la libertà di associarti con altri per discutere
i tuoi interessi immediati e per proporti, in comunione con altri, il
fine maggiore della tua
vita: la libertà per te, o almeno per i tuoi discendenti.
Ti paiono piccole eredità
queste? Esse hanno notevolmente diminuito il privilegio dei pochi. Perché
non ti proponi di ampliarle e diminuire
ancora, conseguentemente,
il privilegio? Queste eredità sono il frutto del lavoro di molti,
non del solo padre tuo, del solo tuo nonno o
bisnonno. Sono frutto
inconsapevole, perciò piccolo. Diventa tu consapevole, diffondi
la tua consapevolezza: quale eredità superiore a
quelle del passato non
trasmetterai tu all'avvenire? Quale più concreta sicurezza di libertà
per i tuoi figli, per l'immortalità del tuo spirito?
Invece di una proprietà
individuale, preoccupati di lasciare maggiore possibilità per l'avvento
della proprietà collettiva, della libertà per tutti,
perché tutti uguali
dinanzi al lavoro, allo strumento di lavoro.
Questa tua eredità
ha anch'essa una forma esteriore: l'associazione. Quanto più forte
è l'associazione, tanto più vicina è l'ora di riscuotere
allo
sportello della storia.
Chi riscuoterà? Tu stesso, forse, per la tua quota. Lavora come
se il fine fosse immediato, ma non trascurare perciò di
suscitare mezzi più
potenti, nel caso non fosse immediato: sacrificati, perché tu pensi
ai tuoi figli, ai tuoi cari.
Rafforza le associazioni
che hanno questo fine: liberare la collettività, dando a lei la
proprietà della ricchezza. L'associazione economica ti
garantisce la riscossione
quotidiana dei benefizi che frutta l'eredità lasciatati dai tuoi
padri nullatenenti: rafforzala con la tua adesione,
aumenterai così
l'eredità dei tuoi figli.
L'associazione politica,
il Partito socialista, è l'organo di educazione, di elevazione;
per esso tu sentirai la collettività, ti spoglierai dei tuoi
egoismi personali, imparerai
a lavorare disinteressatamente per l'avvenire che è di tutti, quindi
anche tuo e dei tuoi. Per esso metterai il tuo
sacrifizio e il tuo lavoro
con quello degli altri, moltiplicandone il valore per il valore del comune
sacrifizio.
L'associazione di cultura
ti renderà più degno del tuo compito sociale, ti educherà
a pensar bene, migliorerà il tuo spirito: per essa parteciperai
al patrimonio di pensiero,
di esperienze spirituali, di intelligenza, di bellezza del passato e del
presente.
Diffondi questa piccola
verità: nella società attuale, che è fiera, che è
giostra, tutti singolarmente possono diventar ricchi (liberi), ma,
necessariamente, solo
pochi lo diventano; la ricerca della proprietà, dell'eredità
individuale ha uno riuscito per diecimila falliti. I diecimila
non falliranno invece
nella ricerca dell'eredità sociale; che si associno, che da elemento
di disordine diventino elemento d'ordine, e avranno
avvicinato di diecimila
probabilità il raggiungimento del fine stesso.
Intanto tu fa il tuo dovere:
dà la tua parte di attività, di spiritualità al comune
patrimonio sociale attuale. lavora perché sia trasmesso,
migliorato e ampliato,
ai tuoi discendenti: cura la tua eredità, cura l'eredità
che sola sei certo di poter lasciare.
Antonio
Gramsci
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