Dedicato a Eugene Broxton un innocente condannato a morte |
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![]() Le fotografie sono state prelevate dal sito Ken Light Texas Death Row (©Ken Light) Come si vive chiusi in un carcere del Texas? La risposta più concisa potrebbe essere malissimo; ma questa non fornirebbe, a chi non conosce le condizioni della vita quotidiana dei condannati a morte, un'immagine precisa. Fino a poco tempo fa Eugene, assieme ad altre 400 persone circa, era detenuto nella Ellis Unit di Huntsville, nel Texas. Qui, pur permanendo le condizioni pessime di un carcere americano (e, forse, di quasi tutte le carceri nel mondo) i detenuti avevano delle celle abbastanza accettabili, potevano ascoltare la musica trasmessa dalla radio del carcere e, persino, vedere la televisione attraverso una serie di apparecchi appesi al muro che potevano essere guardati da 3-4 carcerati. (La fotografia fa vedere come era posizionata la TV nella Ellis Unit). Poi l’amministrazione carceraria ha deciso di trasferire tutti in un nuovo carcere di massima sicurezza, la Polunsky Unit a Livingston, sempre nel Texas. Il trasferimento, come in certi film, è avvenuto applicando norme disumane. I carcerati sono stati trasferiti a gruppi di 40-50 persone, svegliati alle quattro del mattino, portati all’esterno, totalmente denudati per una ispezione corporale accurata e lì lasciati per alcune ore al freddo pungente dato che questo trasferimento è avvenuto in inverno. Non si è, ovviamente, badato al fatto che tra il personale di guardia vi fossero anche delle donne e che questo aumentasse la situazione di disagio che alcuni carcerati vivevano ad essere nudi come vermi davanti a loro. Poi tutti i detenuti sono stati incatenati legando delle manette sia ai polsi che ai piedi: infine è stata legata una catena tra le manette dei polsi e quelle dei piedi. |
Ma questa catena era così corta che i detenuti erano obbligati a piegarsi in due ed a stare in quella scomoda posizione fino all’arrivo del pullman che li avrebbe caricati. Così quegli uomini, ridotti come e peggio di bestie che vanno al macello, sono faticosamente saliti sul pullman, impediti nei loro movimenti da quella catena, si sono seduti ai loro posti, ancora incatenati, e in quel modo sono arrivati, dopo più di un’ora di viaggio, al nuovo carcere. Lì sono scesi dal pullman, sempre incatenati, e sono stati condotti alle loro nuove celle dove, finalmente, sono state loro tolte le catene e si sono potuti rivestire. Lì, nel nuovo carcere, le celle sono molto più piccole, hanno solo una piccola apertura per far entrare l’aria: ma la finestrella è così in alto che nessuno può vedere nulla dell’esterno. Se i carcerati vogliono stare un po’ meglio, devono procurarsi delle maglie di lana per l’inverno o un ventilatore per l’estate: ma il carcere non procura né l’una, né l’altro. E’ per questo che, se un carcerato riesce ad avere dei soldi da qualcuno, parente o amico che sia, li deve investire in questi semplici oggetti. Quale colmo di amara ironia, va anche detto che questi oggetti non possono essere portati dall’esterno da chi, magari, va a fare una visita ad uno dei carcerati, ma devono obbligatoriamente essere acquistati dallo spaccio del carcere e questo spaccio pratica prezzi assurdamente alti (ad esempio, quasi 20 dollari per un ventilatore, che, spesso, si rompe dopo poche settimane). ![]() |
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