Dedicato a Eugene Broxton
un innocente condannato a morte
Eugene Broxton
La mia speranza è che la verità trionfi, alla fine
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SCRITTO DA EUGENE BROXTON:
LA VERA STORIA DELLA MIA VITA

Nel 1991 la vita mi sembrava davvero bella, avevo un grazioso appartamento, una buona automobile, soldi in banca ed ero innamorato tanto che stavo per sposarmi con una donna che aspettava il nostro primo figlio. Ero euforico, per dirvi la verità. Ero al culmine della mia vita ed avevo appena compiuto 36 anni nel febbraio di quell’anno. Tracy, la mia fidanzata, avrebbe compiuto 22 anni il 5 giugno e stava entrando nel suo terzo mese di gravidanza.

Il 17 maggio del 1991, attorno alle 11 di sera, stavo andando verso un negozio per acquistare del detersivo e delle sigarette. Pioveva e quella fu la sera che cambiò totalmente la mia vita. Venni arrestato e mi dissero che ero accusato di omicidio. Non credevo che ciò stesse veramente accadendo. Credevo che fosse uno scherzo. Fui portato in città e interrogato da tre differenti poliziotti. Io continuavo a dir loro che io ero la persona sbagliata. “Io non ho ucciso nessuno” dicevo continuamente. Mi hanno spogliato fino a rimanere nudo e mi hanno accusato di omicidio.

Ho fatto vari tentativi di parlare con Tracy, ma non la trovavo ed io ero molto preoccupato per questo. Alla fine trovai un avvocato e lui andò al nostro appartamento per trovare Tracy, ma lei non c’era; l’avvocato trovò però una lettera che Tracy aveva lasciato per me. La lettera parlava di tre poliziotti bianchi che l’avevano minacciata che, se fosse rimasta coinvolta con me, avrebbero creato una tale quantità di prove false da sbatterla in prigione per almeno 50 anni. Quelle minacce dipendevano dal fatto che Tracy è una bianca ed io sono un nero, e lei me lo spiegava in quella lettera. Io non ho più rivisto Tracy dalla sera del mio arresto né ho mai più saputo nulla di lei. Non ho la minima idea di cosa sia capitato a lei ed al nostro bambino. Io spero solamente che lei ed il bambino stiano bene ed in buona salute.

Io sono rimasto in prigione per un anno aspettando il processo e continuavo a sperare che, quando ci fosse stato il processo, la giuria avrebbe potuto accertare la mia innocenza. Sono così arrivato al processo dove ho sentito tutta una serie di bugie contro di me. Ed io non potevo fare nulla.

Quando il processo finì, io continuavo a credere che la giuria avrebbe capito che io ero innocente: ma, quando il verdetto venne letto, io sentii come se la mia vita finisse lì, in quel momento. “Noi della giuria - dissero - “riteniamo l’accusato colpevole di omicidio”.

Ho pensato al suicidio ed ho lottato con questo pensiero per tutto il periodo di carcerazione, ed ancora oggi ci penso. Ma io ancora mi aggrappo ad una piccola speranza: avere un nuovo processo nel quale si dimostri la mia innocenza. Ma senza un aiuto morale e finanziario io so di mentire a me stesso. Malgrado la sofferenza ed il dolore che continuo a provare, io continuo a volere vivere, io ancora desidero d’essere libero.

Il giorno in cui fui portato nella cella della morte io ho sentito che questa era la fine: questo posto è spaventoso. Io pensavo di dover vivere con uomini che non sorridono mai, che non ridono mai. Ma sono stato sorpreso perché gli uomini che ho incontrato qui mi hanno aiutato e sono stati gentili con me come vicini di casa. Ho imparato che la maggior parte di questi uomini ammette di aver ucciso qualcuno, accidentalmente o intenzionalmente, ed ha rimorso per quello che ha fatto e farebbe di tutto per annullare ciò che è successo. Ovviamente ci sono anche persone maledette e detestabili.

Io ho però capito che un uomo senza speranze è pericoloso per se stesso e per chi gli sta attorno. Io ho paura di perdere le speranze e questo mi spaventa più di quella gente che, un giorno, mi ammazzerà. Io temo di essere ucciso qui e, nel mio cuore, so che, senza denaro e senza l’aiuto della gente, io sto solo aspettando che mi uccidano: ed io non posso fare nulla, non posso fare nulla, nulla. Da quando sono qui ho visto decine e decine di esecuzioni ed ognuna di queste mi ha colpito profondamente, psicologicamente e mentalmente. Alcuni di questi uomini uccisi erano miei amici ed è terribile vederli mentre li portano nella death house ed io non posso fare nulla per aiutarli; e, insieme, io penso a quando toccherà a me. Mi sento senza alcuna speranza e mi chiedo: "Come reagirò quando toccherà a me?" Poco tempo fa ho ricevuto per posta una lettera da parte dell’Assicurazione Americana per i Prigionieri: mi sono messo a piangere perché loro stanno vendendo programmi per la sepoltura! Io non voglio morire qui, non voglio essere seppellito qui. Ma questa Assicurazione sa che io sono un uomo morto, specialmente qui, nella cella della morte del Texas, e mi propone di pagare 10 dollari al mese.

Prison - http://www.nologo.org/

Io non voglio morire qui, ma so che questo accadrà se non avrò l’aiuto necessario. Non ho una famiglia, non l’ho mai avuta. Comunque, ringrazio chi vorrà leggere queste parole.
Eugene Broxton, Novembre 1996


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