Dedicato a Eugene Broxton un innocente condannato a morte |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Sono arrivato ad interessarmi delle problematiche della pena di morte quasi per caso leggendo alcune lettere di condannati a morte pubblicate, più di 10 anni fa, su “il manifesto”. Ho iniziato a scrivere ad alcuni di loro; qualcuno ha risposto ed è iniziata così una esperienza che io giudico straordinaria Ho trovato persone sensibili, delicate, sincere, ma anche sole, abbandonate, disperate. Uomini che, per lo più, provengono da situazioni famigliari inesistenti, quando non tragiche; uomini, in maggioranza neri, ispano americani o di qualche altra minoranza etnica, che, in molti casi, hanno imparato a leggere e scrivere nel carcere, che hanno bisogno di amicizia, di non sentirsi abbandonati. Ma anche uomini che hanno una straordinaria forza, che vogliono lottare, che non accettano di attendere la morte senza combattere. E, tra queste persone, ho trovato anche veri e profondi amici capaci di sensibilità e tenerezze, generosi e altruisti. In questi 10 anni ho avuto lunghe corrispondenze con Paul Rougeau e Clifton Russell, ambedue uccisi, alcuni anni fa, con un'iniezione letale nel carcere di Huntsville nel Texas malgrado l’impegno ed il sostegno di migliaia di persone in Italia e all’estero. E, vi assicuro, è stato per tutti noi un enorme dolore. Da alcuni anni sono in corrispondenza con Eugene Broxton: un uomo straordinario, gentile, generoso, sensibile: un vero amico. La pena di morte non è un deterrente contro la criminalità come è dimostrato dal fatto che, proprio gli Stati che la adottano, hanno anche il più alto tasso di omicidi nel mondo. La pena di morte, quindi, non serve; aumenta in una misura insopportabile la catena della morte, non è giustizia, ma vendetta somministrata freddamente. Per di più gli accusati, nella maggioranza dei casi, non hanno alcuna assistenza legale che non sia quella prestata da avvocati d’ufficio che, essendo mal pagati, cercano di sbrigare il processo nel più breve tempo possibile o, addirittura, come è capitato, si addormentano durante l’udienza. Spesso gli accusati appartengono a classi sociali povere, diseredate, senza alcun aiuto; spesso non sanno né leggere né scrivere; spesso la polizia patteggia con altri criminali, o con i complici, per farli diventare accusatori garantendo loro trattamenti di favore. Spesso la polizia vuole risolvere velocemente i casi di omicidio e, così, molte prove a discarico non sono accettate o vengono occultate ai giurati.La pena di morte è quindi anche razzista e classista: nei penitenziari di tutto il mondo la maggior parte dei condannati appartiene a minoranze etniche o di censo e solo i più ricchi hanno l’assistenza legale necessaria (e valga per tutti l’esempio del processo ad O. J. Simpson che ha evitato la condanna ingaggiando i più famosi avvocati americani). |
La pena di morte è terribilmente crudele: chi muore sulla sedia elettrica soffre, prima di morire, dolori spaventosi; chi muore per iniezione letale ha agonie che durano decine di minuti. Tutto questo NON è degno di un popolo civile!La pena di morte, in più, pretende che i tribunali siano infallibili, ma noi sappiamo che non è così! Da quando negli Stati Uniti la pena di morte è stata reintrodotta, si sono scoperti decine e decine di casi di uomini giustiziati innocenti; anni dopo, decine di anni dopo, si è scoperto che quegli uomini non erano colpevoli! Certo, io ho anche un'immensa pietà e provo un immenso dolore per le vittime e per i loro famigliari: ma la condanna a morte non risarcisce certo ciò che è stato commesso, ma perpetua una catena di altro dolore praticando la spaventosa dottrina dell’occhio per occhio, dente per dente. Ogni uomo ha diritto alla giustizia che, però, deve essere giusta e deve comminare pene rapportate alla gravità del reato; ma la giustizia deve anche prevedere la possibilità che a tutti gli uomini, ad ogni uomo, sia offerta una possibilità di riscatto, di pentimento: la possibilità di ritornare ad essere ancora un essere umano. La pena di morte, con la sua terribile irreversibilità, stronca una vita, uccide un uomo ed uccide anche la speranza, che tutti noi dovremmo avere, di una giustizia che non si macchi le mani di sangue. ![]() A sinistra, l'ingresso del cimitero dove vengono sepolti i giustiziati, a meno che la famiglia del detenuto non abbia soldi sufficienti per traslare la salma da un'altra parte. Sulla tomba c'è una croce bianca, senza alcun nome: vi è solo il numero attribuito al condannato all'atto del suo ingresso nel carcere. ![]() A sinistra, un condannato pulisce il pavimento del Museo inaugurato recentemente nel carcere di Huntsville, Texas. Il principale oggetto dell'esposizione è la sedia elettrica, la cosiddetta "Old Sparky" sulla quale sono morti 361 condannati a morte. "La sedia elettrica dà alla gente una specie di nostalgia" ha detto Weldon Svoboda direttore del museo. (No comment!!!) Leggi questo documento, in italiano, sull'inaugurazione del museo.
![]() |
![]() |