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il Quaderno del 28 luglio

Berlusconi: se cade Prodi governo tecnico e tratto io

Agenzia di stampa Agi del 27 luglio, ore 20.23

Se cade sara' difficile andare alle elezioni perche' loro sono in svantaggio nei sondaggi e ne sono consapevoli. Andranno avanti non con un governo politico, ma tecnico. Silvio Berlusconi, parlando ieri ai senatori azzurri, ha tracciato questo ipotetico scenario nel caso l'esecutivo dovesse franare. L'ex premier si e' detto sicuro che il centrosinistra vorra' cambiare la legge elettorale e comunque - ha spiegato dopo alcuni minuti - in ogni caso saro' io a trattare. Certamente non tratteranno con altri... Berlusconi, pero', se da una parte ha ribadito che occorre rinsaldare la coalizione, dall'altra ha notato che soprattutto da parte dei centristi c'e' ambiguita' nei comportamenti. Dubbi che poi l'ex premier ha espresso ad alta voce ad un cronista dell'Agi. Berlusconi, durante l'incontro con i senatori, ha spiegato che Casini "non puo' andare nel centrosinistra" perche' "li' sarebbe soltanto uno tra i tanti colonnelli". "Tutti quelli che abbandonano la CdL scompaiono. Gli elettori non perdonano i traditori", ha osservato Berlusconi. Berlusconi ha pensato anche alla Lega ed ha annunciato che lunedi' incontrera' Bossi e i Presidenti delle regioni Lombardia e Veneto. Dalla settimana prossima partira' 'l'assalto' affinche' le due regioni possano chiedere maggiori poteri attraverso una legge ordinaria e non attraverso una riforma costituzionale.

Realtà/Forza Italia in ripresa

Il dibattito parlamentare sul provvedimento d'indulto ha messo in evidenza alcuni elementi politici interessanti e significativi sull'evoluzione politica futura.

Innanzitutto, va sottolineato che nella passata legislatura i tentativi compiuti per varare un provvedimento simile, soprattutto dopo l'impegno preso da tutte le forze politiche dopo la visita in Parlamento di Giovanni Paolo II, sono stati resi vani dall'opposizione della sinistra. Ben diverso atteggiamento ha dimostrato oggi, anche su una questione delicata come l'indulto che tocca la sensibilità degli elettori del centrodestra, l'opposizione. Per la verità bisognerebbe parlare soltanto di Forza Italia perché Alleanza Nazionale e la Lega, così come già era avvenuto nella precedente legislatura, hanno ribadito la loro contrarietà ad un provvedimento di indulto.

La linea seguita in aula dagli azzurri tuttavia è stata ineccepibile e coraggiosa. Di fronte, ad esempio, al tentativo di rinviare la discussione del provvedimento, fino al rischio della sua non approvazione, il capogruppo di Forza Italia ha sottolineato la responsabilità che si assumevano coloro che chiedevano la sospensione della discussione. Così come, di fronte ai continui litigi, lacerazioni e discordie all'interno della maggioranza, culminate con lo scontro tra due ministri del governo, Mastella e Di Pietro, Vito e Bondi hanno ricordato che soltanto grazie al senso di responsabilità di Forza Italia il provvedimento poteva avviarsi ad una conclusione positiva.

Il risultato positivo di tutto il dibattito, oltre naturalmente all'approvazione di un provvedimento tanto atteso, riguarda la centralità politica conquistata da Forza Italia, soprattutto in vista dell'evoluzione del quadro politico verso la creazione di un nuovo equilibrio politico di governo. Da questo punto di vista, il dibattito parlamentare ha consentito di far capire a tutti che un governo di larghe intese può nascere soltanto attraverso un accordo con Forza Italia, che ha mostrato compattezza, solidità e responsabilità.

Realtà/Governo Prodi in bilico

L'indulto come prova generale della "fase Merkel"? L'"opposizione costruttiva" declinata da Berlusconi non significa automaticamente questo, ma è indubbio che qualcosa si stia muovendo. D'altra parte, è sensazione abbastanza diffusa nei Palazzi romani che dietro la vicenda dell'indulto non ci sono solo i detenuti in stato di sovraffollamento e la condizione inumana di certe carceri, ma molto di più. Di Pietro, il ministro che si autosospende e scende in piazza, è poco più che folklore. Può fare arrabbiare, perché si arroga impropriamente il ruolo di grande moralizzatore. Ma il suo attivismo, per guadagnare visibilità, non lo solleva dalla funzione marginale nella quale è sprofondato.

La partita vera che si gioca sull'indulto è un'altra, decisiva per le sorti del governo Prodi e forse della legislatura. Di fatto, insomma, la votazione di ieri alla Camera potrebbe rappresentare l'anticamera delle grandi intese.

A darle questo significato contribuiscono anche alcuni fatti concomitanti, come le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Napolitano, generalmente interpretate come favorevoli all'allargamento della maggioranza, e quelle analoghe del presidente del Senato, Marini.

E che la situazione sia in grande fermento lo si capisce anche osservando la collocazione diversa dei due più importanti giornali, che sono anche i riferimenti di due distinti potentati che hanno entrambi appoggiato il centrosinistra, ma che rappresentano interessi distinti e talvolta in conflitto.

Il Corriere della Sera, che da tempo manifesta insofferenza per la precarietà della maggioranza che sostiene Prodi e, riscoprendo l'antica vocazione "terzista" del direttore Mieli, non disdegnerebbe un allargamento, sostiene il provvedimento di indulto, spiega che senza un'ampia maggioranza è impossibile approvarlo, e bacchetta Di Pietro, neoministro di lotta e di governo. La Repubblica invece attacca il provvedimento di clemenza, riprende ad agitare Di Pietro come una clava, scatena il solito impeto giustizialista di Travaglio, mentre, addirittura, il suo editore Carlo De Benedetti definisce "una porcata" l'indulto. Insomma, le batterie scalfariane sono pronte a sparare contro chiunque osi prefigurare un cambio o anche solo un allargamento della maggioranza.

Bioetica/Unione? Sì, contro i cattolici

Mettiamoci d'accordo. Passi per le differenze naturali, magari sfumate, magari figlie della sana dialettica. Ma il dialogo tra sordi è un'altra cosa. Prodi è convinto di essere un pontiere. Ma il primo ad oscillare è proprio lui. Nell'intervista al Corriere di qualche giorno fa spiegò, tra le altre cose, che lui è il collante della sua coalizione, lui è la sintesi di tutti gli opposti. Parole vuote, perché la realtà è ben diversa: più complessa, più difficile da cogliere e maneggiare. Ecco il caso delle staminali. Le polemiche, com'era prevedibile, sono scoppiate fin dall'inizio della legislatura.

D'altronde tenere insieme Paola Binetti, presidente di Scienza e Vita e i radicali della Bonino non è semplice. Non solo sono diversi, ma opposti. Passi per l'indulto, passi per la politica estera, ma le lacerazioni sulla bioetica non sono assolutamente ricomponibili. O si è per la difesa integrale della vita o si è per un scivolamento verso il permissivismo che diventa sempre più pericoloso.

D'altronde quando si parla di staminali ed embrioni l'argomento è delicatissimo. Non è un mistero che all'interno dell'Unione le visioni sulla bioetica siano distanti anni luce. Ma Prodi, per la serie un colpo al cerchio e uno alla botte, ha voluto, per il principio dell'alternanza, dare un colpo alla botte, affermando alla Camera mercoledì scorso in risposta ad un'interrogazione di Volontè dell'Udc, che l'embrione è inviolabile.

Dichiarazione di tutto rispetto, ma strumentale e falsa. Perché il professore sa bene che nella sua coalizione eterogenea non tutti la pensano così; che in nome di un presunto accesso più libero alla ricerca scientifica si vogliono dare più possibilità alle sperimentazioni sugli embrioni, violando di fatto la sacralità della vita umana. Ed in effetti le risposte dei suoi alleati non sono tardate ad arrivare: La Rosa nel Pugno e Rifondazione Comunista alzano la voce. Le senatrici del partito di Bertinotti definiscono (giustamente!) "incongruenti" le parole del premier; mentre il radicale Cappato parla di un Prodi "che si piega ai dogmi clericali".

Come se le questioni della difesa della vita fossero davvero legate a politiche di asservimento.

La verità è che la politica del governo italiano sulla bioetica e in particolare sulle staminali è figlia di un laicismo esasperato che di fatto monopolizza l'intero centrosinistra, mettendo sempre più all'angolo la piccola componente cattolica dell'Unione che, per ragion di stato e di potere, se ne sta con le mani in mano. Le battaglie sulla difesa della vita vanno fatte con convinzione e soprattutto con coerenza. Prodi non ha nè la prima nè la seconda.

Indulto/E' solo un primo passo

Non è necessario disturbare Voltaire per dire che le carceri italiane e il suo insopportabile carico umano mal si coniugano con il principio di civiltà di un Paese. E per sanare l'incompatibilità tra il numero dei reclusi e il potenziale ospitativo degli istituti penitenziari non c'è, nell'immediato, una soluzione diversa da un atto di clemenza.

Bene ha fatto, quindi, Forza Italia a sostenere e votare l'indulto perché, al di là delle polemiche – non tutte trascurabili - sui fruitori del provvedimento, uno stato di diritto deve salvaguardare sempre e comunque i diritti dell'individuo, anche del colpevole.

Superata quindi la soglia del voto senatoriale, ci si dovrà chiedere cosa fare, in termini di politica criminale, per evitare che tra qualche anno l'emergenza carceri ritorni di attualità. E non è una previsione fantastica: le indagini del Dap confermano che la popolazione penitenziaria "galoppa" e ogni anno aumenta in percentuali allarmanti, non tanto perché la polizia investigativa assicura alla giustizia tutti coloro che hanno violato le regole sociali, quanto perché la magistratura fa un uso eccessivo e distorto della reclusione. Complice un codice penale che, nonostante i vari tentativi di modifica, è rimasto legato all'idea della detenzione come unico mezzo di retribuzione sociale.

E' stato un errore del governo di centrodestra non dare seguito e approvazione alla riforma del Codice Penale messa a punto dalla commissione ad hoc di Carlo Nordio, il quale aveva dato un taglio più moderno alla materia inserendo, accanto alla detenzione, una serie di pene alternative per i reati meno gravi. Una riforma che Paesi come la Francia, la Germania, la Svizzera hanno già realizzato proprio in questi ultimi anni.

Oggi Forza Italia - se vuole che il voto favorevole all'indulto lo confermi come partito della giustizia e delle garanzie soggettive - non può non farsi portavoce di soluzioni diverse, durature (la costruzione di nuovi istituti penitenziari) e più moderne (le pene alternative). Per evitare che il carcere porti l'Italia a parametri di inciviltà inaccettabili, per impedire che il carcere diventi uno "strumento" nelle inchieste giudiziarie a discapito della giustizia.

GdF/La fiamma scotta Visco

La revoca dei provvedimenti di trasferimento dei vertici della Guardia di Finanza della Lombardia, arrivata stamane come un fulmine a ciel sereno, chiude la vicenda oppure apre drammaticamente il caso di un gravissimo conflitto istituzionale? Ufficialmente viene comunicato che la decisione è stata comunicata al viceministro Visco dal comandante generale della GdF, dopo che è stato archiviato il procedimento amministrativo avviato nei confronti degli interessati.

Tutto limpido e chiaro? Mica tanto. A dare fuoco alle polveri della polemica è stato il primo lancio di agenzia (dell'Agi), secondo cui la decisione "è stata presa dal viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco". Ancora una volta, come aveva fatto un imbarazzatissimo Prodi, rispondendo durante un question time ai rilievi e alle accuse di Forza Italia, al governo non resta che prendersela con la stampa: "Le modalità con cui è stata diffusa la notizia con un dispaccio di agenzia (Ansa) in un'ora inconsueta, stabilendo un'arbitraria relazione con il caso Unipol".

Così questa mattina, nei successivi lanci di agenzia, è stato precisato che si tratta di una decisione assunta dal comandante generale e comunicata a Visco.

Senonchè, un'altra agenzia di stampa lascia trapelare, dagli ambienti della Gdf, un quadro ben diverso. Con tanto di parole virgolettate, anche se non attribuite a una persona specifica:

Caso tutt'altro che chiuso, dunque. Occorre vigilare e non mollare l'osso.

   

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