ti trovi in: Motore Azzurro » il Quaderno » il Quaderno del 12 Ottobre

il Quaderno del 12 ottobre

Berlusconi: questo governo ha varato 67 nuove tasse

Agenzia Ansa del 12 ottobre, ore 13.22

''Questa Finanziaria e' davvero ineffabile e mi lascia sempre piu' stupito mano a mano che arrivo a conoscerla in profondita'''. Lo dice Silvio Berlusconi, arrivando a Campobasso per la campagna elettorale delle regionali in Molise. ''Il mio governo in cinque anni - prosegue l'ex premier - non ha varato una sola legge che aumentasse la pressione fiscale o mettesse le mani in tasca agli italiani. Questo governo con due provvedimenti, il pacchetto Bersani-Visco e la Finanziaria, introduce 67 nuove tasse o aumenti di tasse esistenti. Questo dimostra, come io avevo anticipato in campagna elettorale, che il governo ha prodotto una politica ideologica tesa a colpire il ceto medio''. ''Le mie previsioni - aggiunge ancora Berlusconi - sono state superate dai diktat della sinistra massimalista, a cui Ds e Margherita non possono opporsi perche' altrimenti non ci sarebbe piu' la maggioranza''. Per quel che riguarda il ricorso a proteste di piazza, il presidente di Forza Italia precisa che questa e' un'ipotesi che non e' mai stata evocata in modo diretto: ''faremo opposizione in Parlamento con emendamenti tesi a limitare i danni che lo Stato produrrebbe, anche se penso che questa manovra sia inemendabile perche' andrebbe cambiata tutta. Ci unire alle categorie che si sentono colpite e se i nostri elettori, dopo che non saremo riusciti a modificare la Finanziaria, come continuano a chiederci vorranno fare atti collettivi di protesta in tutte le citta', allora saremo pronti''.

Pier Ferdinando Casini vuole intercettare i voti di ex-democristiani che non vogliono stare nel Partito Democratico e quindi marca una sua identita' precisa. Questa l'opinione del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Cosi' l'ex-premier racconta il pranzo di ieri con il leader dell'Udc: e' stato ''molto cordiale, abbiamo concordato di lavorare su emendamenti comuni alla Finanziaria. Questo e' assolutamente positivo''. ''Poi - aggiunge - sono emerse visioni diverse. Casini si attende che dal Partito Democratico scappino molti democristiani che non vogliono stare nello stesso partito con dei comunisti. Pensa di portare piu' elettori alla Cdl avendo una sua identita' precisa, che puo' favorire l'ingresso nell'Udc di ex-democristiani''. E' un'idea che lei condivide? ''E' l'idea di Casini''.

''Si sono spaventati dall'accoglienza che hanno avuto e stanno tentando di fare marcia indietro come sui tagli agli enti locali''. Berlusconi commenta cosi' il dibattito in corso nel governo e nella maggioranza sulla tassa di successione. ''Hanno contraddetto se stessi - incalza il leader di Forza Italia - non hanno avuto il coraggio di chiamarla tassa di successione ed e' diventata la tassa sul morto''.

''Parliamo della leadership del governo, che e' in discussione. Per quanto riguarda il centrodestra, si decidera' democraticamente al momento opportuno''. Silvio Berlusconi, replica con queste parole le affermazioni del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, che anche ieri e' tornato a mettere in discussione il presidente di Fi come leader della Cdl.

Le elezioni regionali in Molise, il 5 e il 6 novembre, non avranno solo un valore locale, ma saranno un segnale per tutto il Paese.

''Abbiamo molte chance di vincere - assicura l'ex premier - e sara' un segnale che dal Molise potra' andare a tutta l'Italia perche' e' il primo momento in cui gli elettori sono chiamati ad una scelta di campo tra l'Italia delle liberta' e l'Italia delle tasse''.

''Non ci credo, sarebbe un atto di banditismo e non sarebbe piu' una democrazia quel Paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario attraverso le sue aziende e le sue proprieta' private. Non ci credo''. Cosi' Berlusconi risponde a chi gli fa notare che il governo, con la riforma Gentiloni, potrebbe togliere una rete a Mediaset.

''Se la sinistra mettesse mano al riassetto del sistema radio televisivo - aggiunge Berlusconi- e se dovessero toccare Mediaset sarebbe il colmo. Sarebbe un atto di vendetta politica''.

Il governo vara una Finanziaria "scoperta"

Il governo ha portato al Quirinale la legge finanziaria con 48 ore di ritardo, ed il Capo dello Stato l'ha inviata in Parlamento oltre il tempo limite (previsto dalla legge) del 30 settembre.

Questi due giorni in più sono stati giorni caotici per gli uomini di Padoa Schioppa e di Visco. I numeri non tornavano ed i risultati si vedono.

Tanto per fare un esempio, da un punto di vista tecnico, la legge finanziaria non rispetta l'art. 81 della Costituzione che prevede la necessaria copertura finanziaria di ogni maggiore spesa.

La manovra prevede spese non coperte per 1,1 miliardi di euro, in quanto affida la loro copertura ad una legge delega che non può entrare in vigore - proprio perché è una delega - il 1° gennaio del prossimo anno.

Per sviluppare i suoi effetti, una legge delega deve essere applicata attraverso i decreti delegati. Ma per produrre i decreti delegati, l'amministrazione finanziaria deve avere una legge che li preveda. E se la legge che li prevede (la finanziaria) entra in vigore il 1° gennaio, come può entrare in vigore - dal primo gennaio - l'aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie? Semplicemente, non può. Ne consegue che - tecnicamente - la legge finanziaria "non è coperta"; e, quindi, non rispetta l'art. 81 della Costituzione.

Se questo può essere un errore dovuto (forse) alla fretta con cui i tecnici dell'Economia hanno lavorato sulla manovra, l'approvazione parlamentare di una nota di aggiornamento al Dpef "muta" è una scelta politica del governo.

Nel documento infatti non compare da nessuna parte l'unica tabella necessaria per comprendere il reale andamento dei conti pubblici. La tabella in questione è quella che fotografa l'andamento programmatico della finanza pubblica.

Vale a dire è lo schema in base al quale è possibile conoscere il volume complessivo delle spese e delle entrate. Padoa Schioppa e Prodi non l'hanno presentata in Parlamento, forse lo faranno a fine mese. Il motivo della scelta è evidente. Se l'avessero presentata (come avrebbero dovuto) il Paese si sarebbe reso conto di come questa legge finanziaria sia esclusivamente basata sulle tasse. E che queste crescono solo per alimentare ulteriormente le spese. Ne consegue che il documento approvato ieri dal Senato (grazie all'assenza di una nutrita pattuglia di esponenti della Casa delle Libertà) è un falso.

Il governo vuole la resa di Confindustria

Recandosi al direttivo riunito di Confindustria, il ministro dell'Economia Padoa Schioppa ha posto un ultimatum: "E' una grossa esagerazione che lo Stato si riprenda con il Tfr quanto ha elargito con il cuneo. A questo punto vi ripeto l'offerta: se volete, vi lasciamo il Tfr e ci riprendiamo il cuneo. E se continuate ad alimentare una falsa caricatura, rischiate che questo cambiamento si faccia davvero".

Colpisce non tanto la materia del contendere quanto il tono usato dal potere politico - rappresentato da un ministro in carica - nei confronti di una "parte sociale" (quella che, bene o male, produce ricchezza e sviluppo) presa letteralmente a pesci in faccia.

Una manifestazione di forza alla quale Confindustria risponderà probabilmente chinando la testa, se non altro perché sono stati i suoi vertici a scegliere di appoggiare Prodi.

A meno di un sussulto di orgoglio, che la lettura de Il Sole 24 Ore di oggi non fa prevedere in quanto, titolando "Tfr, ora si tratta sulle Pmi", manifesta una tendenza al dialogo ma soprattutto si preoccupa di presentare i vertici di Confindustria come solleciti degli interessi della base.

Padoa Schioppa ha spiegato con altri dettagli il problema: dettagli che se fossero stati forniti prima non avrebbero fatto male.

Ma ci sono due punti ancora poco chiari:

A conclusione, in tono di sfida, Padoa Schioppa ha sollecitato Confindustria a dare l'incarico al proprio Ufficio studi di fare il confronto tra la Finanziaria attuale e quella precedente per vedere quella che ha realizzato di più per le imprese. Che è un modo per avere un consenso politico comparato favorevole (se così risulterà) oppure per distruggere la credibilità dell'Ufficio studi di Confindustria.

Sul piano politico, la durezza di Padoa Schioppa serve soprattutto a dare soddisfazione all'estrema sinistra, lasciando a Prodi uno spazio di manovra per mediare.

Il governo vuol far saltare il Tavolo

Il presidente del consiglio sta facendo pressioni pesantissime per far saltare il cosiddetto "tavolo dei volenterosi", suggerendo agli esponenti del centrosinistra che vi hanno aderito di disertare le prossime riunioni.

Pur impegnato nella missione in Libano, in cui ha ottenuto dai terroristi hezbollah il riconoscimento di miglior partner europeo, Prodi evidentemente si fida talmente poco della sua maggioranza da intervenire perfino sul confronto politico-parlamentare tra maggioranza e opposizione che resta fisiologico, per il bene della democrazia, anche nelle fasi di bipolarismo più esasperate.

E', questo, l'ennesimo segnale di debolezza di un premier sempre più isolato, che pretende di guidare il governo attraverso una chiusa logica di clan, facendosi beffe dei partiti, della sua stessa maggioranza, del Parlamento e, soprattutto, degli interessi del Paese.

Chi ha deciso invece di partecipare al "tavolo dei volenterosi", lo ha fatto proprio per rispondere alle innumerevoli istanze di cambiamento che sono giunte da tutte le categorie e dalle forze produttive della società di fronte a una Finanziaria punitiva, sbagliata alla radice e da riscrivere da cima a fondo. I parlamentari che hanno accolto l'invito di Capezzone stanno cercando di concordare alcune correzioni importanti, a partire dal prelievo sulle successioni e dal trasferimento forzoso del Tfr, nel tentativo di limitare i danni di una manovra di stampo comunista, scritta da Epifani e da Bertinotti e controfirmata dal ministro Padoa Schioppa.

C'è da sperare che i moderati dell'Unione, finora totalmente schiacciati dall'asse fra Palazzo Chigi e la sinistra radicale, sappiano resistere alle pressioni di un premier che cerca di imporre i suoi diktat politico-ideologici a chi cerca di modificare la Finanziaria nell'interesse del Paese. L'alleanza cattomassimalista con cui Prodi vuol blindare la sua sopravvivenza politica appare sempre più come una scommessa di corto respiro, e il Professore ora tenta di far saltare il "tavolo" solo perché ha paura che stia per saltare quello ben più importante del governo. Ma se i moderati del centrosinistra esistono ancora, questa volta devono battere un colpo.

Stangata/Hanno fatto macelleria sociale

Il concetto è semplice, elementare. Basta scartabellare tra le migliaia di pagine che contengono la Finanziaria per rendersi conto di due dati rilevanti e allo stesso tempo previsti dal centrodestra in campagna elettorale.

Primo: in cinque anni il governo Berlusconi non ha mai messo le mani nelle tasche degli italiani, non ha varato una sola tassa, a costo di accantonare le leggi che prevedevano aumenti della pressione fiscale; in una sola legge, la Finanziaria appunto, il centrosinistra ha invece introdotto 67 nuove tasse. E se alla Manovra aggiungiamo il decreto Visco-Bersani, il risultato è che in 4 mesi di governo la sinistra ha massacrato i cittadini italiani.

Secondo: Prodi ha definito "delinquenti politici" gli esponenti di Forza Italia, Berlusconi in testa, che durante la campagna elettorale hanno avvertito gli italiani dal rischio di nuove, pesantissime tassazioni (aumento Irpef, ritorno della tassa sulle successioni e sulle donazioni, mannaia sulle rendite, ecc.) nel caso fosse andata al governo l'Unione prodiana.

Ebbene, tutte le previsioni di Berlusconi si sono avverate: il programma della sinistra - quello prefigurato dalla Casa delle Libertà e non quello raccontato agli italiani da Prodi prima delle elezioni - è tutto racchiuso nella Finanziaria in discussione in Parlamento. Tassa dopo tassa, balzello dopo balzello, Visco dopo Visco.

Stangata/Famiglie, 1.300 euro di tasse in più

In campagna elettorale Prodi si era impegnato a non aumentare le tasse e a lasciare inalterate aliquote e scaglioni.

Con la finanziaria, invece, il governo vuole ridefinire scaglioni e aliquote fiscali Irpef, istituire nuove tasse, imporre nuovi obblighi contributivi, inasprire pedaggi e accise.

Si tratta di una pesante stangata sulle famiglie che si può valutare in 1.300 euro di tasse in più, in media per ogni nucleo famigliare. Ecco l'equità della sinistra: più tasse per tutti.

Ecco un elenco dei balzelli messi a punto dal governo Prodi:

Calcolando le maggiori entrate a livello nazionale e il maggior prelievo locale, le maggiori entrate tributarie potrebbero arrivare, nella peggiore delle ipotesi, a 28 miliardi di euro. Suddividendo il prelievo totale fra le famiglie italiane, risultano circa 1.300 euro di tasse e balzelli in più per famiglia.

Sono ben 11 i balzelli che colpiranno le famiglie:

In sintesi i maggiori costi assommano a € 359, mentre la riduzione del cuneo fiscale porta un beneficio di € 150, con un saldo negativo pari a € 209.

(Fonte: Finanziaria, Adusbef, Codacons)

Noi/Muoviamoci, il dopo-Prodi è cominciato

Possiamo sfruttare meglio la favorevole congiuntura politica di queste settimane che ridimensionano Prodi, destabilizzano la sua maggioranza, favoriscono ipotesi di intese trasversali che avvelenano - complice una Finanziaria che non piace a nessuno - il clima dentro e fuori Palazzo Chigi?

La risposata positiva è scontata ma si ferma di fronte al come farlo e con chi. E' paradossale eppure il centrodestra non sembra attrezzato, dopo la sconfitta ai punti, a sferrare quel colpo da ko che metterebbe in discussione il verdetto di aprile riducendo i tempi della legislatura.

Il nostro limite è proprio nella scarsa coesione di una Casa delle Libertà che non è più la stessa ma che fatica ad indossare i panni di una autentica novità.

Berlusconi è riuscito a lanciare Forza Italia primo partito del Paese, ha aiutato Fini nel percorso verso il popolarismo europeo che lo colloca stabilmente al fianco della compagine azzurra, il rapporto con Bossi resta l'architrave del profondo radicamento moderato al nord, mentre Casini e la sua Udc si allontanano….Stanno provando ad aprire un fronte centrista che indebolisce l'immagine della coalizione, la sua forza dirompente, prima ancora nella fantasia del nostro elettorato che nel numero dei voti.

Non si tratta di una esclusiva competizione sulla leadership. Come mostra l'incontro di ieri, Casini spinge su un distinguo fatto di piccole fughe in avanti e di qualche ambiguità di linguaggio che vorrebbe sfondare nel cuore cattolico della pancia elettorale del Paese.

Forza Italia, a ben vedere, è già dove Casini vorrebbe arrivare. Deve però insistere elaborando una capacità di manovra sul centro della sinistra che non va lasciata solo al leader Udc: una impresa che non riguarda soltanto il Parlamento, le sedi istituzionali e i rapporti politici ma deve impegnare la società civile e quei gruppi rappresentativi che mostrano delusione sulle promesse e sullo stile prodiani.

Categorie, ceto medio produttivo, mondo delle professioni, senza trascurare la pubblica amministrazione che nei cinque anni del nostro governo non abbiamo sicuramente penalizzato, vanno coltivati con più determinazione e costanza.

Mentre sullo scenario parlamentare, come sugli organi di comunicazione, il capo della opposizione non deve più perder tempo a ribadire quello che nei fatti tutta la maggioranza gli riconosce: cioè che il vero leader è lui.

Occorre aiutare invece, a cominciare dal fragile equilibrio del Senato, quegli intelligenti oppositori di Prodi, che grazie al ruolo istituzionale (Marini) lavorano per un equilibrio diverso del quadro politico.

La nostra scommessa è sapersi muovere fin d'ora come se il dopo-Prodi fosse già cominciato, perché costruendo questo clima gli oppositori del premier nella sua pasticciata maggioranza avranno il coraggio di costruire una prospettiva diversa.

   

« numero precedente