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il Quaderno del 20 settembre

Ponte/Berlusconi: mi addolora il no irragionevole del governo

Agenzia Ansa del 19 settembre, ore 17.09

''Mi addolora profondamente questo irragionevole 'no' del governo Prodi che non appare avere nessuna altra motivazione se non quella di non voler riconoscere a me e al mio governo di essere riusciti in un'impresa storica che era sempre stata mancata dai governi di mezzo secolo''. Lo afferma in una nota il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, stigmatizzando cosi' la decisione dell'attuale governo di accantonare il progetto del ponte sullo Stretto di Messina. ''Il governo Prodi - aggiunge il leader della Cdl - continua ad opporsi a tutte le grandi riforme varate dalla Casa delle Liberta', indispensabili per lo sviluppo del Paese''. ''Dice no - conclude Berlusconi - anche al ponte sullo Stretto, un'opera epocale che unirebbe definitivamente la Sicilia all'Italia, su cui ho personalmente lavorato per cinque anni sino ad arrivare all'appalto dei lavori ad una grande impresa italiana e ad ottenere un finanziamento del 20% dall'Unione Europea''.

E ora? E' importante saper vincere

E' indiscutibile che la giornata politica di ieri sia finita 2 a 0 per la Casa delle Libertà che al Senato ha battuto la maggioranza in Commissione Affari Costituzionali e alla Camera l'ha spuntata su Prodi, il quale sarà costretto a riferire - lui non Gentiloni - sull'affaire Telecom in Parlamento.

Due "gol" importanti per il campionato, riconosciuti tali anche dai quotidiani, ma che non ne decretano la vittoria. Va bene l'enfasi che traspare su molti giornali in cui si riconosce la difficoltà del governo e il logoramento di Prodi, ma la realtà politica è un'altra cosa e gli effetti pratici e concreti di quei fondi non sono automatici.

E ora?/E' iniziato il logoramento di Prodi

Lo schiaffo che ha segnato il viso di Prodi non sarà senza conseguenze. Palesi sin d'ora quelle di natura mediatica, tutte da costruire quelle politiche che, per avere successo, dovrebbero contare su un consenso che vada oltre la nostra opposizione.

In termini più brutali: Prodi (si) è ammaccato, ma siamo ancora lontani da una alternativa credibile per la sua sostituzione. E' incominciato, grazie al ruolo dell'opposizione e ad alcune clamorose riserve esplose dentro la sua variegata maggioranza, il logoramento del premier. Perché questo venga mantenuto e magari finalizzato alla sua caduta, occorre lavorare alle condizioni politiche della sua sostituzione. Che non debbono significare per forza - anche se noi ce lo auguriamo - un cambio in corsa dell'attuale maggioranza.

Sarebbe inutile compiacersi delle difficoltà personali di Prodi che la vicenda Telecom sta portando alla luce, se non riuscissimo a finalizzarle politicamente. In realtà il nostro vero successo di questi giorni e di queste ore è il cambio di clima dentro la maggioranza. Non è ancora iniziato l'autunno ma tra i sottosegretari e i ministri meno legati a Prodi (che, ricordiamolo, non ha un partito) circola questo ritornello: "Eh se solo Berlusconi e i suoi alleati spingessero sull'acceleratore!".

Questo cambio di clima nasconde una crisi feroce dei rapporti tra gli uomini che più contano dentro il governo. E' come se si fosse creato un cortocircuito su Prodi in cui alle nostre legittime accuse al premier si sono aggiunti i dubbi che sulla sua persona e sul suo operato crescono all'interno del suo Gabinetto.

C'è chi, autorevolmente, comincia a parlare dentro l'opposizione e in Forza Italia di una sorta di "comitato d'affari" di Palazzo Chigi su cui la vicenda Telecom ha aperto un primo spiraglio. Ma quel che oggi più conta è che a sinistra - dai diesse alla Margherita con una improvvisa neutralità dello stesso Bertinotti - nessuno reagisce con veemenza e con sdegno a tali insinuazioni. Come se il logoramento di Prodi, o almeno il tenerlo sulla graticola, non facesse piacere solo a noi…

E ora?/E' finita a sinistra la pax prodiana

Il voto al Senato, favorevole all'opposizione, rappresenta un campanello di allarme per Prodi e per la maggioranza di governo.

E' la prima volta che l'opposizione sconfigge il governo in un voto significativo come quello sull'affaire Telecom, dopo che numerose volte la maggioranza se l'era cavata per un soffio.

Questo monito è tanto più significativo e promettente in quanto si inserisce in un clima di sfilacciamento della maggioranza di governo e soprattutto di progressiva sfiducia nei confronti di Prodi.

Dall'interno della maggioranza sale, come dopo il 1996, un sentimento di ostilità per il Professore, per le sue operazioni spregiudicate nel campo economico e per la sua arroganza politica. L'indifferenza verso Prodi non proviene questa volta soltanto dai Ds, ma dalla stessa Margherita e perfino da settori di Rifondazione Comunista, i suoi più fedeli alleati.

Il vero momento di crisi di questo governo non si può prevedere. Ed è bene che l'opposizione non si faccia illusioni sui tempi di caduta, anche se le basi politiche della maggioranza appaiono sempre più fragili.

L'opposizione non può fare sconti a questo governo, e bisogna essere anche consapevoli che la Casa delle Libertà ha interesse - pur con dei distinguo - a favorire un dialogo con le forze politiche più ragionevoli della maggioranza.

Anche su questa capacità dell'opposizione si giocheranno gli equilibri futuri del nostro Paese.

E ora?/E' precipitata la credibilità internazionale

Murdoch, con la sua consueta franchezza, non usa mezze parole: in Italia non si possono fare affari senza scendere a compromessi con la politica. Con questa politica. I guasti dell'affaire Telecom sbarcano così anche a Wall Street e le parole dure del magnate australiano, rivolte agli analisti di New York, cuore e motore della finanza mondiale, precipitano il nostro paese nell'abisso della credibilità internazionale.

Annunciando lo scorporo del canale satellitare Sky Italia, Murdoch fa velenosamente sapere che l'ingresso di azionisti italiani lo farebbe sentire "più tranquillo", anche se gli aspetti finanziari dell'operazione lascerebbero il posto a "considerazioni di carattere politico".

Il messaggio è chiaro: in Italia è la politica che decide. Quella stessa politica rappresentata da un presidente del Consiglio che si intromette nella trattativa tra due imprese private, presenta propri piani di riassetto, lamenta scarsa informazione e, dulcis in fundo, emette un comunicato per rendere pubblici i contenuti di trattative riservate. Mandando tutto a carte quarantotto.

Non sono soltanto le parole di Murdoch a mettere a tacere gli strilli della sinistra, che tenta di liquidare le intromissioni di Prodi nell'affaire Telecom come una "speculazione politica" dell'opposizione. Anche l'ex commissario Ue, Mario Monti, che non può certo essere accusato di simpatie verso il centrodestra, parla di "pericolosa voglia di dirigismo" del Governo e ribadisce: "Così l'opinione pubblica internazionale ci boccia".

Monti traccia anche un convincente parallelo con la linea seguita dal governo Berlusconi, quando si trovò a dover fronteggiare la crisi del più grande gruppo industriale del Paese, la Fiat. L'azienda presentò un proprio piano di ristrutturazione e il governo si guardò bene dal confezionarne uno alternativo.

Il centrodestra ha tutte le carte in regola per mettere Prodi e il suo governo sul banco degli imputati. E di rispedire al mittente (Giannini su Repubblica di oggi) l'accusa di essere "una brigata di thatcheriani alle vongole". Non saranno gli insulti all'opposizione a salvare il presidente del Consiglio da una figuraccia planetaria.

Era ora/La sinistra scopre il bluff di Prodi

Romano Prodi è isolato, non ha più nessun alleato. Proprio come Ciriaco De Mita nel 1989 il cui epilogo fu la creazione del consiglio di Gabinetto. Non è escluso che fette importanti della maggioranza possano proprio chiedere la creazione di questa struttura politica, destinata a "commissariare" il Presidente del Consiglio. Potrebbe essere questa la "via d'uscita", il prezzo, che Prodi dovrebbe pagare pur di restare a Palazzo Chigi.

E Prodi sarebbe pronto ad accettarlo? Sa benissimo che la legge finanziaria, che prenderà luce fra poco più di una settimana, è un anestetico fortissimo per le tensioni politiche. Per tre mesi si parlerà solo di ticket sanitari, cunei fiscali, tasse. Argomenti che potrebbero dirottare l'attenzione dell'opinione pubblica dallo scandalo Telecom; e quella politica dai "bidoni" tirati da Prodi ai suoi alleati.

Già, perché sull'intera vicenda Prodi ha tirato veri e propri "bidoni" agli alleati. Lo ha dato ai Ds ed alla Margherita quando ha cercato, con il Piano Rovati (elaborato da importanti banche d'affari), di crearsi una nuova Iri da mettere in campo al momento del dibattito sul Partito democratico. E lo ha dato anche a Rifondazione, quando ha fatto capire a Bertinotti che poteva vedere soddisfatte le proprie richieste in materia di legge finanziaria. La manovra non scende sotto i 30 miliardi. Almeno non nella facciata.

Anche Di Pietro è rimasto "scottato" dalle promesse di Prodi. Il ministro delle Infrastrutture aveva messo gli occhi su buona parte delle risorse destinate allo sviluppo per dirottarle verso i finanziamenti per infrastrutture. Aveva fatto anche il conto della spesa: servono 12,5 miliardi per tenere aperti i cantieri. Se gli va bene, ne otterrà meno della metà. La gran parte, infatti, finirà per soddisfare le attese della Confindustria con la restituzione di circa 5 punti del cuneo fiscale e contributivo.

Insomma, per tamponare le falle della coalizione e per cercare di uscire dagli equivoci creati, Prodi ha scontentato tutti per i bidoni che ha dato alla sua maggioranza ed ai gruppi di pressione che lo hanno spinto a Palazzo Chigi. Con il risultato che, ora, è solo. Diceva Craxi: anche le vecchie volpi vanno in pellicceria. Erano i tempi del governo De Mita, 1989. E Prodi era presidente dell'Iri.

Rai/Poche poltrone, tanti pretendenti

La politica deve fare un passo indietro; non accetteremo l'intrusione dei partiti nella vita dell'Azienda; valuteremo caso per caso secondo le professionalità: così si erano espressi i consiglieri di amministrazione della Rai accingendosi, assieme al direttore generale Cappon, a varare le prime nomine.

Belle parole, peccato che non siano state seguite dai fatti. Ieri quella che doveva essere una normale riunione dei capigruppo dell'Unione per fare il punto sulla vicenda Telecom si è trasformata in un processo dai toni alti e velenosi nei confronti dei due maggiori imputati: i Ds e la Margherita. Accusati dai tanti cespugli della maggioranza prodiana di voler fare man bassa sulle poltrone che contano.

Vista la malaparata si è deciso di rinviare a una riunione ad hoc, nella prossima settimana, il dibattito sulle nomine Rai; ma appena la notizia è trapelata persino l'Usigrai - il potente e unico sindacato "rosso" dei giornalisti Rai - è stato costretto a prendere posizione e a chiedere che la politica si tiri fuori dalle vicende di Viale Mazzini.

Un discorso tra sordi, perché la politica vuole occupare militarmente l'intera Azienda.

Un'occupazione in parte già avvenuta con i primi giri di valzer preparati da Cappon; un'occupazione che si concretizzerà nella prossima settimana quando la lama del direttore generale affonderà sui direttori che ancora guidano Rai International, Televideo, Isoradio, Gr. Dalla decapitazione si salveranno, forse, la Buttiglione e Mazza.

In queste ultime ore, ai piani alti di viale Mazzini, girano molti "pizzini" scritti di loro pugno dai consiglieri della maggioranza e della minoranza.

Curzi punta tutto su Rai News 24: per quella direzione vuole Corradino Mineo. I Ds invece puntano su Marroni attuale vicedirettore del Tg2.

La partita più grossa si giocherà sulla radiofonia visto che i direttori di rete tv resteranno in carica fino all'inizio del prossimo anno e che i direttori dei tre tg sono stati già indicati (Riotta, Mazza e Di Bella).

L'ipotesi di scorporare i giornali radio non sembra più praticabile: i ds vogliono una redazione unica e pretendono di farla guidare a Caprarica.

Le caselle disponibili resteranno nell'ordine: la direzione radiofonia, il Gr Parlamento, la prima rete radiofonica, la seconda e terza rete radiofonica (accorpate) e i Canali di Pubblica Utilità (Isoradio e Cciss).

   

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