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il Quaderno del 18 ottobre

Finanziaria/Ogni giorno una novità

Un luogo animato da comparse: questa è l'opinione che Romano Prodi ha del Parlamento. Comparse il cui unico scopo è votare quel che lui vuole. Anche se si tratta di piatti indigeribili come questa legge finanziaria.

Da un punto formale, la manovra nel suo complesso (decreto legge e finanziaria vera e propria) ha iniziato il suo iter parlamentare da tre giorni, con la discussione del decreto legge nelle commissioni Bilancio e Finanze riunite. E sono tre giorni che i lavori sono sospesi. Motivo: i presidenti delle due commissioni stanno discutendo su quali emendamenti al decreto siano ammissibili e quali no.

Emendamenti che in totale sono circa 1200: 300 dell'opposizione (di cui 250 della Lega), il resto della maggioranza. Cioè, l'Unione sta discutendo sui suoi emendamenti. Cioè, sta litigando al suo interno.

Lo spettacolo offerto dalla maggioranza è indecoroso. Nella sostanza sta praticando un auto-ostruzionismo al decreto legge. E il provvedimento ha nella sua pancia circa 5 miliardi di euro di copertura della legge finanziaria. Insomma, se non si approva il decreto, viene a mancare la copertura alla manovra.

Il clima sugli emendamenti al decreto a Montecitorio favorisce la possibilità – per il governo – di chiedere il voto di fiducia sul provvedimento. Ed il voto di fiducia su un decreto – è noto – fa decadere tutti gli emendamenti approvati (chissà quando) in commissione; a parte le modifiche che vengono introdotte nell'articolo di conversione del provvedimento con i consueti maxiemendamenti.

Questa situazione offre il fianco a due interpretazioni. La prima, ampiamente prevista e prevedibile: la maggioranza è talmente frastagliata al suo interno che non riesce a trovare un'intesa sugli emendamenti al decreto. La seconda, più maligna: conoscendo le condizioni della sua maggioranza, Prodi ha favorito il caos in commissione così da agevolare l'uso del voto di fiducia.

Un comportamento che conferma l'impressione di come il presidente del Consiglio interpreti il Parlamento: un luogo animato da comparse, chiamate ad assecondare ogni suo provvedimento; anche se si tratta di un piatto indigeribile come questa finanziaria.

Perché, si badi bene, tutte le modifiche che vengono annunciate (dai bolli auto alla tassa di successione; dall'Irpef al Tfr) non hanno ancora alcuna traduzione in emendamenti. Quindi, sono solo chiacchiere destinate a smorzare la forte contestazione alla finanziaria che sale da ogni categoria. Solo un'operazione di facciata.

Finanziaria/E con le novità le vendette

Nel giorno in cui Confindustria conferma un giudizio "preoccupato e negativo" sulla Finanziaria e denuncia un "clima ostile alle imprese", in quello stesso giorno spariscono dal decreto-legge fiscale gli incentivi all'acquisto di auto nuove e meno inquinanti. Per dirla con più chiarezza: il presidente degli industriali fa uno sgarbo al governo e il governo fa uno sgarbo al presidente della Fiat.

Non c'è bisogno di scomodare Andreotti e il suo ormai celebre aforisma ("a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca") per adombrare il peggiore sospetto sulla tempistica di una decisione che colpisce al cuore del suo business l'azienda torinese, costringendola a ridimensionare i conti e a riporre precipitosamente nel cassetto la campagna pubblicitaria, già partita, sui vantaggi della rottamazione delle vecchie auto.

Quegli incentivi, dietro la motivazione ecologica, nascondevano un sostanziale sostegno alle industrie nazionali del trasporto (Fiat, ma anche Piaggio) e, di fatto, anche all'occupazione del settore. Così a pagare per questa cancellazione saranno sì le aziende, ma anche i lavoratori. Ma a questo governo cosa importa?

La prova dello "sgarbo" sta nell'unanimità con la quale il vertice di maggioranza ha accolto la proposta dei Verdi di destinare quei fondi, 170 milioni, ai trasporti pubblici locali. Dimostra che questa decisione ha trovato d'accordo anche quanti, fino a ieri, si erano spesi in favore di quel provvedimento, segnatamente Enrico Letta e Bersani, e che avevano promesso di difenderlo.

Montezemolo, dunque, è costretto a bere fino in fondo l'amaro calice della strettoia nella quale si è infilato con il suo duplice ruolo di presidente di Confindustria e della Fiat.

La rivolta della base e lo scontento degli imprenditori lo hanno posto nelle condizioni di modificare radicalmente la sua posizione nei confronti del governo.

Finanziaria/Le novità? Tutte negative

Mai una Finanziaria aveva mostrato un pari livello di confusione di idee e di mezzi. A parte il balletto delle cifre complessive, che è oscillato da un minimo di 27 miliardi a un massimo, per il momento, di 40 miliardi, non passa giorno senza che vengano annunciate modifiche sui diversi punti di intervento, in genere su pressione di gruppi sociali o di ministri o di partiti della coalizione.

A questo si aggiungono i rilievi critici di personalità ed organismi esterni, in genere lontani dalle posizioni del centrodestra: dal Governatore di Bankitalia alla Corte dei Conti, dalla presidenza di Confindustria all'Istat.

Il desiderio di tracciare un confine tra i "ricchi" e i "non ricchi" fa brutti scherzi. La decisione di ripristinare la tassa sulle successioni e donazioni per valori al di sopra di un milione di euro spalanca la porta a una serie di trucchi facilmente immaginabili.

L'atavica antipatia per la "borghesia" ha finito per ampliare enormemente i limiti del "ceto medio" ma ha lasciato fuori da qualsiasi aiuto 4,8 milioni di italiani con un reddito inferiore a 700 euro al mese.

Misure populiste, con sottofondo di favori mirati, come la supertassa sui Suv, sono seguite da misure altrettanto populiste, come la rinunzia alla stessa tassa, ma dopo avere comunque prodotto effetti negativi sul mercato e sul patrimonio.

Intrusioni verbali e velleitarie sugli assetti proprietari delle aziende producono turbative sul mercato, provocando ondate speculative sui titoli, da Telecom a Autostrade passando per gli aeroporti.

Dichiarazioni ricattatorie – del tipo: niente Tfr niente cuneo fiscale – dimostrano nervosismo, incertezza e sostanziale debolezza.

In sostanza, è in atto da mesi un meccanismo di destabilizzazione del sistema economico italiano che ha già portato a una consistente fuga di capitali, azzerando i vantaggi procurati da una fase espansiva dell'economia europea e mondiale che si sta già riducendo.

Da questa impasse, che non ha chiarito quale sia la politica economica del Governo, Prodi pensa di uscire con un voto di fiducia, cioè con una riaffermazione del principio di forza vista la propria incapacità di dialogare con la società civile e soprattutto con le forze che producono la ricchezza.

Finanziaria/Tagli e tasse, è una sollevazione

A protestare sono gli evasori, fa sapere Prodi. Anche se dovessero scendere in piazza milioni di persone, lui tirerà dritto sulla Finanziaria. Vedremo. Tanto di cappello alle facoltà divinatorie del premier, già messe alla prova con il caso di via Gradoli: il pronostico si avvera, perché ogni giorno che passa una nuova categoria di italiani e di lavoratori si aggiunge alla massa di quanti protestano per tagli e tasse. Un diluvio.

Ha già contro: gli imprenditori, gli artigiani, i risparmiatori, le categorie professionali, il popolo delle partite Iva, i titolari di reddito oltre i 40mila euro, i sindacati della scuola, la Cisl (per il Tfr), un intero Nord in rivolta. E anche pezzi della sua maggioranza. Che gli resta? Solo Epifani. Ma neanche tutta la Cgil.

Accade infatti che questo governo, che aveva cavalcato le presunte disattenzioni della Cdl verso la ricerca e promesso una miracolistica inversione di rotta in quel settore, si ritrova in campo avverso anche i sindacati dell'Università e, appunto, della Ricerca. Cgil compresa. Sono infuriati, parlano di "finanziaria killer" e hanno proclamato due giorni si sciopero generale. Mentre si annunciano trasporti in tilt negli aeroporti, nelle ferrovie, sul mare.

Ed ecco due ciliegine sulla torta.

Avanti così, Prodi, facciamo il tifo per te.

Finanziaria/Forza Italia: no alla fiducia

"I Gruppi parlamentari di Forza Italia di Camera e Senato hanno incontrato i rappresentanti delle maggiori organizzazioni di tutela e rappresentanza dei lavoratori, degli imprenditori, dei lavoratori autonomi e delle libere professioni per un esame congiunto dei contenuti della manovra economica e di bilancio. Ad essi è stata ribadita la fiducia di Forza Italia nella libera e responsabile dialettica tra le parti sociali senza alcun intervento del legislatore nella disciplina della rappresentanza, così come la convinzione che il governo debba praticare un intenso dialogo sociale prima di intervenire nelle materie che investono la condizione di gruppi sociali". Lo afferma una nota dell'ufficio stampa del gruppo di FI alla Camera. Forza Italia ha, in particolare, sottolineato "come il Tfr debba rimanere nella disponibilità delle parti sociali, le quali hanno il titolo di regolarla con un avviso comune. I Gruppi parlamentari si impegnano, quindi, a recepire nei loro emendamenti le indicazioni di questo auspicabile avviso comune". "Nel corso degli incontri - prosegue la nota - i rappresentanti di Forza Italia hanno evidenziato: l'iniquità - riconosciuta da molte associazioni - dell'impianto legislativo, delle misure fiscali sulle imprese, sul lavoro autonomo e sulla quasi totalità dei lavoratori dipendenti; l'assurdità degli aumenti contributivi senza incremento delle prestazioni previdenziali; l'inaccettabilità della "mobilità lunga" perchè nega ogni politica di invecchiamento attivo e di accompagnamento dei disoccupati ad altro lavoro; la necessità di garantire livelli adeguati di finanziamento alle attività rivolte alla sicurezza interna come alla difesa nazionale. Ogni ricorso al voto di fiducia non sarebbe, quindi, giustificato dalla dimensione dell'emendativa dell'opposizione ed anche per questa ragione darebbe luogo a decise forme di protesta in difesa delle prerogative parlamentari".

Finanziaria/Forza Italia: sì all'attacco

La riunione dei coordinatori regionali svoltasi ieri alla presenza del Presidente Berlusconi ha messo in luce una situazione favorevole per l'opposizione e per Forza Italia in particolare. Il Paese è attraversato da un'onda di malcontento e di protesta nei confronti dell'attuale governo. Un vasto e profondo malessere, presente anche negli elettori del centrosinistra che deve esser sfruttato, alimentato e trasformato in consenso politico.

La Finanziaria di Prodi scontenta tutti e offre l'immagine di un governo delle tasse.

Questa situazione va sfruttata al massimo attraverso tre momenti di azione:

Nel corso della riunione sono state messe a punto una serie di iniziative:

Noi/Come intercettare scontenti e delusi

Il nervosismo di Prodi che attacca i giornali e gli editori di riferimento, denuncia all'estero lo spionaggio di Telecom nei suoi confronti, forza i tempi della controriforma Gentiloni per colpire Berlusconi e minaccia Montezemolo di togliere alla Fiat gli aiuti promessi, è il segno della confusione politica del governo e della sua variegata maggioranza.

Prodi dunque ha smesso di ridere, ma Berlusconi capisce che, per farlo piangere, questi promettenti chiari di luna non basteranno.

Due considerazione spiegano bene la situazione in cui ci troviamo. La prima: governo e maggioranza sono alle prese con una Finanziaria che non sono in grado di gestire e che non reggeranno se non con un voto di fiducia in extremis. Il Paese – inteso come pubblica opinione ma anche come categorie e gran parte della classe dirigente – sta esplodendo, tanto che Visco e soci continuano ad aggiustare un testo legislativo che ha il marchio indelebile della sinistra antagonista.

La seconda: Berlusconi ha fatto suo il vero dilemma politico dell'opposizione. Come trasformare cioè lo scontento, la rabbia e l'indignazione della gente in autentico consenso. Un'operazione ambiziosa, che interessa tutti gli alleati della Casa delle Libertà, ma che per essere vincente ha bisogno di una strategia sofisticata e valida nel tempo.

Il leader azzurro deve calcolare la possibilità che Prodi arrivi al capolinea in tempi brevi (e questo favorirebbe la possibilità di andare subito all'incasso); oppure che sia necessario mantenere alta la guardia e la tensione nel Paese (allo scopo serve anche l'enfatizzazione della controriforma Gentiloni) in vista di scadenze elettorali e di una resa dei conti più lontane.

E tuttavia su due appuntamenti ravvicinati – le elezioni in Molise e le amministrative di primavera – il futuro dell'opposizione gioca la sua partita più importante. Per vincere queste due tornate nessuno dei leader alleati ha la grinta e la determinazione di Berlusconi.

Solo il leader azzurro sta provando a cambiare marcia dando uno stile e una prospettiva a Forza Italia tale da dare un volto nuovo (e dunque una rinnovata capacità di aggregazione) all'intera opposizione. Non sembri una contraddizione: nel momento in cui prova a far crescere e a cambiar pelle alla sua creatura (Forza Italia) Berlusconi tenta di intercettare al massimo livello la delusione e la voglia di riscatto dell'intero Paese, che nelle ultime elezioni si è spaccato in due. Per riportare al governo quella classe media e quella Italia che produce, mortificata da un Prodi palesemente imbalsamato sui valori della sinistra comunista o ex comunista.

Loro/D'Alema contro Madonna

D'Alema come falena. Il ministro degli esteri come l'insetto notturno non resiste al fascino dei riflettori e quotidianamente ne cerca, e lo trova, uno acceso sotto il quale posizionarsi. Ieri con l'Onu, oggi con Madonna, la popstar americana che ha portato dal Malawi a Londra il bimbo dei "suoi sogni".

"Non si rubano i bambini", a condannare il gesto di Madonna interviene D'Alema. Sì, il ministro degli Esteri, che – con un'interpretazione in senso lato del titolo del suo dicastero – si occupa degli affari degli altri e non di quelli di casa nostra. Che sono tanti: per esempio, forse, avrebbe potuto occuparsi del reporter italiano sequestrato in Afghanistan o rassicurarci che la finanziaria non penalizzerà le nostre missioni all'estero, o ancora ascoltare le esigenze degli ambasciatori che minacciano lo sciopero per il taglio dei fondi. Certo, è umanamente comprensibile che il leader Massimo scelga i riflettori più convenienti, perchè è evidente che risolvere il sequestro afghano, o discutere con la diplomazia è senz'altro più faticoso e più problematico che non salire sul palcoscenico allestito per Madonna e, da comunista, condannare questa ricca, troppo ricca signora, che va in Africa e prende un bambino come se fosse un "prodotto tipico".

E così, anche per oggi, il ministro degli esteri si è assicurato le prime pagine dei giornali inseguito a distanza dal suo premier che si è esibito in una estemporanea dichiarazione sul velo islamico e sul suo uso "moderato". Dopo i limiti di velocità, arrivano i limiti di velo. E forse anche i punti in meno.

Gli studiosi del mondo animale sostengono che gli insetti notturni, le falene, si avvicinano alla luce dei lampioni perché sono disorientati: un'ipotesi che oggi Prodi e D'Alema confermano anche per il mondo umano.

   

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