Per il governo questa Finanziaria è una vera e propria via crucis. E' per questo probabilmente che Prodi ha deciso di porre la fiducia, per mettere termine ad una vero e proprio calvario sia dal punto di vista della comunicazione che dei rapporti all'interno della coalizione.
Anche ieri è successo di tutto. Con il gruppo della Rosa nel pugno che si è astenuto su ogni voto per chiedere al governo un intervento in finanziaria a favore della ricerca scientifica. Detto fatto: l'ennesimo ricatto di uno dei partiti dell'armata Brancaleone ha avuto dopo poche ore il suo effetto.
Il ministro Mussi ha incontrato il socialista Villetti al quale ha garantito uno stanziamento a favore della ricerca, comunicato prima alle agenzie che al Parlamento.
Poco più tardi un altro grave e preoccupante incidente durante il dibattito in Parlamento. Si scopre, infatti, che per trovare nuove risorse è stato dimezzato lo stanziamento a favore delle zone sottosviluppate del Mezzogiorno. La notizia ha suscitato sconcerto e proteste da parte di tutti i parlamentari del Sud, sia della maggioranza e dell'opposizione.
Insomma, ogni giorno ha la sua pena per il governo, anzi per il Paese, che assiste stupefatto ad uno spettacolo desolante e indecoroso.
Lo stesso spettacolo si ripeterà anche al Senato, dove l'iter della Finanziaria deve ancora approdare.
La discussione offre una lunga campagna di comunicazione gratuita per i partiti dell'opposizione contro una maggioranza che non riesce ad interrompere la lunga serie di incidenti e di contraddizioni perché ormai ogni partito cerca di salvarsi dal naufragio tutelando il proprio interesse di parte.
E' ridicolo, e tuttavia deprimente, il metodo con cui governo e maggioranza fanno, smontano e rifanno la finanziaria in corso d'opera. Un caotico lavoro di taglia e cuci, togli e metti, stanga e ristanga che qualifica i detentori del potere come indecisionisti prontissimi a dire, disdire e contraddirsi. Nei titoli dei giornali, anche di quelli vicini al governo, questa è descritta come la manovra dello "stop and go", dei ripensamenti, del gioco delle tre carte, del gioco dell'oca. Ma purtroppo non è un gioco, a perdere sono comunque gli italiani.
Sono tante le misure annunciate nella prima stesura e poi cancellate o modificate; non mancano nemmeno provvedimenti presentati, cassati e poi rientrati. Il catalogo è questo, finora.
E' uno dei capitoli più controversi, un tema sul quale si registrano tensioni e divisioni anche nel governo e nella maggioranza. Nel testo originario della finanziaria era previsto che tutte le imprese dovessero trasferire in mano pubblica una quota del "trattamento di fine rapporto", cioè la liquidazione accantonata. Poi c'è stato un ripensamento: a trasferire parte del Tfr saranno soltanto le aziende con più di 50 dipendenti.
Era previsto che i turisti dovessero pagare una salata tassa di soggiorno, che nelle grandi città poteva arrivare fino a 5 euro, ma ieri questo balzello è stato cancellato.
L'avversione degli ambientalisti e della sinistra estrema per i "gipponi", i fuoristrada, ha indotto il governo a inserire nella prima stesura della manovra una tassa sui Suv. Poi c'è stata una certa perplessità sui criteri da seguire: tassare i veicoli in base al peso o all'effettiva potenza inquinante? Infine, si è deciso di tassare tutte le auto oltre i 100 kw di potenza. Aumentando anche le tasse su moto e motorini.
Anche sulla politica anti-inquinamento si registrano marce e retromarce. Nel collegato alla finanziaria era prevista la rottamazione, l'incentivo a sostituire auto vecchie con veicoli più ecologici. In seguito la misura era stata cassata, ma ieri è rientrata grazie al gioco degli emendamenti con cui la maggioranza riesce a fare un po'd'ostruzionismo a se stessa.
Per trovare i fondi necessari a dare sostegno ai piccoli coltivatori diretti, s'era annunciata una tassa del dieci per cento sui superalcolici. Guerra all'alcol si prometteva, fra l'altro, ma la misura poi è evaporata.
Dopo un lungo dibattito che ha fatto emergere idee contrastanti nella rissosa maggioranza, s'era annunciato che le successioni sarebbero state colpite con l'inasprimento delle tasse di registro e dei tributi ipotecari e catastali. Ma l'ennesimo ripensamento ha fatto tornare la tassa di successione, con l'aliquota del 4 per cento e la franchigia di un milione di euro per ogni erede.
La prima stesura della manovra non prevedeva la possibilità per ogni contribuente di destinare il 5 per mille dell'Irpef pagata al volontariato, all'università, alla ricerca. Ennesima giravolta e il 5 per mille è entrato nella manovra.
Nel clima di "caccia agli evasori", anche a quelli presunti, il primo testo della finanziaria prevedeva che la mancata emissione di un solo scontrino fiscale avrebbe avuto come sanzione immediata la chiusura dell'esercizio. Contrordine: adesso la chiusura è prevista quando si commettano tre infrazioni in 5 anni.
Nella speranza di ammorbidire le resistenze dei governi locali, l'articolo 25 della finanziaria prevedeva incentivi consistenti per quei comuni che avessero accettato gli impianti.
Adesso la misura è scomparsa. Non è un caso che una parte consistente della sinistra dura e pura sia decisamente contraria ai rigassificatori.
E' una finanziaria senz'anima, dice Guglielmo Epifani. E' una manovra "in progress", aggiunge Gianfranco Fini. Da destra o da sinistra, per tutti la legge di bilancio è un'accozzaglia informe di norme assemblate con lo shaker. E su questo cocktail il governo si accinge a chiedere il voto di fiducia.
Per la prima volta, però, la richiesta della fiducia non è da mettere in relazione agli emendamenti dell'opposizione; insomma, non viene chiesta per superare palesi o sotterranee forme di ostruzionismo. Questa volta, la fiducia viene chiesta per chiudere la discussione - inevitabilmente lunga - su una finanziaria da 220 articoli. E per bloccare l'attività emendatrice dello stesso governo alla "sua" finanziaria.
Per quanto potrà sembrare paradossale, ma proprio questo è il problema maggiore di questa manovra.
E' il governo il principale emendatore della "sua" finanziaria. Sono 450 le modifiche firmate dal sottosegretario all'Economia, Nicola Sartor: una cosa mai vista.
Per questo, arriva la fiducia. Un voto che verrà chiesto su uno o più maxi emendamenti. E proprio i maxi emendamenti saranno oggetto di tensioni nella maggioranza.
Saranno composti da oltre 1500 commi l'uno. Ogni gruppo parlamentare dovrà controllare, stanotte, se le loro richieste hanno trovato spazio. Compito arduo; non solo per le difficoltà tecniche, ma anche per le cognizioni specifiche dei gruppi parlamentari di maggioranza.
Il risultato sarà che domani, al momento della richiesta del voto di fiducia, ci saranno parecchi mal di pancia nella maggioranza. Con il risultato di marcare ulteriormente le distanze fra maggioranza e governo.
Il ministro Livia Turco, che passerà alla storia come quella del "tanto fumo, poco arresto", ha mentito sul numero dei giovani finiti in carcere per aver fumato uno spinello dopo l'entrata in vigore della legge Fini-Giovanardi sulla droga: dal primo aprile al 31 ottobre 2006, infatti, gli arresti sono diminuiti di circa il 10 per cento.
Siamo di fronte dunque a un'autentica campagna di disinformazione da parte del governo su un tema delicatissimo che incide sulla vita di tante famiglie. La legge della CdL sulle tossicodipendenze ha avuto il grande merito di dare un quadro giuridico certo a una materia totalmente soggetta alla discrezionalità dei giudici. Prima, infatti, qualunque quantità di droga trovata in possesso di una persona faceva scattare la denuncia e, mentre alcuni magistrati per due chili assolvevano l'imputato, altri condannavano anche per una dose minima.
Ma grazie alle tabelle e alle soglie introdotte dal governo precedente, gli operatori sanno che se il possesso è inferiore a una determinata quantità si presume che sia per uso personale, e quindi non c'è più la denuncia penale, né l'arresto. Ora, il decreto che raddoppia da mezzo a un grammo il quantitativo di cannabis detenibile per uso personale, firmato da Livia Turco e da Mastella, è solo il primo passo per stravolgere una normativa che funziona. Allo studio c'è infatti non solo una radicale correzione delle tabelle sulle sostanze stupefacenti, ma anche la totale depenalizzazione dell'uso personale delle droghe.
In questo modo la sinistra vuole arrivare gradualmente a liberalizzare la droga, e meraviglia il fatto che il decreto porti anche la firma di un ministro cattolico come Mastella. Il quale, forse, dovrebbe riflettere sulle dure critiche giunte al suo decreto dall'Osservatore Romano, che lo ha definito "un grave errore, un rischio e un segnale negativo per migliaia di giovani", segnalando nel contempo che "difficile da comprendere l'entusiasmo di un ministro che, almeno istituzionalmente, dovrebbe avere a cuore la salute, appunto, dei cittadini".
"Prima una marcia avanti, poi una marcia indietro, ma si poteva evitare di metterla fin dall'inizio. La verità è che si tratta di una Finanziaria con la quale il governo scontenta tutti, alleati compresi". È il commento di Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, alla notizia dell'eliminazione della tassa di soggiorno dei comuni turistici. "Questo governo - ha aggiunto Bonaiuti a Montecitorio - deve prendere atto che è la maggioranza che lo sostiene a essere impazzita".
La tassa di soggiorno era "una norma moderna e giusta" oppure la sua eliminazione è "una scelta molto saggia"? Dipende dai punti di vista, quello di Rutelli sono entrambi.
"La tassa di soggiorno è norma giusta e moderna, i proventi saranno investiti nel turismo. Basta piagnistei assurdi".
"La soppressione è una decisione saggia del Parlamento. Era una misura che metteva in difficoltà il settore".
Tempo di austerity in Rai. La "cura Cappon" ha portato già a un primo risultato: a Natale, per la prima volta nella storia dell'Azienda, la Rai non spedirà più i consueti regali. Al loro posto - come ha scritto in una lettera-circolare il direttore generale - solo un biglietto di auguri nel quale viene spiegato che i soldi, o almeno una parte di questi, destinati alle regalie saranno devoluti al centro sociale di Don Picchi.
La pacchia è finita e l'Azienda sicuramente risparmierà un bel gruzzolo di soldi. Ma il terrore circola con insistenza nelle stanze dei direttori e dei dirigenti perché Cappon ha fatto sapere che il secondo capitolo della sua politica di risparmio riguarderà, il prossimo anno, gli MBO, cioè i premi che l'Azienda distribuisce in base ai risultati raggiunti dai singoli direttori e dirigenti. Anche in questo caso il monte-premi è molto alto: ci sono direttori e dirigenti che riescono a mettere insieme anche centinaia di milioni di vecchie lire.
Il terzo timore è che Cappon metta mano anche al parco macchine: ogni vettura con autista costa mediamente cento milioni di vecchie lire. Un bel risparmio se il servizio venisse abolito o comunque ridimensionato.
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Bruno Soccillo si prepara a organizzare la redazione del Gr Parlamento di cui è stato nominato direttore.
D'accordo con Clemente Mimun, che dirige il Tg Parlamento, ha chiesto una quindicina di giornalisti da affiancare ai dieci che già confezionano i Gr parlamentari. La richiesta è stata respinta, alla fine Soccillo otterrà qualche unità in più ma non quello che si aspetta.
Intanto con Soccillo, come vicedirettore, andrà Flavio Mucciante (Udc) l'uomo macchina dei Gr e della prima rete radiofonica che, a quanto si dice, non ha legato con il nuovo direttore Caprarica.
Caprarica non ha ancora formato la squadra, si muove con circospezione, cerca alleanze, forse non vuole scontentare nessuno nella prospettiva di finire un giorno alla direzione del Tg1.
Anche Gianni Riotta ancora non ha formato la squadra ma il suo cuore batte a sinistra e i suoi collaboratori più prediletti sono proprio quelli che, durante la direzione Mimun, avevano creato maggiori problemi.
Al Tg1 c'è il caso Maccari (uomo di centrodestra, ma non forzista) che da vicedirettore vicario potrebbe essere trasferito alla condirezione dei Gr. Maccari però non gradisce questo trasferimento ed è pronto a fare le barricate.
Al Tg3 si parla sempre più insistentemente dell'arrivo di alcuni cambiamenti "rosa". La Berlinguer, infatti, sarebbe in procinto di abbandonare la conduzione del telegiornale per assumere la responsabilità di "Primo Piano". La Sciarelli, che attualmente conduce "Chi l'ha visto", potrebbe diventare vicedirettore di Rai News24 e la Botteri potrebbe trasferirsi negli Stati Uniti come corrispondente da New York.
Il ministro Bersani enfatizza gli effetti futuri della Finanziaria("in un anno ci mettiamo a posto con il deficit, riavviamo le opere pubbliche e saniamo il buco della sanità"), mentre l'ex ministro Maroni esprime difficoltà a parlare di una manovra che non si sa ancora quale sia perchè soggetta a continue modifiche (l'ultimo esempio va alla tassa di soggiorno). Precisa che non è un problema di informazione perché i settori interessati sono più che informati e ripropone lo slogan degli artigiani "ci avete preso per il mulo", con riferimento al peso insostenibile delle imposte. Bersani deve praticare una sorta di slalom per non cadere nelle insidie: rimprovera il centrodestra di aver lasciato una situazione pesante, di aver narcotizzato il Paese per celare i problemi e ripropone il concetto di una manovra salvifica i cui effetti si vedranno "domani".
Ad avallare la posizione critica di Maroni, intervengono le parole di un imprenditore, già assessore di Cacciari a Venezia: "il prossimo triennio, con questa finanziaria, un apprendista costerà il 120% in più e ad essere penalizzati saranno le piccole e medie imprese e i giovani".
Bersani si rifugia nella futura riforma delle professioni, fa il parallelo tra un apprendista artigiano e un neolaureato in uno studio legale (per il primo c'è un costo, per il secondo no), e precisa che mille taxi in più sono mille giovani in più che lavorano. Maroni sostiene che i grandi interessi collettivi vanno tutelati tutti, mentre la sinistra discrimina: "No ai tassisti sì ai sindacati".
Insomma, durante tutta la trasmissione, la sicurezza di un tecnico e di un politico esperto come Bersani viene messa a dura prova dal linguaggio più semplice e comprensibile dell'ex ministro leghista: bravo Maroni, peccato gli "ammiccamenti" all'avversario.
Ma, più che le parole dei due ospiti, la novità è data, nei servizi, dalle parole di imprenditori, artigiani e lavoratori, che ribadiscono quanto sia penalizzante lavorare e vivere con una eccessiva pressione fiscale. A questo proposito, molto efficace la contrapposizione tra le promesse di non aumentare le tasse fatta da Prodi a Vicenza e la previsione di Berlusconi: "sono menzogne".
Trasmissione buona per noi. Anche a dispetto del sociologo Ilvo Diamante il quale ritiene che il vero leader del centrodestra è il governatore Galan, un raro esempio di forzaleghista.