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il Quaderno del 18 dicembre

Berlusconi: un partito unico del centrodestra

Agenzia di stampa Apcom del 16 dicembre

"La nascita di un grande partito unico del centrodestra si dovrà ascrivere nel solco dei valori del cristianesimo, del liberalismo, del socialismo democratico, della laicità".

Lo scrive il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Forza Italia in Toscana per un convegno sul nuovo statuto del partito e sul partito unico. Il nuovo soggetto politico "che riunisca tutto il popolo della Cdl" dovrà, però, confermare la 'diversità' di Forza Italia rispetto alle altre esperienze politiche.

"Noi dobbiamo continuare ad essere diversi dai modelli di partiti - aggiunge Berlusconi nella lettera - che hanno generato oligarchie autoreferenziali, considerando gli elettori sono utili mezzi per i propri scopi".

"Forza Italia - ha rilanciato Berlusconi - è il punto fermo di questa strategia vincente. Il Partito unico potrà nascere più facilmente se Forza Italia sarà forte".

Berlusconi osserva poi nella lettera inviata in occasione del convegno del partito a Firenze, che "le difficoltà che questa maggioranza di Governo sta imponendo oggi a tutti i cittadini, di ogni parte sociale, rendono ancora più forte la nostra responsabilità di essere una forza politica al servizio degli elettori".

In questo senso va costruito anche il partito unico del centrodestra del quale Forza Italia deve essere "il pilastro e che deve essere al servizio degli elettori e non il contrario".

Senatori a vita e legittimità del voto

Cosa dire sui senatori a vita

Cosa dire sulle modifiche della Finanziaria

È inaccettabile che il governo, mentre la legge finanziaria non è stata ancora definitivamente approvata, si appresti a emanare un decreto legge che modifica ulteriormente la legge.

Il governo sembrerebbe intenzionato a intervenire su almeno altri tre argomenti: gli incentivi all'energia rinnovabile, il fondo del ministero per le pari opportunità, i costi di funzionamento della pubblica amministrazione e delle società pubbliche.

Se così fosse saremmo non solo alla farsa, ma di fronte a un esplicito abuso di potere da parte di un governo che sul testo del maxi-emendamento alla finanziaria ha ottenuto la fiducia del Senato e si appresta a chiedere quella della Camera.

Chiediamo ai presidenti delle Camere di vigilare per evitare che le prerogative e le decisioni del Parlamento non siano calpestate da un governo che intende abusare del suo potere.

L'intenzione di intervenire con un decreto legge che entri in vigore prima della fine dell'anno per modificare norme approvate nella legge finanziaria si configura, infatti, come un inedito e assoluto stravolgimento delle regole democratiche.

Il governo ha ottenuto la fiducia del Senato e si appresta a chiedere e, presumibilmente, ottenere la fiducia della Camera sul maxiemendamento alla finanziaria e, contemporaneamente, sta lavorando a un decreto legge che manipola quel testo in più punti. È un inaccettabile atto di dispotismo che viola le più elementari regole dello Stato di diritto. E che conferma il fatto che il governo Prodi è il peggior governo della storia della Repubblica.

Il voto decisivo di cinque senatori a vita per la fiducia al governo e l'approvazione della legge finanziaria rappresentano un grave problema di legittimità democratica del Senato. Non è pensabile che gli ex-presidenti della Repubblica e chi è stato nominato per meriti civili e sociali faccia parte di una maggioranza politica, quale che essa sia.

Se in passato alcuni senatori a vita hanno consentito la nascita del governo all'avvio della legislatura, non si è mai verificato un costante soccorso politico di senatori autorevolissimi, ma che non dispongono di un mandato elettorale.

Noi non vogliamo polemizzare con i senatori a vita che hanno scelto di entrare nella maggioranza.

Chiediamo però che al più presto sia posto all'ordine del giorno del Senato il disegno di legge presentato da Forza Italia che modifica le prerogative dei senatori a vita, prevedendo che essi non abbiano diritto di voto. È su questo che il Parlamento dovrà pronunciarsi.

Solo allora, se le nostre ragioni non verranno riconosciute dalla maggioranza dei senatori, con l'auspicio che i senatori a vita vogliano astenersi dal votare su questo disegno di legge, potrà dirsi conclusa la questione.

Altrimenti, se non si avrà il coraggio di affrontare la questione sul piano politico, è inevitabile che ogni atto del Senato che venga approvato con il voto decisivo di senatori a vita porterà una macchia di illegittimità democratica.

Dopo l'approvazione della finanziaria con il voto decisivo di cinque senatori a vita è evidente lo stato di emergenza democratica in cui vivono le istituzioni parlamentari.

Sulle elezioni di Camera e Senato pende un giudizio di legittimità del voto popolare, il cui risultato potrebbe essere diverso da quello ufficiale, come probabilmente emergerà dal riconteggio delle schede.

Sulla legittimità delle decisioni del Senato pesa un comportamento inedito e molto dubbio dal punto di vista democratico di alcuni senatori a vita che si sono arruolati organicamente nella maggioranza di sinistra.

Il governo, con arroganza e prepotenza, si accinge a varare un decreto con cui modificare la finanziaria appena approvata al Senato con voto di fiducia, e che la Camera non ha ancora approvato.

Ce n'è abbastanza per invocare il rispetto delle regole elementari dello Stato di diritto e per chiedere che intervenga con i mezzi che la Costituzione gli mette a disposizione chi ha il mandato di garantire la Costituzione stessa.

Opposizione/Il ruolo-guida di Forza Italia

Il seminario di Firenze sulla leadership carismatica e il ruolo dei partiti, concluso da un dibattito sulla riforma dello Statuto di Forza Italia, ha rappresentato un momento importante per la storia e per il futuro del partito fondato da Silvio Berlusconi.

Innanzitutto, l'incontro ha sgomberato il campo da una raffigurazione di Forza Italia come un partito momentaneo, legato soltanto all'eccezionale leadership di Berlusconi, che non trova, secondo tutti gli studiosi che sono intervenuti nessuna conferma empirica in analisi sul campo.

In secondo luogo, il convegno ha messo in evidenza come il fenomeno della leadership carismatica rappresenti un elemento di forte democratizzazione nel senso che solo il leader ha la capacità di produrre quel di più di consenso necessario per promuovere incisive riforme della società.

In questo quadro di analisi generale, si è svolto il confronto sul futuro di Forza Italia e sulle proposte avanzate dal coordinamento nazionale del partito sulla riforma dello Statuto in grado di coniugare leadership carismatica e radicamento del partito.

Il completamento della transizione verso un bipolarismo compiuto e la realizzazione di un partito unitario, pur attraverso il passaggio intermedio della federazione, hanno bisogno del ruolo di guida rappresentato da Forza Italia.

Governo/Riforme, tutti contro tutti

Chi nella maggioranza sperava che, superata la tempesta della finanziaria, il governo potesse navigare in acque più tranquille, è costretto a disilludersi. La rissa nel governo e fra i tanti leader dell'Unione continua come e più di prima e non c'è alcuna concordanza sulle prossime mosse di politica economica. Fino a ieri, Romano Prodi non voleva sentir parlare di "fase due", adesso annuncia le riforme, ma le sue promesse provocano nella coalizione irrigidimenti e distinguo. Si mantiene costante la tensione fra la sinistra radicale, contraria a qualsiasi cambiamento vagamente liberista, e i cosiddetti riformisti del centrosinistra che, dopo aver ingoiato rospi e diktat imposti dagli "antagonisti" nella gestazione della finanziaria, vorrebbero riprendere un minimo d'iniziativa politica. Anche per tentare di recuperare almeno in parte la rapida perdita di consensi provocata da una manovra che la stragrande maggioranza dei cittadini, di ogni ceto e categoria, ha avvertito come un macigno sui bilanci delle famiglie e sulle speranze di ripresa.

La mina delle pensioni

La prima riforma su cui si fa subito aspra la polemica è quella del sistema previdenziale. Tema scottante, sul quale appare impossibile un'intesa nell'Unione.

Gli esponenti della Margherita, i socialisti di Borselli, una parte dei Ds (Fassino e D'Alema) ritengono ineludibile un innalzamento dell'età pensionabile, ma i comunisti e gli altri esponenti della sinistra estrema respingono questa soluzione.

E poiché il problema del calo dei consensi è diventato angoscioso, qualche esponente dell'Unione sostiene che la riforma della previdenza, nel senso indicato da Rutelli e Fassino, farebbe recuperare molto poco fra i moderati delusi da Prodi, mentre creerebbe altro dissenso a sinistra, fra i lavoratori aggrappati alle promesse e alle suggestioni sindacali e dei massimalisti.

E allora? E' molto probabile che si avvieranno dibattiti e confronti, senza però che si arrivi a soluzioni concrete, praticabili.

L'ex ministro Tiziano Treu, della Margherita, lascia intendere che non si farà nulla e si confermerà la validità della riforma varata dal centrodestra, riforma che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile a 60 anni a partire dal primo gennaio 2008, il famoso "scalone". La soluzione offerta dal governo Berlusconi, apprezzata dalle autorità europee, ha colto l'esigenza di adeguare il sistema ai cambiamenti demografico e all'aumento dell'aspettativa di vita e ha lasciato agli italiani un ragionevole periodo di tempo (almeno tre anni) per prepararsi e fare le proprie scelte. Quella riforma realizza subito consistenti risparmi per i bilanci dell'Inps. Quei risparmi che l'Unione dice di volere e che non sa, o non può, realizzare.

La bocciatura di Monti

A dare un giudizio negativo sulla politica economica del governo è anche Mario Monti, presidente della Bocconi ed ex commissario europeo. L'economista sostiene che le riforme strutturali avrebbero dovuto accompagnare la finanziaria. Aggiunge che adesso il governo rischia la paralisi, perché contro le liberalizzazioni c'è "l'ala radicale e conservatrice dell'estrema sinistra".

Previsioni? Il governo potrebbe anche durare, "anche se con graduali paralisi che rischieranno di portare il Paese verso uno slittamento della competitività".

Governo/Sinistra contro sinistra

La sinistra radicale dell'Unione manda di traverso a Prodi anche quello che la stampa chiama "il solito appuntamento della domenica". Incassata, solo grazie ai senatori a vita, la fiducia sulla Finanziaria, dalla sua Bologna annuncia un'improbabile corsa del Paese verso lo sviluppo.

Chiosa La Stampa: "Questa volta le polemiche sembrano quasi lontane". Mai quel "quasi" fu più appropriato. Perché in questa stessa domenica i suoi ministri e i leader dell'Unione si scambiano messaggi di guerra e si accapigliano attorno a quello che sarà il tormentone dei prossimi mesi: la riforma delle pensioni.

Ognuno suona la sua campana.

Da una parte c'è Damiano che rilancia il tema della previdenza, dice che va affrontato e che nessuno può tirarsi indietro; c'è Tiziano Treu che, di fronte al rischio di una pura e semplice cancellazione dello "scalone" della riforma Maroni, preferirebbe tenerselo, perché "se si vuole cambiare, bisogna fare i conti"; c'è Fassino che si avventura nell'ipotesi di una consultazione preventiva dei cittadini (ma solo quelli del Partito democratico di là da venire).

Dall'altra parte, Oliviero Diliberto non ne vuole neppure sentir parlare e rilancia contro la "fase 2", le liberalizzazioni, i poteri forti; il ministro Ferrero ricorda che l'aumento dell'età non sta in nessuna parte del programma e, se proprio se ne vuol discutere, va affrontato solo in termini di volontarietà; Pecoraro Scanio dice chiaro e tondo che la riforma della previdenza non è una priorità, ribadendo anche lui che non sta nel programma.

C'è sempre una tregua di Natale, anche nelle guerre vere. Non per Prodi, al quale i "suoi" ministri mandano di traverso, battibeccando come fanno dai primi vagiti del governo, tanto il brindisi casalingo sulla risicata fiducia, quanto il panettone.

L'ex commissario europeo Monti dice che "il governo durerà l'intera legislatura", per poi aggiungere che "subirà una graduale paralisi". Non sappiamo come possano andare d'accordo le due affermazioni. Non si vede come un "governo paralitico" (Monti) possa "far correre il Paese" (Prodi). Siamo contro l'accanimento terapeutico, qui ci vuole l'eutanasia.

Governo/Quel pasticciaccio della prescrizione

Il governo ostenta sicurezza sulla finanziaria. Verrà approvata prima di Natale, dicono in coro ministri ed esponenti della maggioranza. A mettere un bastone fra le ruote di questo percorso è il cosiddetto "emendamento Fuda". Vale a dire, la norma della finanziaria che prevede la prescrizione per i reati di amministratori contro la pubblica amministrazione. Un emendamento che "salva" una settantina di esponenti dell'Unione (Margherita in testa), a partire da Agazio Loiero.

Quest'emendamento è "passato" con il voto di fiducia alla Camera. Ed il governo conta di eliminare la norma con un decreto legge, da varare nel consiglio dei ministri del 27 dicembre prossimo.

Con un particolare. Il decreto legge in questione non può abrogare una norma (quella sulla prescrizione) che ancora non esiste. La legge finanziaria (che la contiene) entra in vigore il 1° gennaio. E tutti gli amministratori coinvolti hanno già pronti i ricorsi da presentare il 1° gennaio.

Ed ancora. Se entra in vigore la legge finanziaria, tutte le persone coinvolte hanno diritto ad utilizzare l'amnistia per i reati amministrativi; e se viene introdotta una norma peggiorativa dell'amnistia, questa non può essere applicata, in quanto gli inquisiti – e poi imputati – hanno diritto a vedersi applicata la norma più favorevole. Cioè, la prescrizione dei reati.

Per uscire da questo "pasticcio" – che mette a rischio la stabilità di governo – Palazzo Chigi sta studiando anche una formula alternativa al decreto (inapplicabile). E sarebbe quello di correre il rischio di effettuare una quarta lettura parlamentare della manovra. In tal caso, la Camera potrebbe approvare, con voto di fiducia, una manovra emendata in questa parte; e fra Natale e Capodanno far tornare la finanziaria per il voto finale.

Un rischio alto visto che buona parte dei senatori (della maggioranza) hanno già prenotato le vacanze.

Finanziaria/Un falso in atto pubblico

La legge finanziaria si può definire, senza paura di smentita, un "falso in atto pubblico". Contiene una manovra da 35 miliardi (a cui devono essere aggiunti 7 miliardi di effetti del decreto di luglio), ma non tiene conto di 25 miliardi di maggiori entrate tributarie, già incassate dall'Erario.

Visco, per lo meno, giudica questi 25 miliardi netti (in realtà il gettito aggiuntivo ufficiale è di 33,8 miliardi) come aumento delle entrate non preventivato: e, quindi, fuori dai dati ufficiali.

Padoa Schioppa, invece, ritiene che le tabelle della contabilità pubblica siano sempre state aggiornate con i dati del maggior gettito.

Con affermazioni del genere il ministro dell'Economia fa capire che: nemmeno lui sa cosa contiene la finanziaria, non conosce i conti pubblici.

In effetti, sulla vicenda ha ragione Visco: la finanziaria non tiene conto del maggior gettito. Se lo avesse compreso, la manovra sarebbe stata circa la metà.

I soldi ci sono, ma servono, nelle intenzioni del governo, a coprire il futuro e mancato gettito atteso delle misure contro la lotta all'evasione.

Ne consegue che quella votata dal Parlamento a colpi di voti di fiducia può ritenersi, tecnicamente, un "falso in atto pubblico".

Bonaiuti: a Pasqua Prodi avrà una brutta sorpresa. Agenzia Ansa del 16 dicembre, h. 17,10

"Con questa finanziaria non ci guadagna nessuno. Tutti gli italiani ci rimettono, colpiti da una settantina di nuove o maggiori tasse. Prodi riesce soltanto a mangiare il panettone a Palazzo Chigi, ma nell'uovo di Pasqua lo aspettano brutte sorprese". Lo afferma Paolo Bonaiuti, portavoce del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Finanziaria/"Persa occasione per tagliare la spesa"

Agenzia Ansa del 18 dicembre, h. 11,03

Nella finanziaria 2007 "si è persa un'occasione importante" per tagliare la spesa pubblica e ridurre la presenza del pubblico nel sistema economico. A rilevarlo è il vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, intervenuto alla presentazione delle previsioni economiche del Centro studi di Viale dell'Astronomia.

Sottolineando come "il risanamento della finanza pubblica è la condizione indispensabile per ripristinare un quadro di certezze", Pininfarina ha ricordato che l'associazione degli industriali in varie occasioni aveva sostenuto che "un vero risanamento avrebbe dovuto tagliare la spesa pubblica in un quadro di cambiamento strutturale dei meccanismi di spesa pubblica e di riduzione della presenza pubblica nel nostro sistema economico.

Questo - ha sostenuto - avrebbe dovuto essere il sentiero da seguire".

Con la finanziaria 2007 - secondo Pininfarina - si è invece "preferito ridurre l'indebitamento attraverso un aumento delle entrate", un percorso intrapreso già troppe volte "senza successo". Secondo il vicepresidente di Viale dell'Astronomia, infatti, "le maggiori entrate finiscono prima o poi per essere compensate da nuova spesa pubblica. Il debito pubblico si riduce nel breve termine, ma senza un vero ridimensionamento duraturo".

Ecco quindi che, secondo Pininfarina, "si è persa un'occasione importante per porre mano a questioni che da troppi anni vengono rinviate", anche se "va riconosciuto il fatto che nella manovra sono stati inclusi alcuni provvedimenti di stimolo allo sviluppo, come il taglio del cuneo fiscale, che restituisce un po' di competitività alle imprese italiane e un primo segnale, seppur timido, di attenzione alla ricerca".

   

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