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il Quaderno del 19 dicembre

Bonaiuti: Berlusconi commosso per la solidarietà

Agenzia Ansa del 19 dicembre, h. 13,56

"L'ho sentito poco prima delle 13 (le 7 negli Usa) e la prima cosa che mi ha detto è stata: Paolo, voglio ringraziare tutti, ma proprio tutti". Lo racconta Paolo Bonaiuti, il portavoce del leader di Forza Italia, che rispondendo ad un cronista tende ad escludere che l'ex premier torni in Italia in tempo per votare alla Camera la finanziaria.

Bonaiuti racconta le ultime notizie su Berlusconi all'indomani dell'operazione subita a Cleveland. "E' rimasto veramente molto, ma molto commosso per tutte le manifestazioni di solidarietà che ci sono state. E in effetti è stata una cosa incredibile: i fax che arrivavano a getto continuo, tutti i telefoni di Arcore, di Macherio e di Palazzo Grazioli che non smettevano un momento di squillare... Berlusconi lo ha saputo e per questo mi ha pregato di ringraziare tutti, da Prodi a tutti quanti i leader politici che gli hanno inviato messaggi di auguri, e alla gente comune che gli ha fatto sentire il suo affetto".

Berlusconi, aggiunge Bonaiuti, "ha chiesto una rassegna stampa, che io avevo già preparato perché lo conosco bene, ma ha voluto che gli leggessi subito i maggiori titoli...".

Riuscirà a venire a Roma - chiede il cronista - in tempo per votare la finanziaria alla Camera? "Mi sembra poco probabile. Anche se, comunque, non me l'ha detto".

Bonaiuti non si addentra a parlare della situazione medica, e tanto meno fa prognosi. Toccherà ai medici rispondere agli interrogativi, ed è probabile che già oggi pomeriggio venga diffuso a Cleveland un bollettino medico.

A Berlusconi auguri e affetto. Veri

Gli auguri indirizzati a Berlusconi da tutti gli esponenti della vita politica italiana e dai vertici delle istituzioni, in occasione del suo intervento al cuore, dimostrano che il rispetto, la simpatia e l'affetto che circondano il Cavaliere sono sentimenti comuni a tutto il popolo italiano.

La figura di Berlusconi, a dire il vero, anche nei momenti più duri di scontro politico, non è mai stata circondata da antipatia e da odio, almeno da quella parte del popolo italiano che conserva intatti valori di umanità e di rispetto personale.

L'odio politico nei confronti del Presidente di Forza Italia, che ancora alligna in una parte dell'opinione pubblica anche se in misura sempre minore, ha origine soprattutto nei ceti intellettuali e politici che soffrono del male dell'invidia sociale e che non sanno calcolare le conseguenze che nella vita politica hanno le parole.

Dopo lo spavento che l'incidente di Montecatini ha suscitato nell'animo di tutti gli italiani, Berlusconi è circondato da un'attenzione e da un affetto più grandi che nel passato.

In qualche modo, il tema della malattia, e dell'umanità della persona, indipendentemente dal suo ruolo politico, che in modo diverso ha riguardato anche Bossi, hanno finito per umanizzare tutta la politica.

Nel caso di Berlusconi si può dire che alla crescita della sua popolarità e dei consensi alla sua leadership politica si accompagna un processo di distensione nei rapporti con i principali esponenti politici della sinistra, condizione fondamentale per completare una democrazia normale e per creare il clima favorevole ad un eventuale governo di unità nazionale del quale l'Italia ha sempre più bisogno.

Sondaggio vero/Cresce Forza Italia

Un sondaggio Euromedia, con rilevazione 18 dicembre 2006, confronta la fiducia accordata a Silvio Berlusconi e quella accordata a Romano Prodi da gennaio a dicembre 2006 tra tutti gli elettori:

Il risultato di questo sondaggio è che la forbice si allarga e il divario attuale è di 24,3 punti.

Un altro sondaggio misura la fiducia del governo Prodi dall'inizio di maggio a metà dicembre 2006: dal dato iniziale del 41,4%, con picco all'inizio di luglio fissato al 41,5%, si passa al dato finale del 26,5% con una perdita secca di 14,9 punti.

Un terzo sondaggio riguarda le forze politiche con rilevazioni prese settimanalmente da metà novembre fino a metà dicembre 2006.

Considerando le date estreme:

Complessivamente la CdL (Udc esclusa) passa dal 49,8% al 51,5% (picco del 52% toccato all'inizio di dicembre).

Complessivamente il centrodestra (Udc inclusa) passa dal 54,5% al 55,4%.

Se ne deduce che la dissociazione dell'Udc fa perdere voti al centrodestra ma non alla CdL. Tuttavia questi voti non vanno al centrosinistra perché esso passa dal 45% al 44,2%. All'interno del centrosinistra, l'Ulivo passa dal 38,7% al 37,8%.

Se si aggregano i dati dell'Udc e dell'Ulivo, si ha una contrazione dal 43,4% al 41,7%.

In conclusione si può dire che la stretta collaborazione tra Fi, An e Lega produce solo una molto ristretta dissidenza nelle frange di questi partiti dove si manifesta una limitatissima intolleranza reciproca.

Sondaggio compiacente/Prodi di oggi e di ieri

Confrontare i risultati di due sondaggi non è propriamente un sondaggio. Eppure è quello che ha fatto Renato Mannheimer per dimostrare una ripresa di consensi a favore di Romano Prodi.

I dati messi a confronto sono quelli del consenso ottenuto da Prodi a luglio e dicembre 1996 e a luglio e dicembre 2006.

Alla fine il confronto è stato tra il Prodi-1 e il Prodi-2 e, paradossalmente, il presidente del Consiglio non ci fa una bella figura perché risultano migliori i dati del suo primo governo.

Centrando la domanda sul giudizio al governo nel suo complesso:

La serie di questi dati consente a Mannheimer di sostenere che Prodi, tra novembre e dicembre 2006, ha riguadagnato 6 punti, mentre nella precedente esperienza ne aveva guadagnato solo uno (da 39 a 40%).

In realtà, proprio il lungo periodo di confronto, cioè luglio-settembre, mostra che nel 1996 Prodi aveva sempre ottenuto migliori risultati, non scendendo mai al di sotto del 39% dei consensi, mentre nello stesso periodo del 2006 la sua curva è molto più bassa, fino a toccare il minimo del 34%.

Centrando invece la domanda sulla persona di Prodi, e sempre escludendo le risposte "non so", si ottiene un risultato più soddisfacente per il presidente del Consiglio il cui consenso nel novembre 2006 supererebbe il dato del novembre 1996 (38 contro 36%) e lo distanzierebbe ancora di più nel dicembre 2006 (42 contro 34%).

La conclusione che si ottiene confrontando i due grafici è che nel 1996 il consenso era più favorevole al governo nel suo insieme che a Prodi; adesso sarebbe il contrario.

Ne segue che l'analisi proposta da Mannheimer tende a salvare Prodi più che il Governo: se sul piano personale questo può soddisfare il presidente del Consiglio, sul piano politico evidenzia la fragilità della maggioranza che lo sostiene.

Sondaggio deludente/Doccia fredda per Casini

Doccia fredda per la strategia di Casini: ieri il sondaggista Piepoli, intervistato da Affaritaliani.it, ha detto che Berlusconi vincerebbe le elezioni anche senza l'Udc. Non solo: se i centristi si spostassero a sinistra, come ha auspicato il ministro Chiti, circa la metà dell'elettorato "centrista" resterebbe nella Casa delle Libertà.

Il distacco progressivo dagli alleati tradizionali, dunque, non porta voti all'Udc, anzi ne erode il consenso, e la causa va ricercata evidentemente nel disorientamento di tanti elettori che non capiscono in quale direzione stia andando Casini.

Forza Italia/Cavalchiamo il successo

Per tentare di frenare l'emorragia di immagine e di consenso del governo, i sondaggisti del Corriere provano a dire che la tendenza è cambiata! La scelta odierna ha un duplice significato anche se è clamorosamente smentita dai dati in nostro possesso che pubblichiamo qui sopra.

Il Corriere, con l'ambizione di tenere sotto tiro l'Esecutivo, ha il timore della eccessiva ripresa del centrodestra e del suo leader anche in una fase ancora lontana da una consultazione generale. Via Solferino ha deciso, non da oggi, di sostenere la politica terzista e neo centrista caldeggiata da Follini prima e da Casini poi, ai quali offre ripetutamente uno spazio sproporzionato (circostanza uguale a quella della Rai per quanto riguarda l'ex presidente della Camera), mentre più in sordina caldeggia l'ingresso in politica di Luca Cordero di Montezemolo, utile qualora lo scenario prediletto da Paolo Mieli si rivelasse irrealizzabile. Magari per una sostanziale tenuta dell'attuale schema bipolare.

Forza Italia e il suo leader devono mostrare attenzione in questa fase all'iperattivismo mediatico di Casini, che sfrutta ogni spazio per dire quanto lui può fare a meno di Berlusconi (apparendo assai più ripetitivo che convinto e convincente), così come deve monitorare Fini che prova a costruirsi un palcoscenico sociale e culturale di prestigio che lo emancipi, anche nei salotti, dalle secche della destra storica. Significativo, a questo proposito, il lungo articolo che oggi gli dedica il quotidiano La Repubblica.

Il periodo delle vacanze natalizie e dell'inizio del 2007 non può essere un periodo di pausa troppo lunga per la classe dirigente azzurra: occorre seminare le iniziative che il partito guida dell'alleanza e il leader di oggi e di domani della coalizione, devono lanciare e fare proprie nella prima parte del 2007.

I grandi risultati di consenso ottenuti in questi devastanti mesi del governo Prodi vanno messi a frutto e non devono risultare una mera consolazione nel bilancio dell'anno che finisce. La vera scommessa comincia adesso.

Manovra/Percorso ancora insidioso

Giorgio Napolitano e la finanziaria, un rapporto difficile: ha seri dubbi se promulgarla. E al momento, la prospettiva che gli si apre è quella di firmare una legge non coperta, da un punto di vista contabile, e con una norma che prescrive i reati contabili. Per non parlare del fatto che la misura relativa alla Infrastrutture Spa, entrerà in vigore prima del 1° gennaio 2007.

Copertura. L'allarme lo ha lanciato il procuratore generale della Corte dei Conti che, con una lettera inviata al presidente del Senato, ha segnalato come la norma riguardante la prescrizione dei reati contabili avrebbe immediatamente annullato una settantina di processi amministrativi in atto.

Al di là dei contenuti "etici" del problema, se quella norma entrasse in vigore comporterebbe anche un "danno erariale" per lo Stato. Da qui la segnalazione del Procuratore generale della Corte dei Conti. Al momento, quindi, la magistratura contabile informa il Parlamento ed il Capo dello Stato che la finanziaria non è coperta.

Prescrizioni. Governo e maggioranza hanno perfettamente compreso le dimensioni del problema. Ed hanno (od avrebbero) trovato la soluzione:

In questo modo, quando la legge finanziaria entrerà in vigore il 1° gennaio, la norma sulle prescrizioni non avrà valore (pur presente nei commi della manovra) in quanto cancellata dal decreto. Insomma, un pasticcio.

Infrastrutture. La legge finanziaria agisce sui saldi contabili del 2007, ad eccezione di una norma che carica sui conti del 2006 13 miliardi di maggior deficit, determinati dalle obbligazioni emesse da Infrastrutture Spa per finanziare gli investimenti delle ferrovie. L'ultimo comma della manovra, il 1364, prevede appunto che questa norma entri in vigore prima della fine dell'anno, con l'escamotage della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale prima di San Silvestro. La norma in questione, però, non agisce sui saldi contabili del 2007, ma su quelli del 2006 e correttezza vorrebbe che si ricorresse ad un decreto legge. Il governo però non può modificare la manovra per scongiurare la quarta lettura e il rischio dell'esercizio provvisorio e un decreto legge diventa un'incognita pericolosa.

Per queste ragioni, Napolitano dovrà chiudere tutt'e due gli occhi per promulgare la legge finanziaria.

Manovra/Confindustria all'attacco

Se le previsioni del Centro Studi Confindustria fossero state rese note una settimana fa, quasi sicuramente il Senato avrebbe bocciato la Finanziaria. Rese note ieri, quando la Camera ha appena iniziato l'esame della manovra per vararla definitivamente, servono ad acuire il dibattito politico e a dimostrare che i poteri forti sono divisi e comunque sono diventati molto più critici nei confronti della sinistra e del governo Prodi.

I "grandi giornali d'opinione" di oggi sono unanimi nell'esposizione dei fatti ma incerti sulle conseguenze:

Corriere della Sera:

"Scontro tra Confindustria e Padoa-Schioppa": il titolo cerca di circoscrivere lo scontro al ministro dell'Economia, che a "Porta a porta" ha contrattaccato, definendo l'associazione degli industriali più un partito, sensibile all'opinione della base, che un sindacato che cura gli interessi degli associati;

La Stampa:

"Duello industriali-governo": il titolo allarga lo scontro ma in parte lo spoliticizza con la parola "duello" che, di solito, riguarda due individui; poi tira dentro Napolitano come garante e un po' tutore di Prodi;

La Repubblica:

"Scontro Confindustria-Tesoro": il titolo è deviante, ma mette sotto tiro Padoa Schioppa. Soprattutto, almeno a livello di ipotesi provocatoria, lancia Montezemolo come il secondo imprenditore, dopo Berlusconi, pronto a scendere in politica, ma lo confina tra i "poteri deboli" di una "società degli interessi" frammentata, esposta al rischio di un nuovo populismo su cui ha richiamato l'attenzione Giuliano Amato. Così il quotidiano non prende posizione;

Il Sole 24 Ore:

"Pil frenato dalla manovra": il titolo va alla sostanza della critica e resta dentro la questione economica, ma poi mette in evidenza l'accusa di Padoa Schioppa ("Confindustria sbaglia e agisce come un partito") che espone il ministro dell'Economia alla reazione degli industriali. Il significato è che il quotidiano di Confindustria non attacca Prodi finché è a Palazzo Chigi ma non risparmia il Governo ormai diviso tra riformisti e conservatori, impegnato in una "missione impossibile", destinata a fallire.

I grandi giornali (oggi…) danno l'impressione di non sapere chi colpire per primo: se Prodi, se Padoa Schioppa, se il Governo nel suo insieme, se la maggioranza o alcune sue componenti, di preferenza Ds e Margherita il cui calo parallelo finisce per dare vigore all'estrema sinistra, vogliosa di fare barricate sulle pensioni per rafforzare la propria cassaforte elettorale in vista di non improbabili elezioni nella primavera 2009.

Manovra/Il comma della vergogna

La vicenda del comma-fantasma che ha introdotto nella finanziaria un colpo di spugna per i cosiddetti reati contabili ha assunto, per le reazioni del governo e della maggioranza, il carattere di una vera e propria sceneggiata, scadente e inaccettabile. Colti con le mani nel sacco, gli esponenti dell'Unione hanno ripiegato, nel vano tentativo di scagionarsi, sulla tesi minimizzatrice dell'"errore", del mero disguido tecnico. Una tesi ridicola, che suona come un'inaccettabile offesa all'intelligenza di tutti gli italiani.

Ma come? Non è forse vero che, per mettere ordine nella marea di emendamenti presentati dalla stessa maggioranza era stata predisposta una "cabina" di regia, con uno stuolo di controllori che avrebbero dovuto evitare l'assalto alla diligenza? Anche gli anonimi hanno diritto di inserire commi nel testo della manovra? E per scoprire gli anonimi bisognerà aspettare lettere senza firma ?

Tutta questa storia dimostra che gli esponenti dell'Unione sono protervi, ma non seri: con determinazione perseguono gli interessi, anche quelli inconfessabili, della loro fazione, ma quando il trucco viene scoperto accampano scuse infantili.

C'era un tempo in cui gli esponenti della sinistra si sforzavano di apparire seri e gravi. Quando governava il centrodestra lorsignori si atteggiavano a guardiani inflessibili della legalità e dell'interesse generale e si scatenavano nel bollare come "leggi ad personam" taluni provvedimenti proposti dal governo. E agitavano la questione morale, da Catilina a Berlinguer, con accenti di dolore per la democrazia stuprata. Si atteggiavano a difensori unici della pubblica moralità, pasdaran dell'etica nella politica. Era una sceneggiata anche quella.

Ebbene, la norma prevista dal comma-fantasma è la più classica e disgustosa delle norme "ad personam". Tende a salvare tutti quegli amministratori pubblici che hanno servito bene i partiti delle sinistre trescando con le cooperative rosse, immergendosi nel malaffare, salassando le finanze pubbliche col gioco sporco delle sovvenzioni e delle consulenze mirate. Persone che dovrebbero essere chiamate a risarcire i danni arrecati alle amministrazioni e alla collettività. Persone che però hanno garantito la sopravvivenza e il mantenimento dei sistemi clientelari di sottogoverno e che, quindi, non possono essere mollati dagli amici e compagni che oggi comandano a Roma. Ed ecco che il colpo di spugna viene concordato – c'era il voto difficile per il passaggio al Senato – e concesso. Il mercato osceno è stato avvolto nel mistero perché certi misfatti, al pari delle sconfitte, non hanno padri, ma chi tirava le leve nelle cabine di vertice certamente sapeva.

I responsabili della manovra hanno sperato che, almeno per un po', il colpo di spugna non venisse scoperto, mimetizzato fra gli oltre 1300 commi che i parlamentari, di fatto, non hanno potuto controllare e dibattere. Il governo fa le pentole, ma non è bravo a far coperchi: la norma scellerata è stata individuata e denunciata.

Manovra/Padoa Schioppa isolato

Prodi e Padoa Schioppa hanno tentato di spacciare la finanziaria come un ricostituente per l'economia. L'Ufficio Studi di Confindustria, più pragmaticamente, nel suo rapporto annuale indica che la Finanziaria avrà un effetto recessivo, abbassando di qualche decimo di punto le previsioni - peraltro già deboli rispetto all'andamento dei partner-concorrenti d'Europa - fatte sinora. Padoa Schioppa accusa Confindustria di "comportarsi come un partito". Un'accusa che il grande (?) banchiere non si permetterebbe mai di rivolgere, per esempio, alla Cgil o a quanti fanno politica vestendo abiti sindacali o di categoria.

Negli annali dei rapporti fra il governo e l'organizzazione degli industriali, che - per tradizione - stila le sue previsioni economiche alla fine dell'anno, cioè in contemporanea alla legge finanziaria, non si ricorda una intemerata così severa, un rimprovero reso ancora più grave della denuncia che Confindustria avrebbe ceduto "agli orientamenti della base".

Con la sua presa di posizione, Padoa Schioppa in effetti si allinea alla tesi della sinistra estrema che, da Rifondazione a Diliberto, accusa il governo di essere sensibile alle pressioni dei poteri forti, primi fra tutti gli imprenditori, i "padroni". E non è la prima volta che ciò accade: quando il ministro del Lavoro Damiano fu oggetto di scherno e di accuse da parte della Fiom e dei Cobas che manifestavano contro la legge finanziaria, Padoa Schioppa non rappresentò le ragioni del collega, confessando che quella manifestazione non lo aveva disturbato…

D'altronde la consonanza fra il Ministro dell'Economia e la sinistra radicale è stata silenziosamente denunciata anche dall'intervento di Fassino al Consiglio nazionale dei Ds. In quell'occasione, in un'ottica assai critica nei confronti del governo, si è parlato di un rimpasto possibile e il più "sacrificabile" poteva essere proprio Padoa Schioppa, il quale paga lo scotto di risultare nei vari sondaggi come il ministro meno gradito, e dunque come il capro espiatorio ideale per risolvere una situazione di difficoltà.

   

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