"Il governo ha perso la fiducia degli italiani e per la prima volta in Italia è sotto il 30% dei consensi. Secondo i dati di Euromedia, che se ne assume le responsabilità, è al 28,7%". Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando al Circolo della Stampa di Milano per la presentazione del libro dell'ex sindaco Gabriele Albertini. Berlusconi ha quindi illustrato i dati del sondaggio di Euromedia: "Forza Italia è ritornata ai consensi del 2001 con il 29,4%. Il centrodestra è al 54,4% mentre il centrosinistra al 45%". Berlusconi, infine, ha fornito anche i dati relativi al gradimento dei cittadini nei suoi confronti e in quelli di Prodi: "Io sono al 53,4% mentre Prodi è sceso al 33,4%. Ha perso 20 punti".
"Ho fatto il presidente del Consiglio ma pensando solo agli interessi dei cittadini che mi hanno votato. Sono stato il presidente di tutti". Berlusconi ha anche aggiunto: "Non ho fatto raccomandazioni ad Albertini né a nessuno, questa è una nuova moralità della politica".
"La sinistra ha dismesso ogni promessa. Bisogna anche dire chi era il bugiardo e chi ha detto di non volere alzare le tasse". Così l'ex presidente del Consiglio ha commentato la recente manovra economica presentata dall' esecutivo in carica.
"La nostra moralità è fare risultati e mantenere gli impegni con gli elettori. Il contrario di ciò che fa il politico professionista che una volta eletto dismette gli impegni, proprio come ha fatto la sinistra".
Berlusconi ha difeso la gestione imprenditoriale della cosa pubblica: "C'è differenza tra chi viene dall'impresa e chi fa di mestiere la politica. Quelli quando vanno a letto si chiedono cosa hanno fatto nella giornata e si rispondono: ‘ho fatto delle dichiarazioni'. Io anche quando ero a Palazzo Chigi prima di andare a letto misuravo cosa avevo fatto durante il giorno. Se avevo fatto delle dichiarazioni dicevo: oggi non ho fatto niente".
"Se mi si chiede se abbia mai avuto un momento migliore o un momento peggiore" durante gli anni a Palazzo Chigi "posso dire che non ho mai avuto un momento migliore, ma ho sempre sofferto". Così Berlusconi ha commentato la sua esperienza al governo. L'ex presidente del Consiglio ha poi aggiunto che "forse il momento migliore è quando vai al congresso americano e quando hai terminato il tuo intervento pensi che anche oggi la giornata è finita".
"Non ho mai attaccato il Capo dello Stato. Ho solo detto che Napolitano non è uno di noi. Del resto non è Gianni Letta".
"La stampa ha detto che ho attaccato il capo dello stato - ha aggiunto il leader di FI -, non è vero".
Tre soggetti (Governo, Confindustria e Triplice sindacale) "concertano" e decidono per tutti. Il primo salva i conti della manovra, gli altri salvano la faccia e la leadership personale (vale per Montezemolo, vale per i segretari di Cgil,Cisl e Uil). A pagare, per questo pasticciato accordo sul Tfr, saranno i lavoratori, le imprese, il Paese tutto. Ecco i termini.
Rullano i tamburi del centrosinistra, per il compromesso sull'applicazione dell'esproprio proletario del Tfr, che ha allentato la tensione con Confindustria. Pessimo compromesso, se si considera il vero interesse dei contraenti. L'esenzione dal prelievo forzoso delle aziende con meno di 50 dipendenti condanna i piccoli imprenditori alla castrazione della aspirazione alla crescita.
Crescere, per queste aziende, significherebbe incappare in una sicura penalizzazione. Anziché incentivare la crescita, il compromesso largito da Prodi incentiva il ripiegamento in posizione fetale. Licenziare conviene, assumere no. Niente male, per un governo che assume a proprio significato il rilancio dello sviluppo.
Il tema dello sviluppo, estraneo a una Finanziaria che tradisce gli impegni presi con gli elettori non meno di quelli assunti con il Dpef, è proiettato nella fumosa lontananza di una Fase 2 dell'azione di governo, dedicata alle riforme indispensabili per riprendere il controllo dei conti pubblici e rilanciare nella competizione mondiale l'economia produttiva. Non esiste nessuna Fase 2, naturalmente.
E' solo l'erba trastulla di cui si servono i presunti riformisti della coalizione prodiana per distrarre l'attenzione da una Finanziaria sciagurata. Un trucco da illusionista per evocare un'immagine ectoplasmatica di futuro, nel momento in cui si è costretti a convocare gli stati generali del centrosinistra nel tentativo di saltare gli ostacoli sul cammino dell'approvazione parlamentare della legge di bilancio.
L'invenzione della Fase 2 non è certo una novità. Vi ricorrono, da sempre, i governi che si trovano nell'impossibilità di seguire la propria rotta, e non vogliono ammetterlo. La novità è nel segno politico impresso sul vecchio trucco.
Al tempo del centrosinistra alla democristiana, il differimento delle riforme di struttura a un secondo tempo dell'azione di governo era una tipica astuzia usata per piegare la resistenza della sinistra massimalista del Psi alla necessità di dare la precedenza alle compatibilità economiche, fissate dagli ukase della Comunità europea, rispetto alla costruzione del socialismo. I massimalisti ci cascavano sempre, con ciò riconoscendo implicitamente l'egemonia della componente moderata della coalizione.
Con Prodi succede il contrario: la Fase 2 è l'alibi di cui si servono i cosiddetti riformisti per rinviare alle calende greche i cambiamenti inaccettabili per la sinistra. Vale come implicito riconoscimento dell'egemonia delle forze neocomuniste antisistema sull'alleanza di governo. Si finge di rinviare a domani ciò che non si può fare, né oggi né mai, per la "contraddizion che nol consente" con il conferimento di responsabilità di governo a chi, impastoiato dall'ideologia, non è in grado di esercitarle.
Prodi ha consapevolmente accozzato, per vincere le elezioni, una coalizione inabilitata al governo di una società occidentale. Una truffa ai danni del Paese e a spese dei contribuenti.
Il giudizio negativo sull'Italia emesso la settimana scorsa da Fitch e Standard and Poor's "è più di una reazione alla prima Finanziaria del Governo di centro-sinistra, è un segno di frustrazione nei confronti della direzione presa dalla coalizione". In un editoriale firmato da Wolfgang Munchau dal titolo: "Invece delle riforme, è la solita politica italiana", il Financial Times sottolinea che "dopo un breve periodo in cui il Paese sembrava aver compreso l'urgenza della situazione economica, siamo tornati alla solita politica di Roma".
Secondo FT, "Prodi e Padoa Schioppa sembrano aver dato la priorità a due obiettivi" nella stesura della Finanziaria: "la sopravvivenza politica" e il rientro del deficit al di sotto del 3% del Pil. "Ci sono chance ragionevoli che riescano a realizzare entrambi i target", scrive il Financial Times, indicando che "la coalizione è movimentata, ma non sul punto di collassare e il deficit dovrebbe scendere al di sotto del 4% del Pil quest'anno e al 2,8% nel 2007".
Ma secondo il quotidiano, ci sono altri problemi legati alla Finanziaria. Innanzitutto, "una parte eccessiva degli aggiustamenti viene dall'aumento delle tasse invece che dai tagli alle spese". Inoltre, sottolinea il FT, il governo sembra aver fatto ricorso a giochi contabili per raggiungere l'obiettivo della riduzione. Infine, la Finanziaria non include le riforme necessarie a creare pressioni al ribasso sul deficit in futuro. "Il principale problema economico dell'Italia non è un deficit eccessivo in sé, ma la combinazione del deficit e di una crescita insufficiente", scrive il quotidiano.
"Le agenzie di rating non stavano cercando solo uno spettacolare taglio del deficit, ma delle riforme che potessero influenzare la capacità di ridurre il deficit sul lungo termine". Queste riforme "dovrebbero innanzitutto e soprattutto puntare ad aumentare la produttività. In secondo luogo, dovrebbero ridurre il rapporto deficit/Pil. Questa Finanziaria - sottolinea l'editoriale - ha fallito su entrambi i versanti. E un fallimento permanente implicherebbe che, alla fine, l'Italia diventerà insolvente sul suo debito pubblico".
"Il Tg 1 è arrivato ad oscurare anche le critiche di uno dei più autorevoli giornali del mondo, il Financial Times, che ha attaccato oggi il governo Prodi con un editoriale nel quale viene bocciata la politica economica di questo esecutivo". Così l'on. Giorgio Lainati, capogruppo Forza Italia in commissione Vigilanza della Rai. "Le critiche dell'autorevole quotidiano britannico al governo Berlusconi - afferma - sono invece sempre state enfatizzate dai mezzi di comunicazione di massa di casa nostra: il tg 1 di Riotta ha scelto nell'edizione di questa sera, ancora una volta, di non disturbare l'amico Prodi ed una maggioranza sempre più divisa. Riotta - prosegue - abbandona così il suo aplomb di giornalista di cultura angloamericana ed abbraccia la scelta più provinciale della piadina con la mortadella".
"Dispiace - afferma Piero Testoni responsabile dipartimento editoria di Forza Italia - che debba essere il giornalismo britannico a scoprire a nostre spese, che alla guida del Tg1 ci sia un giornalista che ha messo da parte, per motivi che non vogliamo commentare e che si commentano da soli, lo stile obiettivo di una informazione completa. Una informazione - aggiunge Testoni - che non può tacere mai le critiche che ad un governo, qualunque governo, giungono da un autorevole quotidiano britannico che certo fa il suo gioco... . Che peccato che la debolezza di Riotta lo faccia definire come ‘il colosso di Prodi!".