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il Quaderno del 20 dicembre

Berlusconi: sarò più in forma di prima

Agenzia Ansa del 19 dicembre, h. 21,25

Poco più di 24 ore dopo l'intervento alla clinica di Cleveland, nell'Ohio, il mistero è stato finalmente svelato dai suoi stretti collaboratori: all'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato impiantato un pacemaker e la convalescenza procede bene, esattamente come previsto. Il Cavaliere è atteso a casa per il fine settimana, e dovrebbe quindi passare il Natale con i suoi.

Ad incontrare i giornalisti italiani che continuano ad accorrere a Cleveland sono il medico personale di Berlusconi, Alberto Zangrillo, ed il suo assistente, Valentino Valentini.

Il primo - colui che ha deciso che al Cavaliere occorreva un pacemaker, scegliendo la clinica considerata la migliore del mondo per la cardiologia, oltre al professore italiano Andrea Natale per l'intervento - spiega i dettagli tecnici dell'operazione ed il perchè della scelta.

Il secondo racconta soprattutto una ridda di aneddoti. Due tra tutti: ieri sera, con accanto la figlia Eleonora (che studia a New York), Berlusconi ha guardato il film ‘Talladega Nights', una commedia dedicata al mondo del Nascar (la formula uno Usa), con Will Ferrell e Sascha Baron Cohen. Sì, proprio lui, diventato famosissimo con Borat, che nel film in questione interpreta un pilota francese, ovviamente gay (come in quasi tutte le commedie a stelle e strisce quando si parla degli odiati transalpini).

Berlusconi non guarda solo la tv, legge anche. Oltre alle rassegne stampa che gli vengono inviate da Roma, l'ex presidente del Consiglio sta divorando un libro sull'ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, a cui si è sempre sentito vicino, e non solo per la passione comune delle barzellette. Poco prima dell'incontro dei due con i giornalisti a Cleveland, il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, aveva diffuso a Roma una nota dai toni positivi, spiegando che "il presidente di FI Silvio Berlusconi è stato sottoposto ieri ad un impianto di pacemaker.

Oggi l'equipe medica condotta dal Professor Andrea Natale ha effettuato gli accertamenti cardiologici previsti dalla procedura di monitoraggio. Tutti i risultati confermano il successo dell'intervento. Il presidente Silvio Berlusconi rientrerà in Italia per il prossimo fine settimana".

Che le cose stessero procedendo bene e che Berlusconi fosse di ottimo umore lo aveva già detto a metà giornata lo stesso Bonaiuti, spiegando in particolare che l'ex premier si era molto commosso dalle manifestazioni di affetto e di solidarietà.

"L'ho sentito poco prima delle 13 (le 7 negli Usa) e la prima cosa che mi ha detto è stata: Paolo, voglio ringraziare tutti, ma proprio tutti", ha raccontato Bonaiuti, aggiungendo che "è rimasto veramente molto, ma molto commosso per tutte le manifestazioni di solidarietà che ci sono state.

E in effetti è stata una cosa incredibile: i fax che arrivavano a getto continuo, tutti i telefoni di Arcore, di Macherio e di Palazzo Grazioli che non smettevano un momento di squillare... Berlusconi lo ha saputo e per questo mi ha pregato di ringraziare tutti, da Prodi a tutti quanti i leader politici che gli hanno inviato messaggi di auguri, e alla gente comune che gli ha fatto sentire il suo affetto".

Berlusconi, racconta ancora Bonaiuti, "ha chiesto una rassegna stampa, che io avevo già preparato perchè lo conosco bene, ma ha voluto che gli leggessi subito i maggiori titoli...".

Rispondendo ai giornalisti, Zangrillo ha tenuto in modo particolare a smussare le polemiche apparse qua e là in Italia, sul perchè Berlusconi è volato all'estero, mentre nel nostro paese ci sono strutture e specialisti altrettanto bravi ed attrezzati per operazioni di questo tipo.

"Le ragioni - ha spiegato lo specialista del San Raffaele di Milano - sono state sia di buon senso sia di cautela. Al presidente occorreva tranquillità... A volte ci tocca intervenire quasi di autorità per impedirgli di lavorare, di rispondere al telefono. Volevamo potesse contare su qualche giorno di riposo assoluto, e di privacy assoluta. Ci è sembrato fondamentale".

E aggiunge: "È vero che andavamo quasi a colpo sicuro... ma non dobbiamo neppure minimizzare il tipo di intervento, qualche giorno di riposo ci vuole, soprattutto prima di un volo di 9 ore. Per il momento Berlusconi ingerisce solo liquidi ed è un paziente modello. Il presidente, che ha un cuore eccezionale, potrà comunque fare la stessa vita di prima. Vi confermo che ha un cuore sano".

L'intervento è durato circa un'ora ed è stato effettuato sotto anestesia locale, ha spiegato poi Zangrillo, precisando che la procedura è durata in tutto meno di due ore e mezzo. Valentini ha concluso spiegando che l'ex presidente del Consiglio, che si trova in una suite al quindicesimo ed ultimo piano dell'albergo all'interno del campus ospedaliero, sempre di ottimo umore, ha spesso scherzato con le infermiere.

E la clinica di Cleveland ha affidato ora l'ex presidente del Consiglio ad un infermiere italo-americano che parla correntemente la nostra lingua.

Il presidente della comunità ebraica di Roma, Leone Paserman a nome di tutto il consiglio della comunità ebraica di Roma e il rabbino capo Riccardo Di Segni "augurano al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi una pronta guarigione".

La Comunità ebraica di Roma, informa una nota, si augura che Silvio Berlusconi "possa tornare presto in salute a partecipare all'attività politica del nostro paese".

Sondaggi: falso il balzo del governo

Agenzia di stampa Adnkronos del 19 dicembre, h. 18,35

È inspiegabile, per Forza Italia, il "balzo in avanti" di 6 punti percentuali del governo Prodi, in una sola settimana, nei consensi dell'opinione pubblica, secondo un sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera. Lo hanno sottolineato, in una conferenza stampa a Montecitorio, Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, il vice presidente della Camera Giulio Tremonti, il vice coordinatore degli azzurri Fabrizio Cicchitto e il capogruppo alla Camera Elio Vito.

"Non vorremmo - ha detto Bonaiuti - che scoppiasse una guerra dei sondaggi. A noi non risulta che il governo abbia recuperato in una settimana il 6% del gradimento. E ce lo dice la stessa società di sondaggi che in campagna elettorale aveva azzeccato tutti i sondaggi sul sostanziale pareggio tra i due schieramenti".

Bonaiuti ha snocciolato le cifre, nel dettaglio: il totale della Cdl indica per lo schieramento di centrodestra il 51,5%, che arriva al 55,4, includendo la quota Udc.

L'Ulivo sarebbe al 37,8% e salirebbe al 44,2% aggiungendo la quota del Prc e di altre formazioni di sinistra.

"Rispetto alla scorsa settimana - ha sottolineato Bonaiuti - la Cdl ha perso lo 0,2% e l'Unione ha guadagnato lo 0,1%. Insomma, in una sola settimana questo sfracello del 6% non può essere avvenuto. Anche perchè a noi risulta che è aumentata la rabbia della gente per una finanziaria che ha scontentato tutte le categorie e che alla Camera non può subire modifiche per il vantaggio numerico a favore del centrosinistra".

"Nell'ultima settimana - ha proseguito Bonaiuti - il governo Prodi ha toccato la sua quota minima di fiducia, con il 26,5%, contro il 27%, già basso, della settimana precedente".

Vantaggio per il centrodestra anche nel gradimento per i due leader: Berlusconi al 56% e Prodi al 31,7%. "Diciamo queste cose perchè non vorremmo che iniziasse una controcampagna di sondaggi", ha spiegato Bonaiuti, aggiungendo di credere all'"errore in buona fede" da parte degli autori del sondaggio: "non è possibile un recupero del 6% su un non-fatto come l'approvazione di una finanziaria che, ripetiamo, ha scontentato tutti".

La tendenza, per il governo, "può essere solo a peggiorare. Non c'è nessuna rosea prospettiva - ha insistito Bonaiuti - per il centrosinistra. E c'è da essere preoccupati per questa campagna informativa. Anche perchè nessun altro sondaggio ha dato questi risultati favorevoli al governo".

"Il motivo di questo recupero - ha ironizzato l'ex ministro Tremonti - sarebbero state le memorabili, decisive apparizioni televisive di Prodi e Padoa Schioppa. Crediamo che neppure Kennedy sarebbe riuscito a fare tanto. La verità è che il ciclo negativo del governo Prodi prende il via con l'indulto e prosegue con le preoccupazioni sull'ordine pubblico e sulle pensioni, per non parlare della finanziaria, naturalmente. L'andamento negativo dell'esecutivo guidato da Prodi sarà drammaticamente evidente da gennaio in poi. Il destino del centrosinistra sembra essere segnato. Dai numeri".

E a proposito di numeri, Forza Italia, secondo i dati del sondaggio citato da Bonaiuti tiene, con il 31,5%; An è al 12,2; la Lega al 4,8%. Insieme alle altre forze minori e all'Udc, accreditata del 3,9%, la Cdl raggiunge quota 55,4%. Quanto all'Unione, l'Ulivo è al 28,1%, la Rosa nel pugno al 2,1; l'Udeur all'1,1%, i Verdi al 2%, il Pdci al 2,1%, l'Idv al 2,4. Insieme agli ‘altri' (0,7%) e al Prc, al 5,7%, il totale è 44,2%.

Sondaggi: vero l'imbarazzo del Corsera

Difronte all'evidenza che non sono capaci di governare, quelli dell'Unione hanno deciso di utilizzare i metodi – già sperimentati nei vecchi regimi - dell'ufficio della propaganda politica. E siccome bisogna convincere gli italiani di essere contenti di pagare nuove tasse, senza avere nulla in cambio, né riforme, né grandi opere, né servizi migliori, ogni mezzo è giustificato dal fine. Anche quello di falsare i sondaggi e far risultare Prodi in salita negli indici di gradimento con la speranza che nel popolo si scateni l'effetto "branco". Dove va uno vanno gli altri.

Renato Mannheimer, nuovo mercenario di questa guerra, ha presentato un sondaggio che dà al premier, in appena una settimana, un recupero di consensi pari a 6 punti percentuali: "Nemmeno Kennedy con un suo discorso avrebbe spostato una cifra così ingente di elettori, figuriamoci Prodi e Padoa Schioppa", chiosa Tremonti che insieme a Bonaiuti denuncia il "dirottamento" dei rilievi statistici per fini partigiani.

Così il fondatore di Ispo è costretto a giustificare la baldanza, personale e dei numeri, con cui lunedì sera a Porta a Porta aveva supportato il ministro Padoa Schioppa arrivando persino a dare suggerimenti nella comunicazione e ricevendo in cambio una proposta di domanda per un prossimo sondaggio: "Lei è d'accordo sulla necessità di sanare il debito pubblico?". E per giustificarsi, il sondaggista aggiunge al danno la beffa. Scrive, infatti, oggi sul Corriere della Sera che:

Chi capisce questi giochi di parole è bravo o forse non c'è niente da capire: è soltanto propaganda di regime in bella copia.

Forza Italia/Più forti sul territorio

Il cambiamento di Forza Italia è reso necessario dalla profonda crisi del sistema politico, messa in risalto dagli interventi di costituzionalisti e politologi nella prima giornata del convegno della Fondazione Magna Carta a Firenze. Il cambiamento nasce anche dalla volontà del Presidente Berlusconi di lasciare all'Italia un forte partito, capace di costituire una alternativa permanente alla sinistra massimalista. Quella sinistra integralista che sta distruggendo e disgregando sul piano culturale, etico, sociale ed economico il nostro Paese.

E' dalla forza che ha oggi il partito, dai suoi numeri e dalla coscienza di tutto quello che rappresenta nel Paese che possono scaturire la riforma del sistema e il cambiamento dell'Italia.

La classe dirigente di Forza Italia, unita attorno a Berlusconi, sa di dover essere protagonista della formazione di un partito unitario, pur se attraverso la fase intermedia di una federazione. Rinnovarsi per essere all'altezza di una missione storica e politica: ecco la formula sintetica del nostro progetto.

Da qui il progetto di cambiamento per radicare ancor più il partito nel territorio (con lo svolgimento dei congressi negli ottomila comuni italiani) e di riforma interna del partito attraverso regole di partecipazione, di collegialità e di democrazia. La nuova forma che il partito assumerà scaturirà da tre strutture organizzative e di rappresentanza democratica: la prima è quella sul territorio (le strutture democratiche del partito che nasceranno dai congressi comunali e provinciali); la seconda riunirà tutti gli eletti di Forza Italia (dai consiglieri comunali, provinciali, regionali, ai sindaci fino ai parlamentari); la terza riguarderà le categorie sociali ed economiche.

A questo proposito non si può escludere la formazione di nuovi movimenti autonomi rappresentativi delle categorie economiche e sociali che si riconoscono nei nostri valori e nei nostri programmi. E questo progetto, per essere efficace, ha bisogno di una classe dirigente preparata e illuminata, che lavori insieme al Presidente Berlusconi.

Forza Italia/Più enfasi nelle critiche

Inutile nasconderlo, superato Natale e avviato il nuovo anno con un (probabile) messaggio sulla tv pubblica (che a Berlusconi fu negato dalla Rai) Prodi giocherà la carta del rilancio…

Lo farà puntando sullo stordimento festivo degli italiani che ancora non avranno a disposizione le cifre dei sacrifici, diretti e indiretti, di questa Finanziaria. A cominciare dagli aggravi Irpef e su quelli dell'Ici che arriveranno, dopo il salasso delle buste paga di dicembre.

Ora noi abbiamo il dovere e la convenienza ad insistere per ribadire che il consenso di Prodi andrà in calando con il passare delle settimane e dei mesi. Tuttavia è all'inizio d'anno che Forza Italia e l'opposizione tutta, se possibile, dovranno concentrare una capacità di reazione perché da metà gennaio in avanti Prodi si rilancerà con una (finta) strategia delle riforme. Riforme poco probabili certo, anzi praticamente impossibili per questa maggioranza, ma sulle quali si aprirà una tale azione di propaganda – ad iniziare dal messaggio televisivo e dall'uso fasullo dei sondaggi di cui abbiamo già avuto prova – alla quale occorre reagire.

Magari con un'azione preventiva in modo che il governo non sia lasciato solo a parlare con gli italiani tra Natale, l'Epifania o subito dopo con le Camere ancora chiuse e la vita politica ufficiale ancora in ferie!

Forza Italia in particolare deve enfatizzare le critiche di Confindustria al governo. Non per dare appoggio a Montezemolo ma perché la reazione scomposta del ministro dell'Economia alle critiche degli imprenditori dimostra che il nervo scoperto di Prodi riguarda ormai ogni settore del Paese: dalla base popolare fino al vertice confindustriale. Si sussurra che l'uomo della Fiat e della Ferrari lavori per l'ipotesi di larghe intese e c'è chi ipotizza la sua aspirazione ad un ruolo diretto in politica. Ma non sono questi scenari che devono interessare una forza di opposizione responsabile, portata a dare manforte a chiunque – per interesse e calcolo o per convinzione – abbia voglia di tenere Prodi sulla corda e avvicinarne la resa.

Ricordiamoci che è stata la capacità di interpretare e dar voce al malcontento diffuso negli strati più profondi e variegati del popolo, coinvolgendo tutte le categorie, il segreto del successo del 2 dicembre.

Ed è contro quella coralità che Prodi combatterà la sua battaglia di Natale sulla quale dobbiamo contrastarlo reagendo colpo su colpo. E, possibilmente, anticiparlo.

Non ci potrebbe essere, ad esempio, una qualche forma di messaggio augurale agli italiani del presidente Berlusconi?

Governo/L'attacco di Fassino a Prodi

Non è un vero e proprio ultimatum, ma quasi. Con un'intervista al Corsera, Fassino passa dal mugugno per gli errori di direzione politica di Prodi alla aperta contestazione. Dice: "L'affanno del governo rende più difficile la costruzione del Partito democratico, e non viceversa". Ritorsione polemica per il tentativo prodiano di scaricare su di lui, in quanto responsabile del cantiere del Partito democratico, le difficoltà del governo. Ma anche pubblica denuncia del vuoto di leadership, per manifesta inadeguatezza del presidente del Consiglio.

Il segretario diessino tira ad altezza d'uomo. Ce l'ha personalmente con Prodi e non ne fa mistero. Anzi, fa a pezzi l'alibi di Padoa Schioppa, quando ha imputato i guai della Finanziaria all'ostilità del "partito della Confindustria". Se la manovra economica è risultata così urticante per gli imprenditori - nonché per operai, ricercatori, artigiani e via protestando – la colpa, per Fassino, non è dei contenuti della Finanziaria (e si capisce: i diessini ne sono corresponsabili) e tanto meno di un pregiudizio ostile confindustriale, bensì del governo che "non ha saputo costruire una ‘condivisione' delle scelte".

Dunque i cosiddetti "errori di comunicazione" ammessi dallo stesso Prodi sono effetto, e non causa, del malcontento dovuto a uno stile impolitico di governo. Stile dovuto all'erronea convinzione che il rapporto con la società si esaurisca nel mercato delle decisioni, ristretto alla conventicola di Palazzo Chigi. Vale a dire che Prodi fa il presidente del Consiglio come un professore, dall'alto della sua cattedra. Chiuso nella sua superbia professorale, si spezza ma non si spiega. Strutturalmente inadatto al mestiere di capo del Governo. Resta in sospeso l'inevitabile domanda: perché diamine, conoscendo il soggetto, i diessini l'hanno ugualmente accreditato agli italiani come candidato Premier?

Fassino lascia agli altri di trarre le logiche conclusioni dal suo ragionamento. Gli importa soprattutto di mettere a carico di Prodi l'impantanamento del processo di formazione del Partito democratico. Dovuto non solo al malfunzionamento del governo, ma anche all'inerzia di Parisi (alter ego di Prodi) dinanzi alla "esasperazione dei temi etici", che dividono le componenti cattolica e laica dell'Ulivo.

E' una mina piazzata sotto la "fase 2" del governo e anche sotto il progetto unitario. Dopo, non c'è che l'ammissione che è tutto da rifare, alleanze di governo e progetto politico.

D'urgenza, se è vero che nel Paese "la disaffezione crescente verso la politica" e "una nostalgia palpabile per la proporzionale" segnalano un'altra crisi di regime in gestazione.

Governo/Lo scandalo del colpo di spugna

"Il colpo di spugna scuote l'Unione", titola stamani La Stampa, aggiungendo che Napolitano è molto irritato per l'incidente dell'indulto contabile inserito nel maxiemendamento alla Finanziaria, e che Prodi non ha saputo – o voluto – dargli spiegazioni esaurienti. Palazzo Chigi si arrocca nella giustificazione dell'errore materiale, ma nessuno ci crede, e fra i partiti dell'Unione è scattata una caccia all'untore che probabilmente, però, resterà senza esito.

L'entourage del Professore farà di tutto, infatti, per confinare al più presto nell'oblio l'imbarazzante vicenda della norma che retrodata la prescrizione per i reati contabili e amministrativi commessi da pubblici amministratori.

La presidenza del consiglio, intanto, è stata costretta dal Capo dello Stato in persona a dare subito notizia della convocazione del consiglio dei ministri – il 27 dicembre – che dovrà porre rimedio (ancora non si sa come) al grande pasticcio. Mentre volano gli stracci tra gruppi del Senato e governo, e mentre finisce nel mirino, ancora una volta, il ministro Padoa Schioppa "che fa tanto lo scienziato, e poi gli passano sotto il naso cose del genere".

Il primo indiziato di essere l'ispiratore del famigerato emendamento-Fuda è il vicecapogruppo dell'Ulivo Luigi Zanda, che si sarebbe mosso su mandato dei senatori calabresi della Margherita e dei Ds. Secondo i maligni, Zanda potrebbe aver ricevuto un input diretto addirittura da Rutelli, ma il vicepremier smentisce sdegnosamente.

Chiunque sta cercando di ricostruire la vicenda, prima fra tutti una furibonda Finocchiaro, finisce per approdare alla pista calabrese anzi il colpo di spugna sarebbe stato sollecitato dallo stesso governatore Loiero, facendosi interprete delle richieste di molti amministratori locali coinvolti in inchieste penali o contabili per aver causato pesanti danni erariali.

Ma i boatos che si rincorrono nell'Unione non si fermano alla pista calabrese: c'è chi sostiene infatti che a volere una nuova regola garantista per i reati contabili siano state decine di migliaia di amministratori locali non solo calabresi, e che l'Anci non sarebbe estranea al varo della norma-scandalo.

Fra Margherita e Ds è dunque in atto un gioco di sospetti incrociati, e alla fine nessuno uscirà dalla vicenda con la fedina pulita. Resta la figuraccia, e resta l'incognita su come porvi rimedio senza partorire altri "mostri giuridici".

Per una coalizione che per cinque anni ha battuto sul tasto della propria presunta superiorità morale, si tratta di un clamoroso autogol. Che non è il solo: ieri, infatti, l'Alto commissario per il contrasto all'illecito amministrativo e alla corruzione, Gianfranco Tatozzi, è stato costretto a dimettersi per protestare contro la decisone del governo di non garantirgli più i fondi necessari.

Decisione arrivata, tra l'altro, in una fase molto importante del lavoro di indagine dell'Alto commissariato. Sono in corso inchieste molto delicate sui concorsi universitari, sull'Anas, sull'Asl di Vibo Valentia, sulla cessione degli immobili Inps, e, l'ultima in ordine di tempo, sulla Federcalcio. Non avendo potuto attuare lo spoil system, Prodi ha preferito "sterilizzare" un organismo anti-corruzione piuttosto che collaborare con un Alto commissario insediato dal governo Berlusconi. Un altro grande esempio di tensione morale.

Governo/Le riforme impossibili

Nessun dorma e, soprattutto, nessuno s'illuda: le riforme prospettate dal premier Romano Prodi, dal ministro Tommaso Padoa Schioppa e dai sedicenti riformisti Fassino e Rutelli non ci saranno. Non c'è alcuna possibilità che l'attuale governo possa metter mano alla riforma del sistema previdenziale, alle liberalizzazioni che dovrebbero favorire la ripresa con il meccanismo della concorrenza, o che dovrebbero favorire un recupero di produttività, a cominciare dalla pubblica amministrazione.

La sinistra radicale e massimalista, che tiene in ostaggio l'esecutivo e ne detta la linea, si oppone fermamente e il suo veto blocca tutte le iniziative ventilate. La politica economica del Professore resta inchiodata allo schema della spremitura fiscale, dei prelievi punitivi e ideologicamente orientati, del pubblico sfavore per soggetti e imprese desiderosi d'intraprendere e produrre ricchezza. Lorsignori hanno tentato di giustificare la finanziaria-salasso promettendo una fase nuova e diversa orientata allo sviluppo, ma questa non ci sarà.

Sono inutili gli inviti formali della Margherita al premier a fare "una campagna di primavera", cade nel vuoto l'esortazione di Fassino a "cambiare passo": questo governo può soltanto segnare il passo e poi restare immobile.

Sono Rifondazione e i Comunisti italiani, con Verdi e altri esponenti "antagonisti" a non volere che riprendano fiato, nell'Unione, i cosiddetti riformisti ed è stata la posizione di quest'ala estrema a fare abortire il progetto di una "cabina di regia" che guidasse le millantate iniziative per lo sviluppo e il cambiamento.

A ridurre la possibilità di movimento del governo c'è anche l'irrigidimento dell'ala sinistra del sindacato, della Cgil. Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni su una possibile disponibilità di Epifani a discutere sull'innalzamento dell'età pensionabile, ma il segretario della Cgil ha fatto marcia indietro, trincerandosi dietro la volontà dei lavoratori di non accettare il minimo cambiamento delle regole pensionistiche.

Cortina fumogena

Il governo, dunque, è in affanno - come riconosce senza giri di parole Piero Fassino nell'intervista di oggi al Corriere della Sera – e lo è non soltanto per le gravi contraddizioni emerse all'interno sui temi etici.

Le riforme impossibili sono l'altra faccia, economica, delle stesse contraddizioni, che sono irrisolvibili perché l'Unione è nata dall'incontro elettorale di forze troppo diverse e distanti.

Prodi è consapevole di non aver margini di manovra e cerca di contentare tutti, riformisti e massimalisti, assicurando che si andrà avanti, ma "senza strappi".

Per gennaio sono annunciati vertici e addirittura un "conclave", riunioni delle quali si possono già indicare le conclusioni: tutti i leader della frammentata coalizione certificheranno di essere uniti nel non voler muovere foglia.

Trucchi d'immagine

Non potendo agire, il governo Prodi ripiegherà sull'apparire. Pare che i consiglieri del premier stiano preparando una campagna d'immagine che vorrebbe essere suggestiva.

"Abbiamo sbagliato nel comunicare, adesso è tempo di spiegare agli italiani quel che abbiamo fatto", assicurano le teste d'uovo del Professore che progettano per il premier una serie d'interventi pubblici, a coronare i quali dovrebbe esserci un discorso televisivo alla nazione, magari a reti unificate.

Se Silvio Berlusconi avesse programmato un simile solenne strumento, riservato al Capo dello Stato e solo in particolari circostanze, lo avrebbero accusato di voler drogare l'Italia col populismo catodico.

Il Professore pare orientato a usare i mezzi di aggressione psicologica di massa cari a certi regimi. Faccia pure, gli italiani sapranno interpretare i suoi balbettii molto più di quanto non immaginino gli incauti consiglieri.

Rai/Ma Vespa è un crumiro-buono?

Bruno Vespa va in onda con l'intervista a Tommaso Padoa Schioppa nelle due giornate di sciopero dei giornalisti, il sindacato dei professionisti dell'informazione protesta, ma con inusitata timidezza. Qui c'è qualcosa che non funziona.

Enrico Mentana rinuncia a Matrix, si stupisce che nella giornata del silenzio stampa un ministro vada a fare due ore di televisione, Bruno Vespa giustifica se stesso, ma soprattutto si erge a battagliero difensore di quel ministro. E anche qui c'è qualcosa che non funziona.

Perché una cosa è certa: se in una giornata simile, nella precedente legislatura, fosse accaduta la stessa cosa, con Tremonti seduto al posto di Padoa Schioppa, la mattina dopo avremmo visto il segretario della Fnsi e quello dell'Usigrai inalberare cartelli di protesta davanti a Palazzo Chigi o, a scelta, Palazzo Grazioli. Invece hanno giocato tutti a nascondino.

Eppure le premesse per una "vigorosa protesta" c'erano tutte. Le indicazioni del sindacato erano chiare: "…nessuna trasmissione o rubrica giornalistica, né trasmissioni registrate che abbiano come conduttori o protagonisti giornalisti…non sono ammesse deroghe di alcun tipo".

Bruno Vespa s'è difeso, come in precedenti occasioni: via il cappello da giornalista, in testa quello da Pippo Baudo o Massimo Giletti (conduttore di un programma di intrattenimento, la trasmissione non è giornalistica, il contratto non è giornalistico). Ha aggiunto che l'appuntamento con Padoa Schioppa era preso da tempo (a Matrix gli ospiti vengono avvisati un minuto prima?). Infine, recuperando fulmineamente il cappello di buon giornalista (e non da presentatore), ha fatto notare che "la finanziaria ieri arrivava alla Camera, la trasmissione era difficilmente rinviabile". Insomma, Tps come un terremoto, una notizia che non poteva essere non data.

Intendiamoci, Vespa ha i suoi diritti, prima ancora quello di non aderire a uno sciopero. Ma, guarda caso, questa volta dal sindacato dei giornalisti, al di là di una protesta di maniera (letterina a Cappon), è arrivata soltanto una noticina con i ringraziamenti a Fiorello (il suo "sciopero della risata") e un buffetto a Vespa, al quale viene richiesto come risarcimento una trasmissione dedicata al contratto di categoria.

Prendiamo atto con piacere dell'improvviso dietrofront di Serventi Longhi, finalmente rispettoso verso quei giornalisti che esercitano il sacrosanto diritto costituzionale di non scioperare. Ci auguriamo che, in occasione del prossimo sciopero, Porta a Porta dedichi le sue attenzioni a un rappresentante dell'opposizione. Così che la Federazione della Stampa e l'Usigrai possano dimostrare che di vera conversione si tratta. Allontanando in questo modo due sgraditi sospetti: che si sia assistito a un inconfessabile gioco delle parti; che tanta comprensione verso Bruno Vespa sia legata soltanto alla presenza in trasmissione di un ministro del governo in carica.

Rai/Ma Cappon guarda la tv?

Il direttore generale della Rai, Claudio Cappon davanti alla Commissione di Vigilanza ha sgranato un rosario di menzogne: sul ritorno di Biagi, sui palinsesti che a suo dire "non devono essere dettati da regole, norme e percentuali aritmetiche", sul pluralismo dell'informazione quando ha rivendicato presunti interventi che avrebbero calmierato le presenze politiche sul piccolo schermo pubblico. Questa ennesima menzogna non è passata inosservata tanto che il vicepresidente della Commissione di Vigilanza, Paolo Bonaiuti ha chiesto polemicamente: "Direttore ma lei guarda la televisione?".

Cappon ha finto di dimenticare programmi come Ballarò, Che tempo che fa, Blob, AnnoZero, Parla con me, Report, Mezz'ora o contenitori informativi come i telegiornali, a partire dal Tg3 (scandalose le assidue presenze di Casini in funzione antiberlusconi) che ogni giorno scaricano contumelie contro il Cavaliere e contro l'opposizione.

Uno scandalo, questa televisione prodiana che non rispetta i limiti imposti dal pluralismo, che continua a occupare tutte le poltrone e le poltroncine, che ha trasformato i telegiornali e i radiogiornali nelle casse di risonanza del governo e della maggioranza. La Margherita ha chiesto a Prodi una campagna di primavera per rilanciare l'immagine dell'esecutivo dopo le brutte figure collezionate con la Legge Finanziaria; ben venga anche una "Primavera della Rai" che finalmente metta fine all'occupazione sistematica di tutte le stanze del potere.

Cappon è il primo responsabile di questa Rai politicizzata: ha ripescato Michele Santoro, e alla chetichella ha formalizzato un nuovo contratto faraonico con Biagi dimenticando la lunga vicenda che si concluse con una buonuscita miliardaria per il vecchio guru del giornalismo italiano.

Oggi il Consiglio di Amministrazione – anatra zoppa dopo l'intervento della magistratura sulla nomina dell'allora direttore generale Alfredo Meocci – vota un ampio pacchetto di nomine, diciotto per l'esattezza, di secondo livello: vicedirettori di rete e di testata.

Anche in questo caso nulla di nuovo sotto il sole di viale Mazzini: la solita spartizione politica che premia ancora una volta la sinistra a discapito di quel pluralismo che Cappon ha cercato ieri in Commissione di difendere. Solo a parole.

   

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