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FANTASCIENZA ON LINE
La Città dell'Alfabeto (Web version)
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- K -
Immerso nellacqua calda e profumata, circondato da
un manipolo di belle - anche se non più giovani - signore che stavano a leticare su chi
di loro dovesse strigliarmi, mi sfiorò il sospetto di essere capitato in un prostribolo
di lusso, in un tempio delle natiche. Ma naturalmente non era così. Ero io,
"io", loggetto dei desideri; giusto giusto.
Ero arrivato lì fetido, con i capelli tutti ingarbugliati, una camicia con pochi bottoni e le risvolte dei calzoni sfilacciate. Dopo che mi ebbero asciugato e fatto indossare un soffice pigiama di lanina rossa, riconobbi, osservandomi nello specchio del canterano, il me stesso che ero stato anni prima: un giovanotto simpatico, dagli occhi profondi e buoni, la mascella forte (ora ricoperta da una spessa barba) e il naso regolare. Non potei evitarlo: scoppiai in lacrime. Era un bel po che non mi vedevo più! Le donne si prodigarono in carezze e parole di conforto. Mi fu subito chiaro che la visione di un maschio della mia stazza che piagnucolava in quel modo accresceva la loro eccitazione. Difatti, continuarono a titillarmi pure molto dopo che mi fui calmato. Margot pose fine alla messinscena, cacciando via le amiche come se fossero delle papere in unaia: «Sciò, sciò!» Poi, rimasta da sola con me, prese a fissarmi di sbieco, con unaria strana, direi pressappoco di odio. E taceva. ![]() Quella maniera di starsene con la bocca cucita doveva essere una peculiarità di tutta la famiglia. Poco prima la lingua le era quasi cascata di bocca per la contentezza, e ora questo silenzio... Non sapendo che altro fare, mi guardai attorno. Lambiente sembrava essere stato sfornato dal Tuttotronic, la mitica macchina che soddisfa ogni desiderio. La stanza di Margot era di un fasto che cercava il suo uguale; non mancava proprio nulla. Eccola, dunque, la mia nuova prigione. Di gran lunga preferibile, mi dissi, a quella del Gobbo. |
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