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Per sopravvivere, luomo ha bisogno di tre involucri: la
pelle, il vestiario e quattro muri. È la necessità di procacciarci le ultime due cose
che ci costringe a diventare attivi e a darci intensamente da fare. Così, ci
autoimprigioniamo in quella che una volta veniva definita "la morsa del lavoro"
e che dopo, con gli anni, quale conseguenza della drastica riduzione delloccupazione
ufficiale si è andata trasformando dapprima in occupazione ufficiosa e poi in lotta senza
riparo.
Molto ottimisticamente, durante il periodo
che vissi insieme a Margot (in pratica sempre a letto) mi ripetevo che le prestazioni che
dovevo fornire per accontentarla potevano paragonarsi a una sorta di attività lavorativa.
Una fatica a singhiozzo tramite cui pagarmi vitto e alloggio. Sebbene lei le provasse
tutte per farmi innamorare di sé (ma perché?), non facevo che pensare a Fiordaliso e a
come Fiordaliso, in unaltra ala del palazzo, se ne stesse sdraiata al fianco del
vizioso rampollo di Margot. Pieno di rabbia, facevo allora lamore a questa meratrice
usandole violenza, come a cercare vendetta contro la carne della sua carne. Lei però
scambiava questi assalti per il risultato di più forti impulsi erotici e gemeva come una
cagna. Dopo ognuna di queste battaglie, io assomigliavo a un clown struccatosi solo per
metà: un velo di cipria mi ricopriva la fronte e il mento, le guance erano
impiastricciate di rossetto, il ventre cosparso di crema di bellezza... Una volta dovetti
sputar via il neo posticcio che le si era staccato dallo zigomo, e unaltra trovammo
una delle sue lentine a contatto incastrata nel mio ombelico.
Innamorarmi di lei! E come
potevo? Odiavo la sera, ora in cui Margot veniva a gettarmisi accanto. Questa donna era un
vuoto rivestito di forme. La sua esistenza: uninterminabile domenica stiracchiata.
Ogni parola che pronunciava tradiva squallore, noia e irreparabile melensaggine: il
materiale di cui purtroppo son fatti tanti paradisi.
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